Tomo V - ANNO 1283
Anni di Christo 1283 – della Religione 897
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[V, p. 29] Morì in quest’Anno Michele Paleologo Imperatore di Costantinopoli, il quale, perché era stato favorevole alla Romana Chiesa, fu però dal suo scelerato figlio Andronico, privo dell’Ecclesiastica Sepoltura; attione in vero indegna, non che d’un Figlio, ma d’un Barbaro suo nemico. Questo poi, che meritava una Manaia sul collo, gli successe nell’Imperio.2 –
In quest’anno medesimo Pietro Re d’Aragona, qual più sopra dicessimo essere stato acclamato da’ Popoli di Sicilia (doppo quel loro memorabil Vespro) Re di quell’ampio e fertil Regno, con astutissimo stratagemma, [V, p. 30] scansò una molto aspra e pericolosa Guerra, che con gli aiuti di Francia, haveva contro di lui apparecchiata, e mossa il Re Carlo di Napoli; e fu, che fece proporre al detto Carlo per iscansare lo spargimento del sangue Christiano, se si contentava, che la loro importantissima Lite si decidesse con un nobile Duello, da doversi fare fra loro due, accompagnati però ciascheduno da 100 Cavalieri a cavallo, eleggendo per luogo del gran Cimento la Città di Bordeos, all’hora dominata dal Re d’Inghilterra; la qual proposta, essendo stata di buona voglia accettata da Carlo, contradicendo a tutto suo potere, ma senza frutto, il Pontefice Martino. Ma essendo poi venuto il tempo prefisso in cui si dovea fare l’importante Duello, et essendo ben di buon’hora comparso il Re Carlo, et aspettato, che comparisse Pietro anch’egli, né vedutolo comparire, stimandosi deluso, se ne partì tutto ripieno di grandissimo sdegno. Intanto Pietro, che voleva deludere l’Aversario, e non mancare di parola, comparve finalmente, come scrivono alcuni appresso il Bzovio, il Lezana, et altri, verso la sera, e non trovando Carlo, che di già era partito, facendo le sue proteste, pensò in questa guisa d’havere compito con le sue obligationi, e sodisfatto al suo honore; e così per all’hora scansò quell’aspra Guerra, dalla quale forse temeva di rimanere oppresso.3 –
Ma diamo principio a gli avenimenti di quest’anno, direttamente spettanti alle nostre Agostiniane Historie; et in primo luogo porremo la morte pur troppo funesta a tutto l’Ordine, del nostro gran Generale, il Lettore F. Francesco da Reggio, la quale credesi certamente da tutti li più classici Scrittori dell’Ordine, che succedesse in quest’anno. Questi dunque, doppo havere santissimamente governata la Religione poco meno di dieci anni, alla perfine fu da Dio benedetto chiamato in Cielo a ricevere il Premio delle sue immense fatiche. Non si sa precisamente dove egli morisse questo Generale; stimasi però per congettura, che in Orvieto, o pure in Perugia, ne’ quali luoghi in questo tempo d’ordinario soleva dimorare la Romana Corte.4 –
Poco habbiamo trovato scritto dagli Autori antichi dell’Ordine intorno alle virtù eroiche di questo gran Prelato; solo troviamo il B. Arrigo d’Urimaria, che in questo tempo era Giovinetto, nella sua brieve Cronica, parlando di questo Servo di Dio, dice, che egli fu un Religioso di gran riverenza, di maravigliosa facondia, e d’eloquenza dotato, e finalmente d’un’incomparabile honestà; et è ben da credere, che a i Gigli della di lui Purità fossero anche accoppiati i Fiori di tutte l’altre religiose Virtù. Chi fosse in suo luogo Vicario Generale dell’Ordine sostituito a governare la Religione, fino al tempo del futuro Capitolo Generale, che si celebrò poi nell’anno seguente, come all’hora vedremo, non lo dicono i nostri Autori.5 – Fu ben sì celebrato in quest’anno il Capitolo Provinciale della Romana Provincia nel Convento di S. Oliva della nobil Terra di Cora nella Provincia di Campagna, poco lungi dall’antica Città di Veletri, nel qual Capitolo ritrovandosi presente il B. Egidio Colonna, per la riverenza, che tutti li Padri portavano a quel gran Letterato, fecero compromesso in lui, circa l’elettione del Provinciale, quale essendo da esso stato accettato, doppo matura consideratione, elesse finalmente F. Giacomo Colonna, il quale due anni prima era stato dichiarato Lettore di Sagra Teologia, come in quel tempo notassimo; dal cognome di questo potiamo francamente congetturare, che egli fosse parente dell’istesso Egidio; e bisogna ben credere, che egli fosse un gran Soggetto, mentre un religioso di tanta integrità e Dottrina, come era Egidio, s’indusse ad [V, p. 31] eleggerlo per Provinciale, non ostante, che fosse suo Parente.
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Da questo racconto veniamo in chiara certezza dall’esistenza del sudetto Monistero di Cora, il quale, non solo in questo tempo era di già fondato, ma gli è necessario, che fosse assai più antico, mentre si eleggeva per celebrarvi de’ Capitoli Provinciali; quanto tempo poi prima egli fosse stato fondato, e chi fosse il Fondatore, et altre cose tali, non ne potiamo dare alcuna certa cognitione per non ne ritrovarne un minimo inditio appresso d’alcuno de’ nostri Scrittori.7 –
Sono poi usciti da questo nobile Monistero alcuni Soggetti molto insigni tanto nella Santità, quanto nella Dignità, Dottrina e Sapere; fra quali tiene il primo luogo il Beato Santo, non meno di fatti, che di nome, il quale fu ne’ suoi tempi un celeberrimo Predicatore Apostolico, di cui narrano gran cose Ambrosio Coriolano, il Panfilo, il Crusenio, l’Errera, et altri Autori, le quali ci riserbiamo di riferire, se così a Dio piacerà, nel tempo in cui si stima, che egli terminasse il felice corso di sua santa vita, cioè verso gli anni 1409 come pensa, e scrive il sopracitato Coriolano suo Compatriota nella sua brieve Cronica Agostiniana. Fu parimente Alunno di questo medesimo Monistero, il poco dianzi mentovato Ambrogio di Casa Massari, detto Coriolano, perché egli era di Cora; questi fu un Religioso di molta Dottrina e Sapere, del che ne fanno fede alcuni Libri da lui dati alle Stampe, le quali appunto furono inventate nel suo tempo; che però per essere riuscito un’huomo così segnalato, la Religione l’honorò perciò con molte Cariche honorevoli, cioè a dire, di Provinciale, di Procuratore Generale, e finalmente di Generale di tutto l’ordine; morì poi con morte poco felice l’anno di Christo 1485. Fu altresì finalmente figlio di questo convento Maestro Serafino, il quale, essendo stato creato Procuratore Generale dal medesimo Ambrogio, fu poi la potissima cagione questa della Morte poca fortunata del medesimo Ambrogio; de’ quali in ispetie promettiamo, col Divino volere, di scriverne esattamente ne’ suoi tempi dovuti. Horosco, Panfilo, Crusenio, et Errera.8 –
In quest’Anno istesso alli 20 del Mese d’Aprile Bertoldo Vescovo d’Erbipoli nella Franconia, concesse alcune Indulgenze alla nostra Chiesa di Colonia; tanto attestano il Milensio e l’Errera.