Tomo V
Anni
di Cristo 1317 - della Religione 931
1 - [V,
p. 356] Quanto
alle notitie delle cose del Secolo, e della Chiesa, altro di rimarcabile in
quest’anno non v’è fuori che un Decreto, che fece il nuovo Pontefice Giovanni
XII e fu questo, che le Costitutioni, che fece Clemente V suo predecessore nel
Concilio di Vienna intorno alla Riforma de gli Ecclesiastici, quali poi
chiamoronsi Clementine, fossero inserte, come Leggi Pontificie nel Ius
Canonico; et hoggidì si leggono nel fine del Sesto de’ Decretali fra le
stravaganti d’altri Pontefici. Lo Spondano, il Bzovio, et altri.
2 - Essendo in questo tempo giunte al nostro P.
Generale alcune Lettere ripiene di querimonia, e di lamenti da’ Padri della
Provincia di Siena, e precisamente dal Provinciale di quella, contro alcuni
Ecclesiastici, li quali cercavano d’impedire li Padri nostri della detta
Provincia, affinchè non potessero ascoltare le Confessioni de’ Fedeli, e
ministrare loro la Santa Communione, come ancora la Predicatione della Parola
di Dio; e cercavano altresì di privarli quanto potevano delle Gratie, e
degl’Indulti, che erano stati concessi da molti Sommi Pontefici a tutto
l’Ordine nostro, per la qual cosa, tutto infiammato di santo zelo il sudetto
Generale, supplicò il Sommo Pontefice Giovanni a voler restar servito di
proteggere, con la sua sovrana autorità, con ordinare a’ Prelati di quella
Provincia, acciò dovessero rafrenare l’audacia di que’ Persecutori della nostra
Religione; laonde ciò inteso il buon Pontefice, com’era molto affettionato all’Ordine
nostro, così ben tosto spedì una gravissima Bolla alli Vescovi di Massa,
d’Arezzo e di Siena, con ordine espresso, comandandoli a dovere difendere la
sudetta Provincia Agostiniana dalle molestie, che ingiustamente inferivano a
Padri di quella que’ poco buoni Ecclesiastici di sopra mentovatti. Fu data
questa Bolla in Avignone a’ 18 Aprile nell’anno primo del suo Pontificato, cioè
in questo del 1317; l’originale poi di questa si conserva nell’Archivio di
Sant’Agostino di Roma, e stampata anche si legge nel Bollario Agostiniano a
carte 194; il tenore poi è il seguente:
Ioannes
Episcopus Servus Servorum Dei.
3 - Venerabilis
Fratribus Massano, Arretino et Senensi [V, p. 357] Episcopis,
salutem, et Apostolicam Benedictionem. Etsi quibuslibet Religiosis, et
Personis, et Locis ex iniunctae Nobis servitutis officio assistere defensionis
praesidio teneamur; illis tamen specialius, et efficatius adesse Nos convenit,
qui, Sedi Apostolicae immediate subiecti, non habent, praeter Romanum
Pontificem, alium Defensorem. Cum itaque sicut ex parte dilectorum filiorum
Prioris Generalis, et Fratrum Ordinis Eremitarum S. Augustini fuerit propositum
coram nobis, quod ipsi a nonnullis, super Praedicationibus libere ab eisdem
Fratribus faciendis, et audiendis Confessionibus, eis peccata sua volentium
confiteri, et alijs iuribus, et libertatibus ipsis ab Apostolica Sede
concessis; a Prelatis, Rectoribus, et Clero, alijsque personis contra indulta
Privilegiorum dictae Sedis, eis ab eadem Sede concessorum multipliciter
molestentur, et gravamina ipsis multiplicia inferantur. Nos volentes eis super
hoc de oportuno remedio providere, Fraternitati vestrae per Apostolica scripta
mandamus, quatenus vos, vel duo, aut unus vestrum, per vos, vel per alium, seu
alios Fratribus dicti Ordinis Provinciae Senensis efficaci defensionis
praesidio assistentes, non permittatis eos contra tenorem Privilegiorum ipsorum
a praedictis, vel ab alijs quibuscumque molestari, nec eis aliqua gravamina,
vel iniuras irrogari; facientes ipsis Fratribus, de illatis eis iniurijs,
molestationibus, et gravaminibus contra tenorem eorumdem, ne illis videlicet,
quae iudicialem requirunt indaginem, per viam iudicij; in alijs vero prout
qualitas ipsorum exegerit iustitiae complementum, ita quod officium, potestas,
et Iurisdictio vestra ex nunc perpetuata censeantur. Molestatores, et
iniuratores huiusmodi, necnon contradictores, et rebelles quandoque, et
quotiescumque expedierit, per censuram Ecclesiasticam, appellatione posposita,
compescendo. Non obstantibus, tam de duabus Dietis in Concilio Generali, quam
fel. Recordat. Bonifacij Papae Octavi praedecessoris nostri, quarum prima
cavetur, ne quis (certis exceptis casibus) extra suam Civitatem, et Dioecesim;
secundam vero ne Reus alterius Dioecesis ultra unam Dietam a Fratribus eiusdem
Dioecesis ad iudicium evoceretur; et alijs quibuscumque Constitutionibus ab
eisdem Praedecessoribus nostris, tam de Iudicibus legatis, quam
Conservatoribus, et alijs editis, quae vestrae possent in hac parte
iurisdictioni, aut potestati, eiusque libero exercitio quomodolibet obviare,
sed si aliquibus a Sede Apostolica sit indultum, quod excommunicari, suspendi,
vel interdici non possint per literas Apostolicas non facientes plenam, et
expressam, ac de verbo ad verbum de Indulto huiusmodi mentionem, et quibuslibet
alijs Indulgentis Privilegijs, et literis Apostolicis quibuscumque, et in
quacumque forma verborum concessis, per quae praesentibus non expressa, vel
totaliter non inserta. Dictae Iurisdictionis, sive potestatis explicatio possit
quomodolibet impediri, de quibus, quorumque totis tenoribus de verbo ad verbum
oporteat in nostris literis fieri mentionem. Datum Avenione decimoquarto
Kalendas Maij, Pontificatus nostri Anno
primo.
4 - E perché lo stesso Generale
nel medesimo tempo ricevute haveva altre simili doglianze da’ Padri Provinciali
d’alcune altre Provincie, e specialmente della Tolosana, di Fiandra e di
Lombardia; perciò havendo pure havuto ricorso allo stesso Pontefice spedì la
Santità Sua altre quattro Bolle dello stesso tenore, e date ancora nel medesimo
giorno a varj Prelati dell’accennate Provincie, cioè la prima, per la Provincia
di Tolosa, all’Arcivescovo di Bordeos, et a’ Vescovi di Tolosa, e di Limoges; e
questa leggesi inserta in un’altra di Clemente VII Antipapa, nel Bollario nostro
a car. 67.
[V, p. 358] La seconda poi, per la Provincia di Fiandra, fu diretta
a gli Arcivescovi di Colonia e di Treviri, che sono anche Elettori del Sagro
Romano Imperio, et al Vescovo di Mastrich; conservasi questa nell’Archivio del
nostro Convento di Colonia. La terza poi per la Provincia di Lombardia, fu
diretta all’Arcivescovo di Milano, et alli Vescovi di Tortona, e di Vercelli;
si conserva negli Archivj di Milano e di Pavia. La quarta poi a favore della
Provincia di Romagna, e fu diretta all’Arcivescovo di Ravenna, et a’ Vescovi di
Bologna e di Rimini; e questa si conserva nell’Archivio del nostro Convento di
Rimini.
5 - Erano già passati nove
anni, e più, da che la Serafica Vergine la Beata Chiara da Montefalco era
volata al Cielo, nel qual tempo haveva il grande Iddio, per i suoi meriti,
operati tanti Miracoli così segnalati, e stupendi, a pro e beneficio de’ divoti
Fedeli, che si erano raccomandati alla di lei efficacissima intercessione, che
ne haveva riempito la Fama con la sua tromba sonora, non solo il Castello di
Montefalco, e la Provincia dell’Umbria, ove stà situato, ma di vantaggio ancora
l’Italia tutta, e l’altre Provincie Cattoliche dell’Europa; per la qual cosa li
Vescovi d’Assisi e di Foligno, e tutti gli altri Prelati del Ducato di Spoleto,
e le Città di Perugia, di Spoleti, di Foligno, e tutti gli altri Luoghi dello
stesso Ducato, cioè tutti i Monisteri e Collegi, così anche tutte l’altre Città
nominate, supplicarono il Sommo Pontefice con tutto il Collegio de’ Cardinali,
a volere restar serviti di ordinare, che si facesse il Processo della Vita,
Morte e Miracoli della detta Beata in ordine alla di lei solenne
Canonizzatione; alle quali istanze, tutto lieto il Pontefice, subitamente
sodisfece, spedendo una sua Bolla alli Vescovi di Perugia e di Orvieto, et a
Maestro Reginaldo di S. Artemia Canonico di Petragora, Capellano, et Auditore
delle Cause di Palazzo, e Rettore del Ducato di Spoleto, nella quale gli
ordinò, che dovessero formare il detto Processo tutti tre insieme, overo due almeno
ne’ luoghi necessarj, per così grave affare, et havendo prese le dovute
autentiche informationi, conforme la forma inviatali, con l’istessa debbano poi
ogni cosa inviare per persone idonee alla S. Sede; fu data questa Bolla a’ 24
di Ottobre l’anno secondo del suo Pontificato, cioè di Christo 1317, la di cui
copia è la seguente:
Ioannes
Episcopus Servus Servorum Dei.
6 - Venerabilis
Fratribus Perusino, Urbevetano Episcopis, Dilecto filio Magistro Reginaldo de
S. Arthemia Canonico Petragoricen. Capellano nostro nostrique Palatij Auditori
Causarum, Ducatus Spoletani Rectori, salutem, et Apostolicam Benedictionem.
Magna nobis exultationis materia praestatur, et gaudij, magnaque gratiarum
actionum, et laudum nobis debita cumulantur, cum novellis Miraculis fidei
nostrae inconcussa fundamenta reluceant, rebus spes alta faveatur exhibitis; ac
virtutum actibus vivificans charitas inflammetur. Novit namque misericordiarum
Pater, et totius Consolationis, Deus omnipotens plebi fidelium quibusque apta
temporibus dare, iuvantia conferre remedia, ac Coelestis vitae solatia
impartiri, quibus praeteritorum fides astruitur, futurorum impenditur cautio,
ac praesentium zelus accenditur liquefaciens animarum, ut sic spe praemij,
fortitudine vincamus in asperis, humilitate in prosperis dimicemus; ad quae
nostrae aetatis instantius eorum exempla Nos provocant; et familia (forte
familiae eius cognita merita suffragantur, qui sic sobrie, sic iuste, sic pie
vixisse feruntur in terris, ut inter Sanctorum Agmina collocati credantur in
Coelis, cum ad ea sperantes, nitamur ex gratia, quae illi Miraculorum
ostensionibus aestimantur adepti. [V, p. 359] Sane dudum ex parte Venerabilium
Fratrum nostrorum Assisinatensis, et Fulginatensis Episcoporum, et Dilectorum
filiorum quorundam aliorum Praelatorum Ecclesiarum Saecularium, et Regularium,
ipsorumque omnium Capitulorum, Collegiorum, et Conventuum, ac etiam
Universitatum Perusinae, Spoletanae, et Fulginatensis, necnon multorum
Castrorum, et Villarum Spoletani Ducatus coram Nobis, et Fratribus nostris
propositum exstitit, quod recolendae memoriae Clara Monasterij Sanctae Crucis
de Montefalco Ordinis S. Augustini Spoletanae Dioecesis Abbatissa, dum viveret,
nitore sanctitatis emicuit, conversatione resplenduit, ac multis, magnisque,
tam ante, quam post suum obitum, Miraculis coruscavit. Quare pro parte ipsorum
fuit Nobis humiliter supplicatum, ut de eiusdem Clarae Vita, et Miraculis
inquisitione praemissa, si reperiremus praemissa veritate fulciri, eam
ascriberemus Sanctorum Cathalogo, ipsamque facerimus per universas Ecclesias
honore congruo solemniter venerari. Verum licet praedicta coram Nobis, et
eisdem Fratribus nostris exposita, si vera sint, nostrum, et Fratrum ipsorum
corda multiplici iucunditate repleverint; attendentes tamen quod Romana
Ecclesia, praesertim in tanto fidei negotio consuevit cum magna maturitate
procedere, ubi videlicet de re tam ardua quaeritur, sensibus quidem sunt
iuvenibus cum labore, quae in Caelis sunt, quis investigabit? Dilecto filio
nostro Neapolioni Sancti Adriani Diacono Cardinali commisimus, ut apud Sedem
Apostolicam de abdita ignota scientijs, et novo quodam probandi genere, vita
utique, et Miraculis comprobandis. Nam si difficile, quae in terra sunt, et
quae in prospectu, huiusmodi sanctae vitae, ac Miraculi praedictae Clarae
informationem per testimonia fide dignorum reciperet, illamque Nobis referre
curaret, ut veresimilitudine inde sumpta tutius possemus procedere in negotio
praelibato. Et quia per D. Cardinalis relationem fidelem coram Nobis, et
Fratribus nostris factam accepimus aliqualem informationem de Sanctitate, ac
Miraculis antedictis. Nos pium, et congruum reputandum, ut praefata ulterius
sub dissimulatione non debeant pertransiri, de ipsorum Fratrum nostrorum
consilio supplicationi huiusmodi, prout praesentium describitur serie duximus
annuendum. Quocirca discretioni vestrae de qua plenam in Domino fiduciam
obtinemus, per Apostolica scripta mandamus, quetenus vos, vel duo vestrum in
loco, vel locis, ubi expedire videritis, de vita, conversatione, et Miraculis
Clarae praedictae, caeterisque circunstantijs huiusmodi negotium contingentibus
iuxta formam, quam vobis sub Bulla nostra mittimus introclusam, inquiratis
diligentius veritatem, et quae super praemissis inveneritis fideliter in
scriptis redacta, sub testimonio sigillorum vestrorum, per viros idoneos, ad
Sedem Apostolicam destinetis, ut per inquisitionem vestram sufficienter
instructi, sicut res exigit, et expediens visum fuerit, securius in ipso negotio procedere valeamus. Dat.
Avenion. 8 Kalend. Novembris, Pontificatus nostri Anno secundo.
7 - Questa è la copia germana
della sudetta Bolla di Papa Giovanni XII quale habbiamo quivi trascritta
dall’eruditissimo Clipeo della Risposta Pacifica del nostro Errera registrata a
carte 282 nella quale torni ad osservare il Lettore erudito, così di passaggio,
che il Pontefice chiama assolutamente la Beata Chiara Professa dell’Ordine di
S. Agostino, senza fare alcuna mentione, che ella fosse stata prima del
Terz’Ordine di S. Francesco, né di quello delle Clarisse, o Minorisse, come
pretendono anche, doppo tante Sentenze della Santa Sede, li Padri Minori, e del
Terz’Ordine, contro ogni ragione. Leggasi la Controversia fatta da noi più
sopra, [V,
p. 360] cioè sotto l’anno 1290 intorno a questo gravissimo punto.
8 - Scrivono alcuni nostri Autori, e spetialmente
Ambrosio Coriolano, et il Ven. Servo di Dio F. Alfonso d’Orosco ambi nelle loro
Croniche brievi, che scrissero dell’Ordine nostro, che illustrò molto con la
sua santa Vita, e con i suoi stupendi Miracoli, la nostra Sagra Religione, un
gran Servo di Dio di Natione Germano, chiamato il B. Artuago di Gocia, o di
Gotta, diferente però dal B. Ertinodo, di cui altrove in questo istesso Tomo
habbiamo favellato; produciamo hora ciò, che dice il primo Autore: Beatus
Artuagus de Gocia, totam illam Patriam Miraculis illustravit. Niuno però di
questi Autori assegna il tempo preciso, in cui questo Servo di Dio fiorì; solo
il P. Errera nel Tomo I dell’Alfabeto a car. 8 parlando di questo Beato, dice,
che se è vero, che il B. Giordano di Sassonia habbia parlato di quello nel suo
Libro delle Vite de’ Frati, dovette fiorire per lo meno intorno a questo tempo
in cui stiamo hora scrivendo; quali fossero poi le virtù, che resero cospicuo
negli occhi del Mondo questo Beato, e quali fossero i Miracoli altresì, che
operò il Signor Dio per i suoi meriti, non v’è alcuno, che ne parli.
9 - Habbiamo ben sì di certo,
che prima di quest’anno era già ritornato dalla gran Città di Parigi in questa
sua Patria di Bologna, il nostro B. Giovanni della Lana, imperochè lo
ritroviamo in molte Scriture di quest’anno col nome di Priore, nel quale
Ufficio durò per longo tempo; e sotto il di lui Priorato, riferisce il B.
Giordano di Sassonia, di haver studiato in questo Monistero per alcun tempo; ed
esso lui riferisse molte virtù, delle quali ampiamente parlaremo, quando nel
tempo della di lui beata Morte daremo un succinto raguaglio della sua santa
vita. Solo per hora ci giova d’accennare, che in Parigi haveva già letto sopra
i quattro Libri del Maestro delle Sentenze, e ne haveva scritti dottissimi
Commentarj, quali vengono citati alcune volte dal nostro famoso Gregorio da
Rimini.
10 - Fioriva parimente in questo
medesimo tempo nella Romana Provincia un gran Servo di Dio Romano, per nome F.
Francesco, di cui si legge nel Registro antico di quella Provincia, da noi più
sopra in varj luoghi citato, che essendo stato eletto Provinciale di quella
sotto l’anno 1315, e non dovendo durare nell’Ufficio più di un anno, fu però in
altri cinque Capitoli susseguenti, per la sua molta virtù, sempre confirmato,
benchè contro sua voglia; e parlando l’Autore del detto Registro del Capitolo
Provinciale celebrato in quest’anno del 1317 nel Castello della Pieve, hora
Città, che fu il terzo doppo la sua prima elettione, e non volendo egli contro
il volere de’ Padri proseguire nel detto Ufficio, dice il sudetto Autore, che
congregati i Padri per eleggere forse un altro, nulladimeno, per divina
ispiratione, tornarono ad eleggere esso con pienezza di Voti: Per divinam
ispirationem (sono parole del Registro) nullo dissentiente fuit
reelectus Frater Franciscus de Roma Lector. E proseguirono poi a fare lo
stesso negli altri tre anni seguenti 1318, 1319 e 1320, dal che chiaramente si
comprende quanto fosse grande la bontà di questo Servo di Dio, e quanto
santamente governasse quella sua Provincia, mentre vediamo, che i buoni Padri
di quella, pareva, che non sapessero eleggere altro Superiore, che esso.
11 - L’Erudito Errera trattando
nel suo Tomo 2 dell’Alfabeto Agostiniano a car. 259 di F. Pietro Bruniquello
nostro Religioso, che molto chiaro si rese in questi tempi, non meno per la
Santità della Vita, come testifica il Venerabile Servo di Dio F. Alfonso
d’Orosco nella sua Cronica Agostiniana, che per alcune Opere, che compose molto
gravi, e dotte, dice, che si chiama Bruniquello, non perché sia questo il
Cognome della Famiglia, [V, p. 361] ma per la Patria, dalla quale
trasse i suoi natali, che fu per appunto un Castello nella Guascogna poco
lontano da Mont’Albano, chiamato Bruniquello. Dice poi, che fu Vecovo di Città
Nuova in Istria, e pensa, che fosse creato per lo meno da Gio. XXII perché
dice, che in quest’anno del 1317 egli era Vescovo, e come tale sottoscrisse
insieme con molti altri Vescovi, un Breve d’Indulgenze, dato in Avignone in
quest’anno del 1317 nel Mese di Marzo, Inditione 15, qual viene prodotto da
Luca Castellini Domenicano, nell’Opera, che divulgò de Canonizatione
Sanctorum, nella giunta, che fa de Extasi. Hor questo Pietro non è
punto diferente da quello, che noi più sopra sotto l’anno 1311 scrivessimo, con
la scorta sicura dell’Abbate Ughelli, essere stato creato Vescovo di Città
Nuova in Istria da Clemente V in luogo d’un altro Pietro Domenicano; visse poi
questo nostro Pietro fino all’anno 1328 nel quale appunto il mentovato Ughelli
li da per successore un altro Prelato per nome Friddiano. Nelle nostre Librarie
di Roma e di Cremona si conserva un’Opera insigne di questo Pietro intitolata Historia
Veteris, et NoviTestamenti, quale dedicò al Card. Berengario Vescovo di
Tosculano, e Sommo Penitentiero, che morì allo scrivere del Ciacconi, l’anno di
Christo 1321.
12 - Nell’anno scorso
scrivessimo, che li Padri nostri di Todi partendosi dal vecchio Monistero, che
era fuori della Città, si trasferirono dentro di quella a fondarne un nuovo
appresso la Chiesa Parrocchiale di Santa Pressede, che li fu donata dal
Capitolo della Catedrale, che ne haveva il Ius Patronato con alcuni patti, che
all’hora notassimo inserti in un publico Istromento, che si fece della detta
Donatione, quale producessimo in detto anno; in cui aggiungessimo, che il
sudetto Capitolo, volle riserbare per se stesso, non solo i Beni stabili, che
erano della detta Parochia, ma di vantaggio ancora la Parocchia medesima. Hora
considerando, così li nostri Padri sudetti, come molto più gli Huomini della
detta Parochia, che quella sarebbe stata meglio amministrata, e servita da
nostri Religiosi, che da un semplice Capellano, per tanto così gli uni, come
gli altri, supplicarono il mentovato Capitolo a volere compiacersi di lasciare
l’amministratione della mentovata Parocchia alli sudetti Padri; e finalmente,
doppo varie consulte, come piacque a Dio, il sudetto Capitolo, si contentò di
lasciare ancora l’amministratione sudetta gli accennati Religiosi di S. Prassede,
con patto però, che dovessero ogni anno nel giorno festivo di S. Prassede
pagare al detto Capitolo lire venti di danari Cortonesi. E tutto ciò apparisce
in un publico Istromento, che fu fatto in quest’anno alli 11 di Febraio con il
Rogito di Francesco di Giovanni da Todi. Notiamo però quivi, che nella stessa
Relatione trasmessaci da Todi, si nota, che nell’anno 1324, a’ 5 d’Agosto, con
un altro publico Istromento rogato per mano di Giovanni del già Bartolomeo
Notaio di Todi, il mentovato Capitolo, gratiosamente liberò il sudetto nostro
Convento di S. Prassede dall’accennato peso di pagare le dette lire 20 e tutto
ciò, che si fece, così nella Donatione della Chiesa, come nella Concessione
della Parocchia, e liberatione del detto Peso, fu per l’amore, che tutta quella
Città portava al B. Simone Rinalducci, che era Sindico in quel tempo. Li
sudetti Instromenti si conservano nel mentovato Convento di S. Prassede.