Tomo V
Anni
di Christo 1342 - della Religione 9561
- [V, p. 533] Habbiamo, poco doppo il principio di quest'Anno presente del 1342 la morte del Sommo Pontefice Benedetto X communemente chiamato XII il quale, doppo havere reganato per lo spatio d'Anni sette, e Mesi quattro, e giorni sette, alla perfine terminò il corso di sua mortale carriera a 25 di Aprile, e li fu dato indi a 12 giorni, cioè nel giorno settimo di Maggio, il Card. Pietro Monstrio, figlio di Rugiero, nato in Limoges, per il successore, il quale era prima stato Monaco di S. Benedetto, et in questo tempo era Vescovo di Roano, e si chiamò Clemente VI. Questo buon Pontefice, come prima si vidde posto a sedere su l'Apostolico Trono, così di tutto cuore si aplicò a vedere, e procurare di mettere pace, e concordia fra le due Corone di Francia, e d'Inghilterra; e poi rivolse altresì l'animo ad abbassare l'orgoglio dello Scismatico Lodovico di Baviera. Il nostro Panuinio, il Platina, et altri passim.2
- Fu poi questo Pontefice affettionato a tutte le Religioni in generale, e specialmente ritroviamo, che molto teneramente amò la nostra, e li fece grandissimi beneficj, e l'honorò in particolare, con molte nobili Mitre, che conferì a varj Soggetti insigni di quella, e specialmente nel rimanente di quest'Anno, come fra poco vedremo. Prima però, che di quelli parliamo, vogliamo quivi registrare la morte di due altri Vescovi di gran portata dell'Ordine nostro istesso. Il primo de' quali fu Maestro F. Giovanni Pagnotta, il quale essendo già stato creato Vescovo d'Anagni da Papa Giovanni XXII nell'Anno del 1330 fu poi altresì da Papa Benedetto XII destinato, e costituito suo Pontificio Vicario in Roma ove stette fino alla morte.3
- [V, p. 534] Il secondo poi fu Maestro Dionigio dal Borgo S. Sepolcro, il quale fu anch'egli dichiarato Vescovo di Monopoli da Benedetto XII nell'Anno di Christo 1339 come in quel tempo dimostrassimo. Hora ritrovandosi questo grand'Huomo in quest'Anno in Napoli apresso il Re Roberto, da cui era, per le sue rare, e singolari virtù svisceratamente amato, venne a morte prima del giorno quartodecimo di Gennaio, in cui appunto morì parimente lo stesso Re Roberto. E perché era stato questo Prelato grande amico del famoso Petrarca, non così tosto questi hebbe intesa la di lui morte, che subito prima d'havere cognitione della morte del Re Roberto, che seguì pochi giorni doppo, come habbiamo accennato poco dianzi, scrisse una Lettera consolatoria allo stesso Re, a cui sapeva essere in sommo grado carissimo; nella qual Lettera esprime in gran parte le molte Virtù, e Scienze, nelle quali era stato il nostro Dionigio versatissimo; diamo le parole formali del sudetto Petrarca: Solamen vitae quoniam Rex optime perdis/ Non mediocre tuae, quis tecum consulet Astra/ Fatorum secreta movens, aut ante notabit/ Successus Belli dubios, mundique tumultus/ Fortunasque Ducum varias? Quis lenibus aures / Mulserit eloquijs? Aut te mulcente quis unquam/ Sufficiens aderit testis?4
- E nel fine della stessa Lettera Consolatoria, inviò parimente lo stesso Petrarca, all'accennato Re Roberto, un nobilissimo Epitaffio da incidersi nella Lapide Sepolcrale del medesimo Dionigio del seguente tenore: Qui fuit Hesperiae Decus, et nova gloria gentis,/ Cultor amicitiae fidus, charisque benignus./ Conuictu plaeidus, vultuque animque sernus,/ Religione pis, factisque, habitusque modestus,/ Altus, et ingenio facundo splendidus ore,/ Flos vatum, Caeli scrutator, cognitus Astris,/ Rarus apud veteres, nostro rarissimus Acuo/ Unicus ex mille iacet hic Dionysius ille.5
- Torniamo hora al Santo Pontefice Clemente, il quale, erano appena due Mesi, che stava degnamente sedendo su la Veneranda Cattedra di S. Pietro, quando essendo vacata la nobilissima Chiesa Cattedrale di Novarra per la traslatione di Gio. Visconti Vescovo di quella all'Arcivescovado di Milano, destinò ben tosto, benchè contro sua voglia, vescovo di quella, in luogo del mentovato Visconti, il nostro B. Generale, Maestro F. Guglielmo da Cremona, quale chiama l'Ughelli di Casa Amidani, benchè di vero egli fosse di Casa Tocchi; e se bene il nostro Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a carte 280 scrive, che fu promosso a questo Vescovato nell'Anno del Signore 1343 nulladimeno gli è certo, che s'inganna, attesochè, dice l'Ughelli, che fu creato Vescovo di Novarra in quest'Anno presente del 1342 a 16 di Luglio, che tanto per appunto costa dalla Bolla della sua Promotione, la quale lesse egli nel Regesto Pontificio, et è l'Epistola 23 a car. 133 Anno primo lib. 6 fu consagrato in Avignone, di dove io certamente non credo, che si partisse per venire al possesso della sua Chiesa, come all'hora [V, p. 535] vedremo. Vedasi l'Ughelli sudetto nel Tomo 4 della sua Italia Sagra colonna 978.6
- Essendo stato creato Vescovo di Novarra il nostro B. Generale Maestro F. Guglielmo da Cremona, come habbiamo più sopra narrato, dal novello Pontefice Clemente VI prima che egli partisse d'Avignone, ove si ritrova per portarsi in Italia a prendere il possesso della sua Chiesa, il sudetto Pontefice si compiacque di deputarlo suo Apostolico Commissario, insieme con l'Abbate di S. Maria di Monte Armato della Diocesi di Bologna, e di Guglielmo Pusterla Canonico di Milano suo Capellano, ad affetto di dare il possesso del Priorato vacante di S. Giorgio di Ferrara a Giovanni già Vescovo di Pavia (era questi Piacentino della Famiglia de' Fulgoti, come scrive l'Ughelli nel Tomo primo alla colonna 35 numero 81 in Ecclesia Papiensi e difenderlo, e mantenerlo nel possesso di quello con tutte l'altre clausule consuete da porsi nelle Bolle di simili Commissioni. Fu poi data questa Bolla in Avignone a 3 di Novembre nell'Anno primo del suo Pontificato, e si conserva in questo nostro Archivio di S. Giacomo di Bologna, et è di questo tenore:Clemens Episcopus Servus Servorum Dei
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- Venerabilis Fratri Guillelmo Episcopo Novariensi, et dilectis filijs Abbati Monasterij Sanctae Mariae de Monte Armato Dioecesis Bonon. ac Guillelmo de Pusterla Canonico Mediolanensi Capellano nostro, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Honestas morum vitae mundicia, aliaque Ven. Fratris Ioannis Episcopi olim Papiensis multiplicium virtutum suarum dona super quibus, etc. Quocirca discretioni vestrae per Apostolica scripta mandamus quatenus vos, vel duo, aut unus vestrum, per vos, vel alium, seu alios eundem Ioannem Episcopum, vel Procuratorem suum eius nomine in corporalem possessionem dicti Prioratus Sancti Georgij, ac iurium, et pertinentiarum ipsius inducatis auctoritate nostra defendatis inductum, amoto ab eo quolibet detentore facientes sibi,dicta commenda durante, de ipsius Prioratus fructibus, redditibus, proventibus, iuribus, et obventionibus universis integre respondere. Non obstantibus omnibus supradictis, seu si praefatis Episcopo, et Conventui, vel quibusuis alijs communiter, vel divisim ab eadem Sede indultum existat, qui interdici suspendi, vel Excommunicari non possit per Litteras Apostolicas non facientes plenam, et expressam de verbo ad verbum de Indulto huiusmodi mentionem. Contradictores auctoritate nostra, appellatione posposita, conpescendo. Datum Avenione tertio nonas Novembris Pontificatus nostri Anno primo.8
- Sotto l'Anno 1326 dicessimo, che doppo la morte del Card. Pietro Colonna Protettore dell'Ordine nostro, non havevamo potuto rinvenire chi fosse stato sostituito nel sudetto posto al mentovato Card. Colonna fino a quest'Anno del 1342 in cui Clemente VI ci diede per Protettore Steffano di Alberto, suo compatriota, cioè da Limoges, il quale essendo Vescovo di Chiaramonte, era stato poco dianzi creato Cardinale del Titolo de' Santi Giovanni, e Paolo, e Sommo Penitentiere. Questi poi, doppo dieci Anni, essendo Vescovo d'Ostia, e di Veletri, fu eletto Sommo Pontefice, doppo la morte del sudetto Clemente, e si chiamò Innocenzo VI come in quel tempo più di proposito, a Dio piacendo, diremo.9
- Essendo altresì vacata la Chiesa Cattedrale di Cesena, per la morte di Gio. Battista Acciaioli Nobile Fiorentino, si compiacque il buon Pontefice Clemente di conferire quella Dignità ad un altro Fiorentino; e questi fu Maestro F. Bernardo Martellini di nostro [V, p. 536] sagro Agostiniano Istituto, il quale, com'era un gran Filosofo, et un insigne Teologo, così essendo molto ben noto alla Santità Sua, meritò d'essere condecorato con quel nobile Vescovato. Fu spedita la Bolla adì 17 di Luglio nell'Anno primo del suo Pontificato, et è l'Epistola 39 nel Regesto Pontificio. Così scrive l'Ughelli nel Tomo 2 della sua Italia Sagra col. 475 nel tempo della sua morte ne tornaremo a favellare.10
- Per la vacanza parimente della Chiesa di Sutri, Città situata nel Patrimonio di S. Pietro, non per altro nobile, che per la vicinanza di Roma, il Pontefice ne creò Vescovo un altro nostro Religioso per nome F. Gio. Vergoni celebre Teologo anch'egli; di cui però non habbiamo potuto rinvenire qual fosse la sua Patria, se bene ci persuadiamo probabilmente, che egli potesse essere Romano. Fu data la Bolla in Avignone nell'Anno primo del suo Pontificato a 18 Luglio, et è per appunto, come nota l'Ughelli nel Tomo primo colonna 191, l'Epistola 25 nel Regesto Pontificio.11
- Non contento per anco il Santo Pontefice Clemente d'havere honorato la Religione con tre Nobili Mitre, volle altresì nel primo giorno d'Agosto di questo suo Anno primo, condecorare un altro insigne Soggetto del medesimo Ordine nostro, del Vescovato, pur all'hora vacato, dell'antica, e nobile Città di Savona nel Dominio de' Signori Genovesi. Fu poi questi il Beato Servo di Dio Maestro F. Gerardo da Bergamo, il quale non meno per la Dottrina, che per la Santità si rese celebre, e cospicuo nel gran Teatro di S. Chiesa; e successe per appunto a Federico della Nobilissima Casa Cibò. Governò poi per lo spatio di 14 Anni questa Chiesa con molta sua lode, e con gran beneficio di quelli: nel tempo della sua morte, ci riserbiamo di tesserne, a Dio piacendo, la Vita. Ci giova quivi d'aggiungere, che l'Abbate Ughelli lo chiama di Casa Vasconi, la dove il nostro Errera dice, che fu di Casa Serini.12
- Fiorivano in questo tempo nell'Ordine nostro due Dottori di gran fama, e grido, ambi di natione Francesi, come certamente stimiamo, l'uno per nome F. Gio. Forestario, e l'altro F.Giacomo d'Appamia della Provincia di Tolosa; li quali diedero alla luce alcune opere Scolastiche, e specialmente Giovanni scrisse sopra il Maestro delle Sentenze alcuni dotti Commentarj, li quali vengono citati dal nostro famoso Alfonso di Vargas Toletano, che fu poi Vescovo d'Osma, et Arcivescovo di Siviglia nel suo libro primo delle Sentenze, ove anche cita i Quolibeti di Giacomo, li quali pure vengono parimente citati dal nostro Maestro F. Ambrosio da Napoli Vescovo Lamocense, e Suffraganeo di Mantova nel suo erudito Quaresimale, e precisamente nel Sermone 63 che è del P.S. Agostino foglio 481 par. 2. Vedi l'Errera nel Tomo primo del suo Alfabeto a carte 463 il quale parimente soggiunge nel Tomo 2 dell'Alfabeto a carte 19 che non fu meno celebre la fama in questo tempo istesso, della Dottrina sublime d'un altro nostro Scrittore Messinese per nome F. Luca, il quale parimente scrisse sopra il Maestro delle Sentenze, le di cui opinioni vengono pur anche citate dal sopramentovato Alfonso Toletano nel primo delle Sentenze.13
- In questo tempo istesso illustrò grandemente la Religione, e la sua Provincia di Sassonia Maestro F. Giovanni Dencock con la sua alta, e sublime Dottrina; imperciochè essendo egli stato per qualche tempo Reggente dello Studio del nostro, non meno antico, che insigne Monistero di San Tomaso di Praga, nobilissima Metropoli del Regno di Boemia, divolgò alcune sue Opere, così Scolastiche, come Morali, le quali lo resero molto celebre, e cospicuo in quel Regno non solo, ma etiamdio in tutta la Germania: queste poi [V, p. 537] sono registrate dal nostro Panfilo nella sua Cronica Agostiniana a car. 52 e sono Libri 4 sopra il Maestro delle Sentenze. Un Volume altresì di Sermoni de tempore, et un altro de Sanctis; et un altro ancora di molte Epistole scritte a diversi.14
- Per opera poi, et industria di questo gran Letterato, fecesi in quest'Anno la fondatione del Convento di Santa Maria vicino alla terra di Sciambergh nello stesso Regno di Boemia alle spese di Boleslao, e di Iutta, Baroni liberi di quel Regno, li quali erano grandi amici, e divoti del sopramentovato Dencock. Così scrivono di pari accordo il Crusenio nel suo Monastico a carte 152 e l'Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a carte 416.15
- Nell'Anno scorso parlando del Monistero delle Convertite di S. Maria Maddalena della Reale Città di Napoli, dicessimo, che ad istanza della Regina D. Sancia, che n'era stata Fondatrice, il Card. Giovanni Arcivescovo di Napoli, per mezzo del suo Vicario, rinuntiò ogni Ius, che haveva sopra il detto Monistero; e la Regina poi volle, che fosse soggetto nel Governo, tanto spirituale, quanto temporale a PP. Minoriti de' quali era ella in sommo grado divota. Hora in quest'Anno, per maggiormente stabilire questa Esentione, n'ottenne dal Sommo Pontefice Clemente VI la solenne Conferma con una Bolla data in Avignone a 20 di Novembre. Così per appunto scrive Cesare Engenio nel suo Napoli Sagro a carte 396 come anche riferisce il nostro Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto a carte 210.16
- Lo stesso Autore di Napoli Sagro, poco dianzi da noi citato, parlando nello stesso Libro della Fondatione del Monistero di S. Maria Egiziaca, fondato pure per Donne pentite, come quello di S.Maria Maddalena dalla sopramentovata Regina Donna Sancia, dice a carte 425 che la detta Fondatione si fece con la dovuta facoltà, e licenza di Clemente VI in quest'Anno del 1342 e che fu gettata la prima Pietra nelle fondamenta della nuova Chiesa dall'Arcivescovo Giovanni di sopra nominato con l'assistenza de' Canonici della sua Metropolitana adì 19 Novembre. Così pur anche da quest'Autore trascrisse questa Fondatione nel Tomo 2 del suo Alfabeto il nostro Errera a car. 211. Come poi altresì fosse il Convento di queste Suore alla maniera di quello di Santa Maria Maddalena fatto esente dal medesimo Arcivescovo dalla sua Giuridittione, e questa Esentione fosse confirmata da Papa Clemente, lo diremo, col divino volere, nell'Anno seguente; solo qui aggiungere dobbiamo, che quantunque queste Monache fossero come quelle di S. Maria Maddalena, di Habito, e di Regola Agostiniana, volle nulladimeno la predetta Regina, che soggiacessero anch'esse all'Obbedienza de' PP. Francescani.17
- In quest'Anno medesimo vidde la sua prima origine il nobilissimo Convento delle nostre Monache di Firenze, volgarmente chiamato di Chiarito, vicino alla Porta di S. Gallo; chiamasi poi con nome tale, attesochè il Fondatore di quello fu un certo Prete di santa vita, chiamato chiarito, di Casa Voglia, Famiglia già estinta; perochè fu egli l'ultimo Rampollo di quella. Questi dunque bramando di fondare un Monistero di Monache dell'Ordine nostro, li furono perciò donate alcune Case nel luogo accennato con un'Orto grande; le quali essendo state da esso ridotte, con il detto Orto, in forma di convenevole Clausura, ne formò il Monistero, et havendolo riempito di molte buone Religiose, e provedutolo ancora di Rendite sufficienti, attese poi, per tutto il corso di sua santa vita, a servire non meno, che a proteggere quel santo Luogo, il quale dedicò all'Assontione della Regina de' Cieli. E qui mi giova di soggiungere, che essendo morto questo gran Servo di Dio in tempo a noi ignoto, fu di lui Corpo seppellito [V, p. 538] nella Chiesa del sudetto Convento; et hoggidì le di lui Ossa Beate racchiuse in una Cassetta, conservansi sotto l'Altare Maggiore: e riferiscono quelle Madri (ed è cosa molto nota nella Città di Firenze) che quando tal'hora quell'Ossa Sante si sentono romoreggiare, e segno evidente della morte vicina d'alcuna di quelle Monache, la quale ordinariamente suole succedere in termine di un Mese: tanto per appunto si ricava da una Relatione fedele inviatami dalle dette Monache.18
- Aggiungono nella medesima Relatione un stupendo Miracolo occorso nella Chiesa di questo Monistero, per i meriti del B. Chiarito, e fu questo. Essendo le Monache molto povere, e potendo malamente andare innanzi, per essere quelle in gran numero, e scarse di elemosine, ed i lavori non essendo sufficienti al loro sostentamento, oltre le gran Carestie, che in que' tempi furono, che però il B. Chiarito stando afflttissimo per questo conto, ma anche sperando sempre nella Divina Providenza, con un cuore tutto pieno di fiducia le raccomandava a S. D. M. acciò non le abbandonasse mai, e le provedesse del vitto cotidiano, cioè del puro necessario, se così si compiaceva, e che quelle Monache dovessero essere perpetue; e così doppo d'havere molto tempo raccomandato questo negotio a Dio Benedetto, volle finalmente il Signore esaudire il suo Servo, e consolare le Monache in questo modo. Una mattina, mentre egli sentiva la Santa Messa nella Chiesa sua, e che le Monache l'ascoltavano, raccomandando di nuovo a Dio questa sua petitione di tutto cuore; quando il Sacerdote fu con l'Ostia Sagra sopra il Calice, e che diceva quelle parole, "Per ipsum, et cum ipso, et in ipso, etc". vidde il Calice versare, e sopravanzare sangue vermiglio, che cadeva giù sopra il Corporale, e l'Ostia circondata da cinque Spighe di grano ben disposte attorno, attorno, et udì una voce, che disse: "Non mancherà mai a loro, né Grano, né Vino". Ciò detto sparirono via le Spighe, e tornò il Sangue al suo segno nel Calice con gran stupore, e maraviglia delle Monache, e di lui ancora, che però ne ringratio Dio assime con le sue Monache, e tutto allegro, ne diede ragguaglio alli Superiori. E per questo Miracolo così grande, le Monache d'ordine del Vescovo pigliarono per impresa un Calice d'oro con un'Ostia sopra la bocca di quello, che versa Sangue d'ogn'intorno, e l'Ostia è circondata da cinque Spighe di grano, e questo è anche il Sigillo del Monistero, che tiene l'Abbadessa pro tempore. Si verificarono poi le sudette parole, perché hoggidì il Monistero di Chiarito è de' più ricchi, che siano nella Città, tutto pieno di Dame principalissime, che fanno limosina, e carità a gli altri Luoghi poveri della Città, e del tutto Deo gratias, qui est mirabilis in sanctis eius.