Tomo V - ANNO 1284
Anni di Christo 1284 - della Religione 898
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[V, p. 31] Morirono in quest'anno due Teste Coronate, cioè a dire, Alfonso X Re di Castiglia, di Leone, etc. gran benefattore dell'Ordine nostro, come habbiamo veduto negli Anni scorsi; a cui successe Sancio di questo nome il Quarto, chiamato antonomasticamente il Bravo, in riguardo della gran fortezza d'animo, della quale egli fu, oltre modo, dotato. Morì altresì nella Città di Nicosia Ugone Lusignano Re di Cipro, da cui pur anche la nostra Religione fu notabilmente beneficata in quel Regno.2 -
Hebbe parimente in quest'anno una gran rotta in Mare dagli Arragonesi, la Flotta di Carlo Re di Napoli, della quale era Capo Carlo suo Figlio, il quale restò anche prigione; e questa Vittoria l'ottennero li sopradetti Aragonesi sotto la condotta di Ruggiero Doria grand'Amiraglio della loro Armata.3 -
[V, p. 32] Essendo morto, come scrivessimo nel fine dell'anno del 1283, il buon Generale F. Francesco da Reggio, congregossi in quest'anno nel Mese di Maggio il Capitolo Generale nel Monistero antico d'Orvieto, ed ivi doppo varie consulte, alla perfine tutti i Padri di commune accordo alli 28 dello stesso Mese, elessero, benchè contro sua voglia, in Generale, il Beato Servo di Dio F. Clemente da Osimo, il quale havea già prima di Francesco governato l'Ordine con sua somma lode, quattro anni intieri; e fu questa sua elettione grandemente applaudita da tutta la Religione, la quale molto bene conosceva quanto ella fosse grande la santità di Clemente, che però, come la prima volta sperimentato havea un'ottimo governo, così in questa seconda ne sperava un'altro anche dell'ottimo migliore.4 -
Furono Deffinitori per la Provincia Romana, Egidio Colonna, e F. Nicola da Maliano; et Egidio fu uno anche de' Scrutatori del Capitolo; furono fatte alcune Deffinitioni nel sopramentovato Capitolo Generale; fra le quali queste due mi paiono degne da registrarsi in questo luogo; la prima delle quali fu, che ogni sera doppo la Compieta, dovessero li nostri Padri in tutti li Conventi e Chiese dell'Ordine, recitare le Vigilie della Beata Vergine, come erasi fatto fino a questo tempo; e queste Vigilie, mi persuado certamente essere quelle, che noi hoggidì chiamiamo la Benedetta, consistente in tre Salmi con tre Lettioni del nostro P. S. Agostino in lode della B. Vergine, la quale Benedetta si suole recitare doppo la Compieta di tutti i Venerdì, ne' quali si recita l'Officio della Feria; in oltre che ogni Sacerdote dovesse celebrare una Messa dello Spirito Santo ogni settimana.5 -
L'altra Deffinitione, che fu fatta in questo Capitolo fu, che si proseguisse, come già s'era cominciato a fare, di celebrare solamente di tre, in tre anni il Capitolo Generale in varie e diverse Regioni, ove meglio, e più commodamente potevasi fare, e ciò per maggior honore e decoro della Religione, et anche affinchè il P. Generale pro tempore, potesse con più commodo e libertà visitare ad una ad una tutte le Provincie dell'Ordine; e fu questo Decreto molto utile alla Religione per tutto il tempo nel quale fu osservato; e piacesse pure a Dio, che anche in questi nostri tempi s'osservasse, che in altro stato assai ben differente dal presente, vedressimo l'Ordine nostro.6 -
Fu altresì eletto in questo medesimo Capitolo da tutto il Deffinitorio Generale il Provinciale della Romana Provincia, e fu F. Horadino da Narni Lettore; et è da credere, che fossero parimente eletti, insieme con l'accennato, tutti gli altri Provinciali di tutte le Provincie d'Italia per lo meno, come per appunto hoggidì anche si constuma di fare; e se l'Autore del Registro antico della Provincia Romana, più volte da noi più sopra mentovato, non fece mentione de' Provinciali eletti dall'altre Provincie, ma solamente di quello della sua Provincia Romana, fu perché egli scriveva il Registro di quella sola Provincia, e non il Generale di tutta la Religione; e volesse Iddio, che havesse tessuto il Registro Generale di tutto l'Ordine, perché così havressimo un Registro di circa 60 anni di più, che non habbiamo; perochè il detto Registro Provinciale Romano altrettanti per appunto ne contiene; se bene non è poi tanto ristretto ne' particolari interessi di quella Provoncia, che non ne vada di quando in quando spargendo e registrando de' generali, spettanti a tutto l'Ordine.7 -
E con tutto ciò, che fosse eletto, come pure poco dianzi habbiamo scritto nel numero passato, il Provinciale della Provincia Romana sudetta nel Capitolo Generale, non istettero però per questo li Padri della detta Provincia [V, p. 33] di non celebrare anch'essi il loro Capito Provinciale, se non per eleggere il loro Superiore maggiore, almeno per consultare, e decretare altresì le cose più importanti, che giudicavano essere necessarie per il buon governo della Provincia loro. Il Capitolo poi fu celebrato in Genazano, Terra una giornata distante da Roma nella Campagna, nella quale fanno hoggidì la loro nobile residenza li Signori Contestabili della nobilissima Casa Colonna; radunati poi che furono i Padri, fecero il compromesso di quanto decretare si dovea nella persona del famoso Egidio, il quale essendo appunto un'Illustre Rampollo della sudetta Casa Colonna, et un sapientissimo Letterato, vollero per appunto que' Padri darli quell'honore nella propria Casa, dandosi poi anche a credere, che quanto havesse stabilito sarebbe stato fatto con ogni più raffinata prudenza, e giudicio.8 -
E già che habbiamo preso a favellare di questo gran Dottore, non voglio tralasciare di riferire l'opinione di Gioseffo Panfilo Vescovo di Segni, il quale dice nella sua Cronica Agostiniana, che già in questo tempo il nostro B. Egidio Colonna se ne fosse ritornato in Parigi a leggere le Sentenze, e che anche in questo tempo istesso scrivesse, e divolgasse il Defensorio dell'Opere dell'Angelico suo Maestro S. Tomaso; ma però di lunga mano s'inganna, poiché egli non partì d'Italia fino all'anno seguente del 1285, come chiaramente apparice da' Registri di questo tempo della Provincia Romana, e noi anche meglio lo dimostraremo fra poco.9 -
Riferisce l'eruditissimo Milensio nel suo Alfabeto Germanico Agostiniano; che il nostro Vescovo di Buda F. Incelerio, altre volte da noi nominato negli anni passati, concesse in quest'anno alcune Indulgenze alla nostra Chiesa di Marchek per certi giorni particolari; et il medesimo Prelato ancora in questo tempo, per quanto io certamente mi persuado, concesse indulgenza di quaranta giorni di peccati veniali, e quarant'altri di peccati mortali, a quelli, che havessero visitato l'Oratorio de' nostri Frati di Colonia, e questo Diploma fu dato in Erfurt, e conservasi nel detto Monistero nostro di Colonia.10 -
Ma intorno al detto Vescovo Incelerio nasce un poco di scrupolo all'eruditissimo P. Errera, poiché là dove dal P. Milensio viene communemente chiamato Vescovo Budense, o di Buda in Ungheria; nel Diploma poi ultimamente citato, viene chiamato Vescovo Buduense; laonde dubita, che non fosse altrimente Vescovo Budense in Ungheria, ma più tosto Buduense nell'Illirico sotto l'Arcivescovato d'Antibari.11 -
Io però stimo, che veramente, come scrive il Milensio, egli fosse Vescovo di Buda non nell'Illirico, ma nell'Ungheria per due ragioni; la prima delle quali si è, perché il Milensio soggiunge, come vedremo nell'anno vegnente, che essendo morto il Vescovo di Buda nell'Ungheria, F. Incelerio, gli successe nello stesso Vescovato F. Anselmo già Barone di Potlitz, Religioso anch'egli dell'Ordine nostro. L'altra ragione, che a ciò credere anche mi muove, si è, che Marchek, e Colonia, a Conventi delle quali Città egli concesse le sudette Indulgenze, non sono nell'Illirico, o Schiavonia, ma nella Germania, e quello, che importa, Marchek è ne' confini dell'istessa Città di Buda in Ungheria; e se nel Diploma dato in Erfurt, Città anch'ella della Germania, si legge Episcopus Buduensis, et non Budensis; potiamo credere ragionevolmente, che fosse errore dello Scrittore, il quale, o per ignoranza, o per inavertenza, vi aggiungesse quell'"u" senza proposito, il che non sarebbe gran fatto.12 -
In quest'anno medesimo Bartolomeo Vescovo di Verona, e F. Agostino Vescovo di Cittanuova d'Istria, [V, p. 34] consagrarono il Cimitero della nostra Chiesa di Verona avanti la Porta principale della detta Chiesa alli 4 di Marzo in giorno di Venerdì; e qui notare si deve, che il sudetto Vescovo di Cittanuova era dell'Ordine nostro; così per appunto scrive il nostro Panvinio nel Libro 7 delle sue Antichità di Verona, e precisamente sotto l'Anno presente del 1284 nella sua brieve Cronologia; ecco le sue formali parole: In antiquo Codice Monasterji nostri S. Euphemiae Veronae; ita scriptum inveni: Anno Domini 1284, die Veneris 4 Martij, Benedictum, et Consecratum fuit Coemeterium antefaciem Ecclesiae, et iuxta viam inter Murum, et Ecclesiam, ubi est sepultura Domini Bernardi; fuit autem benedictum per duos Episcopos, videlicet per D. Fratrem Bartholomaeum Episcopum Veronensem, et per Fratrem Augustinum Ordinis nostri Episcopum Civitatis novae.13 -
In che anno poi fosse creato Vescovo di Cittanuova questo F. Agostino, e da qual Pontefice fosse a quella Chiesa promosso, e parimente di qual Natione, e Patria fosse, e di qual Convento figlio, con altre simili circostanze, non lo potiamo asserire; attesochè, se bene l'Ughelli produsse le parole del Panvinio, poco dianzi da noi citate nel Tomo quinto della sua Italia Sagra alla colonna 822, ove tratta dell'altro Vescovo di Verona F. Bartolomeo; nulladimeno poi nel Cattalogo de' Vescovi di Cittanuova non fa alcuna mentione del detto F. Agostino nostro, cosa in vero, che ci fa grandemente maravigliare.14 -
Quantunque Enrico Vescovo e Principe di Trento per agiutare la Fabrica della nuova Chiesa, e Convento di S. Marco di quella sua Città, havesse concesse altre volte alcune Indulgenze a Popoli della sua Città, e Diocesi, ad effetto, che somministrassero elemosine per l'avanzamento della detta Fabrica; nulladimeno, come scorgesse, che le cose caminavano con gran lentezza, si risolse per tanto di spedire in quest'anno un altro più grave Diploma, non solamente diretto a popoli sudetti della sua Città e Diocesi, con concederli altre simili Indulgenze, per tale effetto, ma etiamdio principalmente l'indirizzò ad altri Vescovi e Prelati, affinchè altresì loro raccomandassero la medesima Opera pia a suoi Popoli Diocesani, con la concessione delle consuete Indulgenze. Fu poi dato questo gratioso Diploma in Bologna nella Casa di Giuvanoni, o Iuvanomi della Fronte a 3 del Mese di Novembre, e si conserva nell'Archivio del sudetto Monistero di Trento, il cui tenore è questo che siegue:15 -
Venerabilibus in Christo Patribus universis Archiepiscopis, et Episcopis praesentes Litteras inspecturis Frater Henricus Dei, et Apostolicae Sedis gratia Episcopus Tridentinus, cum omni devotione, et reverentia sinceram in Domino Caritatem. Pia Religiosorum devotio, et ad cultum Divini Numinis ampliandum intenta Religio benignis, ac pijs est clementiae studijs confovenda. Cum igitur Fratres Eremitae Ordinis S. Augustini de Tridento Domum cum Oratorio aedificare intendant, in quo libere valeant domino famulari, et ad tam sumptuosum opus propriae non suppetant facultates, nisi vestro, et Christi fidelium auxilio fulciantur; Universitati vestrae devote, ac humiliter supplicamus quatenus omnibus dictis Fratribus pro aedificandis ista Domo, et Oratorio, pias eleemosynas erogantibus de Omnipotentis Dei Misericordia Indulgentiam dare dignemini, quae vobis videbitur vere Poenetentibus, et Confessis, qui praedictis manum porrexerint adiutricem. Nos quoque de ipsius Omnipotentis Dei Misericordia, et Beatorum Apostolorum Petri, et Pauli, atque Beati Virgilij Patroni nostri merito consisi, omnibus vere Poenetentibus, et Confessis, qui eos pietatis operibus [pag.V, 35] duxerint suis subventionibus consovendos quadraginta dies de iniuncta eis poenitentia in Domino misericorditer relaxamus. Praesentibus post biennium minime valituris. Datum Anno Domini 1284, tertio intrante Novembris in Civitate Bononiae in Domo Iuvenomi de Fronte.16 -
Da questo Diploma primieramente con ogni evidenza si convince, che questo Vescovo era Religioso Regolare d'uno degli Ordini Mendicanti di quel tempo; atteso che nel bel principio si chiama egli col titolo di Frate, titolo e nome, che propriamente conveniva a Religiosi Mendicanti. Di quale poi delli sudetti Ordini Mendicanti egli fosse precisamente professore, non è così facile il dirlo. Io però stimo di certo, et ho per costante, che egli fosse Religioso dell'Ordine nostro, per molte ragioni; la prima delle quali si è, che havendo io letti, e riletti li Cattaloghi de'Vescovi, e de' Prelati dell'Ordine Domenicano, Francescano, Carmelitano, e de' Servi, in veruno però di quelli non ho veduto registrato il nome di questo Enrico Vescovo di Trento; si che dalla sufficiente esclusione degli Ordini sudetti, ne siegue senza dubbio l'iclusione del nostro. La seconda ragione poi, che più strettamente conferma la prima, è questa; perché nel di dentro del sudetto Diploma sopra la prima linea con carattere antico, come quasi quello del Diploma, vi si leggono queste precise parole: iste Episcopus Enricus de Metis fuit Ordinis Heremitarum Divi Augustini. E di fuori doppo alcune parole, che non si possono leggere per l'antichità, vi si leggono quest'altre, che sieguono: Heremitarum Divi Patris Augustini, et sepultus in Sancto Virgilio apud Altare Sanctorum Innocentium, qui erat de Civitate Metis in Francia. Dalle quali parole con ogni maggior chiarezza si convince, che egli fu Eremita Agostiniano di natione Francese, naturale, della Città di Metz., e forse ancora figlio del Monistero, che la Religione haveva nella detta Città. Si aggiunge per terza congruentissima ragione, la molta partialità con la quale egli favorì più volte co' suoi Diplomi il sudetto Convento di Trento, e massime con quest'ultimo, nel quale contro l'uso comune degli altri Vescovi, non solo si compicque, come habbiamo accennato di sopra, di raccomandare la sudetta Fabrica a suoi Popoli Diocesani, ma etiamdio a gli altri Vescovi e Prelati dell'altre Chiese, acciò si degnassero di raccomandarla anch'essi a Popoli loro, cosa in vero, che arguisse, anzi dimostra un'affetto straordinario e naturale verso la detta sua Religione.17 -
Scrive il Pintio nelle Storie di Trento, che questo Vescovo stette fuori della Diocesi, e Città a cagione delle continue persecutioni, con le quali tirannicamente sempre lo travagliò Meinardo Conte del Tirolo, il quale di vantaggio gli usurpò altresì la maggior parte del suo Vescovato, e Principato; laonde vedendosi poi così malamente trattato dal detto Conte, giustamente sdegnato, come era di gran cuore, fatta lega con alcune Città, e luoghi circonvicini, li mosse guerra, e come piacque a Dio, li ritolse a viva forza quanto quel cattivo Principe usurpato gli haveva; e soggiunge il sudetto Autore, che egli medesimo armato si poneva alla testa delle sue Truppe. Né in ciò deve essere da veruno biasimato, attesochè il buon Pastore per consiglio di Christo ha da porre la sua vita a ripentaglio per la salute così spirituale, come temporale delle sue Pecorelle: Bonus Pastor Animam suam dat pro Ovibus suis. Così leggiamo haver fatto molti Vescovi, et anche Pontefici, li quali per la difesa delle loro Chiese e Stati, sono usciti in campagna armati contro de' loro nemici. Che più? Io ritrovo, che Christo istesso, che pure di Re pacifico hebbe il nome, quando si trattò della difesa della chiesa, [V, p. 36] armò la mano di sferze, e di flagelli contro di coloro, che l'oltraggiavano.18 -
Devo quivi per ultimo avertire, i miei Lettori cortesi, che se bene l'Ughelli nel Tomo 5 della sua Italia Sagra alla colonna 516, al numero 80, parla di questo Enrico, e non registra il di lui nome col titolo di Frate, ciò poco deve importare, attesochè non l'havrà forse ritrovato nel Regesto Pontificio col detto titolo, come moltissime altre volte gli è accaduto con altri Vescovi Regolari, quali registra senza il nome di Frati, e fra questi ve ne sono molti de' nostri. Ma per tornare ad Enrico, a noi deve bastare d'haver fatto a conoscere, che egli fu Frate, mentre nel sudetto Diploma egli medesimo scrive il suo nome col titolo di Frate.19 -
In quest'anno istesso furono pur anche concesse alcune Indulgenze alla sopracitata Chiesa nostra di Colonia da un certo Giovanni Arcivescovo di Cappadoccia nell'Armenia maggiore, e ciò successe in tempo di Quaresima doppo la Domenica Exurge, etc. non dicono però gli Autori, se questo Prelato fosse stato prima Religioso dell'Ordine nostro o di qualche altr'Ordine.20 -
Più sopra, mentre trattassimo del Capitolo Generale celebrato in quest'anno nella Città d'Orvieto, doppo havere riferita l'elettione, del Generale dell'Ordine, soggiungessimo, essersi ancora nello stesso Capitolo fatta l'elettione de' Provinciali di tutte l'altre Provincie, massime dell'Italia, e che della Romana fu eletto F. Horadino da Narni; non stiamo hora a cercare, quanto fosse antica l'origine di questo Convento, perché altre volte ci ricordiamo d'haverne parlato; solo dunque qui ci giova d'aggiungere, che oltre il detto F. Horadino, hebbe il Convento di Narni un altro Soggetto insigne per nome Fr. Pietro, il quale essendo stato Capellano, e famigliare della Regina Donna Sancia di Napoli, fu poi eletto, per mezzo della medesima, come mi penso, l'anno del 1321, l'Arcivescovo di Reggio in Calabria, e morì poi l'Anno 1328.21 -
Dicessimo altresì, che uno de' Deffinitori per la Provincia Romana, fu un tal F. Nicola da Maliano, onde diciamo hora, che non solamente il Convento di Maliano, Città situata nella Sabina fra Utricoli e Civitacastellana, sopra d'un rilevato Colle, era stato fondato in questo tempo, ma molto prima ancora, il quale essendo incerto, non si puole da noi rintracciare così facilmente; potiamo bensì dire, che questo Monistero come fu fondato in stato umile, e basso, così sempre fino al giorno d'hoggi s'è mantenuto, né mai s'è avanzato di un solo passo; come né meno ha mai prodotto alcun huomo di maggior vaglia di questo F. Nicola, il quale essendo stato eletto da' Padri della Provincia Deffinitore al Capitolo Generale, in compagnia d'un Egidio Colonna, fa di mestieri, ch'ei fosse un Religioso di Molta stima e Virtù.22 -
Ci resta di concludere, che essendosi, doppo il Capitolo Generale, celebrato altresì il Capitolo Provinciale della sopramentovata provincia Romana nella nobil Terra di Genazzano, che il Convento della detta Terra fosse anch'egli stato fondato molto tempo prima, benchè né meno d'esso si possa arrivare il principio fin'hora. E' stato poi questo Monistero molto fecondo d'Huomini, e Religiosi insigni, e Letterati, fra quali ci bastarà per hora di favellare di quella gran Tromba Evangelica, cioè del famoso Mariano da Gennazzano, che fu Maestro del gran Card. F. Egidio da Viterbo, il quale, doppo havere seminata la parola di Dio nelle prime Città d'Italia, con frutto, e con stupore universale, fu poi eletto prima Vicario Generale, e poi anche Generale dell'Ordine; morì poi con estremo dolore di tutta la Religione non solo, ma anche di tutta l'Italia [V, p. 37] in Sessa, mentre tornava da Napoli, ove l'haveva mandato Papa Alessandro VI, suo Nuncio straordinario, per trattare gravissimi affari con il Re di quel Nobilissimo Regno. Nella Chiesa poi v'è un'Immagine miracolosissima, la quale essendo dipinta sopra d'un muro in una Chiesa della Schiavonia, miracolosamente fu distaccato intiero, come si crede dagli Angeli, il calcinaccio sopra del quale era dipinta la detta Imagine, e fu portato in una nuova Chiesa, che haveva cominciata a fabricare nel luogo dove era la vecchia Chiesa di questo Convento a spese della Beata Petruccia Mantelata dell'Ordine nostro, della quale, come anche della Beata Santa altra Mantelata della medesima Terra, come parimente dello stesso Convento, e degli altri suoi Huomini Illustri, ci riserbiamo di scriverne, a Dio piacendo, con maggiore esattezza, ne' loro proprj tempi, e luoghi proportionati.