Tomo V
Anni
di Cristo 1316 - della Religione 930
1 - [V, p. 343] Erano già passati due anni e tre Mesi doppo la
morte di Clemente V e quantunque i Cardinali, in così lunga vacante si fossero
congregati per l’elettione del nuovo Pontefice centinaia di volte, nulladimeno
per la gran discordia, che fra loro regnava, mai l’havevano potuto elggere;
alla perfine essendo in quest’anno passati per lo stesso fine nella Città di
Lione, ivi, come piacque a Dio benedetto, nel giorno sesto di Agosto, fecesi la
tanto sospirata elettione nella persona del Card. Giacomo d’Ossa, nato in Caors
nella Guascogna, figlio di un povero Bergamasco, come scrive il nosto Donato
Calvi nella sua Scena Letteraria, e precisamente nell’Elogio, che fa di questo
gran Pontefice, il quale volle chiamarsi Giovanni XXII, benchè dovesse dirsi
XXI.
2 - E qui non posso far di meno
di non produrre la sentenza di Giovanni Villani seguito da Alfonso Ciaconi
nella Vita di questo Pontefice, intorno al modo con cui fu fatta la detta
elettione; imperochè, se bene quasi tutti gli altri Autori scrivono, che fosse
eletto Papa con i Voti de’ Cardinali, conforme l’uso commune; nulladimeno
Giovanni Villani Autore di gran credito, il quale in questo tempo viveva,
espressamente dice, che egli medesimo elesse se stesso, come Compromissario;
per intelligenza di ciò, gli è da sapersi, che vedendo il Card. Napoleone
strettissimo Amico del Card. Giacomo di Caors, che li Cardinali non si potevano
accordare nel fare l’elettione del nuovo Papa, con molta destrezza procurò di
persuadere li sudetti Cardinali a fare un Compromesso nella persona del sudetto
Giacomo, il quale essendo di natione Francese molto dotto, e grand’huomo, era
cosa certa, che haverebbe eletto un Soggetto totalmente atto a sostenere il
gravissimo, et importantissimo incarico del Sommo Pontificato; e ciò si studiò
egli di persuadere a que’ gran Porporati, perché si diede a credere, che
facendosi il detto Compromesso nel detto Giacomo, questi non haverebbe eletto
altro che lui. Ma la cosa passò altrimente, imperciò che essendo stato eletto
Compromissario, non il Cardinale Orsini, ma se stesso elesse. Hor sia come si
voglia o in un modo, o in un altro, egli riuscì Pontefice, e fu poi molto
utile, e profittevole alla Chiesa di Dio, e grandemente beneficò la nostra
sagra Religione negli anni 18 che regnò; vedi, oltre li due Autori notati, il
Platina, il nostro Panvinio, l’Igliescas, il Bzovio, et altri passim.
3 - Habbiamo in quest’anno la
morte gloriosa del nostro B. Egidio Romano, generoso Rampollo dell’Albero nobilissimo
dell’Eccellentissima Casa Colonna, successa nella Città di Avignone. E perché
questo gran Religioso fu non solamente dottissimo, ma anche santissimo, e
perché altresì fu Generale dell’Ordine, Arcivescovo di Bourges, e Primate
d’Aquitania, e come altresì a molti
Autori piace, Cardinale di S. Chiesa, quindi fa di mestieri, che noi in questo
luogo brievemente ricapitolando, ciò che sparsamente habbiamo di lui scritto
negli anni scorsi, tessiamo la di lui Vita, e produciamo altresì un succinto
Cattalogo delle sue Opere insigni, tanto stampate, quanto manoscritte.
4 - [V, p. 344] Se il nostro Egidio di cui hora intraprendiamo a
scrivere in un brieve Compendio la Vita, visse 69 anni, come scrivono alcuni
Autori da noi seguiti nelle nostre Centurie, fa di mestieri dunque, che
diciamo, che egli nacque nell’anno della nostra Redentione 1247. E se bene egli
nacque della generosa e nobile Prosapia de’ Signori Colonnesi, non habbiamo
però potuto venire in chiaro come si chiamassero li di lui Genitori; solo è
certo, che essendo stato da essi allevato alla grande, conforme lo stato, e la
qualità di così gran Famiglia, fu altresì fatto da essi istruire nelle virtù
più rare, che sono proportionate alla tenera età, da’ buoni Maestri, e come era
stato dotato dal Signor Dio d’un ingegno molto elevato, così in poco tempo fece
un smisurato profitto nella Grammatica non solo, ma etiamdio nella Rettorica, e
fors’anche in altre Scienze più gravi.
5 - Giunto poi all’età, più
ferma dell’Adolescenza, come si sentisse molto inclinato alla pietà, et alla
divotione, e frequentasse sovente la nostra antica Chiesa di S. Maria del
Popolo, si affettionò di tal sorte a poco, a poco, così alla Beata Immagine,
che nell’Altare Maggiore, con tanta frequenza del Popolo Romano si adora, come
parimente alla santa vita di que’ nostri antichi Religiosi, che ivi dimoravano
in quel tempo, che finalmente doppo essersi molto di cuore raccomandato a Dio,
et alla di lui Santiss. Madre, si dispose di abbandonare il Mondo, insieme con
gli Agi e le Ricchezze della sua nobilissima Casa, e passare nella nostra
Eremitana Famiglia a militare contro le Sataniche Squadre sotto il glorioso
Vessillo del nostro Patriarca S. Agostino. Et in effetto participato il suo
santo pensiero a’ suoi Parenti, se bene egli è da credere, che rincrescesse
loro su le prime un così fatto passaggio, nulladimeno, come lo videro così
costante nella sua risolutione, e come erano molto timorati di Dio, non volendo
fare violenza alle divine chiamate, finalmente dandoli la loro Benedittione, li
diedero licenza, che s’inviasse colà dove si sentiva chiamare da Dio.
6 - Palesando dunque il buon
Egidio la sua volontà al Superiore del Monistero sudetto, e chiedendoli
l’Habito con grande humiltà, e rendendoli altresì certi, che da’ suoi Genitori
haveva ottenuta ampia facoltà di ciò fare, fu egli perciò dal sudetto
Superiore, e dagli altri Padri, con grande allegrezza vestito dell’Habito santo
della Religione; e perché nel corso dell’anno del Noviziato si diportò così
bene nella puntuale Osservanza della Regola santa, e nell’esercitio perfetto di
tutte le più eroiche virtù, perciò nel fine dell’anno predetto fu da’ medesimi
Padri con applauso universale ammesso alla solenne Professione.
7 - Fatta che l’hebbe (se bene
alcuni stimano, che fosse subito mandato dalla Religione a studiare nella gran
Città di Parigi, la quale in questi tempi era la famosa Metropoli delle
Scienze, ove da tutte le parti d’Europa concorrevano in gran numero li Scolari)
io certamente mi persuado, che di primo tratto facesse lo studio dell’Arti
nella sua Provincia, imperciochè non constumava la Religione di mandare alcun
Giovine studente a studiare fuori della sua propria Provincia, se prima in
alcun Studio di quella non haveva fatto l’intiero corso dell’Arti mentovate,
cioè della Logica, Filosofia e Metafisica. Finito dunque il detto corso, fu poi
all’hora Egidio inviato nella sudetta Città di Parigi, [V, p. 345] ove giunto, hebbe in sorte di Dio
d’havere per suo Maestro l’Angelico Dottore S. Tomaso d’Aquino, da cui per
alcuni anni hebbe campo aperto di apprendere, ed imparare non solo l’eminente
Scienza della sagra Teologia, ma anche di vantaggio gli altissimi documenti
della vera santità, con così felice riuscimento, che si come il buon Egidio
riveriva il Santo Maestro, come fosse stato un’Angelo del Paradiso, così quel
gran Dottore amava con tanta tenerezza questo buon Discepolo, non tanto, perche
lo vedeva così avanzato nell’acquisto delle Scienze, che gl’insegnava, quanto,
perché conosceva essere riuscito un gran Servo di Dio, per le quali cose ne
faceva stima tale, che se tal’hora, per qualche accidente non si poteva
ritrovar presente alla di lui Lettione, tutto che la Scuola fosse piena di
Scolari, pareva al Santo Dottore, mancando Egidio Colonna, che non vi fosse
veruno.
8 - Havendo finalmente terminato
lo studio della sagra Teologia, fu dalla Religione applicato a leggere nello
stesso Studio della Sorbona in competenza d’altri famosissimi Lettori sopra il
Maestro delle Sentenze; nel quale importantissimo impiego, divenne in brieve
tempo così famoso, per la sodezza, et i stabilissimi fondamenti della Dottrina,
che insegnava, che si acquistò ben tosto appresso quella famosissima Accademia,
l’antonomastico titolo di Dottore Fondamentario. Mentre stava in questa
guisa leggendo, prima di essere
Maestro, più volte nelle Vacanze venne in Italia, e precisamente a Roma, ove,
come habbiamo scritto in più d’un luogo, ne gli anni scorsi, era tenuto da’
Padri di quella sua Provincia in tanta veneratione, et era da quelli in così
fatta guisa honorato, che ogni qual volta egli si ritrova presente in qualche
Capitolo Provinciale, quasi sempre per ordinario facevano per honorarlo, un
Compromesso nella di lui Persona, affinchè egli elegesse a beneplacito suo, per
Provinciale, chiunque si fosse; dandoli fermamente a credere (e non
s’ingannarono mai che un Religioso di così alto nascimento, e poi così dotto, e
così santo, non potesse fare elettione, che d’un ottimo Soggetto.
9 - Terminato ch’egli hebbe la Lettura sopra il Maestro
delle Sentenze, riuscì questa di tanto gradimento a que’ Sapientissimi Dottori,
che incontanente li diedero la Laurea Magistrale con applauso universale di
tutta quella famosa Sorbona. Essendosi poi divulgata per la Religione la
sudetta Lettura, parve, così al P. Generale (il quale in quel tempo era il B.
Clemente da Osimo) come a tutti i PP. più sapienti, che fosse così dotta, e
cosi fondata, che perciò radunati nel Capitolo Generale, che si celebrò in
Firenze l’anno di nostra salute 1287 fu da essi con pienezza di voti decretato,
che in tutta la nostra Religione fosse seguita da’ Studenti, così dell’Arti,
come della Sagra Teologia, la Dottrina del grand’Egidio: Honore, che non mi
ricordo d’haver letto, che sia mai stato fatto da verun’altr’Ordine ad
alcun’altro Dottore ancor vivente, per grande ch’egli si fosse.
10 - E per tornare a favellare
della stima grande, che tutta la Sorbona faceva del di lui alto Sapere, bastarà
il dire, che dovendo entrare nella sudetta Sorbona Filippo il Bello,
novellamente Coronato Re di Francia, di cui Egidio era stato Maestro, et a cui
anche dedicò il bellissimo Libro de
Regimine Principum, tutto che in quella sapientissima Università vi fossero
tanti insigni Letterati, ella però non seppe trovare fra quelli alcuno, che più
habile fosse ad orare nell’ingresso del sudetto Re, come il grand’Egidio, il
quale poi recitò davanti la Maestà Sua la bellissima Oratione in lode della
Giustitia, quale noi più sopra registrassimo sotto l’anno di Christo 1285.
11 - [V, p. 346] Si accrebbe poi anche in immenso la di lui stima,
non solo appresso quella famosa Accademia, ma anche in faccia di tutto il Mondo
Christiano, all’ora che, essendo stato divulgato un mal composto Libro da un
non so quale Teologastro, contro l’Angelica Dottrina del gran Tomaso d’Aquino
suo Maestro, egli ben tosto, impugnata la penna d’Oro, compose prestamente il
bellissimo Libro, quale intitolò: Defensorium
Doctrinae B. Thomae, etc. in cui con raro esempio di gratitudine, fece
conoscere quanto grande fosse l’amore, che portava al suo morto Maestro, e
quanto fosse ardente il zelo, che egli haveva, che intatta, et inviolata si
conservasse, con la dovuta e meritata riputatione una così Santa e Cattolica
Dottrina.
12 - Tornato a Roma, et essendo
indi a non molto, volata al Paradiso, per mezzo d’una beata Morte, l’Anima
grande del Santo Generale F. Clemente da Osimo nella Città d’Orvieto, fu poi il
nostro Egidio nel seguente Capitolo Generale, che si celebrò nell’insine
Monistero di S. Maria del Popolo nell’alma Roma, con pienezza di Voti, e e con
applauso universale, eletto Generale di tutto l’Ordine Agostiniano, quale poi
santamente governò per lo spatio d’un’intiero triennio, cioè dall’anno del
Signore 1292 fino al 1295 et è cosa certissima, che la Religione l’haverebbe
sempre confirmato nel sudetto Ufficio, fin che egli fosse vissuto; ma il
Dottissimo Pontefice Bonifacio Ottavo, che molto bene conosceva quanto grande
fosse la Santità e Dottrina di questo grand’huomo, quale appunto nel principio
del suo Pontificato sperimentata haveva in sua propria difesa per il dottissimo
Libro, che composto haveva de
Renunciatione Papae, lo volle honorare con la nobilissima Dignità
dell’Arcivescovo di Bourges in Francia, e col Primato della Provincia
d’Aquitania; e molti scrivono, che l’haverebbe creato, fuori d’ogni dubbio,
anche Cardinale di S. Chiesa, se quasi nello stesso tempo non fossero insorte
le perniciose gare fra esso, e la di lui Famiglia, le quali poi degenerarono in
aperte rotture di guerra, come pur troppo è noto al Mondo tutto, e noi
l’habbiamo ne’ suoi proprj luoghi ampiamente notato.
13 - Così dunque condecorato il nostro Santo Generale con
la Dignità di Arcivescovo, verso della sua Chiesa prese il camino, celebrando
però, prima di uscire d’Italia, il Capitolo Generale in Siena, ove fu eletto in
suo luogo il Vener. Servo di Dio F. Simone da Pistoia. Così poi proseguendo
felicemente l’intrapreso camino, giunse finalmente alla sua degna Metropoli; et
è ben da credere, che prima di giungervi, si portasse a Parigi a riverire la
Maestà del Re Filippo, da cui era svisceratamente amato, e per presentarli
altresì una Bolla Pontificia ad esso diretta in sua raccomandatione contro un
tale Giovanni da Savigno, che era stato destinato Arcivescovo della medesima
Chiesa da Celestino V come scrivono li Sammartani nel Tomo 4 della loro Gallia
Christiana a car. 180 tutto ciò costare nel Registro del Regio Tesoro, et in un
altro della Camera de’ Conti di Parigi del Computo della Regalia.
14 - Doppo havere poscia preso il pacifico possesso della
sua Chiesa col favore del detto Re, attese poi al governo di quella, con tanta
rettitudine, e carità, che felici si stimarono que’ Popoli fin tanto che
vissero sotto un così Dotto e Beato Prelato, il quale se ben stava con tutto
l’animo e lo spirito applicato al publico Bene, così spirituale, come temporale
di quella sua amata Gregia, nulladimeno non si scordò egli già mai della sua
cara Madre, la Religione Agostiniana; anzi che sempre procurò di benificiarla
ove egli puotè; attesochè mandò egli a Roma una ricca suppellettile di pretiosi
Arredi, per la Sagrestia e la Chiesa del nuovo [V, p. 347] Convento di S. Trifone, che hoggidì è per
appunto quell’insigne di S. Agostino; et alcuni anni appresso ottenne così dal
Pontefice, come dal Re Filippo, il Convento, che era stato de’ Cavalieri
Templarj nella sua Città di Bourges, mentre stava nel Concilio di Vienna, e vi
pose dentro li nostri Religiosi, li quali stavano fuori in una vicina
Solitudine, si come anche haveva alcun tempo prima ottenuto dal medesimo Re il
Convento insigne, che era già stato dell’Ordine estinto de’ Frati del Sacco,
chiamati ancora della Penitenza di Giesù Christo, che è quello, che pur anche
fino al giorno d’hoggi possiede la Religione in Parigi vicino al Ponte Nuovo
dirimpetto al Regio Palazzo del Loure.
15 - Insomma ne’ 22 anni, che
egli governò quella S. Chiesa, diede tali segni di Santità, che essendo
finalmente passato all’altra vita nel fine di quest’anno, cioè a’ 22 di
Decembre, fu piamente stimato da tutti essere passato dirittamente al Paradiso
a regnare, come Beato, eternamente con gli Angeli e con Dio. E di vero è egli
sempre stato tenuto, et honorato col titolo glorioso di Beato fin dal tempo
della sua santa Morte, non solo dalla nostra Religione, ma etiamdio da quasi
tutti gli Autori, fra quali in primo luogo uno è il B. Giordano di Sassonia,
che fu suo Coetaneo, e poi tutti gli altri passim,
e specialmente Ambrogio Coriolano, et il Ven. F. Alfonso d’Orosco, e Giacomo
Filippo da Bergamo, li quali non solo lo chiamano Beato, ma di vantaggio
dicono, che chiaro si rese per molti Miracoli. Successe la sua morte nella
Città d’Avignone, e credo io senz’altro nel nostro Monistero; e fu poi trasferito
il suo beato Cadavere nel nostro gran Convento di Parigi, nella cui Chiesa
ordinò egli prima di morire, d’essere seppellito. Sopra del di lui Sepolcro
poi, vi fu intagliato un nobile Epitaffio, il quale è questo, che siegue:
16 - Da questo nobile epitaffio, come costa, con
chiarissima evidenza, che il nostro Egidio non fu Francese, come scrive il
Gordoni, ma il Romano; e che fu egli quel gran Dottore, che scrisse tante
Opere, così di Filosofia, come di Teologia. Così all’incontro apparisse non
esser vero ciò, che notò nel Cattalogo degli Arcivescovi Bituricensi, e
precisamente nella Vita del nostro Egidio, Giovanni Chenù essere egli stato
creato Cardinale nell’Anno di Christo 1315, attesochè non v’era in quell’anno
nella Chiesa di Dio alcun Pontefice, che li potesse conferire quella
eminentissima Dignità, durando ancora la Sede Vacante. E se bene questo Beato
Servo di Dio sopravisse alcuni Mesi alla Creatione di Papa Giovanni XXII, da
cui molti altri Autori scrivono haver ricevuto l’honore della sagra Porpora,
ciò però non è certo, laonde pensano altri, con prudenza maggiore, che questa
Dignità li fosse bensì destinata dal mentovato Pontefice in un segreto
Concistoro, come sovente [V, p. 348]
costumavasi di fare in que’tempi, ma che poi saputasi quasi nello stesso
tempo la morte del Beato Arcivescovo, non fosse perciò publicata la di lui
segreta promotione al Cardinalato.
17 - E di vero se tal Dignità li fosse stata publicamente
conferita, quello che compose il di lui Sepolcrale Epitaffio, da noi più sopra
prodotto, non l’haverebbe, con biasimevole silentio, in verun conto supressa,
quando ben’anche li fosse giunta la Beretta doppo la morte; né il B. Giordano
di Sassonia, che visse nel suo Tempo, quando scrisse di lui, non l’haverebbe
tacciuta in alcuna maniera; si che se così communemente viene dagli altri
Autori acclamato per Cardinale, gli è, perché forsi, doppo la di lui morte, si
divulgò ciò, che habbiamo detto di
sopra, cioè che gli era stata destinata la Porpora, la quale certamente
haverebbe conseguita, se non fosse stato dalla morte prevenuto.
18 - Resta hora, che nel fine del Brieve Compendio della
Vita di questo gran Dottore registriamo il Catalogo delle sue Opere dottissime,
e sono queste:
Philosophica.
In Libros
Priorum Aristotelis.
In Libros
Posteriorum Aristotelis.
E questi ad istanza di Stefano Mauley Inglese.
In Topica
Aristotelis.
In Libros
Elencorum Sophysticorum, a petitione di Filippo, figlio di Guidone Conte di Fiandra.
In Artem
veterem.
De medio
Demostrationis Liber I.
In Libros
Rhetoricorum Aristotelis.
De diferentia
Ethicae, Politacae, et Rhetoricae, a F. Oliverio Domenicano.
In Librum de
bona Fortuna Commentarius.
In Libros Politicorum Commentaria.
In Libros 8
Pyisicorum expositio.
In Libros
Aristotelis de Generatione, et Corruptione Commentaria, cum quaestionibus in
eundem de Anima.
In Libros
Aristotelis Anima Commentaria, così richiesto da Giacomo Nobile Romano, e
Canonico di Roano.
In Parva
naturalia Aristotelis Commentaria.
In Librum de
Causis, Commentarius.
De materia
Coeli contra Averoem lib. I.
De Gradibus
formarum accidentalium lib. I.
De
Intentionibus in medio lib. I.
De formatione
humani Corporis in utero lib. I., stampato in Rimini l’anno 1626 appresso
Giovanni Simbenio.
In lib. Arist.
de Physionomia Commentarius.
Utrum sit dare
plura principia simpliciter prima.
De Esse, et
Essentia Theoremata XXII.
De
Purificatione intellectus possibilis.
In Libros XII Metaphysicorum Commentaria.
In eosdem
Libros Metaphysicorum quaestiones.
De Erroribus
Phylosophorum lib. I.
In Boetium de
Consolatione Phylosophica expositio.
Theologica
In Librum
Canticorum,
stampato in Roma appresso il sudetto Antonio.
In Epistolam
ad Romanos
stampato appresso il medesimo Antonio.
De defectu, et
deviatione malorum culpae, et peccatorum a Verbo lib. I. stampato come sopra.
De Corpore
Christi Theoremata 50 stampato come sopra.
De Charactere
lib. I.
stampato come sopra.
De Corpore
Christi Tractatus, così ricercato da Padroni, et Amici stampato come sopra.
[V,
p. 349] De Paradiso, Purgatorio, et Inferno,
stampato parimente in Roma appresso Antonio Blando.
De Articulis
Fidei, stampato
dal sudetto.
De Arca Noe, stampato dal sudetto.
De Peccato
Originali, stampato
dal sudetto.
DePraedestinatione
et Praescientia, stampato come sopra.
In Ius
Canonicum, de summa Trinitate et Fide Catholica firmiter, et super Decretalem,
cum Martha; de celebratione Missarum lib. 2, stampati dal sudetto.
Expositio
super Orationem Dominicalem, et Salutationem Angelicam, stampato dal sudetto.
De
Concessionibus rerum immobilium, quae a Regibus Ecclesiae fieri solent, stampato dal sudetto.
De
Renunciatione Papae, stampato dal sudetto.
Contra
Exemptos lib.
I, stampato dal sudetto.
De
Cognitionibus Angelorum, stampato dal sudetto.
De Motu
Angelorum.
De
Compositione Angelorum.
De Loco
Angelorum Quaestiones.
De Mensura
Angelorum.
In Primum,
Secundum et Tertium Sententiarum, stampati in Roma appresso Alessandro Zanetti l’anno
1623.
In Quartum
Sententiarum.
In totum
Canonem Bibliae, et sufficientiam Librorum Sacrae Scripturae Lib. 2.
In omnes
Epistolas D. Pauli.
In Epistolas
Canonicas incepta Commentaria.
InEvangelium
Ioannis lib.
2.
In Illud
Canonicae Ioanne, quod est in Mundo lib. I.
Contra
Expositionem Petri Ioannis de Narbona super Apocalipsim, per commissione di Bonifacio
VIII.
Defensorium
contra impugnates S. Thomam Aquinatem, stampato in Colonia l’anno 1626 e nuovamente in
Napoli.
Contra
Haereticos Volumen unum.
Compendium
Theologicae veritatis.
De subiecto
Theologiae lib. unus.
De Gradibus
formarum lib. tres.
De Esse, et
Essentia seu de primo principio quaest. 13.
De
Resurrectione Mortuorum quaestiones septem, Parisijs disputatae.
De Rationibus
Seminalibus lib. 2.
De Divina
influentia in Beatos lib. I.
De
Ecclesiastica potestate lib. 3.
De Excellentia
Summi Pontificatus.
De Gratiarum
actione lib.
2 ad Bonifacium VIII.
Isagoge, seu
introductio Christianae fidei, al Re di Armenia, per comandamento del Pontefice.
De Laudibus
Divinae Sapientiae lib. I.
Quodlibeta
sex.
Sermones
solemnes ad Clerum.
Sermones alij,
et Epistolae.
Oratio in
Philippi Pulcri Galliarum Regis Coronatione.
Et
altri molti, che manoscritti stanno nascosti in varie Biblioteche così
dell’Ordine nostro, come d’altri, attesochè, doppo il grande Agostino, non v’è
mai stato alcun’altro Autore dell’Ordine nostro, per sentenza del Sabellico nel
Tomo 2, della settima Eneade al libro nono, che habbia scritto Opere in maggior
numero, né con maggior diligenza di questo Sapientissimo Dottore.
19 - Poco doppo l’Assuntione al Sommo Pontificato di
Giovaani XXII havendo il nostro Generale Alessandro da S. Elpidio ricevute
molte querele da’ Padri della nostra Provincia d’Ungheria, la quale in questo
tempo era molto florida contro molti di quelle parti, che li molestavano,
riccorse per tanto il buon Prelato a’ piedi del Santo Pontefice, al quale
rappresentò con ogni più viva espressione la necessità grande, che havevano
que’ poveri Religiosi d’essere dalla Santità Sua protetti, e difesi; per la
qual cosa, mosso a pietà il buon Pontefice, spedì ben tosto una Bolla diretta
all’Arcivescovo di Strigonia, [V, p. 350] et a’ Vescovi, di Cinque Chiese, e
di Vacia, nella quale li comandò, che dovessero con la loro autorità difendere
dalle molestie de’ Malviventi i Religiosi Agostiniani di quel fioritissimo
Regno, dandole in ciò tutta la sua autorità. Fu data questa Bolla in Avignone
nell’anno primo del suo Pontificato; non assegniamo il giorno della data, come
né meno la bolla istessa, posciachè conservandosi questa nell’Archivio del
Monistero nostro di S. Tomaso di Bruna nella Moravia, non ne habbiamo potuto
ottenere la copia. Riferisce però Felice Milensio nostro nel suo Alfabeto
Germanico Agostiniano d’haverla veduta, e letta, mentre era Commissario, e
Visitatore Generale Apostolico di tutte le Provincie della Germania, e di tutto
ciò ne fa anche mentione l’Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano a
carte 414.
20 - Havendo il Generale Alessandro da Sant’Elpidio
richiesta facoltà, e licenza al Pontefice Clemente V di fondare alcuni Conventi
in certe parti a noi ignote, et ottenutala in numero assai minore di quello,
che richiesto haveva; essendo poi morto il detto Pontefice, e creato il nuovo,
cioè Giovanni XXII, si risolse di dar nuovo Memoriale al detto Pontefice, per
ottenere da esso quel numero, che non haveva potuto impetrare dal suo
Antecessore, e ben l’indovinò, imperciochè essendo Giovanni grandemente
affettionato all’Ordine nostro, li concesse gratiosamente, che potesse fondare
a beneplacito suo, dieci Monisteri in qual si voglia parte, non ostante la
proibitione di Bonifacio VIII con tutte l’altre clausole, e circostanze solite
da porsi in simili licenze; gli è ben vero però, che nel numero sudetto delli
dieci Conventi, vuole che si computasse il numero di quelli, che concessi gli
haveva Clemente V. La Bolla poi di questa gratiosa Concessione, fu data in
Avignone a’ 26 di Decembre nell’anno primo del suo Pontificato, la copia della
quale autentica, si conserva, nell’Archivio del Convento di S. Agostino di
Fossombrone, et è questa, che siegue:
Ioannes
Episcopus Servus Servorum Dei.
21 – Dilectis
filijs
Priori Generali, et Fratribus Ordinis Eremitarum S. Augustini salutem, et
Apostolicam Benedictionem. Quia vestra potissime versatur intentio circa cultum
Divini Nominis ampliandum, in quo vestra devotio, sinceritas, et sincera
devotio iugiter delectantur. Nos huiusmodi vestrum pium expositum favorabiliter
prosequentes, illa vobis libenter concedimus, per quae ad Dei laudem, et
gloriam huiusmodi propositum ad efficacem effectum dextera. Domini vobis, et
intentio propitia perducatur. Oblata siquidem nobis vestrae petitionis series
continebat; ut vobis recipiendi de novo aliqua loca ad opus vestri Ordinis, ubi
vobis expeditius videretur, usque ad illum numerum, iuxta vestrae dispositionis
exhibitum moderandum, licentiam Auctoritate Apostolica concedere dignaremur.
Nos itaque ad vos, et Ordinem vestrum maxime gerentes charitatis affectum, ut
in quibusvis partibus iuxta vestrae dispositionis arbitrium decem Loca de novo,
computatis illis, quae restant vigore gratiae a felicis recordationis Clemente
Papa V praedecessore nostro vobis concessae de recipiendis de novo certis Locis
in certis Regionibus et Terris, Constitutione piae memoriae Bonifacij Papae
VIII praedecessoris nostri super Locis a Religiosis Ordinum Mendicantium absque
Sanctae Sedis Apostolicae de novo non recipiendis, edita, non obstante recipere
valeatis, authoritate vobis praesentium indulgemus. Nulli ergo omnino hominum,
etc. Dat. Avenione 6 Kalen. Januarij, Pont. Nostri Anno primo.
22 - [V, p. 351] Se bene il nostro eruditissimo Angelo Rocca da
Camerino Vescovo di Tagaste, che fu Sagrista di tre Pontefici, nella sua
Cronistoria de’ Sagristi dell’Apostolico Palazzo, e con esso lui Andrea
Gelsomini Vescovo d’Ascoli in Puglia, et alcuni altri Autori di nostra
Religione, tengono per costante, che il primo Religioso nostro, che fosse
assonto alla nobilissima Carica di Sagrista Pontificio, fosse per appunto il B.
Agostino Novello, quale dicono havere ricevuta la sudetta Dignità da Papa
Nicola IV nell’anno del Signore 1288, a cui Poscia soggiungono essere succeduto
F. Giacomo da Camerino, il quale perserverò poi nel detto Ufficio fino a questo
tempo. S’ingannano però questi Autori, per altro molto accreditati, per
sentenza commune di tutti gli altri Scrittori; attesochè questi due Soggetti,
che essi stimano essere stati Sagristi, non furono più che Penitentieri
Apostolici.
23 - In quest’anno si, che fu la nostra Religione
honorata con questa insigne carica dal Sommo Pontefice Regnante Giovanni XII
nella persona di un dottissimo Maestro della Provincia d’Aquitania figlio del
Convento di Limoges, per nome Giovanni, quale non solo hebbe l’honore di
Sagrista, ma di vantaggio ancora quello di Confessore della Santità sua, e di
Bibliotecario Apostolico; e questi tre nobililissimi impieghi, furono da esso
esercitati per lo spatio d’anni 30, e così poi passarono questi tre Uffici negli
altri Sagristi fino al tempo di Sisto IV il quale li levò la custodia della
Libraria, e la diede a Battista Platina.
24 - Ma già che siamo entrati a favellare di questo primo
Sagrista Confessore, e Bibliotecario Apostolico, ci giova di quivi registrare
anticipatamente il succinto Cattalogo di tutti li Sagristi Agostiniani, che da
questo tempo fino a questa nostra età, hanno servita, senza quasi alcuno
interrompimento, con ogni fedeltà, la Santa Sede Apostolica il primo dunque fu F. Giovanni sudetto da Limoges,
il quale, come habbiamo detto, servì ne’ detti Ufficj fino all’anno 1346, in
cui essendo morto, li fu da Clemente VI dato per sucessore F. Raimondo d’Acono, il quale fu poi creato
Vescovo Foroiuliense, e poi appresso, Appamiense, finalmente doppo haver
serviti tre Pontefici, cioè Clemente VI, Innocenso VI et Urbano V fatto
decrepito, se né passò a morire nella sua Chiesa d’Appamia; in luogo poi di
questo, fu sostituito da Urbano V come scrivono alcuni F.
Pietro d’Appamia, che fu poi creato primo Vescovo di Monte Fiascone; et
a questo successe F. Pietro d’Amelio da Brenaco,
figlio del Convento di Limoso nella Provincia di Narbona, il quale servì
quattro Pontefici, cioè Urbano V nel fine, Gregorio XI, Urbano VI, e Bonifacio
IX nel principio. Fu prima creato Vescovo di Sinigaglia, e poi appresso Vescovo
di Taranto, Patriarca di Grado, et anche di Alessandria. A questo poi fu da
Bonifacio IX dato per successore F. Pietro
Affalbiti da Limoges, il quale fu Vescovo Olorense, e poi Elettense, e
finalmente Appamiense; questo insigne Prelato servì nelli tre sudetti Ufficj
sette Sommi Pontefici per lo spatio quasi di 40 anni; e questi furono Bonifacio
IX, Innocentio VII, Gregorio XII, Alessandro V, Giovanni XIII, Martino V, et
Eugenio IV. In fine poi divenuto decrepito, andò a morire nella sua Chiesa
d’Appamia. Hebbe questi per sucessore F. Rodolfo da
Città di Castello, diferente da quell’altro Rodolfo, che fu mandato
sotto l’anno 1366 da Urbano V Nuncio Apostolico a Caloianni Imperatore di
Costantinopoli per l’unione delle due Chiese Latina e Greca; questo servì
quattro Pontefici, cioè Eugenio IV, Nicola V, Calisto III, e Pio II; fu Vescovo
di Città di Castello; [V, p. 352] li fu sostituito in suo luogo dal
Pontefice Pio II F. Giovanni da Città di Castello,
Nipote di Rodolfo per parte della Sorella; fu questo doppo la morte del Zio,
Vescovo di Città di Castello, e poi di Massa; e servì Pio II, Paolo II e Sisto
IV a questo poi successe F. Gio. Paolo Bosio, il quale fu creato Abbate di S. Sebastiano
fuori delle mura di Roma, e ciò con peso di prendere, come fece, l’Habito
Cisterciense, nel quale proseguì ad esercitare l’Ufficio suddetto fin che
visse, senza pregiuditio però dell’Ordine nostro, come, con un’ampia Bolla,
dichiarò Alessandro VI data in Roma appresso S. Pietro l’anno 1497 quale nel
suo tempo, a Dio piacendo, produrremo. Fu questo Religioso Milanese della
Congregatione di Lombardia; servì tre Pontefici, cioè Sisto IV, Innocentio VIII
e Alessandro VI; doppo la di cui morte, che successe nell’anno del 1501 fu
dallo stesso Alessandro in suo luogo sostituito, F. Agostino da Città di Castello, il quale visse
in questo nobile impiego intorno a due anni, cioè fino all’anno 1503 in cui
morì a dì 30 d’Aprile, et hebbe per successore F.
Zaccaria da Savona, eletto da Giulio II nell’anno 1504, non facendo
alcun caso di un certo Ventura Vesc. Di Massa, che in questo tempo stava
prigione, et era stato intruso in questo Ufficio nella passata Vacante. Morto
Zaccaria, indi a due Mesi li fu sostituto, F. Nicola Foresio da Acquapendente, dallo stesso
Giulio II havendo già rinunciata ogni sua pretensione il mentovato Ventura.
Fu poi creato Arcivescovo di Durazzo,
et essendo morto sotto lo stesso Giulio l’anno 1507, li fu dato per successore F. Gabrielle Mascioli
d’Ancona, il quale fu subito creato anch’egli Arcivescovo di Durazzo, e
poi appresso Vescovo di Castro; visse fino all’anno del 1534 e servì quattro
Pontefici, cioè, Giulio II, Leone X, Adriano VI e Clemente VII; hebbe poi doppo
la morte per successore F.
Alonso Olva da Acquapendente, il quale fu creato Vescovo di Bovino, e
poi alcun tempo doppo Arcivescovo d’Amalfi nel Regno di Napoli, essendo morto
indi a dieci anni, fu da Paolo III di cui era stato Sagrista, sostituito in suo
luogo F. Gio. Giacomo Barba Napolitano, che fu
poi creato da Paolo III istesso prima Vescovo di Terramo in Abruzzo, e poi di
Terni nell’Umbria. Servì cinque Pontefici, cioè, Paolo III, Giulio III,
Marcello II, Paolo IV e Pio IV e morto che fu nell’anno 1564, hebbe successore F. Aegidio Valenti da Pesaro,
che fu Vescovo di Nepe e Sutri, e servì Pio IV e Pio V a cui poscia nel 1568 fu
dal B. Pio V dato per successore F. Gioseffo
Panfilo Veronese, che fu poi creato dallo
stesso Pontefice Vescovo di Segni; alla qual Chiesa essendo stato mandato da
Gregorio XIII doppo haver servito esso, e Pio V l’anno 1574, vide nello stesso
anno solevato al suo nobil posto F. Agostino della
Molara da Fivizzano, il quale fu creato Commendatore di S. Spirito, e
doppo havere servito in qualità di Sagrista cinque Pontefici, cioè Gregorio
XIII, Sisto V, Urbano VII, Gregorio XIV, Innocentio IX e Clemente VIII, alla
perfine santamente morendo l’anno l’anno 1595, hebbe per successore F. Angelo Rocca da Camerino, Autore di molte
Opere, e Fondatore della nostra Libraria Angelica di Roma; servì tre Pontefici,
cioè Clemente VIII, Leone XI, e Paolo V, e fu Vescovo di Tagaste, a cui
successe F. Gio. Battista Asti Genovese, che
fu Generale dell’Ordine, e creato Vescovo di Tagaste, il quale essendo morto
nell’istesso anno 1620 in cui fu creato Vescovo e Sagrista, et in suo luogo fu
sostituito [V,
p. 353] F.
Gio. Vincenzo Spinola pure Genovese, che fu anch’egli creato Vescovo di
Tagaste, e poi appresso nell’anno 1623 Vescovo di Brugneto nella Liguria; servì
Paolo V e Gregorio XV hebbe successore F. Fulgentio
Gallucci Generale, che fu subito creato Vescovo di Tagaste, e poi di
Boiano; servì Gregori XV et Urbano VIII successe a questo F. Fortunato da Fano
insigne Letterato, fu semplice Prelato, e li successe F.
Tadeo Altino da Camerino, e fu Vescovo di Porfirio, servì due Pontefici
Urbano VIII et Innocenzo X e fu creato appresso Vescovo di Cività Castellana,
ed Orti; vive in quest’anno del 1678, li fu dato per successore F. Ambrogio Landucci
Nobile Senese, fu Vescovo di Porfirio, e servì Alessandro VII e Clemente IX e
doppo la sua morte fu sostituito F. Gioseffo Eusanj
Aquilano gran Letterato, il quale fu creato Vescovo di Elenopoli, e poi di
Porfirio, ha servito Clemente IX e Clemente X, da cui ottenne grandissime
Gratie per la nostra Religione, essendo molto amato per la sua gran bontà, e
sapere dalla Santità Sua, da cui fu ancor dichiarato suo Confessore, Ufficio,
che da molto tempo in qua, si conferiva ad altri Soggetti fuori della nostra
Religione; et hora serve il Santiss. Innocenxo XI.
25 - Fu parimente in quest’anno mandato Ambasciatore alla
Città di Trevigi da Guecello di Camino, Signore della Città di Feltro, un
nostro Religioso molto qualificato, per nome F. Nicola figlio del Monistero
nostro della medesima Città; per quali affari poi fosse il detto Religioso
inviato Ambasciatore alla sudetta Città di Trevigi, non lo potiamo dire, perché
né meno lo dice Gio. Bonifacio nel libro 6 dell’Historie di Trevigi a carte
367, ove registra semplicemente la detta Ambasciata.
26 - Li Padri nostri del Convento
di S. Agostino, che era fuori della Città di Todi, antico quasi d’un Secolo
intiero, bramando di trasferirsi dentro della detta Città, per havere commodo
maggiore di attendere alla spirituale cultura di quel Popolo, e conoscendo, che
la Chiesa Parocchiale di Santa Prassede, che era Iuspatronato della Chiesa
Cattedrale della detta Città, sarebbe stata molto proportionata per fondarvi
appresso il loro nuovo Convento; deliberarono per tanto di presentare un
Memoriale, così al Vescovo, che era in questo tempo Nicolò Armati, già Canonico
della Cattedrale di Roano in Francia, et al suo Capitolo, come anche a gli
Huomini della detta Parochia, per impetrare da essi la mentovata Chiesa; e mi
persuado, che il detto Memoriale fosse presentato a sudetti Signori, dal
Priore, e dal B. Simone Rinalducci della detta Patria, il quale era Sindico, e
per la sua Santità e dottrina era universalmente da tutti in sommo grado amato
e stimato. Laonde non così tosto hebbero questi chiesta la gratia, che li fu
gratiosamente datutti rispettivamente concessa con varj patti, quali ampiamente
si leggono distesi nell’istromento della detta Concessione; fra quali uno fu,
che la Parochia fosse amministrata da un Capellano della Cattedrale, e che
tutte l’Entrate e Beni stabili della detta Chiesa, s’incorporassero alli Beni
della mentovata Cattedrale. Ma diamo hoggimai la copia del detto Istromento
rogato per Francesco di Giovanni da Todi Notaio, quale si conserva tutta via
nel sudetto nostro Monistero di Santa Prassede, et è questo, che siegue:
27 - In Nomine Domini Amen. Anno Domini millesimo
trecentesimo sextodecimo, Indict. 14, tempore D. Ioannis Papae XXII die Iovis
nona Mensis Decembris. Viri providi, et Sapientes, Dominus Franciscus Domini
Salomonis, Dominus Petrus, et Dominus Fonte, sive Cellus, Canonici Tudertini,
habentes commissionem, [V, p. 354] licentiam, potestatem, et
auctoritatem a Capitulo Ecclesiae Tudertinae in scriptis, sicut dicunt constare
Instrumento scripto manu Ioannis Bartoli Notarij de Tuderto, ipso Ioanne Notario
ibi praesente, et hoc similiter afferente. Ad quod Capitulum Ecclesiae Sanctae
Praxedis de Tuderto in spiritualibus, et temporalibus pleno Iure dignoscitur
pertinere, necnon discreti Viri Giuriscellus Massuccij Sabbae, et Corradus
Angelani Procuratores, et speciales nuncij Parochianorum Ecclesiae Sanctae
Praxedis praedictae testantes sicut asserunt Instrumento scripto manu Guilelmi
Ranerij Notarij de Tuderto, cum diligenti, et solemni tractatu, et
deliberatione considerantes, quod Deo, et dictae Ecclesiae Sanctae Praxedis
solemniter, et magis continue servietur in Divinis per Religiosos Viros
Fratres, et Conventum Loci Sancti Augustini de Tuderto, quam per unum
Capellanum, qui ipsam Ecclesiam regere consuevit, et quod per ipsos Fratres
ipsa Capella Sanctae Praxedis melius gubernabitur, et regetur quam per ipsum
unicum Capellanum. Et quia dicta maior Ecclesia plus percipiet commodi
temporalis, et consequenter de Possessionibus omnibus ipsi Ecclesiae Sanctae
Praxedis sibi retinendis, et alijs dandis per dictos Religiosos pro
recompensatione temporalium, quae perceperit de omnibus temporalibus, quae
percipiebat, et percipere consueverat a Capella dictae Ecclesiae Sanctae
Praxedis eorum Rector, tam praedicta maior Ecclesia, quam Capella eius
regimini, et Populo, seu Parochianis eidem sponte, et ex certa scientia
existentes in praesentia Venerabilis Patris Domini Nicolai Dei gratia Episcopi
Tudertini, et cum eiusdem Domini Episcopi consensu, auctoritate, et Decreto,
per se suosque successores nomine, et vice ipsius Capituli, et dictae Ecclesiae
dederunt, et donaverunt pure, libere, ac simpliciter, pleno Iure, donationis
titulo irrevocabiliter, inter vivos, Religioso, et provido, Viro Fratri Simoni
Rinaldutij de Tuderto dicti Ordinis Sancti Augustini Syndico, Procuratori, et
speciali nuncio praedicti Conventus, pro dicto Conventu recipienti, et
solemniter stipulanti, et pro successoribus eorum dictam Capellam, seu
Ecclesiam Sanctae Praxedis, cum omni Iure, quod habent in ipsa Ecclesia, tam
praesentationem, confirmationem, et ordinationem, quam circa omnia spiritualia,
et spiritualibus annexa Ecclesiae supradictae, cum Dominibus, Claustro, et
rebus contiguis Loco dictae Ecclesiae ad habendum, tenendum, et possidendum, et
omnia faciendum, quae ipsis Conventui, et Syndico placuerint. Reservata dicto
Capitulo Tudertino Cura Parochiae dictae Ecclesiae Sanctae Praxedis, ut in ipsa
possit ipsum Capitulum ponere, et ordinare unum Capellanum ex Capellanis dictae
Ecclesiae Tudertinae, qui ipsam Parochiam regat, et Parochianis eiusdem
Ecclesiae, cum necessitas fuerit, ministret Ecclesiastica Sacramenta; et
reservatis dictae Ecclesiae Tudertinae, seu Canonicae Possessionibus, quas nunc
habet, et possidet dicta Ecclesia Sanctae Praxedis, quas quidem Possessiones ex
nunc praedicti Canonici aggregant, et uniunt alijs Possessionibus dictae
Ecclesiae Tudertinae, et volunt ipsas esse unitas, aggregatas, et attributas ex
nunc Ecclesiae, seu Canonicae supradictae, constituentes se dictam Ecclesiam,
Domos, Claustra, res, et pertinentias ipsi Ecclesiae nomine dicti Conventus, et
Syndici possidere, donec Possessionem ipsorum caeperint Corporalem, quam
capiendi, et retinendi eidem Syndico plenam potestatem, et licentiam
concesserunt. Ponentes ipsum Syndicum vice, et nomine dicti Conventus in locum,
et privilegium ipsius Capituli, et Eclesiae Tudertinae. Et constituentes ipsum
Syndicum in praedictis Procuratorem in rem suam, ita quod nomine dicti
Conventus possit agere defendere, et se tueri, et omnia facere in Iudicio, [V, p. 355] et
extra quae facere possunt Procurator, et Capitulum dictae Ecclesiae Tudertinae,
et Rector, et Parochiani dictae Ecclesiae Sanctae Praxedis pro rebus super
concessis dicto Syndico, ut super declaratis. Et promiserunt de dictis rebus
concessis eidem Syndico, seu Conventui nullam litem, vel quaestionem movere,
vel moventi consentire, sed ipsas res, et quamlibet ipsarum eidem Syndico, et
Conventui defendere, ac terminare, et disbrigare in pace, et quiete ponere ab
omni onere, Collegio, et Universitate omnibus sumptibus, et expensis ipsius
Capituli, et vaquam, liberam, et absolutam Possessionem ipsarum rerum
concessarum eidem Syndico tradere ad ipsius Syndici petitionem, et voluntatem.
Renunciantes exceptioni non sanctae donationis, et concessionis rerum
praedictarum, necnon sic gestae doli, mali conductoris, et debiti, et ob
causam, et omnibus alijs exceptionibus, et iuris auxilijs eis, et dicto
Capitulo competentibus, et competituris, quibus uti contra ipsos Syndicum, et
Conventum non praesument, nec petent dictam donationem revocari ratione, vel
occasione alicuius ingratitudinis, vel iniustae Donationis, vel alia ratione,
vel causa, sed ipsam omni tempore ratam, et firmam habere atque tenere, et
contra illam aliquomodo facere, vel venire sub hypotheca bonorum omnium dictae
Ecclesiae Tudertinae, et omnia damna, expensae, et interesse litis, et … (sic!) quae, et quas ipse Syndicus, vel Conventus
dederint, fecerint, substinuerint, vel passi fuerint pro praedictis omnibus, et
singulis observandis eidem Syndico reficere, recompensare promiserunt; de
quibus damnis, expensis, et interesse promiserunt stare eidem legalitati, et
simplici verbo dicti Syndici, sine Iuramento, et alijs probationibus. Praedicta
quidem omnia, et singula promiserunt Canonici supradicti, et Syndici, et Procuratores
ipsorum Parochianorum Ecclesiae Sanctae Praxedis praedictae nomine dictorum
Capituli, et Parochianorum supradicto Syndico, ut supra pro dicto Conventu
stipulanti, et recipienti stipulatione solemni attendere, et observare, facere,
et adimpere, et in nullo contravenire sub obligatione bonorum omnium dicti
Capituli, et Parochianorum Ecclesiae supradictae, et sub poena mille librarum
denariorum … (sic!) quam poenam eidem
Syndico, ut super stipulanti dare, et solvere promiserunt, toties, quoties contrafecerint
in praedictis, vel aliquo praedictorum, quae poena toties committitur, et exigi
possit, quoties per ipsos Capitulum, et Procuratores, vel aliquem ex ipsis
Capitulo, et Parochianis in praemissis, vel aliquo praemissorum fiunt,
contrafaciunt, qua poena soluta, et exacta, vel non, etc. praedicta omnia, et
singula plenam obtineant roboris firmitatem. Haec acta sunt in Choro maioris
Ecclesiae Tudertinae coram provido Viro Raynaldo Procuratore Sanctae Mariae de
Spello Vicario Domini Episcopi, Cello Galgani, Gerardello Domini Oddonis,
Rinaldutio Gualterij, Ugolino Ranerij Notario, Marco Bartolelli Ioannis de
Tuderto, et Lello Petri testibus praedictis rogatis, etc. Ego Franciscus Domini
Ioannis de Tuderto Imperiali auctoritate Notarius praedictis interfui, eaque
scripsi, et publicavi rogatus, etc.
28 - Non ha dubbio alcuno, che
per fare questa Traslatione dal Convento vecchio di S. Agostino, che era fuori
della Città, al nuovo di Santa Prassede dentro di quella, vi fu necessaria la
licenza della S. Sede, quale certamente dovettero que’ Padri ottenere dal
Pontefice Giovanni XII il quale era stato creato Papa in quest’anno medesimo;
ma hoggidì la Bolla di questa licenza più non si ritrova in quel Monistero,
perché se vi fosse ci sarebbe stata inviata insieme col soprascritto
Istromento. Hor sia come si voglia, una Copia di certo se ne conserva
nell’Archivio del Vaticano. [V, p. 356] Dobbiamo in fine soggiungere, che
se bene li sudetti Padri di Todi si partirono dal Convento vecchio di S.
Agostino, non l’abbandonarono però totalmente, attesochè nella relatione dataci
dal Priore di quel Convento, si dice, che ritrovavasi ancora in piedi nell’anno
del 1590, et era posseduto dalla Religione, e nel detto anno Maestro F. Angelo
degli Angeli da Todi, Priore del Convento, propose a’ Padri la Restauratione
del sudetto Convento vecchio di S. Agostino, e fu passata da detti Padri, che
erano dieci, li quali tutti si sottoscrissero alla detta proposta; la quale poi
anche fu in quell’anno medesimo confirmata dal Provinciale Maestro F. Girolamo
da Rieti, e poi anche in Roma dal Cardinale Gregorio Petrochini da Montelparo,
il quale, benchè Cardinale, proseguiva tuttavia nel posto di Generale di tutto
l’Ordine, gli è ben vero però, che la sudetta proposta con tutte l’accennate solennità,
non hebbe poi alcuno effetto.