Tomo V

Anni di Christo 1332 - della Religione 946

1 - [V, p. 484] Andronico Imperatore di Costantinopoli nel principio di quest'Anno, cioè a 12 di Febraio in età di 74 Anni, e dell'Imperio 50 terminò finalmente la vita, lasciando in suo luogo Andronico suo Nipote. Giovanni Re di Boemia, essendo ritornato per la seconda volta in Italia per scacciarne del tutto le reliquie dell'Esercito dello Scismatico Lodovico di Baviera, indi a poco tempo stomacato per l'abbominevole incostanza de' Principi Italiani, senza haver fatta alcuna impresa, che di momento fosse, fece nel suo Regno ritorno. Gregora, Aventino, Cuspiniano, Ghirardazzi, et altri.

2 - Essendo già terminato il secondo triennio del generalato del B. Guglielmo da Cremona, si celebrò per tanto in quest'Anno il Capitolo Generale in Venetia, in cui nel giorno primo di Giugno fu da' Padri Vocali, con applauso universale, confirmato nello stesso ufficio per un altro triennio. In questo Capitolo poi si fecero alcuni Decreti per il buon governo della Religione, fra quali il più riguardevole, et importante fu una colletta di danari imposta a tutte le Provincie, e Monisteri per la fabrica del nuovo Convento, che si stava facendo in Pavia dall'altra parte della Chiesa di S. Pietro in Caelo Aureo, chiamata poi sempre da quel tempo in qua communemente [V, p. 485] da tutti di S. Agostino. Per Depositario poi della moneta, che si doveva contribuire da tutta la Religione per la sudetta fabrica, fu dichiarato il P. Maestro Giovanni Guzzi Molli, degl'Incontri da Siena, Religioso di santa vita, come habbiamo altrove notato, e meglio anche ciò faremo costare nel tempo della sua beata morte, che sarà sotto l'Anno del Signore 1339. Ecco le parole Decreto: Item cum pro fomento corporali capitis membra singula se exponant, quia facere illud pro spirituali capite per amplius sit consonum rationi deffinimus, et praesenti deffinitione firmamus, quatenus quilibet locus nostri Ordinis habens quindecim Fratres, velcirca, pro aedificijs, et territorio loci Doctoris eximij, et Capitis nostri Sanctissimi Augustini, provisionem, quam taxamus florenum unum solvere teneantur annuatim usque ad triennium, Conventus vero habens Fratres in ulteriori numero solvat florenos duos; et consequenter quilibet Frater nostri Ordinis possit in vitam eidem loco de bonis sibi ab Ordine concessis concedere sicut placet. In morte vero dare possit usque ad volumina pro libraria, et de alijs rebus usque ad valorem quinque florenorum, et volumus qued Priores Provinciales debeant suadere, pro adiutorio dicti loci, suis subditis.

3 - Vivevano in questo tempo nella Germania alcuni Religiosi di santa vita fra quali tre principalmente si resero molto chiari, et illustri; e di loro ne scrisse con somma lode il B. Giordano di Sassonia nel suo Libro divoto delle Vite de' Frati in varj luoghi, benchè poi di veruno esprima il nome. Il Primo fu un Religioso di vita molto perfetta, che però non potendolo il Demonio vincere con le sue diaboliche tentationi, mosso perciò da una rabbiosa invidia, cominciò ad affligerlo, et a tomentarlo in varie strane guise, così permettendolo il Signore, per maggior profitto dell'Anima sua, senza però alcuna notabile lesione del suo Corpo. Alle volte lo levava di letto, e lo portava sopra d'un trave del Convento, altre volte sollevava il letto, et esso in aria, e poi tornava nel suo luogo: alle volte ancora prendeva lo stesso letto col Religioso sopra, e per buona pezza lo ragirava, e ciò sempre di notte faceva; alcuna volta ancora levandolo dal letto lo lasciava cadere sul pavimento; gli è ben vero però, che quando stava in compagnia d'altri Religiosi, non li dava alcun nocumento, se ben mostrava segno d'essere ivi pronto per travagliarlo tantosto, che si fossero da esso separati; laonde per iscansare una tanta vessatione, con la licenza del Superiore, dormiva quasi sempre qualche Religioso nella Cella sua: tanto per appunto riferisce il sudetto Giordano nel libro primo capitolo 5.

4 - Gli altri due poi sono dal sudetto Giordano acclamati per grandi ubbidienti; attesochè l'uno d'essi era così pronto ad ubbidire a qual si voglia minimo cenno del Superiore, ch'era cosa degna di maraviglia, et ubbidiva così volontieri, e con tanta allegrezza, che se il Superiore gli havesse fatti mille comandi, se fosse stato possibile, in un'hora sola, tutti prontamente procurava di eseguirli senza stancarsi mai; laonde havendole il suo Priore comandato un tal giorno molte cose, et havendole egli eseguite con la solita prontezza, le disse quegli: "E' posibile fratello, che havendovi io con tanti miei comandi fatto affaticare, voi punto non vi siate stancato nell'eseguire i miei precetti?" A cui egli tutto lieto rispose: "Se voi Padre non vi siete stancato nel comandarmi, perché mi havevo io da stancare nell'ubbidirvi?" E ciò narra il B. Giordano nel cap. 2 del lib. 2 delle sudette vite de' Frati. E nel cap. 3 dello stesso lib. 2 fa mentione d'un altro Religioso, il quale ubbidiva anch'egli così alla cieca a quanto li veniva dal suo Superiore comandato, che non considerava se quel tale comando fosse per riuscirli giovevole, o nocivo: che però un tal giorno havendoli comandato il suo [V, p. 486] Priore, per far prova della sua perfettisima ubbidienza, che andasse a stare sotto la grondaia del Convento in tempo, che gagliardamente pioveva, e d'indi non si partisse se egli non lo richiamava; e questi senza punto pensarvi, tutto lieto vi andò, e d'indi già mai si mosse fin tanto, che non si sentì chiamare dal sudetto Priore. Questi due Religiosi, che erano così perfetti ubbidienti, fa ben di mestieri, che fossero anche molto perfetti in tutte l'altre virtù, attesochè la vera, e perfetta ubbidienza tutte quelle in se stessa eminentemente contiene.

5 - Essendo morto in quest'Anno Bartolomeo Quirino Vescovo di Venetia, li fu ben tosto dal Pontefice Giovanni dato per successore F. Michele Calergio nobile di quella Serenissima Patria, e Religioso dell'Ordine nostro, huomo di molta dottrina, e sapere, il quale governò poi quella Santa Chiesa con molta lode per lo spatio di sei Anni. Di questo Prelato ne fanno honorata memoria ne' loro libri molti Autori, e specialmente F. Leandro Alberti Domenicano nel fine della sua Descritione d'Italia nel Catalogo de' Vescovi di Venetia, ove dice, che nel suo tempo vedevasi la di lui Immagine dipinta, con l'Habito nostro Eremitano, nella sala de' Vescovi della detta Città sotto il numero 33 col suo nome Michael Calergo Ordinis Eremitarum. Così parimente scrivono Steffano Lusignani dello stesso Istituto nel libro de Viris Illustribus veteris, et novi Testamenti. Claudio Roberto nella sua Gallia Christiana: Ferdinando Ughelli nella sua Italia Sacra Tomo 5 alla colonna 1347 l'Errera, et altri.

6 - Fioriva altresì in questo tempo un famoso Lettore dell'Ordine nostro nelle parti della Germania, per nome F. Ulrico Lentzburg, il quale per la sua gran dottrina, e rare qualità, era molto stimato da tutti, e massime da' Principi: et in questo tempo essendo già stato Confessore, e Teologo, per alcuni Anni, di Mattia figlio d'Enrico Conte di Bucheke, e Langravio di Burgunden, come anco della di lui Moglie figlia del Conte di Strasberg; alla perfine essendo morto il detto Conte Mattia, giunta la fama de' suoi altissimi meriti alla Romana Corte, fu dal Sommo Pontefice Giovanni honorato in quest'Anno della nobilissima Mitra del Vescovato Curiense nella Germania, quale amministrò lo spatio d'Anni 23 con grande applicatione, e con sommo valore, e petto, che però mortificò, et humilio di tal sorte un certo Signore detto di Vatz, il quale era stato antico, e fiero persecutore de' Vescovi Curiensi, che lo ridusse al niente: tanto per appunto riferiscono varj Autori della Germania, e specialmente Pietro Mersei, Cratepolio Minorita nel Catalogo de' Vescovi della Germania a carte 786 Alberto d'Argentina nella sua Cronica a carte 168 Guglielmo Eisengrenio nel Catalogo de Testimonj della Verità a carte 134 e de' nostri il Panfilo nella sua Cronica, il Crusenio nel suo Monastico Agostiniano, e l'Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto Agostiniano a carte 501. Di questo Prelato ne tornaremo a favellare altre volte, col divino beneplacito, negli Anni a venire.

7 - Morì parimente in quest'Anno istesso Steffano Foresti Arcivescovo di Strigonia, il quale, come già notasimo sotto l'Anno del Signore 1312 fu in quell'Anno medesimo per la sua incoparabile Sapienza, e Libri divolgati, sublimato all'alto posto di quella nobilissima Metropoli di Strigonia nell'Ungheria, quale resse, e governò con sua gran lode, per lo spatio di 20 Anni, cioè fino a questo del 1332 in cui fu finalmente dal Signor Dio chiamato per mezzo d'una morte esemplare, a ricevere in Cielo, come piamente si crede, il premio dovuto alle di lui rare virtù. Vedasi ciò che ne lasciarono scritto il Crusenio, l'Orosco, e specialmente l'Errera nel Tomo del suo Alfabeto Agostiniano a carte 388.

8 - [V, p. 487] Stimano pur anche li poco dianzi citati Autori Panfilo, e Crusenio, che in questo medesimo tempo si rendesse molto chiaro, e cospicuo nella Provincia di Sassonia, per alcune Opere, che compose un dottissimo Lettore chiamato F. Alberto di Sassonia, differente da quello, che rese illustre l'Ordine suo Domenicano, di cui fa mentione nella sua Biblioteca dell'Ordine de' Predicatori F. Antonio da Siena. Gli è ben vero però, che il nostro Errera pare che inclini a credere nel Tomo primo del suo Alfabeto a carte 54 che fiorisce questo Soggetto più di 100 Anni doppo; perochè dice nell'accennato luogo d'haver trovato ne' Registri del B. Agostino Favaroni Romano Generale, che un F. Alberto di Sassonia fu posto in studio nel Convento di Siena nell'Anno 1431 congettura in vero non irragionevole, ma che però non convince la certezza del fatto; attesochè vi potero essere nella Provincia di Sassonia, doppo il nostro Alberto, et anche prima, molti Frati col nome di Alberto, li quali anche fossero dotti, e virtuosi; laonde, come altra ragione più soda non si adduce, dobbiamo noi attenerci al testimonio del Vescovo Panfilo, Autore più antico. Soggiungiamo quivi col medesimo Panfilo, che non solo fu il nostro Alberto un gran Filosofo, che però scrisse, sopra varj Libri d'Aristotile, alcuni dotti Commentarj, li quali si conservano in questa nostra Libraria di S. Giacomo di Bologna: ma fu anche un insigne Matematico, che però scrisse altresì alcuni altri Commentarj sopra le Tavole d'Alfonso X Re di Castiglia.

9 - Habbiamo in quest'Anno del Signore 1332 la Fondatione d'un nobile Monistero nella terra di Mortomare nella Provincia d'Aquitania, hoggidì detta di Tolosa. Il Fondatore poi fu Pietro di Limoges Vescovo d'Antisiodoro Cardinale del Titolo di S. Steffano nel Monte Celio, il quale havendo poco appresso fondato pure nella medesima Terra di Mortomare un Collegio di 12 Fanciulli, e dotatolo di grosse rendite, ne diede poi l'amministratione, et il governo al Priore, et a' Frati del sudetto Monistero, la qual cosa fu poi tredici Anni doppo confirmata dal Pontefice, e dal Re di Francia, come in quel tempo, a Dio piacendo vedremo, con altre nobili particolarità. Così scrive l'Errera nel Tomo 2 dell'Alfabeto Agostiniano a carte 115.

10 - Pensano alcuni, che in quest'Anno medesimo fosse fondato nella Città di Vesalia sotto la Diocesi di Munster, per voto fatto da' Cittadini di quella, il Convento nostro di S. Sebastiano, al quale poscia furono applicate le facoltà dell'antico Monistero di Mariavalle dal Generale Tomaso d'Argentina, ma s'ingannano questi tali, che sono appunto il Crusenio, e l'Errera; attesochè ciò non successe prima del'Anno 1350 come in quel tempo additeremo, col testimonio autentico di un grave Autore della Provincia di Colonia, di cui fu membro questo Monistero.