Tomo V
Anni
di Christo 1333 - della Religione 9471
- [V, p. 487] Grandi sconvolture si videro in quest'Anno nel Regno di Scozia, attesochè non havendo volsuto Davidde Re di quel Regno giurare fedelta al Re della vicina Inghilterra, questi con un poderoso Esercito entrò nel suo Regno, et havendo di primo incontro disfatte le Truppe del Re Scozzese, intruse poi in luogo del vinto Re un certo Edouardo Baliolo in qualche parte del Regno di Scozia, [V, p. 488] fuggendo fra tanto il povero Davidde nella Francia: Lesleo appresso lo Spondano. Il Re di Marocco altresì havendo inviato un grosso soccorso al Re di Granata, ottenne questi perciò alcune Vittorie dal Re Alfonso di Castiglia, con levarli alcune Città: ma come il Moro era desideroso di Pace, questa subito si concluse, promettendo il Moro di pagare, come prima, il Tributo al detto Alfonso. Ma poco tempo godè il frutto di detta Pace il sudetto Re di Granata, attesochè per cagione di quella, fu da suoi Sudditi barbaramente trucidato. Mariana, et altri nell'Historie di Spagna.2
- In quest'Anno essendo passato in Roma il Generale Guglielmo, e dovendosi ivi nel Convento di S. Maria del Popolo celebrare il Capitolo Provinciale della Provincia Romana, vi si ritrovò presente il sudetto Generale; laonde non hebbe occasione di far Vicario, o Presidente alcuno in detto Capitolo, nel quale fu di commune accordo eletto Provinciale F. Giacomo Sassi Romano, il quale, con sua molta lode, alcune altre volte haveva governata quella Provincia con grand'utile spirituale, e temporale di quella. In questo Capitolo poi tutti li frati Romani chiesero con grande istanza al P. Generale, che si dovesse separare dalla detta Provincia il Convento di Perugia; e furono esauditi anche più di quello, che bramavano; attesochè, non solo fu separato dalla detta Provincia il mentovato Convento di Perugia, ma di vantaggio ancora furono con esso separati li Conventi di Corciano, e di Teglario. Qual fosse poi la cagione, che hebbero i Romani di chiedere la detta separatione, non si esprime nell'antico Registro della detta Provincia, da noi più volte citato negli Anni scorsi: diamo le parole di quello. Capitolum Provinciale Romae in S. Maria de populo; praesens ibi fuit Magister Guillelmus Prior Generalis, et concorditer denuo eligitur Provincialis Frater Iacobus Sassi. In hoc Capitulo omnes Fratres Romani petiverunt, cum magna instantia, separationem Conventus Perusini a Romana Provincia, et sic fuere separati Conventus Perusij, Corchiani, et Tegularij.3
- Questi tre Conventi poi, doppo la sudetta separatione dalla Romana Provincia, furono dal mentovato Generale, con la sua sovrana autorità, aggregati, et uniti alla vicina Provincia dell'Umbria, la quale in questo tempo chiamavasi della Valle di Spoleto: e si cominciò poi indi a non molto, con occasione dell'accennata aggregatione, a denominarsi dal Convento di Perugia, la Provincia Perugina: come pur anche dal sudetto Monistero di Perugia prese la sua denominatione una riformata Congregatione, che nella sudetta Provincia fu un Secolo doppo istituita dal Ven. P.F. Matteo d'Antrodoco Maestro in sagra Teologia; la qual Congregatione fino al giorno d'hoggi ritiene tuttavia il nome di Perugina. E ciò che reca maraviglia maggiore si è, che il Convento sudetto di Perugia è Capo nobile, così della Provincia, come della Congregatione; che però il Priore, et i Padri Maestri del detto Convento, con il loro Discreto, hanno voce attiva, e passiva ne' Capitoli della Provincia, e della Congregatione sudetta, cosa in vero rara, della quale non ve n'è esempio in alcuna parte della Religione.4
- Successe parimente in quest'Anno la Morte miracolosa della Santa Verginella di Christo la Beata Suora Imelda dell'antichissima, e Nobilissima Famiglia Lambertini, Monaca dell'antico Convento di S. Maria Maddalena di Valdipietra, poco tratto fuori di questa nostra Patria di Bologna: la qual Santa Religiosa, se bene fino a questo nostro tempo è stata quasi communemente tenuta, non solo dal Volgo, ma etiamdio dagli Huomini più sensati, per Domenicana, tutto perché sono quasi due Secoli, che il detto Monistero divenne Domenicano, et hoggidì essendo passato [V, p. 489] nella Città in una strada detta di Galliera, pur tuttavia si conserva nello stesso Ordine di S. Domenico, col titolo altresì di S. Maria Maddalena: come poi, e perché, e quando si facesse il detto passaggio, ci riserbiamo di scriverlo, a Dio piacendo, sotto l'Anno del Signore 1566.5
- Ma per tornare a favellare della Beata Imelda, e della di lei regolare Professione, assolutamente diciamo, che ella fu Agostiniana; per prova della quale verità, fa di mestieri, che torniamo brievemente a ripetere ciò, che bene a lungo scrivessimo nel Tomo 4 sotto gli Anni del Signore 1247, 1249 e 1253 cioè, che essendo passati li PP. Cluniacensi, che prima stavano da tempo antico nell'accennato Convento di S. Maria Maddalena di Valdipietra, dall'Ordine, e Professione di S. Benedetto, alla Religione, et Habito Agostiniano nella Congregatione de' nostri Padri Brittinensi, come ne' sudetti Anni, e massime nell'ultimo del 1253 facessimo col testimonio d'alcune Bolle d'Innocenzo IV evidentemente costare: et essendo poi altresì state poste nel sudetto Monistero, in vece de' Frati alcune nostre Monache, doppo la grand'Unione Generale di tutto l'Ordine, che si fece nell'Anno di nostra salute 1256 e trovando noi di vantaggio, che le dette Monache di nostra Agostiniana Professione perseverarono nel detto Monistero, per quanto habbiamo potuto chiaramente cavare da' Registri Generali dell'Ordine nostro, fino all'anno del 1391 che sono 58 Anni doppo la morte della B. Imelda, per necessaria conseguenza ne siegue, che ella vivesse, e morisse Agostiniana, e non Domenicana. Tralascio, che Antonio Masini, diligentissimo perscrutatore delle cose più antiche di Bologna, apertamente dice nella prima Parte della sua Bologna Perlustrata a carte 129 che le sudette Monache di Santa Maria Maddalena di Valdipietra perseverarono nella loro antica Agostiniana Professione fino all'Anno di Christo 1505 nel quale passarono all'Ordine Domenicano. Purificata dunque in questa così soda guisa la vera Professione Agostiniana della B. Imelda, resta hora, che ne tessiamo la Vita.Vita Gloriosa, e Morte miracolosa della B. Imelda Lambertini
da Bologna Monaca Agostiniana
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- Per quanto chiaramente si raccoglie dal bellissimo Albero della nobilissima, et antichissima Famiglia de' Signori Marchesi Lambertini nacque questa Beata Verginella nell'Anno del Signore 1322 li suoi Genitori furono Egano Lambertini, e Castora Galluzzi, Famiglia anch'ella Nobilissima al pari della Lambertini in que' tempi; e se mi fosse lecito il togliere ad indovinare, io direi, che forse la detta Signora Castora fosse sorella di un Religioso nostro della medesima Casa Galluzzi, che chiamavasi F. Napoleone, a cui per appunto, nell'Anno di Christo 1324 inviò una sua Bolla Papa Giovanni XXII nella quale li diede facoltà di fondare due Conventi dell'Ordine nostro fra Bologna, e la Toscana: e questa Bolla la producessimo sotto il detto Anno al numero 10.7
- Qual potesse essere poi l'educatione, che hebbe questa Santa Fanciulla da' suoi Nobili Genitori, la potiamo facilmente argomentare dalla maschile risolutione, che la detta Verginella fece anche nella sua più tenera età puerile, d'entrare, cioè a dire, nel sopramentovato Monistero di S. Maria Maddalena, non solo per educarsi (come sogliono fare le più Nobili Fanciulle fino a quell'età, che habile si stima ad eleggersi lo stato, o di Maritata, o di Monaca) ma ben si in effetto per farsi [V, p. 490] Religiosa, e per vestirsi con l'Habito Santo gran Patriarca S. Agostino; e di vero fa di mestieri, che ella in età di nove, o dieci Anni al più prendesse l'Habito sudetto in qualità di Novizza: e perché nella Religione si costuma per ordinario di mutare insieme con lo stato Secolare anco il nome, così la buona Verginella lasciato il nome di Maria Maddalena, che gli era stato imposto nel sagrosanto Battesimo, prese quello d'Imelda, nome, che forse ne' tempi andati, era stato di qualche Dama famosa di sua nobilissima Prosapia. E qui mi giova di notare, che forse in questo tempo ancor viveva un'altra Religiosa Agostiniana della medesima Famiglia chiamata Suor Messina, che fu Zia della nostra B. Imelda; e fu per appunto quella buona Serva di Dio, la quale nel sopramentovato Anno 1324 entrò con 24 Donzelle a prendere l'Habito Agostiniano nell'insigne Monistero di S. Agostino, che era situato nel luogo, ove hora vediamo il bellissimo Convento, e Chiesa de' Padri Serviti.8
- Divenuta dunque Imelda in così tenera età diletta Sposa di Giesù Christo, e racchiusa fra le beate mura di quel Santo Monistero, si applicò ben tosto di tal sorte ad amare, e servire il suo diletto sposo, che mi rendo io impossibile a descrivere, con questa mia frale penna, ad una, ad una, tutte le più eroiche virtù, delle quali procurò ella d'abbellire, et honorare l'innocente Anima sua per riuscire a quello più cara, et amata. Non poteva la buona Maestra delle Novizze insegnarle tanto di bene, che ella subito non l'apprendesse, e l'eseguisse in un punto, superando dempre di lunga mano le Compagne: nell'oratione era assidua, e costante; nell'humiltà mirabile; ne' digiuni, e nell'astinenze, sopra d'ogni altra esemplare; nell'ubbidienza, non meno esatta, che pronta; nella castità sopramodo guardinga, et insomma in tutte le virtù perfettissima.9
- E perché l'amore, che al suo amato Giesù portava, era oltre modo eccessivo, bramava ella per tanto di stare con esso lui perpetuamente unita: e perché un'Anima innamorata di Dio, non mai ad esso lui più strettamente si unisce, quanto che all'hora, che riceve il Santissimo Sacramento; attesochè, per mezzo di quella Sagra Communione, l'Anima fedele, con modo mirabile, quasi in un certo modo nello stesso Dio si trasostanzia; onde Sua Divina Maestà hebbe a dire una volta al nostro grande Agostino: Cibus sum grandium cresce, et manducabis me. E poi appresso soggiunse: Nec tu me mutabis in te, sicut, cibum Carnis tuae, sed tu mutaberis in me. Come volesse dire: non ti pensare Agostino, quando tu mangi il mio Corpo di poterlo trasmutare nella sostanza della tua Carne, come fai gli altri cibi, ma tu all'incontro sarai per mezzo di quello tramutato, e convertito nella sostanza mia. Hor bramando dunque l'innamorata Imelda di fare questa così stretta unione con il suo Signore, perciò ardentemente bramava (e ne supplicava il Padre Confessore, e la Superiora) di potersi insieme con l'altre religiose Communicare: ma perché essendo ancor fanciulla minore di undici Anni, età che non si stima capace di potere ricevere quel Venerabile Sacramento, perciò non gli era permesso nè dall'uno, nè dall'altra; onde quella beata Fanciulla, per così fatta repulsa, sentiva tanta pena, e tormento, che li pareva di doverne ben presto morire.10
- Hor mentre la gloriosa Verginella stava in questa guisa languendo nel suo santo desiderio, ecco, che in un tal giorno solenne vedendo, che tutte l'altre Religiose si Communicavano, ed essa era esclusa da quella Santa Mensa, si sentì riempire l'Anima di tanta afflitione, che stando genuflessa davanti il sagro Altare, quantunque tutte le Suore se ne fossero andate nelle loro Celle, ella non partì, ma fervorosamente proseguendo ad orare, si diede a [V, p. 491] supplicare il suo celeste Sposo a volerli una volta concedere questa gratia, tanto da lei bramata, di potersi ad esso unire come l'altre, per mezzo della Santissima Communione del suo Sagratissimo Corpo: et ecco, che mentre tutta infiammata nel volto, e più nell'Anima stava, chiedendo al suo Divino Amante questa gratia così alta, e sublime, sollevata di repente in spirito, vidde un'Ostia sagrosanta tutta circondata di celesti, e divini splendori, la quale si andava leggiermente ragirando per aria sopra del sagro Altare, con estremo contento della fortunata Imelda. Hor essendo poco doppo venute alcune Monache per chiamare la Novizza in Convento, e vedute da esse quel prodigioso Miracolo, corsero ben tosto a chiamare la Superiora, e l'altre Religiose, acciò venissero a vedere l'altre meraviglie di Dio: venute dunque anch'esse insieme col Padre Confessore, e vedute, che hebbero un così stupendo Miracolo, il Sacerdote illuminato, et ispirato da Dio, si vestì con gli Habiti sagri, e presa una Patena nelle mani, genuflesso avanti l'Altare, e tutto tremante, sollevando la Patena, con tacita humiltà, invitava quel Sacramentato Signore a posarsi sopra di quella; et ecco appunto, che subito quell'Ostia Santa scese nella detta Patena: et all'hora il buon Sacerdote, intendendo molto bene il divino volere, con quella Communicò la beata Fanciulla, la quale non così tosto hebbe presa la Sagra Communione, quando subito spirò l'Anima sua Beata nelle mani del suo, tanto amato, e sospirato, Giesù.11
- Quali rimanessero quelle buone, e perfette Religiose alla vista d'un caso così miracoloso, e così raro, io lo rimetto alla prudente consideratione de' miei divoti Lettori: questo ben si io certamente mi persuado, che restassero in un tra liete, e meste; liete, per felicissimo fine, che havevano veduto fare a quella Santa Novizza; mentre poi, per essere rimaste prive della Santa compagnia d'una così beata Religiosa; il di cui Santo Corpo doppo un diluvio di lagrime, fu poi da esse in un decente Deposito seppellito: e da quel tempo in qua sempre ha goduto, e gode pur tutta via il glorioso titolo di Beata. Come poi il sudetto Convento di Santa Maria Maddalena passasse dall'Ordine nostro Agostiniano a quello del glorioso P.S. Domenico, ci riserbiamo di narrarlo sotto l'Anno del 1505 nel quale successe il detto passaggio: come altresì promettiamo, a Dio piacendo, di riferire la traslatione dell'Ossa Beate della nostra benedetta Imelda, che si fece, quando le dette Monache, già fatte Domenicane, permutarono il loro Convento con quello de' Padri Serviti detto di S. Gioseffo nella strada di Galliera, hoggidì chiamato di S. Maria Maddalena; e ciò sarà sotto l'Anno di Christo 1566 trattano di questa Beata Serva di Dio quasi tutti li Scrittori Bolognesi, e specialmente il nostro Cherubino Ghirardazzi nel Tomo 2 dell'Historie di Bologna a car. 107 il Bombaci nella prima Parte de' suoi Bolognesi Illustri per Santità; il P. Michele Pio ne' suoi Huomini, e Donne Illustri dell'Ordine di S. Domenico; il Masini in varj luoghi della sua Bologna Perlustrata, et altri passim, etc.12
- Ci ricordiamo d'haver lasciato scritto più sopra in questo Tomo medesimo, cioè sotto l'Anno 1308 che havendo li nostri Padri della Provincia della Marca d'Ancona fondato un Monistero nella Terra di Morovalle nella Diocesi di Fermo, li fu ben tosto mossa lite da' Padri dell'Ordine Francescano sopra la distanza delle Canne non compita, tra l'uno, e l'altro Convento, e se bene questa lite parve, che si sopisse ben tosto nel suo principio, nulladimeno indi a poco insorse più che mai gagliarda, e durò poi lo spatio d'Anni 25 tutto ciò al riferire dell'Errera evidentemente costa da una Bolla di Papa Giovanni XXII data in Avignone a 13 di Marzo nell'Anno 17 del suo [V, p. 492] Pontificato, e di di Christo 1333 e questa soggiunge essere l'Epistola 1302 e leggesi registrata nel Tomo 2 del Regesto del detto Pontefice: la riferisce poi il sudetto Errera nel Tomo 2 a carte 113.13
- Scrivessimo parimente sotto l'Anno di nostra salute 1328 come havendo i nostri Padri di Cordova in Ispagna, per ordine del Re Alfonso XI mutato sito, e fondato un altro Monistero in quello, e prodotto altresì il Privilegio dello stesso Re, che in quel tempo ci diede, e ci concesse per fare la sudetta nuova Fondatione. Ma perché in quel tempo stava nella sua Corte Alvaro Gnugnez, quale indi a poco il medesimo Re dichiarò per traditore, e ribelle; per tanto li sudetti nostri Padri dubbitando, che il mentovato Privilegio fosse per tal cagione invalido, e nullo, supplicarono perciò la Maestà del detto Re a volere restar servita di confermare con un altro nuovo Privilegio la gratia fattale nell'altro: il che fece egli molto di buona voglia in quest'Anno a 16 di Settembre nella Città di Siviglia, e lo registra l'Errera nella sua Historia del Convento di S. Agostino di Salamanca a car. 84 et è questo, che siegue.14
- Nel Nome di Dio Padre, Figlio, e Spirito Santo, che sono tre Persone, e un solo Dio vero, che vive, e regna in eterno, e della B. Vergine Gloriosa Maria sua Madre, quale teniamo per Signora, et Avocata in tutte le nostre attioni, et ad honore, e servigio di tutti i Santi della Corte Celeste, vogliamo, che sappino con questo nostro Privilegio, tutti gli huomini, che hora sono, e saranno ne' tempi a venire, qualmente noi D. Alfonso, per la gratia di Dio, Re di Castiglia, di Toledo, di Leone, di Gallizia, di Siviglia, di Cordova, di Murcia, di Iaen, di Algarve, e Signore di Biscaglia, e di Molina, insieme con la Regina Donna Maria mia Moglie, habbiamo veduto un nostro Privilegio di questo tenore. Nel Nome di Dio, etc. Con tutto ciò, che siegue nel sopradetto Privilegio, eccettuati li Nomi di que' Signori, che si sottoscrissero a quello, salvo solo quello del Re; e nel fine conclude con la sottoscrittione del Cameriero del Re D. Ferdinando, e con quella di cinque altri. Siegue hora il Privilegio della Conferma. Et hora li frati del detto Ordine di Sant'Agostino di Cordova inviarono a chiederci gratia, che ci piacesse, et havessimo per bene di confermarli questo Privilegio, o di farcelo mantenere, et osservare; attesochè fu dato nel tempo, che Alvaro Gnugnez, quale noi dichiarassimo per traditore, stava nella nostra Corte. E noi il sopradetto D. Alfonso per farli cosa grata, e favore, acciò siano obligati a pregare Iddio per l'Anima delli Re da' quali descendiamo, e per la nostra vita, e salute, che ci lasci vivere, e regnare per il suo servitio; habbiamo per bene, e ce lo confermiamo, e comandiamo, che sia valido, e li sia mantenuto come stà, e stabilmente determiniamo, che nissuno habbia ardire di procedere contro di quello per romperlo, et annullarlo, né per sminuirlo in alcuna cosa, e qual si voglia persona, che ciò facesse incorrerebbe nel nostro sdegno, e di vantaggio sarebbe tenuto di pagarci la pena, che nel detto Privilegio si contiene; et alli Frati del sopradetto Monistero, o alli loro Sostituti tutti i danni, e discapiti, che d'indi ricevessero, duplicati. Et acciò questo sia fermo, e stabile, comandiamo, che le sia dato questo Privilegio notato, e sigillato con il nostro sigillo di piombo. Fatto il Privilegio nella nobile Città di Siviglia a 16 di Settembre nell'Era del 1371 (cioè in quest'Anno del 1333). E noi il Re sopradetto D. Alfonso Regnante, con la Regina Donna Maria mia Moglie, in Castiglia, in Toledo, in Leone, in Gallizia, in Siviglia, in Cordova, in Murcia, in Iaen, in Baeza, in Badajoz, nell'Algarve, in Biscaglia, in Molina, concediamo, e confirmiamo questo Privilegio. [V, p. 493] Sieguono hora le sottoscrittioni di sessanta Signori Sudditi del detto Re, cioè tutti li Vescovi, e Titolati de' suoi Regni sudetti, quali si tralasciano per brevità; e nel fine termina il Privilegio in questa forma. Giovanni Perez Archidiacono di Valderas nella Chiesa di Leone Luogotenente, di Ferdinando Rodriquez Cameriere del Re lo fece fare per ordine del detto Signore nell'Anno 22 del Regno del Re D. Alfonso. Io Garzia Alfonso lo scrissi. Grazia Fernandez. Rui Martinez. Gio. Alfonso.