Tomo V
Anni
di Cristo 1312 - della Religione 926
1 - [V, p. 328] In quest’anno del Signore 1312 si diede fine al
Concilio di Vienna, con la distruttione dell’Ordine de’ Cavalieri Templarj.
Enrico VII fu Coronato in Roma con la Corona d’oro da due Cardinali, a tale
effetto mandati in Roma dal Pontefice Clemente V. Ferdinando IV Re di
Castiglia, havendo condannato a morte per sospetto di fellonia, due Signori
Fratelli della prima Nobiltà del suo Regno innocenti, fu da essi nel punto del
morire citato al Divino Giudicio in termine di 30 giorni, per dovere render
conto d’una tanta ingiustitia; et in effetto nell’ultimo giorno del detto
termine, essendosi ritirato doppo il Pranso a dormire, fu poco appresso
ritrovato morto in letto in età di 24 anni; laonde vien chiamato da’ Spagnuoli:
D. Fernando el Emplazzados, che vuol dire D. Ferdinando il citato. A
questo Re, tutto che morisse così giovine, si conosce molto obligata la nostra
Religione per le gratie singolari, che concesse, mentre visse, a molti
Monisteri nostri del suo Regno, ma in fatti fa di mestieri, che i Re, et i
Prencipi vadino lenti nel proferire le sentenze di Morte, e nulla operino senza
gran consiglio, giusta l’Oracolo Divino, che dice nel Salmo secondo: Et nunc
Reges intelligite erudimini, qui iudicatis Terram.
2 - Accennassimo già nell’anno scorso del Generale
Giacomo da Orti; vero è, che non potessimo registrare né il tempo, né il luogo
preciso della detta morte, solo gli è certo, che non morì prima del giorno 25
di Giugno, attesochè nel detto giorno egli si ritrovava in Norsia, come
habbiamo dimostrato nell’ultimo numero dell’anno scorso; e forse fu colà di
passaggio, mentre andava al Concilio di Vienna in Savoia, ove era stato poco
dianzi, con sua Bolla espressa, chiamato dal Papa. In quest’anno dunque si
celebrò il Capitolo Generale nel Monistero nostro della Santissima Trinità di
Viterbo nel quale a 14 di Maggio fu eletto, con universale applauso, Generale
di tutto l’Ordine [V, p. 329] Maestro Alessandro da S. Elpidio
Teologo insigne, famoso Predicatore, e gran difensore della potestà
Ecclesiastica e Pontificia.
3 - Fu creato in quest’anno dal Sommo Pontefice
Clemente V Vescovo dell’Aquila, nobilissima Metropoli della Provincia
d’Abruzzo, F. Filippo da Lucca nostro insigne Teologo, il quale poi governò
quella S. Chiesa lo spatio di quindici anni con gran prudenza e rettitudine; e
perché la Cattedrale per la sua antichità minacciava ruina, con animo generoso
tutta la rifece di nuovo.
4 - Scrive altresì il nostro Crusenio nella terza parte
del suo Monastico Agostiniano al cap. 12, a carte 147, che in quest’anno
medesimo fu assonto all’Arcivescovato di Strigonia nel Regno d’Ungheria, F.
Stefano Foresti, quale stima il Ven. Servo di Dio F. Alfonso d’Orosco essere
stato Unghero di natione; e dice, che fu anche Patriarca di Gierusalemme, e scrisse sopra il Maestro
delle Sentenze, e che divolgò altresì molti Sermoni eleganti, vedasi la di lui
brieve Cronica Agostiniana; soggiunge il Crusenio, che governò la sudetta
Metropoli di Strigonia per lo spatio di ben 20 anni intieri.
5 - Giacomo Secondo Re di Aragona, come ad imitatione
del suo grand’Avo Giacomo Primo, detto il Debellatore, era gran divoto del
nostro Padre S. Agostino, e della sua Eremitana Religione, così volle in
quest’anno dimostrare un segno ben grande della sua divotione verso il sudetto
Santo Dottore; e fu d’istituire una Confraternità col suo Santo Nome nel nostro
Convento, e Chiesa d’Alzira, la quale era già stata dotata, et arricchita con
molte Rendite, Benefici e Iuspatronati. Come poi prendesse appresso per Avocato
ancora S. Lorenzo, e si avanzasse altresì in maggiori ricchezze, lo diremo
sotto l’anno del Signore 1385 nel Tomo 6, se così sarà la volontàdi Dio.
6 - Anche il nostro B. Teobaldo Vescovo di Verona in
quest’anno medesimo per espresso comando d’Enrico VII Imperatore, diede
l’Investitura del Feudo Regio antico della Decima di Gevio a Michele, et a
Bonaventura figli d’Alberto della nobil Casa della Corte, come evidentemente
appare per un publico Istromento rogato per Quinzano de’ Quinzani Notaio, che
si conserva nella Cancellaria della Cattedrale di Verona, tanto scrive, e
testifica il nostro Errera nel Tomo 2 del suo Alfabeto Agostiniano a car. 436,
e prima di lui più ampiamente lo notò nelle sue Historie di Verona Girolamo
della Corte, Rampollo ben degno della medesima illustrissima Famiglia.
7 - La nobilissima Città di Alessandria detta della
Paglia (fondata già dalle Città confederate di Lombardia in honore del gran
Pontefice Alessandro III ad onta, e dispetto di Federico Primo Imperatore,
chiamato Barbarossa, implacabile nemico e persecutore del medesimo Pontefice)
bramando d’havere per Podestà, o Governatore un Cittadino di questa nostra
Patria di Bologna, spedì per tale effetto per suo Ambasciatore a questo
Pubblico, un nostro Religioso di gran dottrina e talento, per nome Manfredo, il
quale era Cittadino della sudetta Città di Alessandria, così per appunto
riferisce il nostro erudito Historico di Bologna Maestro F. Cherubino
Ghirardacci, Religioso anch’egli dell’Ordine nostro, nel lib. 17 alla pagina
558 del primo Tomo; ciò che poi conseguisse con la sudetta Ambascieria il
mentovato F. Manfredo, non lo dice il detto Autore.
8 - Lasciassimo scritto, e notato nell’anno
antecedente, che la Regina Donna Maria di Castiglia donò nel detto anno alcune
sue Case, [V,
p. 330] che haveva in Toledo a D. Gonzalo Ruiz, ad effetto, che di
quelle facesse un Monistero per l’Ordine di S. Agostino, o pure un’Ospitale per
i Poveri, o altra simile Opera pia, e producessimo altresì il Diploma Reale della
detta Donatione. Hor havendo determinato il sudetto D. Gonzalo, il quale era
divotissimo de’ nostri Padri, che stavano fuori della Città nel Convento
vecchio di S. Stefano, detto della Solaniglia, vicino al Tago, di donare le
dette Case a que’ Religiosi, affinchè ivi trasferissero la loro Communità, che
con gran scommodo e poca sanità, ivi dimorava; palesatoli il suo pensiere, e
donatoli le dette Case, gli ne diede altresì il possesso. Ma perché, per fare
la detta traslatione, vi era necessaria la licenza della S. Sede Apostolica,
spedirono per tanto que’ Padri un Religioso di buon talento alla Romana Corte,
la quale in questo tempo nel Concilio Generale di Vienna ritrovavasi nella
Savoia, et havendo quegli esposto al Santo Padre il bisogno del suo Monistero,
ne ottenne ben tosto la bramata licenza espressa in una Bolla data nella stessa
Città di Vienna alli 7 di Marzo nell’anno 7 del suo Pontificato, e si conserva
nell’Archivio del detto Convento di Toledo, il cui tenore è il seguente.
Clemens
Episcopus Servus Servorum Dei.
9 - Dilectis Filijs …Priori, et Fratribus
Ordinis Eremitarum S. Augustini Toletan. Salutem, et Apostolicam Benedictionem.
Quia circa Cultum Divini Nominis ampliandum sedulo invigilatis, Nos huiusmodi
vestrum intentum dignis in Domino laudibus commendantes, illa vobis propterea
libenter concedimus, per quae Christi fidelium sussulti suffragijs, Divinae
gratiae operante virtute, vestrae in hac parte intentionis propositum consequi
valeatis. Porrecta siquidem Nobis vestra petitio continebat, quod charissima in
Christo filia nostra Maria Castellae, et Legionis Regina illustris, specialis
charitatis, et devotionis propter Deum ad vos, et Ordinem vestrum gerens
affectum quemdam Locum situm in Civitate Toletan. ad dictam Reginam spectantem
vobis pro Culto ampliando praedicto intendat pia, et provida liberalitate
donare. Nos itaque vestris supplicationibus inclinati, vobis, ut Constitutione
felicis recordationis Bonifacii Papae VIII praedecssoris nostri, super locis a
Religiosis Ordinum Mendicantium absque licentia Sedis Apostolicae de novo non
recipendis edita, nequaquam obstante, huiusmodi locum possitis recipere, et id
ad illum vos transferre, si ad id Venerabilis Fratris nostri … Archiepiscopi
Toletan. accedit assensus, auctoritate praesentium indulgemus. Nulli ergo
omnino hominum, etc. Datum Viennae nonis Martij Pontificatus nostri Anno 7. Questa Bolla la
produce il P. Errera nell’Historia del Convento di Salamanca a carte 188.
10 - Li nostri Padri parimente di Cordova, li quali
stavano anch’essi fuori della Città in un luogo chiamato il Campo della Verità,
come altrove habbiamo narrato, conoscendo, che non potevano più dimorare nel
detto Convento a cagione delle continue scorrerie, che facevano i Mori di
Granata per que’ contorni, con gran pericolo di perdere un qualche giorno
insieme con la robba, anche le vite loro, presero risolutione di chiedere
licenza al Sommo Pontefice di far passaggio nella Città, tantosto che se li
presentasse un luogo proportionato, in cui potessero fondare un nuovo Monistero.
Et in effetto havendo anch’essi inviato un loro Religioso qualificato alla
Corte del Sommo Pontefice per la detta licenza, la quale li fu subito
benignamente concessa, e questa registrata si legge nell’Historia del Convento
di Salamanca dal P. Errera a car. 81 et è la seguente:
Clemens Episcopus Servus
Servorum Dei.
11 - [V, p. 331] Venerabili Fratri … Episopo
Cordubensi, salutem, et Apostolicam Benedictionem. Dilectorum filiorum Prioris,
et Fratrum Ordinis Eremitarum S. Augustini Corduben. petitio nobis exhibita
continebat, quod a quodam tempore citra, perfidia inimicorum Nominis Christiani
existentium in Terra Granatae Civitati Corduben. Vicinae, adeo in partibus
illis invalit, quod eorum in Christicolas immaniter gladio faeviente, fideles
olim in ambitu, et districtu dictae Civitatis morantes, infra ipsius muros se
reponere sunt coacti, ac intra eandem Civitatem suas eligere mansiones. Ex quo
dicti Prior, et Fratres in loco eorum sito extramuros Civitatis eiusdem non
valent commode commorari; super quo eis provideri a nobis humiliter
postularunt. Nos itaque ipsorum supplicationibus inclinati Fraternitati tuae
per Apostolica scripta mandamus, quatenus si est ita, eisdem Priori, et
Fratribus auctoritate nostra recipiendi infra muros Civitatis Corduben. praedictae
locum pro Oratorio cum ambitu, et necessarijs officinis, ut ibi Fratres dicti
Ordinis morentur dictumque primum Locum vendendi, vel commutandi, seu de ipso
alias in subsidium huiusmodi Loci recipiendi de novo, prout expedire viderint,
disponendi, Constitutione felicis recordtationis Bonifacij VIII praedecessoris
nostri, quae absque dictae Sedis speciali licentia praedicta fieri prohibet,
non obstantibus, licentiam largiaris. Datum in Prioratu de Granufello prope
Malausanam Vasionem. Dioecesis quarto nonas Octobris, Pontificatus nostri Anno
8.
12 - Ottenuta dunque ch’ebbero
li Padri di Cordova la Pontificia facoltà di trasferirli nella Città, con la
licenza altresì di vendere, o commutare il vecchio Convento a loro maggior
utile e beneficio; et havendo parimente ottenuto l’Alcazar, o Castel vecchio
dentro della Città, ove hora è il Tribunale della Santa Inquisitione, ivi
fondarono il nuovo Monistero, ove non perseverarono se non per lo spatio di 16
anni soli per la cagione, che, nel suo tempo, a Dio piacendo diremo.
13 - In questo medesimo anno havendo Enrico Vescovo di
Ratisbona donate alcune Case al nostro Convento della detta Città con altri
Beni, e desiderando il Priore, et i Padri, che la detta Donatione fosse
confirmata con un’Apostolica Bolla, supplicarono per tanto il Pontefice
Clemente V a fare la detta conferma, et egli con una sua Bolla data in Avignone
a’ 29 d’Aprile nell’anno del suo Pontificato l’ottavo, e di Christo 1312,
abbondevolmente sodisfece alla loro richiesta. Conservasi la detta Bolla nel
sudetto Convento di Ratisbona, et una copia di quella nella Libraria Imperiale
di Vienna, di dove non l’habbiamo potuta havere.
14 - Nel giorno, Mese et Anno istesso prese pur anche il
sudetto Pontefice sotto la di lui Apostolica protettione il Monistero delle
nostre Monache di Vichbab, o Viechbach
nella Provincia di Baviera con tutti li loro Beni mobili et immobili, con tutte
le solite forme, che si contengono nell’altre Bolle di Apostolica protettione.
Conservasi una copia di questa Bolla nella poco dianzi mentovata Libraria
Imperiale di Vienna. Hoggidì in questo Monistero non vi stanno più Monache, ma
Frati Agostiniani, li quali sono soggetti al Provinciale di Baviera.