L. ZACCONI, Prattica di Musica, MS. n. 559 in Biblioteca Oliveriana di Pesaro.


Vignetta con cui lo Zacconi spiega i Canoni Musicali. In un campo dove si distinguono 5 solchi (il rigo musicale) è seduto un pastore che suona la zampogna. Sparse qua e là si vedono delle pecore bianche e nere. Il pastore ha presso di sé una fiasca ed un cappello. Sopra il solco superiore è tracciata una siepe dalla quale spuntano delle teste. Questo il significato della vignetta: il pastore raffigura la chiave, la fiasca il bemolle, il cappello il tempo ordinario. E le pecorelle, a seconda del colore bianco o nero, indicano le minime e le semiminime. Le piccole teste rappresentano i cantori.

 

Stefano Luigi Astengo

MUSICI AGOSTINIANI

anteriori al secolo XIX

 

 

LIBRERIA EDITRICE FIORENTINA

1929

 

 

 

Purtroppo non saranno abbondantissime le notizie biografiche dei Nostri di cui si occuperà questo studio; perché di uno solo parla il nostro Torelli; di sei, brevemente, l’Ossinger, e di altri pochi il Lanteri, il quale spesso se la cava con due righe, sovente con frasi vaghe, e a volte si limita semplicemente al nome, seguito da un elenco, più o meno completo, di opere. Specialmente -e pare strano!- quando si tratta di italiani. D'altra parte i manuali e i dizionari di musica s'attardano di preferenza -come è naturale- sulla produzione degli autori, senza curarsi troppo delle notizie biografiche, che io ho dovuto -spigolando qua e là- mettere assieme a forza di piccoli indizi od accenni. Ciò nonostante io non credo del tutto inutile questo saggio, perché mette in luce più che una trentina di nomi sinora del tutto, o quasi del tutto ignoti, e legati, d'altronde, da un’idea animatrice comune: l'amore della musica.

Che se questa povera traccia -che pure ho durato fatica a imbastire- servirà a spronare altri a darci presto delle biografie, o qualche biografia, più complete, io sarò pago abbastanza della mia modesta fatica.

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Della musica scriveva cosi Costanzo Antegnati nella prefazione al suo "Liber primus Missarum" (Venetiis, apud Gardanum 1578) al P. Teodoro Quaglia, "augustinianae familiae decus eximium": "Tantam esse musicae facultatis vim atque necessitatem… ut ad D.O.M. quatenus fieri potest intelligendum, cognoscendum et amandum nihil melius, nihil illustrius musica musicoque concentu reperiri posse videatur; nam cum numero pondere et mensura (ut ille inquit) constent cuncta quae coeli ambitu continentur… non alia sane ratione quam cantu, modulatione ac harmonia productarum rerum opificem atque res ipsas investigare atque intelligere possumus".

Non diversamente la pensava S. Caterina da Bologna, che, prima di essere francescana, aveva vestito l’abito di S. Agostino in Ferrara. Quando gravemente inferma nel suo lettuccio, sente il bisogno di un po’ di sollievo, si fa portare una viola -lo strumento che aveva studiato fin da piccina- e accompagnando il canto sul dolce e delicato strumento intona una canzone e guardando il cielo, come rapita in estasi, canta:

O dolci corde ordite in paradiso, / e all’armonia accordate, / con cui s’odono in ciel da viso a viso / cantar l’alme beate, / chi vi fé degne di sentirvi tocche / dalla man virginal di Caterina? / Essa così destina / lieta goder di voi / quando del ciel vuoi dare un saggio a noi. /

E non soltanto solleva al cielo le anime la musica, ma spesso dà sollievo anche al corpo depresso. Lo dice chiaramente la S. Scrittura: musica laetificat cor hominis. Lo sapeva s. Francesco d’Assisi, che, sofferente di occhi, a Rieti invitava un suo frate a cantargli una canzone sulla mandola. E non lo ignorava il buon priore di Rouge Cloitre, presso Bruxelles, che a calmare i nervi del nostro grande pittore fiammingo Hugo Van der Goës ordinava ai novizi di cantargli la più bella musica che sapessero. (1)

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Accennati di volo due libri (2), che direi ufficiali del nostro Ordine, dividerò la materia di questo studio in tre parti, trattando partitamente degli storici della musica, dei teorici della musica e finalmente dei compositori; aggiungendo un breve cenno degli organisti, dei quali troppo spesso non ho trovato che il nome.

 

(1) Cfr. GINO SABAZIO - Un frate pittore (Hugo Van der Goës O. S. A.) - Firenze Libreria Arcivescovile, 1925.

(2) Hymni et Psalmi pro matutino iuxta morem ordinis Augustiniani. (Museo Civico di Bologna). Modulstiones, intonationes et SS. antiphonae iuxta recentiorem formam Ord. Erem. S. Aug. ad maiorem fratrum facilitatem partim adaptatae, partim adnotatae. Iussu Rev.mi Patris fr. Fulvi Asculani O. N. Vicar. Gen. Apost. Romae, Mutio, 1602 (Liceo G. B. Msrtini di Bologna.

INDICE

STORICI

ALBERICI GIACOMO

BRETAGNA (DI) PIETRO

CALVI DONATO

BNGRAMELLE GIUSEPPE

ROCCA ANGELO

TEORICI

ELST (VAN DER) GIOVANNI

ROIG NICOLA PASQUALE

VANNI STEFANO

ZACCONI LODOVICO

COMPOSITORI

AGATEA MARIO

ANTONELLI CORNELIO

BACCUSI IPPOLITO
BARTEI GEROLAMO
BIANCHI GIOVANNI BATTISTA
CATTANI GIOVANNI LORENZO

CAVI (DA) FILIPPO
CAVI (DA) PIER PAOLO

CEREZO LUIGI
DE CAMIIS NICOLA
DIANDA AGOSTINO

DIRUTA AGOSTINO
FILIPPINI STEFANO
GHEZZI IPPOLITO

GIACOMO DI S. ANGELO

G. BATTISTA DI CITTÀ DELLA PIEVE

HOLZAPFEL BRUNO

HOLZBANER BRUNO

ININGER G. BATTISTA

LAZZARINI SCIPIONE

LIPPARINO GUGLIELMO

MAGNANI ORTENSIO

MASSAINI TIBURZIO

MILANUZI CARLO

MOLITOR ALESSIO

PAOLETTI FRANCESCO

ROSLER GREGORIO

VENEZIANO GUGLIELMO

VERONA (DA) NICOLA

DELLE MONACHE AGOSTINIANE

 

 

 

I - STORICI

P. GIACOMO ALBERICI da Sarnico (Bergamo) nella punta meridionale del lago d’Iseo. Al secolo Gerolamo, prese il nome di Giacomo (ch’era quello di suo padre) quando nel 1570 vestì l’abito agostiniano nel convento di S. Agostino in Bergamo. "Negli studi di logica, filosofia e teologia riuscì eccellentissimo. Applicatosi al predicare, fece pomposa mostra dei più pregiati talenti che possano sagro dicitore arricchire. Hebbe in maestro il dottissimo Lodovico Barili; (3) ma nel dispensare la divina parola solo lo Spirito santo li fu direttore". Insegnò con lode filosofia, e predicò con plauso. "Per la sua congregazione -oltre il governo di più monasteri (4) in vari tempi alla sua cura addossati- esercitò in Roma la rilevante carica di Procuratore generale (1600), fu più volte definitore e anche vicario generale (1601) della sua congregazione". Nel 1601, nel capitolo di Mantova, fu eletto Vicario Generale della Congregazione di Lombardia e confermato a Modena il 1607. Morì il 26 aprile del 1610 a Roma, priore di S. Maria del popolo, ove ebbe onorata sepoltura.

Ippolito Maracci nella sua Biblioteca Mariana chiama l’Alberici "vir scientiae et vitae probitate insignis, et ob id inter viros illustres sui ordinis relatus".

E Aurelio Corbellini da S. Germano nelle sue Rime, alludendo ai libri del N., cantava: Verga con dotto et honorato stile / Alberico le carte; / ogni detto ch’ ei forma alto e sottile / e vaga tesse e si leggiadra historia / ch’ eterna rende la di lui memoria / u’ glorioso ne va da Battro a Tile. (5).

Il P. Marco Cazzuli da Crema, (6) della Congregazione di Lombardia, dice all’Alberici: o saggio e dotto Alberico mio, / tema più non v’è ch’entri in oblio.

Gabriele Mattuetto di Saluzzo, chiama in un sonetto l’A.: dei tempi nostri honor, e la sua opera: di saggio scrittor i dotti inchiostri / in puro stil.

Poesie, queste, che, con altre due del P. Paolino Betti di Lucca e una del P. Agostino Morandi ferrarese e un sonetto del P. Girolamo Capucci di Imola -tutti della stessa Congregazione- seguono alla prefazione del Catalogo breve ecc. del nostro Alberici, il quale scrisse le seguenti opere:

1) Historiarum Santissimae Virginis Deiparae de Populo Compendium (Roma 1599), che traduce in italiano ad istanza di Flaminio Aldobrandini, nipote di Clemente VIII.

2) Ampliò e illustrò, pulcherrimis iconibus, la Vita di S. Nicola di Ambrogio Frigerio.

3) Fece ristampare il Quaresimale ambrogiano del suo M.o Barili.

4) Vita della B. Chiara di Moltefalco.

5) Catalogo breve degli illustri et famosi scrittori Venetiani (Bologna, Rossi 1605). Questo Catalogo, per il quale l’Alberici è annoverato fra gli storici della musica -perchè vi elenca, insieme ad undici agostiniani, quattordici musici veneziani- è dedicato al doge Marino Grimani, e la dedica del 3 giugno 1605 è datata da Bologna, ove l’A. era priore alla Misericordia fuori porta Castiglione.

Dopo la prefazione vi à una poesia-dedica di undici versi, attribuiti all’autore. Era, dunque, anche poeta l’Alberici? Lo parrebbe da questo verso del Betti, che dice all’A.: (corri) tu in Elicona per lo sacro alloro; ma non ò trovato altre prove.

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(3) P. Lodovico Barile da Bergamo, agostiniano, (1532-1595) uno dei migliori teologi e canonisti del suo tempo.

(4) Fra gli altri S. M. Incoronata di Milano, S. M. della Misericordia di Bologna (1604-05) e S. M. del Popolo in Roma (1610).

(5) Cfr. CALVI DONATO: Scena letteraria degli scrittori bergamaschi (Bergamo, Rossi 1664). Lo STESSO: Memorie istoriche della Congregazione di Lombardia (Milano, Vigone 1669).

(6) Scrive due quartine, una sestina e due tetrasticon.

 

 

 

 

M. PIETRO DI BRETAGNA nacque a Senna nel 1666, e studiò a Dijon e Parigi, ove ottenne un posto di segretario alla cancelleria dello Stato. Fu in seguito dottore alla Sorbona. Predicatore di fama, confessore di Massimiliano II elettore di Baviera per 15 anni, dopo i quali -morto Massimiliano- lasciò Monaco per ritornare in patria. Nel 1707 pubblicò anonimo un "bon ouvrage" dal titolo: "De excellentia musicae antiquae hebraeorum et eorum instrumentis musicis: Tractatus ex S. Scriptura, SS. Patribus et antiquis auctoribus". Quest’opera, illustrata, fu ristampata a Monaco dal Remy nel 1718; prova indubbia del conto in cui fu tenuta.

Scrisse pure una Vita di S. Nicola da Tolentino (Monaco, Ried 1718) e Clavis davidica, seu apparatus ad SS. Scripturam (Ibid).

P. DONATO CALVI da Bergamo. Filosofo, teologo, storico, poeta; nacque il dì 11 novembre 1613. Benchè cagionevole di salute, lesse filosofia e teologia a più di 500 scolari, per più di 20 anni, e predicò su molti pulpiti d’Italia. Al che allude una delle poesie premesse alla sua Scena letteraria, nella quale si leggono questi versi: del tuo gran Calvi honore / dei giorni nostri l’armonioso suono / che di ricca facondia è tutto asperso. Fu priore del suo convento di Bergamo, consultore e vicario del s. Ufficio, provinciale e nel 1661 Vicario Generale della Congregazione dell’Osservanza di Lombardia. Vice-principe dell’accademia degli Eccitati, prese il nome di Ansioso e per impresa un merlo che vola sotto le prime luci dell’alba in compagnia di tordi; ma questi si levano a volo, mentre il merlo -quasi radendo la terra- si sforza invano di seguirli. Di qui il motto del suo stemma: anxius urget. L’accademia degli Eccitati, nata nel 1642 e solennemente inaugurata nel 1647, ebbe la sua sede nel nostro convento di Bergamo (il che fa supporre che il Calvi non fosse estraneo alla sua costituzione) e per patrono S. Agostino.

Sua impresa: un alba che sorge. Suo motto: iacentes excitat: E già richiama il bel nascente raggio / a l’opre ogni mortal, ch’in terra alberga. (Tasso)

(Memorie autobiografiche della Scena Letteraria, P. II: pag. 25).

Il p. Calvi lasciò otto MS. e diede alle stampe venti opere di vario genere: storiche, letterarie, artistiche, sacre e poemata varia. Degno di menzione il "Proprinomio evangelico, ovvero evangeliche resolutioni", libro denso di cultura e di erudizione storico-patristica; la fortuna del quale è provata dal fatto che nel 1731 se ne faceva la sesta ristampa presso l’editore Zatta di Venezia (1).

Ma l’opera per la quale il Calvi trova posto nella storia della musica è la Scena letteraria degli scrittori bergamaschi (Bergamo, Rossi 1664; in IV, pag. 578, con ritratti) nella prima parte della quale parla di cinque musici, e nella seconda di due, specialmente della celebre cantante e compositrice Suor Maria Caterina (al secolo Cornelia) Calegari. In faccia al frontespizio di quest’opera è un ritratto del Calvi, sotto il quale si legge questo distico, che risente del gusto dell’epoca: Calvus hic est; fallor potius crinitus Apollo / Lumina qui patriae luce carere vetat.

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(1) In questa opera, nella quale recensisce 17 figure di agostiniani, il Calvi è detto: prelato, vicegerente, definitore perpetuo della Congregazione di Lombardia.

 

P. GIUSEPPE MARIA DOMENICO ENGRAMELLE. Nacque il 24 marzo 1727 a Nedonchal nell’Artois, e visse a Parigi nel monastero della regina Margherita. Sin dai più teneri anni studiò con passione le scienze, e sapratutto la meccanica e la musica. Come frutto dei suoi studi, nel 1775 pubblicò in Parigi: Tonotecnia, ou l’art de noter les cylindres, in VIII. Quest’opera, nuova nel suo genere, è la prima che sia stata scritta sopra queste materie, "i fabbricanti avendo sempre fatto mistero dell’arte loro". "Il P. Engramelle nell’assemblea delle B. Arti del 22-VI-1799 illustrò un istrumento di sua invenzione, il quale darebbe la divisione geometrica dei suoni per la più perfetta maniera di accordare gli istrumenti". Comunque debba giudicarsi questo tentativo -che da alcuni si giudica inattuabile- non deve però meno lodarsi il suo amore per le arti". Il P. Engramelle mori nel 1781.

P. ANGELO ROCCA (1545-1620), vescovo titolare di Tagaste e Sacrista dei Palazzi Apostolici, nel 1612 pubblicò un Commentarius de Campanis in IV, pagg. 166, con tavole (Edit. Facciotti, Roma).

 

 

II - TEORICI

P. GIOVANNI VAN DER ELST. Nacque da nobile famiglia il 1597 nel castello di Maulenakers nel Brabante (Belgio) e morì il 6 febbraio 1670 nel nostro convento di Gand, ove, forse, visse il più della sua vita, e del quale aveva la figliolanza, essendo chiamato senz’altro "del convento di Gand". Nel 1618 si rese frate in detto convento nel quale -dopo aver viaggiato la Francia, ove ebbe lezioni di organo e composizione dal De Titelouse, organista della cappella reale- ebbe l’ufficio d’organista, che disimpegnò per parecchi anni. Coltivò con amore la teoria della musica, e inventò un nuovo sistema di notazione, ritornando così all’uso del secolo XIV. La novità di questo sistema, che non ebbe poi seguito, consisteva nel sopprimere il diesis e il bemolle, chiamando le note naturali: do-re-mi.... ecc.; le diesiate: di-ri-fi; le bemollate da-ra-fa.... Spiegò il suo sistema in un’opera curiosa dal titolo: Notae augustinianae, sive musices figurae seu notae novae concinnendis modulis faciliores, tabulaturis organicis exibendis aptiores; (Gand, Max Groet, 1657) opera nella quale la prima parte è scritta in francese e la seconda in latino. Nel 1662 scrisse in fiammingo l’altra sua opera Fundamenta musicae, il cui titolo preciso è il seguente: Den onden ende nieuwen Grondt van de Musike. Cevanghende (13 Kapitel, neber scriftem) door P. J. V. E. A. (Ghend, Max Groet, 1662). E’ questa probabilmente la terza edizione, essendo state pubblicate rispettivamente la prima e la seconda nel 1657 e 1659.

 

P. NICOLA PASQUALE ROIG. Nacque a Ruzafa, presso Valenza, nella Spagna e mori ad Alcoy nel 1787. "Excellens organorum pulsator", nel 1778 era organista nel reale convento di S. Agostino in Valenza, e in detto anno stampò a Madrid la seguente opera: Explicacion de la teorica y practica del canto llano y figurado, ordenada para uso del noviciado (1).

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(1) Cfr. TIRSO LOPEZ, Additamenta ad Crusenium, Tom. III. pag. 454.

 

M° STEFANO VANNI, di Recanati. Nato nel 1493 (2), a trent’anni era maestro di cappella nella cattedrale di Ascoli, ove visse il più della sua vita; a 38, dopo molti anni di lavoro, pubblicò la sua opera principe: Recanetum de Musica Aurea (Roma, Dorico 1533), una delle più rare opere di questo genere, e uno dei migliori trattati dell’epoca. L’opera tratta di canto fermo, di musica figurata e di contrappunto. Mi piace riportare il titolo preciso dell’opera, che accenna anche al traduttore: Recanetum de Musica Aurea. A magistro Stefano Vanneo Recinensi / Eremita Augustiniano / In Asculana ecclesia chori moderatore nuper editum et solerti studio enucleatum / Vincentio Rosseto Veronensi interprete / Romae, apud Valerium Doricum Brixiensem / Anno Virginei partus 1533, cum gratia et privilegio Clementis VII Pont. Max. ad decennium. (in folio, cart. 93 (pag. 186) con belle tavole e tratti di musica).

Scritta in italiano, la fece tradurre in latino per la stampa dal veronese Vincenzo Rossetti. La cosa, che a prima vista sembra strana, era comune "nei primordi del 500: o perché si riputasse disdicevol cosa dar fuori, trattati scientifici nella nostra lingua; o perchè il redigerli in latino ne rendesse più facile la diramazione nei paesi stranieri e guadagnasse maggior riputazione all’autore, e più danaro allo stampatore" (3). E forse anche per questo, che -dopo tutto- é umano. Ma perché non pensare anche -e prima- a un fine più nobile: popolarizzare più facilmente nuovi principii di riforma? Per questa opera il Vanni fu detto il Rossini del suo tempo, cioè il restauratore della musica.

Per questa sua fama, le sue composizioni erano diventate comuni in molte chiese d’Italia. Felice quell’età -gli scriveva il dott. Cornelio Bonamici di Norcia- che ha potuto sentire il tuo canto. Purtroppo non possiamo sentirlo noi, che di lui ci resta ben poco (4); di lui del quale ci è ignota anche l’epoca della morte. L’Ossinger -il quale enumera ben undici scrittori (5) che si occuparono del Vanni- lo dice anche predicatore di grido, il quale "concionibus suis nomen immortalitati donavit; erat enim sermone disertissimus et facundissimus (6).

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(2) Cosi si ricava dalle parole poste in fine del suo trattato sulla musica:

Contrapuncti liber tertius feliciter explicit. Asculi, die 26 mensis augusti, anno salutis 1531, aetatis autem meae anno trigesimo octavo; ad Dei gloriam. Amen.

(3) G. GASPARI, in "Atti e Memorie della R. Deputazione per la storia della Romagna" (an. 1868).

(4) Cantiones lepidae super introitus Missarum et Antiphonas vesperarum. Lib. II.

(5) Ne parla il nostro Panvinio nel "De Claris Veronensibus", il Frisio e l’Angelini nella "Storia della Musica", e con le seguenti parole Gio. Francesco Angelita nella sua "Origine della città di Recanati e la sua historia". (Venezia, 1601, Matt. Valentino): "Ha avuto anco Recanati un grand’ huomo nella teorica di musica di casa Vanni, di cui ne va un libro per le stampe molto desiderato dai compositori" (pag. 36).

(6) Bibliotheca Augustiniana, pag. 911.

 

LODOVICO (Luigi) ZACCONI di Pesaro. Nacque a Pesaro il 1555 (11 giugno) da Matteo e Margherita, e fu chiamato al sacro fonte Giulio Cesare, nome che in religione mutò in quello di Ludovico "per ragione d’una sua zia". Orfano in tenera età, ebbe a tutori i suoi zii Orazio Zacconi e poi (a Roma) Francesco fino al 25 agosto 1568, quando -contro la volontà dei parenti- prese in Pesaro l’abito agostiniano dalle mani del suo concittadino M° Lorenzo Brunori. E a Pesaro passò i primi 4 anni della sua vita religiosa, sotto la guida del M° Paolo Lucchini, poi generale dell’Ordine. Ordinato sacerdote il 16 maggio 1575, non appena fu libero dagli studi si diede a tutt’uomo alla musica, nella quale ebbe a maestro Andrea Gabrielli, organista di S. Marco a Venezia, ed amicissimi, e perciò consiglieri, Ippolito Baccusi e Tiburzio Massaini "amendue della mia religione", com’egli scrive nella sua Prattica, e dei quali si parlerà più avanti.

Abitò successivamente nei conventi di Matelica, S. Severino, Ancona (ove cominciò a studiare contrappunto), Venezia, Pavia, Padova, Forlì, Genova, Candia ecc. Nel 1585 (10 luglio) va a Gratz, musico nella cappella di Carlo d’Austria, con 8 fiorini al mese e un vestito all’anno (7).

Nel 1589, per la morte dell’arciduca Carlo, la cappella è sciolta e lo Zacconi, licenziato, con l’appoggio dell’arciduchessa passa alla cantorìa di Monaco di Baviera dell’arciduca Guglielmo suo fratello. Nel 1592 lo troviamo per 4 mesi a Venezia, maestro di cappella a S. Stefano, ove il primo ottobre pubblicò la prima parte della sua Prattica di musica, dedicandola all’arciduca Guglielmo. La dedica non piacque in alto, forse perché poco aulica, e perciò cadde in disgrazia. Ma lo Zacconi aveva per divisa "frangar non flectar" e, anzichè mendicare indulgenza, si dimette e ritorna in Italia, a girarla predicando. Incomincia, così, un periodo di vita che si direbbe randagia; forse anche per causa della predicazione, che ora sembra preferire alla musica. Lo troviamo a Candia (1600) per due anni vicario dei nostri conventi; nel 1602 lettore e predicatore a Verona; poi a Valmanente (Pesaro); nel 1619 priore a Pesaro, nel 1619 a Venezia, ove il 4 ottobre del 1622 pubblica: veteris agnosco vestigia flammae (edit. Vincenti) la seconda parte della Prattica (283 pagg. in folio) che dedica a Maddalena d’Austria, granduchessa di Toscana, alla cui corte era graditissimo.

Morì sulla breccia: il 23 marzo 1627 a Fiorenzuola Focara (Pesaro), colpito da apoplessia sul pulpito a mezza predica; e fu sepolto nel S. Agostino della sua città, ove un tempo si leggeva un’epigrafe oggi purtroppo perduta. Forse essa diceva -in altri termini e più compendiosi- ciò che di lui scrive il Vatielli: "Storico di apprezzato valore, versato nelle dottrine ecclesiastiche, predicatore di bella fama, scienziato e meccanico (8), astrologo reputato, musicista insigne, buon cantore e sonatore, letterato e poeta, come appare anche dal semplice elenco delle sue opere".

La Prattica dello Zacconi è uno dei migliori trattati pubblicati sino allora in Italia, e la migliore fonte per conoscere lo stato della musica al principio del secolo XVII e degli strumenti allora in uso, ai quali lo Zacconi dedica ben 19 capitoli. Del pregio di quest’opera testimonia il seguente anedotto, riferito dallo stesso Z. (9). "Fra i vari contrappuntisti moderni dei nostri tempi uno essendo stato il M. R. P. M° Costanzo Porta, venendomi all’orecchie che l’anno 1595, vedendo egli in Padova l’altra mia prima parte di Prattica di musica, stampata già in Venezia tre anni avanti, a gli astanti suoi scolari che seco erano in una libraria disse: per mille ducati io non haverei dato fuori i secreti ch’à dato questo frate (10). Perchè i maestri d’allora -commenta il Zacconi- ciò che di raro sapeano volean portarselo seco in sepoltura, o tenerselo in saccoccia". Zacconi reagì al mal vezzo, e pubblicò (dopo averla rifatta ben quattro volte) la sua Prattica, e –coerente- la pubblicò in volgare, contro il parere del Granduca, che l’avrebbe (more solito) voluta in latino. In quest’opera -scrive M. Suard- si trovano, oltre a buoni principii chiaramente esposti, dei curiosi dettagli sui progressi dell’arte e sul carattere dei più celebri compositori che conosciamo del secolo XVI". (Citato dal Bertini). Il Gaspari dice quest’opera "molto rara, ed apprezzabile più di qualunque altra delle antiche e per la facilità e chiarezza dello stile, come anche per la copia di pratici esempi dello Zerlino, del Tigrino, di Adriano Biancheri, di Scipione Cerreto e di Girolamo Diruta, tolti dalle loro opere" (Vol. I. pag. 266). Il che testimonia della vasta cultura del nostro Zacconi.

Un’altra opera di genere musicale del Zacconi sono i Canoni musicali tratti da diversi autori, e finita forse il 1621. (Manoscritto N.ro 558 della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, di 200 carte, in quattro libri). Il Zacconi mandò la sua opera, forse per un giudizio, al M° Pellegrini di Milano, il quale, a sua volta, la passò al Savioli, direttore della cappella di Bergamo. Ne rimasero entrambi meravigliati, e il Savioli gli scrisse: "Ho ammirato quel bellissimo libro del M° Signor (!) Zacconi; è di grandissimo mio gusto... vi giuro che vedendolo ho svegghiato assai il mio poco e povero ingegno. Dopo sì ampia lode poteva bene il Zacconi dedicare la sua fatica a Maddalena d’Austria granduchessa di Toscana, moglie di Cosimo dei Medici, cui la portò egli stesso in persona. Ma, nonostante gli elogi e la dedica, il Zacconi non riuscì mai a stamparla, e dovette rassegnarsi a scrivere amaramente: "starà così fino a che piacerà a Dio". Ed è così ancor oggi, e sarebbe anche ignorata se nel 1905 non ne avesse trattato ampiamente il Vatielli in un opuscolo edito dal Nobili di Pesaro.

Altra opera musicale dello Zacconi: Resolutioni et partiture di 110 canoni musicali sopra l’Ave Maris Stella di Francesco Soriani, M° di cappella in S. Pietro di Roma, con le considerazioni del P. Lodovico Zacconi da Pesaro dell’Ord. Erem. di S. Ag. (MS. in folio di pagg. 111-1625). Ma di fatto non si occupa che di 19 canoni. L’opera non fu condotta a termine, o questo MS. (che secondo il Martini fu estratto dall’originale, che un tempo esisteva nella libreria degli Agostiniani di Pesaro) non è completo? Scrisse inoltre:

-Regole di canto fermo (non finita).

-Lo scrigno musicale (Antologia di pezzi suoi e di altri autori).

-Partiture e risolutioni di 100 contrappunti di D. Fernando de las Infantes Hispano.

-Recercari de sonare in organo (Antologia di rari e diversi autori, fatta in collaborazione di M° Francesco Rovigo di Mantova, durante la sua dimora alla corte ducale tedesca).

Oltre queste opere di soggetto musicale, il Zacconi -ingegno versatile- scrisse molte altre opere, ch’egli stesso elenca nell’appendice della sua Autobiografia (11), finita di scrivere un anno prima della sua morte improvvisa. Credo bene riferirne l’elenco per completare la figura dello Zacconi, e darlo nell’ordine da lui stesso seguito, che forse è un ordine cronologico.

1) Prattica, Ia P. - Venezia, 1592 - Bartolomeo Carampelli.

2) Prattica, IIa P. – Venezia 1622 - Jacomo Vincenti.

3) Compendio delle vite di tutti i Santi - (Dedicata a Mons. Vincenzo Querini) Venezia, Sebastiano Combi, 1612.

4) Il verdeggiante prato fiorito - Lo stesso, 1615 - Dedicato alla serenissima duchessa.

5) Instruttione dei Sacerdoti - Venezia, Combi, 1618 - all’Ill.mo e Rev.mo Sig. Cardinale Toledo.

6) La vita e miracoli del glorioso P. S. Nicola da Tolentino - Pesaro, Flaminio Concordia, 1623.

7) Pronostici perpetui - Rimino, Giov. Salimbeni, 1123 - al M. R. D. M° Giulio Gottardo di Rimino.

8) Cronica dell’Agostiniana Religione - Pesaro, per Flaminio Concordia, 1626.

9) Scuola dei Mortali, composto a Monaco il 1590 (Bibl. Oliveriana di Pesaro, MS. 545).

10) Il Memoriale Historico (Oliveriana, MS. 346-47).

11) I sacri templi di Maria Vergine (Oliver. MS. 553).

12) Le sacre imagini di G. C. Crocifisso (Oliver. MS. 556).

13) La vita et i miracoli del glorioso B. P. Frat’Antonio della Mandola, cavata dagli autentici originali. (Il MS. mandato (1623) al p. M° Andrea da Cortona, andò smarrito).

14) La Cintura di S. Monica (Oliver. MS. 554).

15) Duecento casi avvenuti et accaduti nei nostri tempi.

16) Canoni Musicali (Oliver. MS. 559).

17) Regole di canto fermo.

18) Il diversorio celeste; libro di preghiere, 1618 (Oliver. 564).

19) Il Pomario Christiano (Oliver. MS. 558).

20) I1 diporto dell’Estate (Oliver. MS. 557).

21) Protoplaustro.

22) L’humane astuzie (Antologia).

23) L’Archivio regale (Oliver. MS. 561).

24) Chronicon singulare a Christo nato al 625.

25) La Drogheria historiale (Oliver. MS. 564).

26) Il Pianto di David profeta.

27) Lavacro di coscienza (Oliver. MS. 566).

28) Trattato delle indulgenze (Oliver. MS. 566).

29) L’ Horticello dei confessori.

30) Rime e poesie in ogni genere, composte così da lui in gioventù sua (Smarrito).

31) Epistolario, che il Z. stesso annoverava "nel novero delle cose mie perdute".

32) Officina medicinale, che l’autore dice "trafugato".

33) Le gioie dei Principi (MS. Oliver. 560).

34) Il consortio peregrino "imprestato e perduto".

35) Manual concionatorio (Oliver. MS. 555).

36) Tesoreria concionatoria.

37) Li proverbi italiani.

38) Il campo delle miserie humane (MS. Oliver. 550).

39) Resolutioni e partiture di Francesco Seriani M° di cappella di S. Pietro in Roma.

40) Partiture e risolutioni.

41) Lo scrigno musicale (Antologia).

42) Sommario dei privilegi, grazie etc. dell’ Ordine Agostiniano.

43) Il Memoriale della plebe (MS. Oliver. 552).

44) Orditura cronicale (Cronica di Pesaro).

45) Viaggi di Gerusalemme e di S. Jacopo di Galitia fatti dai M. R. P. Fra Christofaro da Monte Maggio dell’Ord. eremitano di S. Agostino, raccolti insieme dal p. Lud. Zacconi (Oliv. MS. 526).

46) L’astrologiche ricchezze di natura.

Oltre queste opere, elencate dallo stesso Z. nella sua autobiografia, il P. M° Pietro Nicola Mazza, priore di S. Agostino in Pesaro, il 20 maggio 1749 elencava le seguenti, trovate nei MS. dello Zacconi nella libreria di S. Agostino in Pesaro stessa.

47) L’arca esemplare dei predicatori (Oliv. MS. 564). E’ in ordine alfabetico, ma s’arresta alla lettera C.

48) Le devozioni insigni delle Agostiniane religioni. Quasi tutta perduta (Oliver. MS. 564).

49) Della croce santa di N. Signore - Incompleta già nel 1749.

50) I sacri tempi di M. V.

51) L’Agostiniane glorie (Oliver. MS. 548). - Dedicata alla Serenissima Principessa Claudia Medici d’Urbino. (Stamp. nel 1626).

52) De restitutione (1600) Breve trattato incompleto.

53) Axiomata V. T. (Oliver. MS. 544). - Libro primo, incompleto.

54) Lilium theologicum - Oliver. 569 (Due grossi volumi - Genova 1600).

55) Expositio in psalmum CXLII (MS. Oliver. 523) - Fatta a Genova il 1558.

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(7) Dal Granduca ottenne in Gratz al suo Ordine la chiesa e casa di S. Paolo sotto la fortezza.

(8) "Aveva ideato una macchina per alzare acqua et fare molini" (Autobiografia.).

(9) Prattica, p. IIa, c. l, pag. 5.

(10) Agli elogi del Porta si possono aggiungere quelli di Giovanni Gabrielli e Orlando Lasso

(11) Oliveriana di Pesaro: MS. N.ro 363.

 

 

 

III - COMPOSITORI

P. MARIO AGATEA da Modena. Nacque nel 1620 a Modena (1) ove visse il più della sua vita, e ove fu per circa 40 anni alla corte ducale "in qualità di musico, nei quali tempi ha operato il mio (tal quale è stato) talento" (2) con lo stipendio mensile di L. 97 e soldi 10. Nel 1665 fu eletto maestro di cappella al duomo di Modena, ove rimase in tale ufficio sino al 1673, quando chiese di esserne esonerato, secondo risulta dai seguenti atti capitolari di quel duomo:

1665 - 20 Ottobre. Fu introdotto in Capitolo il Sig. Conte Pirro Graziani et espose un ambasciata a nome della Ser.ma Madama Barberini del seguente tenore:

Il Frate Mario Agatea dell’ Ordine Agostiniano, musico soprano di non ordinaria eccellenza, ha supplicata la S. Al. ad interporre la di lei autorità con lor Signori per impetrare il compiacimento, che lui, con loro buona gratia, possi sostenere alla carica di Maestro di Capella di questa Cattedrale; ogni qual volta sarà affatto renunziata dal F. D. Mario Uccellini, di cui si va dicendo, che sia per portarsi in breve nella città di Parma al servizio di quella Ser.ma Casa. Distribuite e raccolte le palle furono tutt’in oro e così ottenne".

1673 - 25 Nov. Il P. Mario chiese licenza di M.tro di Capella di questa Cattedrale esponendo che suoi affari il richiamavano altrove, pregando li SS. Canonici condonargli qualsiasi errore che fosse inavvedutamente incorso in detto ufficio, il quale fu da tutti li S.S. Congregati a piena voce ringraziato del di lui buon servitio a questa Cattedrale prestato, dichiarandosi totalmente ben serviti da sua persona".

Nel 1687 chiede al duca (lettera citata) la giubilazione "perché sentesi ogni di più indebolire dal grave peso degli anni, e debilitare anche il vedere; sperando così di godere la sua santa pace e quiete nel suo monastero di Bologna". Il duca Francesco gli concede un passaporto ridondante di vive premure (20-IV-1682) e l’A. si ritira nel convento agostiniano di S. Biagio di Bologna. Qui gli successe un caso curioso. Una sera andò all’opera in musica con la licenza del P. Priore; l’arcivescovo, saputolo, lo rimprovera e vuol punirlo e l’A. scrive al suo duca -che anche da Bologna ricordava- a voler interporre i suoi buoni uffici (3).

Nei primi giorni di gennaio del 1692 rimane privo quasi completamente della vista (4), per il che -per consiglio dei medici- è trasferito al convento della Misericordia, fuori porta Castiglione, per esservi aria più sana, "dove -fa scrivere ancora al suo duca- (5) finirò il mio vivere penoso", che finì di fatto nel gennaio del 1699. Convento fuori le mura, tra il verde, ove il povero cieco forse rievocava le sue melodie; e che ricorda un altro convento al sole -S. Onofrio- ove Tasso infelice canticchiava i suoi versi; e che richiama il giardino d’Arcetri con Galileo Galilei sventurato e pur esso cieco.

Cantante, soprano e compositore, Maurizio Cazzati (M° di S. Petronio di Bologna) nei dedicargli il quinto dei suoi motetti a 2 v. (Bologna, Dozza 1664) lo chiama "musico insigne"

Deve, però, avere scritto poco; a meno che le sue composizioni non siano andate perdute. Nella raccolta di Autori diversi di Marino Salvini (Bologna, Monti 1670) c’è dell’Agatea un motetto: Venite celeres. Alla R. Biblioteca Estense di Modena si trovano manoscritte le seguenti composizioni dell’ A.:

1. Tre cantate per Alto e Basso continuo: Vanti pure il Dio Cupido / Poiché la vera fede / Spesso cambiando ciel si cambia sorte.

2. Quattro cantate per Soprano: Calco appena il suol / Frangi l’arco / Fido esempio d’amore / Chi non sa che sia tormento.

3. Arietta per Contralto: Per baciar volto si vago.

4. Aria con violoncello obbligato: Amor, fammi goder.

Temi, senza dubbio, non convenienti ad un frate. Ma -anzi che pigliarsela con lui, vittima (come tanti) dell’ambiente- è proprio il caso di ripetere: o tempora! o mores!

Nella biblioteca del liceo musicale G. B. Martini di Bologna si conservano dell’A, cinque lettere da Modena (dal 1680 al 1686) a Gio. Paolo Colonna, col quale l’A. era legato da vincoli di sentita amicizia. In quella dell’otto maggio 1680 parla di un originale delle letanie dato allo zoppo copista; il 5 ottobre 1684 si lamenta di chi per gelosia gli impedisce di poter servire il Colonna, quando si degna comandarlo; il 12 giugno 1686 gli ricorda il programma d’uso per la festa dell’Accademia dei Filarmonici (6) a S. Giovanni in Monte pel 30 giugno.

Da altra lettera si ricava un’altra bravura del p. Agatea: chiede al Colonna del cipresso nostrano (se non si può avere quello di Candia) per fare un cembalo con l’ottava distesa.

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(1) Così si scrive comunemente. Però in un suo ritratto edito nel 1676 è detto di anni 48; sarebbe dunque nato nel 1628.

(2) Lettera del p. Agatea al duca di Modena del 1687 (Archivio di Stato di Modena).

(3) Lett. 8-1-1691 (Arch. di Stato di Modena).

(4) Lett. 13-1-1692 (Arch. di Stato di Modena).

(5) F. 1866. 5-6-7.- G. 2 - G. 250, p. 47.

(6) L’Agatea fu accolto all’Accademia nel 1685.

 

Fr. CORNELIO ANTONELLI da Rimini, detto il Turturino. Pubblicò "I dolci frutti" Lib. I de vaghi et dilettevoli Madrigali de diversi eccellentissimi autori a 5 v. (Venezia, Scotto 1570); raccolti quasi per sollazzo, "per a le volte scarcare l’animo, da continovi studi della mia professione affaticato". (Dalla dedica, datata da Venezia il 1 giugno 1570).

Era forse maestro di cappella a S. Stefano?

 

P. IPPOLITO BACCUSI, Mantovano, che lo Zacconi, cui insegnò "una pratica maniera di lavorar d’improvviso i contrappunti a mente", chiama "maestro singolarissimo". Fu per molti anni (1585-88) M° di cappella del duomo di Mantova, intimo di Jaches Vuert, M° di cappella del duca di Mantova, il quale "studiando ad emulatione si venne in tutto e per tutto a perfezionare" (7) "degno perciò d’eterno nome per il suo singolare valore" (8).

Nel 1570 forse viveva a Ravenna, ché il 22 aprile di quest’anno data di qui una sua lettera al segretario del duca di Mantova. Nel 1572 era M° della musica delli Ill.mi Signori di Spilimberto a Verona e contemporaneamente a S. Eufemia. Dal 1585 all’88 M° di cappella nel duomo di Mantova. Nel 1592-97 nella cattedrale di Verona, ove era una cantoria "celebratissima in tutta Italia" com’egli scrive, e dove morì nel 1609. A S. Eufemia di Verona, pero, dovette essere prima assai del 1572; ché nella prefazione al Lib. II dei madrigali (1572) parla di compositioni e "fatiche nel tempo ch’io stetti costi in S. Euphemia gl’anni passati".

Il Baccusi fu uno dei primi musici che usò gli strumenti per sostenere le voci nella musica di chiesa.

Di lui il Zacconi (l. c.) dà questo giudizio: "Io ho conosciuto quattro musici singolarissimi nei contrappunti... Li nomina, e prosegue: Stando in Venezia e capitandovi il suddetto Hippolito (Baccusi) che pur allora frequentava detti studii de’ contrappunti e sentendoli a far tante cose esquisite come vi facea, ci attese anch’egli si fattamente ch’appresso buoni musici n’acquistò anch’egli non picciol nome".

Il Baccusi scrisse moltissimo, come appare dal seguente elenco, che forse non è completo.

1) Il 2° Libr. dei Madrigali. (Venezia, Scotto 1572).

2) Motectorum. Lib. I., a 5-6-8 v. (Venezia, Rampazetti 1579).

3) Lib. I. Missarum, a 4 v. (Venezia, Gardano 1588). Contiene S. Messe, che l’A. dice frutto "de assiduis mearum lucubrationum studiis (9) (R. Bibl. Modena).

4) Lib. II. Missarum, a 5-6-8 v. (Venezia, Vincenti 1885). Contiene 4 Messe. (Bibl. Com. Cesena).

5) Il IV Lib. dei Madrigali, (Venezia, Gardano 1587). Ne contiene 14. (Bibl. Estense Modena).

6) Lib. IV Missarum a 5 e 9 v. (Venezia, Gardano 1593) "rudi meo ingenio excultae". (Liceo GB. Martini Bologna).

7) Quattro Cantilene ridotte per liuto da Vincenzo Galilei.

8) Psalmi omnes, a 8 v., con 2 Magnificat istrumentali. Venezia, Amadino, 1592).

Opera tanto più degna di rilievo in quanto il B. quando la pubblicò era già vecchio, così che nella dedica al P. Angelo Rocca Agostiniano eletto vescovo e sacrista pontificio si scusa di non potere (come pur vorrebbe) andare a rallegrarsi in persona a Roma, "mea enim iam ingravescens aetas a tanto itinere capessendo deterret.... quae mihi omnem prope hilaritatem ademit".

9) Le Vergini - Lib. di Madrigali a 3 v. (Venezia, 1605).

Fu anche musico profano, ché nel 1597 pubblicò presso l’Amadino (Venezia):

10) Stanze dell’Ariosto e del Tasso a 3 v.

Altre composizioni del B. si trovano in varie Raccolte di autori diversi

11) Autori diversi di Madrigali (Venezia, Gardano 1592). Del B. "Un giorno a Pale sacro".

12) Autori diversi di Madrigali (Scielta di migliori madrigali che hoggidì si cantino) Anversa 1583, Bellero - Uno è del Baccusi.

13) Nell’opera di Galilei Vincenzio (Venezia, Scotto 1584): Fromino; dialogo sopra l’arte del ben intavolare et rettamente sonare la musica.... ecc. tra i vari madrigali trovo questi del Baccusi a 5 v.

pag. 158: "Per pianto la mia carne".

pag. 159: "Or pensate al mio mal".

pag. 159: "Se m’è dolce il morire".

pag. 160: "Così vuol mia ventura".

14) Asola: Raccolta di autori diversi (Venezia, Amadino, 1592). Del B. un "Beatus vir".

Altri pezzi del Baccusi si trovano:

15) Nell’Harmonia celeste di diversi eccellenti musici (Anversa 1593);

16) nella Symphonia angelica par Hubert Waebrant (Anversa, 1594);

17) nella Melodia Olimpica par Pierre Phillips (Anversa 1594);

18) nel Trionfo di Dori (Venezia, Gardano 1597);

19) nel Paradiso musicale (Anversa 1596);

20) e finalmente nella raccolta di autori diversi: Cantiones sacrae diversorum auctorum. (MS. del secolo XVII al liceo musicale di Bologna) trovasi del B. una Messa a 8 v. del V° tono.

Di genere profano si ricordano del B. anche le seguenti composizioni in varie collezioni:

21) Solo e pensoso - Questo è quel chiaro fonte - Misera! non credea - Deh! torna a me, mio sol - Occhi miei - Care lacrime - Qual presso a bel rubino.

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(7) Dalla dedica del P. Zacconi alla 2a parte della Prattica, e nella Prattica stessa a pagg. 84 e 130.

(8) L. Zacconi, Canoni Musicali, libr. IV (MS. Oliv. N.ro 559).

(9) Le Messe hanno questi nomi: Signor mio caro - O Beata Maria - Qualis est dilecta mea - Primi toni - Sine nomine.

P. GEROLAMO BARTEI, di Arezzo. Nel 1607 era M° di Cappella nella cattedrale di Volterra. Nel 1609: M° di cappella al S. Agostino di Roma. G. Baini lo dice: "capituli generalis Romae musices moderator" (10). Del Bartei si ricordano le seguenti pubblicazioni:

1) Responsoria omnia majoris hebdomadae, Benedictus, Miserere: (Venezia, Amadino, 1607).

2) Lib. I. Sacrarum modulationum quae vulgo Motecta appellantur, a 2 v. (Roma, Robletti, 1609). Contiene anche due motetti di un suo nipote, Raffaele da Arezzo: "Benedicam Dominum" e "Exultavit cor meum".

3) Messa dei morti, a 8 v. (Roma, 1608).

4) Il I Lib. dei Ricercari a 2 v. - I.a ediz. Roma Zannetti, 1618, vivente il Bartei - Ristampa: Ancona, Percimeneo, 1674.

5) Concerti a 2 v. (Roma, 1618). (Biblioteca Angelica).

Queste, però, non sono le sole opere del Bartei, ché il Libro dei Ricercari è detto Op. XII.

Scrisse dunque altro, che oggi non conosciamo.

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(10) Gius. Baini, Memorie storiche della vita e delle opere di G. P. L. da Palestrina (pag. 89). Roma, Soc. Tip. 1828.

 

BACC. G B. BIANCHI, da Genova. Iniziò la sua vita religiosa a Bologna, non so se a S. Biagio, o alla Misericordia. Organista e compositore della metà del sec. XVIII, di lui ho trovato recensita solamente questa opera, che –però- è chiamata prima. Ebbe, in seguito, delle sorelle? Madrigali a 2 e 3 v. (Bologna, Monti, 1675).

 

P. BACC. GIOV. LORENZO CATTANI, da Massa di Carrara. Doveva essere di famiglia discretamente benestante, perché il 23 agosto del 1706 ebbe licenza di vendere tre pezzi di terra -effetti paterni- che aveva ancora "nello stato del Ser.mo duca di Massa, non denunziati avanti alla sua professione, a nome e profitto del convento di S. Giovanni di Livorno, come figlio del medesimo" (11). E appunto perchè figlio -come allora dicevasi- del convento di Livorno, morendo lasciò al medesimo tutti i preziosi regali che aveva ricevuti da vari principi e signori. Coi quali doveva essere in buoni rapporti; ché all’archivio di Stato di Massa esiste una lettera datata da Pisa nella quale il Cattani informa il duca di Massa dei suoi studi. "Maestro di cappella dei cavalieri di Pisa (ove dimorò abitualmente) assai dotto sì nel suonare come nel comporre, ha fatto di buoni allievi tanto nel canto quanto nel suono". Priore e Provinciale (eletto nel 1695) dei suoi frati di Toscana, morì l’anno 1713 "con sentimento grande dei suoi scolari e con duolo dei Sigg. Cavalieri, stante la perdita di sì grand’huomo". Così scrive incidentalmente il Bazzichi nel suo studio: Gli Agostiniani a Livorno (12) riportando queste parole dal MS. Vita del Frati della provincia di Pisa (13), senza aggiungervi una parola. Né molte, purtroppo, posso aggiungerne io. Quando e quanto sia stato maestro di cappella ai Cavalieri di Pisa non è dato precisare. Ma poiché nel 1708 lo trovo organista a S. Giovanni di Livorno, io propenderei a crederlo a S. Stefano di Pisa dopo questa data; non riuscendo a capacitarmi che abbia voluto lasciare Pisa per Livorno. A meno che la sua presenza a Livorno nel 1708 non voglia credersi casuale (14) , e se non ostasse il fatto che il citato Libro delle proposizioni ce lo dà come maestro di cappella di Pisa il 26 luglio 1707 (pag. 75). D’altra parte consultando l’archivio dell’ordine dei cavalieri di S. Stefano a Pisa, io trovo menzione del Cattani una volta sola, alla data del 21 aprile 1713, ove si legge: "Pagate al R. P. Fra Lorenzo Cattani M° di cappella della chiesa conventuale (di S. Stefano) per l’importare dei musici, strumenti e suonatori forestieri per i tre cori di musica da farsi la mattina del capitolo generale secondo il solito..., lire.... (15).

(Nel 1818, quando era maestro ai Cavalieri Stefano Romani con provvigione annua di L. 1260, l’orchestra della cappella aveva dieci strumenti).

Che cosa abbia composto il Cattani non saprei dire. Ma compositore dovette essere, se prestiamo fede al citato MS., e se ricordiamo che, il M° di cappella dei Cavalieri aveva l’obbligo "di comporre una messa l’anno, o un vespro, che diveniva proprietà dell’Ordine".

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(11) Archivio storico di Livorno: Libro delle proposizioni del convento di S. Giovanni, n° 3064/5, pag. 72.

(12) Firenze, Barbera, 1856.

(13) Archivio Prov. Ag.no di S. Spirito a Firenze. Dal libro "Memoria de’ PP. della Provincia di Pisa dell’Ord. Er. di S. Agostino".

(14) Pochi anni dopo trovo organista a S. Giovanni di Livorno il p. Bacc. Teofilo Ciafferi (1743-1751).

(15) R. Archivio di Stato di Pisa, Reparto Archivio dei Cavalieri di S. Stefano, n° 6688. In questo medesimo registro trovo una nota nella quale è intuitiva l’influenza del p. Cattani: "1713: al P. Fr. Domenico Ciriaci Agostiniano, stato predicatore della quadragesima prossima passata nella chiesa conventuale... L...".

P. M° LUIGI CEREZO nacque il dì otto agosto 1768 in Valenza, ove vestì l’abito agostiniano e studiò teologia, dopo il corso di filosofia frequentato a Castellon de la Piana. Morì nel 1811 vittima di carità in tempo di peste, ad Orimuela, ove era rettore del nostro collegio, dopo essere stato vice rettore (1799) del S. Fulgenzio di Valenza. Intelligenza eletta, memoria ferrea, predicatore non ultimo, il Lanteri dice di lui: "calluit egregie musicam"; citando come fonte la biblioteca di Furster Justus Pastor, che io non riuscii a consultare dove che sia. I non pochi autori consultati tacciono affatto questo nome. Suonò l’organo in varie chiese, compose varie antifone e una Messa di requiem a quattro voci (16).

Fr. NICOLA DE CAMIIS, da Cremona, dove fu anche priore del suo convento. Professore di teologia e filosofia, predicatore di grido, poeta di pregio, peritissimus in arte musica. Come tale compose tre pezzi dal titolo: La fede trionfatrice contro l’idolatria, per lo glorioso martirio di S. Caterina V. e M. protettrice degli studi Agostiniani (Tip. Righini, 1725). Come oratore lasciò un quaresimale e dieci orazioni panegiriche, che l’Arisio giudicava così: ex iure merito imprimenda (17).

P. AGOSTINO DIANDA. M° di cappella a S. Agostino di Pergola nel 1750, a S. Agostino di Roma nel 1751, a S. Agostino di Ancona dal 1764 al 1784. Della capacità di questo maestro è testimone competente il celebre P. Martini, che volle il ritratto del Dianda, per porlo nella collezione ch’egli stava preparando. E’ vero che il Dianda in lettere al Martini si proclama "in tutto ignorante, di musica ignorantissimo"; e un "miserabile strapazzino, che, per scarsezza di soggetti, esercita in questa terra (Ancona) l’impiego di M° di cappella" (18); e che il ritratto lo permise unicamente per ubbidienza al suo superiore (19). Ma se ciò prova la profonda umiltà del P. Dianda, nulla toglie a giudizio del P. Martini, al quale possiamo accedere sicuri, perché il M. se ne intendeva. Non so se il Dianda abbia composto della musica; dalla lettera, però, indirizzata dalla Pergola al Martini -al quale raccomanda un suo scolaro- si deduce che ne era insegnante.

Il ritratto -che al Liceo Rossini di Bologna oggi non figura- fu dipinto da Giuseppe Pallavicini, milanese residente in Ancona, ed ebbe le lodi dei pittori bolognesi. (Lett. del 30-V-1784 da Ancona al P. Martini). Le lettere citate, e non devono essere tutte, ché il Dianda parla nella seconda di "lettere precedenti", sono scritte in bella calligrafia e in forma eletta. Oltre le città, in cui esercitò il suo ufficio, il Dianda non girò molto; a Bologna, poi, non fu mai, come confessa con rammarico al P. Martini, cui desiderava conoscere di persona.

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(16) FURSTER, Escritores Valencianos, II, 839; citato in "Saggio d’una biblioteca ibero-americana dell’ordine agostiniano" del P. Gregorio de Santiago Vela, Madrid 1913, pagg. 718-20.

(17) ARISIO, Cremona letteraria, (Righini, 1740) Vol. III. p. 235.

(18) Lett. del 20-3-1784 da Ancona.

(19) Lett. del 4-7.1750 da Pergola. Conservate nella bibl. del Liceo Musicale di Bologna. (Carteggio del P. Martini, Vol. XIII).

P. BACC. AGOSTINO DIRUTA, da Perugia, o -come altri scrive- Agostino da Deruta, paese oggi di circa 7000 ab. a 18 km. da Perugia e in questa provincia, presso le rive del Tevere. Nipote e discepolo del P. Gerolamo Diruta (20) (francescano) autore del Transilvano, il Nostro nacque verso la fine del secolo XVI. Nel 1617 era organista a S. Stefano di Venezia: nel 1620-22 M° di cappella e organista ad Asola; nel 1630 M° a S. Agostino di Roma, e nel 1646 direttore di coro a Perugia. Secondo l’Oldoini (in Athenaeum Augustinum) il D. avrebbe pubblicate una ventina di composizioni musicali; concorda con lui lo storico umbro Iacobilli, che gliene assegna dicianove; Eitner ne elenca dodici; l’Ossinger dice tredici. Io non ne ho trovato che nove.

1) Sacrae Cantiones, a 1-2-3-4 voci. Op. I. (Venezia, Vincenti, 1617).

(Liceo Mus. Bologna).

2) Messe 2 concertate, a 5 v. (Venezia, Vincenti, 1622).

3) Sacri Motetti a gloria di Giesù et ad honore di Maria a 1 e 2 v. Lib. I, Op. VI. (Venezia, Vincenti, 1630).

4) Sacrae Modulationes Eremitici Ordinis Divorum da 2 a 8 v. Op. X (Roma, Masotti, 1630). Contiene motetti, inni, antifone pei nostri SS. Agostino, Guglielmo, Nicola, Monica, Chiara. (Bibl. Com. Cesena).

5) Messe 4 concertate a 5 v. Lib. II, Op. XIII (Roma, G. B. Robletti, 1631).

6) Viridarium marianum. Litanie ed inni a 4-5-6 v. Op. XV. (Roma, Robletti, 1631).

7) Psalmi vespertini a 3 v. Op. XVI. (Roma, Masotti, 1633).

8) Poesie Heroiche, morali e sacre da 1 a 5 v. (Roma, 1640).

9) Davidicae Modulationes et Litaniae B. V. M. a 3 v., Op. XVIII. Roma, Fei, 1668. (Liceo Musicale di Bologna).

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(20) Così si chiama il D. stesso nella sua Op. I.

 

P. BACC. STEFANO FILIPPINI, detto l’Argentina. Parrebbe nato in Sardegna, verso il 1600; però nelle sue opere è detto comunemente da Rimini; forse per indicare, come allora usava, la sua figliuolanza religiosa? o dalla sua attività? Nel 1685 viveva ancora. Nel 1643-45 era M° a S. Agostino di Rimini, nel 1652 a S. Stefano di Venezia, nel 1675 a S. Marino. (Contemporaneamente a Rimini?). Scrisse molta musica di chiesa.

1) Messe a 3 v. (Venezia, 1638).

2) Salmi concertati (Venezia, 1638).

3) Concerti Sacri a 2-3-4-5 v. Lib. I, Op. II. (Ancona, Beltrano, 1682).

4) Salmi brevi a 5 v. per tutto l’anno. Op. VI. (Bologna, Monti, 1670). Nella dedica l’edit. Marino Silvani li chiama "parti dell’ingegnosa penna del p. Filippini, ben noto al mondo come singolare in questa professione".

5) Concerti Sacri a 2-3-4-5 v. Lib. II, Op. VII. (Bologna, Monti, 1671).

6) Messe tre da Cappella a 4 v., Op. VIII (Bologna, Monti, 1673).

7) Motetti sacri a voci sole - Op. IX. - (Bologna, Monti, 1675).

8) Salmi e Messa a 8 v., Op. X. (Bologna, Monti, 1683).

9) Salmi concertati, a 3 v. con violini. Op. XI (Bologna, Monti, 1685). Manca il "Dixit" e il "Magnificat", del che l’A. si scusa così in un avviso al lettore: "n’è stato causa il capriccio, che ha voluto operare secondo le regole simpatiche di un genio (!) divenuto stravagante. Perché vecchio?

10) Salmi brevi per tutto l’anno a 8 voci, op. XII.

11) Nella Raccolta Silvestris (Roma, 1643-45) trovo tre motetti a 3 v. del P. Stefano Argentini, che con tutta probabilità è una persona sola con il Filippini: O quales flores - Quasi Oliva - Repleta est malis.

 

P. FILIPPO DA CAVI, era M° di cappella e organista a S. Agostino di Roma nel 1642. In una raccolta di autori diversi: Sacrae Modulatioties di Domenico Bianchi (Roma, 1642 - Grignani) sono di questo maestro tre motetti: Exurgat Deus — Transfige — Salve, salutaris; e un altro a 2 v. Sonent cytlzarae, è nella raccolta "autori diversi" di Florido De Silvestris (Roma, 1643).

 

P. BACC. IPPOLITO GHEZZI, (forse di Sinalunga), nato a Siena sul finire del secolo XVII. Fu compositore e maestro di cappella (1679-1700) nella cattedrale di Montepulciano, ove fu maestro di Domenico Cavalcanti dal quale dovette staccarsi per "l’invidia al suo genio" (21).

Come teorico il G. è rimasto celebre per avere per primo proposto la riforma della salmodia, adottando nel suo Setticlave canoro (Bologna, 1709, op. VI) le sette sillabe, invece delle sei in uso sino a quel tempo "opera compendiosa e molto utile"). Di lui come compositore si ha:

1) Sacri dialoghi, o vero 12 Motetti a 2 v., op. I. (Firenze, Guiducci, 1699).

2) Oratori sacri a 3 v. cavati dalla S. Scrittura. L’Abelle - L’Adamo - L’Abramo - Il David trionfante (Bologna, Silvani, 1700).

3) Lamentazioni sacre per la Settimana Santa a sole voci - op. IV. (Bologna, Silvani, 1707). La dedica è datata da Siena, il 30 marzo 1707.

4) Sacri dialoghi, o vero Motetti a 2 v. con violini. (Bologna, Silvani, 1708).

5) Salmi concertati a 2 voci (op. II).

Nel vol. XXIX del Carteggio Martiniano è una lettera autografa del Ghezzi da Siena (12 novembre 1708) al bolognese Giacomo Antonio Perti, la quale dimostra insieme e la stima che godeva e la serenità ponderata con che giudicava. Essendo nata in Siena una disputa fra due musici intorno a una settima minore trovata nei Ricercari del maestro defunto di quel duomo, il nostro Ghezzi fu incaricato di decidere la questione, ed egli -uomo coscienzioso come era- volle sentire dapprima l’oracolo del Perti, maestro in S. Petronio.

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(21) Da una lettera da Siena del 20 gennaio 1709.

 

Fr. GIACOMO di S. ANGELO. Era maestro di cappella a S. Marco di Milano, circa il 1617. Nella raccolta Autori diversi di Filippo Lomazzo (Milano, 1617) sono di lui due motetti a 2 v., uno a 4 v. e Litanie a 4 v.

P. GIOVANNI BATTISTA di Città della Pieve. "Maestro di musica, fu il primo a trarre dalle canne vocali armonie ispirate e sublimi, onde presto divenne oggetto di ammirazione e riconoscenza". Nel 1638 è organista a S. Giovanni di Livorno; breve, ma fruttifera dimora, che diede a S. Giovanni un bell’organo dell’allora famoso Luca Romani, da sostituire all’ "organetto" preesistente. E la chiesa di S. Giovanni, che stava rinnovandosi ed ingrandendosi, lo meritava. (22)

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(22) Nella prefazione il G. annunzia tra poco Messe a 3-4-5 voci. In questo torno di tempo erano organisti a S. Giovanni di Livorno altri due nostri frati: Fr. Gerolamo da Firenze (1689-1641/1645-1666). Fr. Domenico da Montecatini (1642).

 

Fr. GUGLIELMO, veneziano. Studente a S. Stefano di Venezia, nel 1616 pubblicò presso l’Amadino il Coelum armonicum, seu concentus a 1-2-3 v.; primo parto di un giovane di belle speranze. E poi?

 

P. BRUNO HOLZAPFEL, bavarese. "Celebris pulsator organi, artis musicae peritia excelluit". Sottopriore degli Agostiniani di Ratisbona, nel 1760 pubblicò a Nürmberg tre opere di sonate per clavicembalo ed organo. (Nel 1780 un Giovanni Amadio Holzapfel, predicatore di Smacalda, scriveva una prefazione al libro di litanie (in canto fermo) di Vierlings).

 

P. BRUNO HOLZBANER. Nel 1749 pubblicò ad Augsburg ventiquattro sonate per clavicembalo con questo titolo: Eremi deliciae, seu eremita augustinus exultans in cymbalis benesonantibus pro organo fidiculari. (Tip. Lotter) (23). Nel 1751 stampò ventitrè operette intitolate Divertimenti da clavicembalo et organo presso lo Schmidin di Norimberga. Nel 1755 presso il già citato Lotter altre ventiquattro..., non bene, oggi, precisate.

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(23) Occorre notare che il nostro storico Ossinger lo identifica col precedente p. Bruno, mentre Heitner ne fa due individui nettamente distinti.

 

M. G. BATTISTA ININGER, di Monaco di Baviera, dimostrò rara perizia di musico eccellente nel suo Canticum chorale, seu: Invitatoria, hymni, antiphonae et responsoria pro festis solemnioribus ad organum. Nel 1768 era Maestro al convento di Monaco. L’Ininger fu tre volte provinciale, e morì il 18 febbraio 1730.

 

M° SCIPIONE LAZZARINI, da Ancona, ove nacque il 1641, coltivò la musica con successo. Di lui si ricordano queste opere a stampa:

1. Op. I. Motetti a 2 e 3 v. (Ancona, Percimeneo, 1674). La dedica è da Ancona il 1° aprile 1674.

2. Op. II. Motetti a 2-3 v. (Ancona, lo stesso, 1674) Nell’appendice sono tre motetti "di tre scolari" dell’A., il quale insegnava contrappunto nella sua patria.

3. Op. III. Salmi Vespertini a 3 e 5 v. e 2 violini. (Ancona, Percimeneo, 1675). Dedicati al principe GB. Pamphili.

4. Al liceo musicale GB. Martini di Bologna si conservano MS. del Lazzarini le seguenti composizioni: Messa a 8 v. - Messa a 8 v.: "Quem dicunt homines" - Messa a 4 v. pro defunctis - Ave, Maris Stella a 4 e a 8 v. - O gloriosa Virginum, senza organo - Pange Lingua, a 5 v. Il Saracini (24) non lo annovera tra gli uomini illustri d’Ancona, pure scrivendo nel 1673 quando il Lazzarini già stampava, e, d’altronde, citando d’altri autori opere stampate nel 1672. Silenzio tanto più preoccupante in quanto che, elencando le famiglie (anche le estinte) cui gli illustri appartenevano, dei Lazzarini non ha una parola. Parla, forse, soltanto delle famiglie nobili, e i Lazzarini erano di popolo? Oppure il Lazzarini è d’Ancona solamente per figliazione religiosa? (25)

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(24) GIULIANO SARACINI, Notitie historiche della città d’Ancona, Roma, Tinassi, 1675.

(25) Nelle sue stampe si chiama "romano, figlio di Ancona".

 

Fr. GUGLIELMO LIPPARINO, bolognese. Nato sul declinare del secolo XVI, vestì da giovine l’abito agostiniano a S. Giacomo di Bologna, ove ebbe agio di erudirsi anche nella musica, nella quale dimostrò subito tale valentìa che nel 1609 i Superiori lo mandarono a Como, ove ebbe la carica di M° di cappella del duomo, che tenne continuamente per più di 20 anni. Prima, però, fu a Bellagio M° di Paolo, figlio di Ercole Sfrondato duca di Monte Marciano. Tornato semplice frate a Bologna, passò nel suo S. Giacomo, tranquillo e sereno, il resto della sua vita. Pubblicò 14 opere, l’ultima delle quali nel 1637: di queste, sette si trovano al Liceo Musicale di Bologna.

1) Il I Lib. delle Canzonette, a 3 v. (Venezia, Vincenti, 1600).

2) Il I Lib. dei Motetti a 7-8 e 15 v. (Venezia, Raverio, 1609).

3) Messe a 8 v. con il Te Deum (Venezia, Vincenti, 1623).

4) Sacri concerti a 4-5-8 e 10 v. Lib. II. (Venezia, Vincenti, 1627). Sono 26 composizioni.

5) Sacri concerti a 5 v. Lib. I. op. XI. (Vincenti, 1629).

6) Sacri concerti da 1 a 4 v. con le litanie. (Venezia, Vincenti, 1635). In calce ai 25 componimenti che contiene quest’opera -che è la XIII- sono otto sonate per violino, ognuna delle quali è intestata a una delle nobili famiglie bolognesi; cioè: La Bentivoglia - La Paleota - La Campeggia - La Bovia - La Guidota - La Pepoli - La Malvezza - La Bologneta.

7) Salmi concertati, a 8 v. - op. XIV. (Venezia, Vincenti, 1637). E’ dedicata al R. P. Giulio Cesare Quaquarelli da Bologna "padre mio in X.to osservandissimo", e datata da Venezia il 15 marzo 1637.

Quando il Lipparino sia tornato definitivamente alla sua Bologna, come accennavo dianzi, si può arguire con probabilità dalla sua opera XII del 1634, nella quale non si dice più M° di Como, e la quale dedica "alla sacratissima et miracolosa imagine della B. V. M. del Baraccano", venerata in Bologna. L’op. ha per titolo: "Le Sacre laudi, che si cantano nella S. Casa di Loreto" a 3-4-5 e 8 v.; e le litanie vi sono musicate in 14 maniere diverse.

Prova del pregio in cui le composizioni del L. erano tenute anche all’estero, è il fatto che Abramo Schad -oculato raccoglitore delle musiche più pregevoli- nel suo Promptuarii musici Pars I.a (Strasburgo, 1611) incluse due pezzi del N: Hodie nobis, a 7 e Puer meus a 8 v.

A proposito del Lipparino il Gaspari è tormentato da un punto interrogativo: dato che i frati erano maestri di cappella soltanto nelle loro chiese, come va che troviamo il Lipparino maestro nella cattedrale di Como? Perchè questa eccezione? E non sa che cosa rispondersi. Intanto questa eccezione non è né la prima, né la sola; perché -anche restando nei limiti di questo studio- io trovo ben sei agostiniani maestri di cappella in otto cattedrali: P. Mario Agatea a Modena - P. Ippolito Baccusi a Mantova e Verona - P. Gerolamo Bartei a Volterra - P. Tiburzio Massaini a Piacenza e Lodi - P. Carlo Milanuzzi a Camerino - P. Stefano Vanni in Ascoli. Il principio, dunque, "i frati nelle loro chiese" non è così generale come crede il Gaspari. E allora la risposta al suo interrogativo non mi sembra difficile. Se si trattasse di un caso isolato, non trovandoci di fronte a un genio, si potrebbe pensare a una combinazione qualunque, o a una simpatia personale. Ma, dato il ripetersi di queste eccezioni, mi pare che esse depongano a favore della valentia (o virtuosità, come allora dicevano) degli eletti in chiese non loro; tanto maggiore quanto il principio "i frati a casa loro" è più generale. Oppure dobbiamo ammettere -perché non ci si rinfacci il Cicero pro domo sua- per lo meno che in quelle determinate circostanze non si trovavano facilmente maestri migliori e più degni.

 

P. ORTENSIO MAGNANI, di Bologna. Nel 1672 era maestro di cappella a S. Giacomo di Bologna. Ma di lui non sono riuscito a trovare altro all’infuori di questa notizia casuale.

 

P. TIBURZIO MASSAINI, cremonese (26). Nacque a Cremona nella prima metà del secolo XVI, si fece religioso agostiniano nel S. Lorenzo di Piacenza, ove dimorò finché non fu nominato maestro a S. Maria del Popolo in Roma. Indotto dal Baccusi, "stando in Venetia ci attese siffattamente (al contrappunto) che d’appresso buoni musici si acquistò anch’egli non pieciol nome". Così il Zacconi, più volte citato. Il Baini scrive: "Si elevano sopra gli altri -direi quasi infiniti- li motetti a quattro cori dedicati dal p. T. Massaini agostiniano a Paolo V". (II. 316) (Per due motetti ebbe dal duca 60 talleri). E Pietro Alfieri nella Gazzetta Musicale di Milano del 13 novembre 1853: "Ora nelle scuole italiane vi furono sin dal principio del secolo XVII insigni uomini che scrissero meravigliose composizioni... Abbiamo i motetti da 8 a 16 v. del p. T. Massaini Agostiniano". Per il "non picciol nome" che s’era acquistato, il Massaini dovette girare assai. Nel 1544-45 è M° dei ragazzi del coro alla corte di Ferdinando I. Nel 1571 M° a S. Maria del Popolo in Roma. Nel 1580 era maestro in Lodi, e musicava alcune rime del can. Gio. Francesco Medici, affinché gli allievi della scuola di musica dessero il buon capo d’anno al Vescovo di Lodi, altro dei protettori della società filarmonica: Musico stuolo umile / a voi sacro pastore, al mondo e pio / per vostra cura lodeggiano ovile / annuncia in novo canto / nel primo dì l’anno felice e santo. Il quale Medici dettò per il Massaini il seguente sonetto, che -a parte l’ampollosità propria di quei tempi, e fatta pur la tara dell’amicizia- ci parla chiaramente del concetto in che allora era tenuto il N.: Sacro spirto divin, cui gli alti onori / noti ove sorge il sole, u’ cade or sono: / cui l’armonia dal cielo avuta in dono / fa i muti inchiostri divenir sonori, / da quei superni gloriosi cori / che di soavi accenti e sacro suono / cingon del nume eccelso il sommo trono / l’arte apprendeste, onde alietate i cori. / Se felice per voi fu il Po che in seno / primo il vostro mortal nascente accolse, / primo il valor conobbe e tenne appieno,/ Felice or l’Adda, che al suo grembo ameno / de l’acque amiche un tanto ben rivolse / ch’oggi goder si vanta angel terreno (27).

Nello stesso anno 1580 fu chiamato a Praga alla corte di Rodolfo II, ma non vi restò a lungo. (Nel nostro convento di Cremona sotto il ritratto del M. si leggeva: Tiburtius Massainus Cremonensis Rodulphi Imperatoris Phonascus 1590) (28).

Nel 1587 lo troviamo M° nella chiesa maggiore di Salò; nel 1591 alla corte di Salisburgo; nel 1598 torna a Piacenza, M° nella Cattedrale, ove si trova in tale carica anche nel 1609.

Dal 1599 al 1608, però, è "in cathedrali Laudensi Musices praefectus", eletto a succedere a Francesco Flaminio Tresti; e prima fu organista al S. Agostino di Roma, se dobbiamo credere a quanto scrive Costanzo Antegnati a pag. 4 della sua Arte Organica del 1608: "R. P. Tiburtio Massaino M° di cappella di S. Agostino et hora nel duomo di Lodi". Lasciare Roma per Lodi! Vinse forse in lui il dulcis amor patriae: si avvicinava alla natìa Cremona.

Il Massaini scrisse almeno 33 opere, portando questo numero quella di Venezia del 1608: Quaerimoniae. Vari pezzi del M. si trovano -come già abbiamo visto pel Baccusi- in varie raccolte contemporanee. Per es. nella Simphonia Angelica di Hubert Valerant (Amorgos 1583) nel Lauro Secco, e nella Scielta di migliori madrigali che hoggidì si cantano (Ferrara, Baldini 1582 - Anversa, Bellero, 1583). Del Massaini si trovano le seguenti opere:

1) Il I Lib. dei Madrigali a 4 v. (Venezia, Gardano, 1569).

2) Concentus 5 Vocum in universos Psalmos in Vesperis omnium festorum, cum 3 Magnificat (Venezia, Gardano, 1576 e 2.a ediz. 1588).

3) Il Lib. II dei Madrigali a 5 v. (Venezia, Scotti, 1578). Dalla dedica si rileva che il M. serviva da molto tempo la famiglia Rangona-Orsini.

4) Lib. I. Missarum a 5 v. (Venezia, Gardano, 1587).

5) Lib. II Missarum a 5 v. (Venezia, Gardano, 1587).

6) Sacri Cantus a 5 v. pari. Lib. II. (Gardano, 1595).

6 bis) Il IV Lib. dei Madrigali a 5 v. (Venezia, Gardano, 1594).

7) Lib. I. Missarum a 6 v. (Venezia, Amadino, 1595).

Nella dedica (da Cremona il I maggio 1595) al Can. di Costanza Giacomo Fuggeri parla di canzoni a 6 v. date già alle stampe.

8) Lib. II. Missarum a 6 v. (Venezia, Amadino, 1595).

9) Lib. III. Missarum a 5 v. (Venezia, Amadino, 1598).

10) Musica super Threnos Ieremiae Proph. a 5 v. (Venezia, Amadino, 1599). La dedica è datata: Placentiae ex aedibus nostris (cioè S. Lorenzo) septimo idus februari, 1599.

11) Lib. I. Missarum a 8 v. (Venezia, Amadino, 1600).

12) Lib. IV. Missarum a 8 v. (Venezia, Amadino, 1600).

13) Lib. I. Cantionum (Motetti) a 4 v. (Venezia, Amadino, 1603). Di questa composizione l’A. stesso dà il suo giudizio: Opus non tenui a me confectum studio laboreve, et multis aliis in lucem iam editis anteponendum censeo. (Prefaz. Lodi, aprile, 1603).

Nell’archivio capitolare di Lodi (29) ho trovato del Massaini quest’altra opera, della quale do il titolo completo:

14) Quaerimoniae cum responsoriis infra hebdomadam sanctam concinendae. Op. XXXIII Auctore Tiburtio Massaini, in choro musico Eclesiae Laudae Praefecto (Venetiis, Raveri 1608). La dedica è datata: Laudae, Kal. April 1608, e chiude così: te tuaque fortunet Deus. Nella prefazione a quest’opera dicendo il M. d’essere legato in amicizia (30) da 33 anni col Turriani, cui dedica lo scritto; si può arguire che nel 1607 il M. fosse in età provetta. Forse viveva ancora nel 1609, ché il Banchieri nelle sue Conclusioni nel suono dell’organo, Bologna, 1629) parla di lui "M° di cappella nel duomo di Piacenza (pag. 25) in termini che ce lo fanno pensare vivente. Nella Gazzetta Musicale di Milano (an. 1853, pag. 202) Pietro Alfieri cita dei motetti del Massaini da 8 a 16 voci.

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(26) Musicus sua aetate celeberrimus.

(27) G. OLDRINI, Storia musicale di Lodi, Lodi, Quirico 1883.

(28) Cfr. FRANCESCO ARISTO, Cremona literata, Parma, Monti 1706.

(29) Da questo archivio appare incidentalmente il nome di un altro nostro compositore. Nel mazzo di musica N. 14, infatti, in una nota manoscritta si legge: "Notta dei Componimenti spediti dal M. R. P. M° Giacinto Rossi agostiniano, maestro di cappella in detto (quale?) monastero" (segue l’elenco, ma tutto è senza data e manoscritto).

(30) Fu anche in intima amicizia con Gio. Antonio Peranda, come appare dalle sue lettere, dalle quali risulta che il Massaini ebbe un fratello (Luca) condottiero di soldati veneti a Creta.

 

P. BACC. CARLO MILANUZI da S. Esanatolia. Musico, poeta, oratore, organista e maestro di cappella. Nel 1615 a S. Stefano di Venezia; nel 1619 a S. Agostino di Perugia (31); nel 1622 a S. Eufemia di Verona; nel 1623-30 a S. Stefano di Venezia; nel 1636 nella cattedrale di Camerino (32); nel 1642 a S. Eufemia di Verona; nel 1643 a S. Mauro di Noventa di Piave.

Da un discorso de "l’Auttore a’ gentilissimi musici" che si legge in fine dell’op. VIII (Scherzo delle ariose vaghezze) traspare la grande inclinazione naturale del M. verso la musica e il molto tempo, che vi dedicava; tanto da anteporla a volte anche a studi più degni. Trahit sua quemque voluptas. "La naturale inclinatione del mio ingegno, il cui genio negar non posso che nel delitioso e piacevole giardino della musica e delle muse non si trattenga volentieri, e che non sia dell’uno e dell’altro trattenimento tanto invaghito che tralasciati (così vuol chi puole) gl’altri studi più gravi par che solamente di questi si nutrisca". Dalle quali parole risulta pure che il M. era anche poeta e coltivava la poesia; e un suo Sonetto in lode di Giovanni Ghizzolo trovasi nei Frutti d’amore (33), op. XXI del Ghizzolo medesimo, ora al Liceo G. B. Martini di Bologna: Al suo rapido corso il sol pon freno / ed Euro al tuo cantar si posa e tace, / e di dolcezza addormentato giace / quasi ebro il sonno a Pasithea nel seno. / Ogni tronco languisce, e d’amor pieno / alla vaga armonia fassi seguace; / ferman, vaghi d’ udirli, il piè fugace / e col Tebro, e con l’Arno Adria e Tirreno. / Ghizzol, tua sol virtù, che se celesti / son le tue note; e se te il mondo ammira / quasi spirto del ciel, ch’ a noi scendesti, / Certo lo stil da 1’armonia, che gira / e da quel sommo musica apprendesti / che le sfere ha per corde, e il ciel per lira.

P. CARLO MILANUZI - Organista di S. Stefano di Venetia

Dall’avvertenza alla prima edizione (1629) delle Messe concertate si rileva che il M. scrisse molto, e che i suoi scritti -che lo collocano tra i migliori musici del suo tempo- non restavano... fondo di magazzino. "Dite loro (ai malevoli) che facino tanto loro, che hassai haveranno fatto quando nell’età in che io mi ritrovo haveranno tanto scritto e tanto stampato quanto sin’ hora ho fatt’io. Se poi le mie opere sieno opere o scartafogli, ne lascio il giudizio a’ vertuosi, i quali... non le hanno lasciate riposar troppo nelle librerie".

Dato di fatto confermato dall’editore Vincenti quando nel 1630 gli dedicava le Fanfalughe da 2 a 5 v. del Donati (34):

"Al M. R. P. Carlo Milanuzi da S. Natoglia Bacc. in S. T. e Predicatore Agostiniano, mio signore e padrone colendissimo. Alle sue singolari e vertuose qualità, al suo merito e valore, come a quella che in questa professione (musica) è molto stimata, ammirata e celebrata dai primi vertuosi del nostro secolo; e quando altra testimonianza non vi fusse, le mie stampe più chiaramente ne fanno fede, e l’essito dell’Opere sue ne dà certezza infallibile; sicuro che essendo la stampa la pietra del fuoco, a quella più che ad ogni altro si deve dar disinteressata credenza".

15 dicembre 1629 - ALESSANDRO VINCENTI

Il Milanuzi, quindi, continua la sua autodifesa con una sfida: "Et è vero che ho stampato opere di pochi fogli, perchè ho sempre la borsa di pochi soldi. Se questi tali mo’, che brontolano, si sentissero di farmi un’opera di carità con pagarmi le stampe, sappiano che mi ritrovo di compito al presente". E qui cita, pronte per le stampe, le seguenti composizioni:

- I. e II. Lib. dei Salmi, concertati con strumenti.

- Salmi in tripla a 3 cori - Salmi a 8 correnti.

- Messe a 8 v. con alcuni Motetti.

- Messe a 14 voci concertate con strumenti.

- Messe a 12 voci concertate con strumenti.

- Messe a 6 cori concertati con strumenti.

- Salmi concertati a 4-5-6 cori.

- Compiete a 5 v. con sinfonie di 2 violini e 1 fagotto.

- Compiete a 4-5-8 v. a corrente intera.

- Gli improperi della Settimana santa.

- Madrigali a 4 v. concertati.

- Il VII. Lib. delle Ariette.

- Diverse Correnti, Capricci, Sonate, Balletti e Stravaganze da sonare.

- Il III. Lib. pei Motetti.

Alle quali opere MS. se aggiungiamo quelle date alle stampe, noi ci troviamo di fronte a una vita piuttosto lunga; difatti viveva ancora nel 1643, come risulta dalla sua op. XXI. Pagata, forse, dagli invidiosi? Opere a stampa:

1) Vespertina Psalmodia a 2 v. Lib. I. Op. II. (Venezia, Vincenti, 1619). La prefazione è un alto elogio "de Musicae praestantia ac dignitate". Un MS. di quest’opera, che è al Liceo G. B. Martini di Bologna, è questa frase: "ad usum Fr. Nicolai Finalensis Ord.is S. Aug.ni". Forse un discepolo, o certo un confratello del M. a Finale Emilia, dove pure il N. dimorò un tempo; come si vedrà in seguito.

2) Litaniae B. M. V. a 4 e 8 v. (Venezia, Vincenti, 1622). Ristampata nel 1642.

3) I Scherzo delle Ariose. Vaghezze da cantarsi sul clavicembalo, chitarrone, arpa doppia. - Op. VII - (Venezia, Magni, 1622).

4) Armonia Sacra di concerti (Messa e Canzoni) a 5 v. op. VI. (Venezia, Vincenti, 1622). Dedicata al p. Bacc. Leonardo Zozzi, "priori vigilantissimo" in S. Eufemia di Verona. (Liceo di Bologna).

5) Sacra cetra concertata a 2-3-4-5 v. - Lib. II, op. XIII. (Venezia, Vincenti, 1625). Contiene 26 Motetti ariosi.

6) II. Scherzo... op. VIII. (Venezia, Vincenti, 1625 (35).

7) Concerto sacro di Salmi interi a 2 e 3 v. "comodi, vaghi et ariosi" (Venezia, Vincenti, 1627; 2.a ed. 1628; 3.a ed. 1631) op. XIV.

8) VI. Lib. delle Ariose.... op. XV. (Venezia, Vincenti, 1628).

9) VII. Lib. delle Ariose… per chitarra spagnuola - op. XIII. (Venezia, Vincenti, (1630). (36)

10) VIII. Lib. delle Ariose... Op. XVIII. (Venezia, Vincenti, 1635).

11) Messe 4 a 3 v. concertate, che si possono cantare a 7 et 11, aggiuntevi 4 v. e 4 strumenti a beneplacito. Lib. I., op. XVI. (Venezia, Vincenti, 1629). Ristampato nel 1636. Nella I.a ediz. non si dice più M° di Verona. Nella 2.a ediz. si dice M° di Camerino.

Da questa ristampa si ha la compiuta bibliografia musicale del Milanuzi sino al 1636, cioè:

- I. e II. Lib. di Motetti da 1 a 5 v.

- I. Lib. di Madrigali concertati da 2 a 4 v.

- Litanie a 4 v.

- Le Musiche moderne da 1 a 2 v.

- I. Lib. dei Motetti a sole voci.

- I. II. III. IV. V. VI. Lib. delle Ariette a voce sola, per chitarra spagnuola.

- I. Lib. dei Salmetti a 2 v. spezzate.

- I. II. Lib. dei Salmetti a 2 e 3 v. intere.

- I. Lib. delle Messe a 3-7-11 v.

12) Hortus sacer deliciarum a 1-2-3 v. - op. XIX. (Venezia, Vincenti, 1636). (Messa e litanie).

13) Concerto sacro dei Salmi interi a 2 e 3 v. con 2 violini - Lib. II, op. XXI. (Venezia, Vincenti, 1643).

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(31) In augusta Perusia apud Augustinenses aeremitas organista.

(32) Nell’Hortus sacer del 1636, il M. dice di lasciare Venezia dopo vent’anni di soggiorno: quello di S. Eufemia (1622) perciò dovette essere un breve soggiorno, come di passaggio.

(33) Giovanni Ghizzolo, M° di S. Antonio di Padova: Frutti d’amore (Venezia, Vincenti, 1623).

(34) Ignazio Donati, il celebre Maestro di Lodi, Ferrara, Novara, Milano.

(35) Una raccolta del Simonetti di quest’anno ha dal Milanuzi un "Anima miseranda".

(36) Dalla dedica di queste Ariose che l’A. dice "nate la maggior parte sotto cotesto sereno cielo del Finale" si rileva avere il M. dimorato poco prima del 1629 (la data è del 6 dicembre 1629) a Finale Emilia, ove gli Agostiniani avevano un convento.

 

Fr. ALESSIO MOLITOR, tedesco. Il Lanteri scrive "Famosus compositor musices"; ma non lo trovo citato da altri autori, neppure dal Fetis, che parla di ben otto musici dal cognome Molitor.

Fr. FRANCESCO PAOLETTI, da Montalcino (Siena). (1649). "Gran professore di musica; musico e suonatore di organo eccellente; e seppe ancora vagamente comporre, come apparisce dall’opere che ha posto in luce; ma per non l’haver potute trovare sino ad ora, non sappiamo di qual natura fosse il suo stile. Questo da amico di Mont’Alcino ci è stato notificato". Così con spontanea semplicità l’Ugurgieri (36), alle cui parole -purtroppo!- io non ho modo di aggiungere nulla di nuovo, se non una ipotesi. Che questo Fr. Francesco forse fosse parente di quel M° Agostino Paoletti, pure da Montalcino, e suo contemporaneo, che nel 1646 era priore di Pisa, e del quale parlano con lodi il Torelli, l’Ossinger e il Marucci, come predicatore che levò grido in tutta Italia.

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(36) ISIDORO UGURGIERI AZZOLINI, Le Pompe Senesi, Pistoia, Fortunati, 1649. Vol. II, pag. 9.

 

Fr. PIETRO PAOLO da Cavi. Il I. Lib. dei Ricercari, a 2 v (Roma, Zannetti, 1608) - (Roma, Soldi, 1620). Nella dedica al p. M° Girolamo da Siena, Vic. di S. Agostino di Roma, dice di conoscerlo "da molti anni". Nel 1608, dunque, non doveva essere più giovane. E poichè nella ristampa del 1620 la dedica non è dell’A., ma dell’editore (il quale dice essere stata l’opera ristampata altre volte) si potrebbe forse arguire che nel 1620 il da Cavi non viveva più.

P. GREGORIO ROSLER, tedesco. E era così appassionato della musica da dedicarvi tutto il tempo che gli avanzava dalla predicazione e dall’ufficio di sottopriore del suo convento. Che fosse musico non spregevole lo mostrano le sue composizioni, che di lui ci restano:

1) Melodramma ecclesiastico in 15 scene, istrumentato. (Asburg, Klafschenchell, 1748).

2) Otto sinfonie per organo e 2 violini. (Asburg, Lotter, 1748).

3) Sei litanie lauretane, istrumentate. (Lotter, 1749).

4) Sei Messe (una di Requiem) a 4 v., istrumentate. (Lotter, 1749)

 

M° NICOLA da Verona, fu teologo e predicatore di grido. Terminato il tempo del suo priorato a S. Giacomo di Bologna, se ne partì per tornare alla sua Verona; ma nel viaggio fu colto da malattia mortale e decedette il 1514 a Chiozza (Fossa Claudia) di appena 46 anni. Il Torelli (vol. VIII) tace del suo culto alla musica; ma l’Ossinger, riportato dal Lanteri, scrive che "composuit varios cantus (seu cantiones) musicos", cioè Motetti.

 

 

 

IV - DI ALCUNE RELIGIOSE AGOSTINIANE

DELLE AGOSTINIANE DI S. VITO IN FERRARA potrebbe ripetersi ciò che D. Pietro Maria Marsolo scriveva "sacris nobilissimis musicam profitentibus virginibus ex venerabili atque religiosissimo monasterio S. Antonii Ferrariae: admiranti mihi virgines sacrae praeter coeteras nobilissimorum animorum vestrorum tam pietatis quam religionis omniumque virtutum innumeras dotes musicam praecipue vos reddere ornatissimas atque Deo hominibusque gratissimas" (1). Nel monastero di S. Vito, infatti, furon coltivati in modo speciale la musica e il canto, e tutti gli autori parlano con alti elogi delle monache di S. Vito esperte (o virtuose) nell’arte dei suoni. Notissimo e commovente l’episodio del 1598. "Andette la sposa (2) li 16 al monastero di S. Vito per ascoltare quel concerto che da tanti e diversi musici d’Italia et fuori è universalmente celebrato. Con tanta soavità e dolcezza d’armonia cornetti, tromboni, violini, viole, arpe doppie, leuti, flauti, cornamuse, clavicembali e voci che propriamente ivi pareva che fosse il paradiso istesso aperto et non cosa umana" (3). Tanto che lo stesso Clemente VIII, che accompagnava gli sposi a S. Vito, rimase così tocco dalla musica soave di quelle agostiniane da versare visibilmente lacrime di tenerezza. Non vi era principe, o grande personaggio che andando a Ferrara non visitasse le Agostiniane di S. Vito col desiderio di ascoltarle; come più tardi il Pascoli non andrà mai (4) a Sogliano al Rubicone senza intenerirsi alle preghiere di quelle Agostiniane, che il delicato poeta di S. Mauro immortalò nella poesia Le Monache di Sogliano".

Tra le monache di S. Vito virtuose nella musica primeggiarono:

Suor Catabene dei Catabeni, tenore, che dirigeva la scuola od oratorio di musica.

Suor Raffaella Magnifici, suonatrice di cornetto singolare.

Suor Claudia Manfredi, "soprano delicatissimo".

Suor Bartolomea Soraniati, "soprano delicatissimo".

Suor Cassandra Pigna, tenore.

Suor Alfonsa Trotti, "basso singolare e di stupore".

Suor Olimpia Leoni, ottimo contralto "che toccava la viola con molta leggiadria".

Ma sopra tutte eccelsero le sorelle Aleotti, figlie del celebre architetto G. Battista, detto l’Argenta del luogo d’origine.

Suor Raffaella Aleotti, secondogenita dell’Argenta, nacque il 1566. Organista e compositrice "sopra ogni altra singolarissima e senza pari" nel toccare l’organo. Rapita dal suono di lei, Margherita d’Austria la invitò in Spagna. Stampò motetti e madrigali molto reputati, ma purtroppo irreperibili. Fu suo maestro Ercole Pasquino.

Suor Vittoria Aleolli, nacque a Ferrara verso il 1570. Scolara, come la sorella, di Alessandro Milleville, a sei anni suonava a meraviglia l’arpicordo. Da quella del Milleville passò alla scuola di Ercole Pasquino, che la fè progredire nel canto e nel contrappunto. A dieci anni entrò a S. Vito per la cultura superiore, e vi si trovò tanto bene che vi si fece monaca. Più fortunata della sorella, di lei ci restano ventuno pezzi musicati su versi del Guarini, stampati a Venezia nel 1583 sotto il titolo: Ghirlanda di madrigali a 4 voci.

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(1) Missa, Motecti, Psalmi; Venezia, Vincenti, 1606.

(2) Margherita d’Austria con Filippo III, uniti in matrimonio da Clemente VIII il 13 novembre 1598.

(3) Gio. MARIA ARTUSI DA BOLOGNA, Ragionamenti delle imperfezioni della musica moderna. Rag. I. - (Venezia, 1600).

(4) Vi andava spesso per visitare le sorelle che erano in educazione nel convento delle nostre monache. (S. Mauro non è molto lontano da Sogliano).

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La scuola della Catabene cessò con la soppressione del 1797, ma ebbe ancora un eco nel 1808 con

Suor Chiara Teresa Sforzini, dalla voce delicata, e

Suor Maria Angelica Salomoni, organista e cantante.

E la bella tradizione continua, nonostante le dolorose vicende. Nel 1830 le Agostiniane acquistano per 180 scudi un organo per la chiesa interna dal celebre artista Vincenzo Mazzetti; e la contessa Gabrielli regala un eccellente piano-forte di Germania a sei ottave per uso della maestra e un clavicembalo per la scuola delle alunne secolari (Scudi 80).

Il 12 settembre dello stesso anno entrò a S. Vito Gesualda Casarini di Bologna per farsi religiosa, maestra di suono e canto e specialmente per insegnare il canto fermo. Nella vestizione religiosa si chiamò Suor Eletta Cecilia, nome augurale. Per la settimana santa del 1831 la Casarini già dirigeva. Cantarono (per la prima volta dopo la Soppressione) le lamentazioni

Suor Metilde, Suor, Giacinta, Suor Anna Teresa, "rinnovando così l’antico lustro e decoro in tali funzioni, che aveva avuto in passato il nostro monastero".

Suor Eletta Cecilia Casarini morì il 19 aprile 1870. Aveva abilità nella musica, che possedeva a fondo, e della quale fu maestra; fu di carattere dolce, d’aspetto ilare, tutta cuore e carità, sempre tranquilla e serena. (5)

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(5) Archivio delle Monache Agostiniane di S. Vito (ora S. Giustina in Ferrara).

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Suor Sulpizia Cesis del monastero di S. Geminiano di Modena nel 1619 stampò presso il Cassiani (Modena) Motetti pel primo e secondo coro, in 5 parti, che (insieme ad altra musica per lo stesso monastero) erano un tempo (1881) presso il cav. GB. Venturi di Reggio Emilia.

Contemporanea della Cesis (1596), che trattava il liuto per eccellenza, e vivente nello stesso monastero era Suor Faustina Borghi "giovane d’anni 27 e virtuosissima in contrappunto, di suonare cornetto et d’organo, et essendo allieva di Fabio Richetti. Et anco suona di leuto eccellentemente Suor Sulpizia, figlia dell’Ill.mo signor conte Cesi".

(Cron. Spaccini, citata dal Valdrighi in "Atti e Memorie della R. Deputaz. di Storia Patria delle prov. di Modena e Parmense". Ser. III, Vol. II, pagg. 432 e 468).

 

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Pietro della Valle nel discorso a Lelio Giudiccioni scrive: "la monaca di S. Lucia in Selci (Agostiniane in Roma) ognun sa di quanta fama sia nella musica". (Cfr. Doni, opere, tom. II, pag. 257). Nel quale monastero viveva nei 1647 anche una suora di lettere:

Caterina Costanza di Gesù, nativa di Mantova, oriunda di Napoli, che scrisse un opera dal titolo: Ad Beatiss. Virg. peccatricis animae spem et ducem, carmina italica.

Il Maracci, che ne possedeva il MS., lo giudicava "luce dignum". (6)

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(6) Maracci, Bibl. Maruana, I. 272.

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LE AGOSTINIANE DI PONTREMOLI. Nel 1649 il yescovo di Brugnato, alla cui giurisdizione apparteneva il monastero delle Agostiniane di S. Giacomo, incaricò il P. Ferdinando Gondani -guardiano ed organista di S. Francesco- d’insegnare "alle sue monache a cantare e sonare di canto figurato". "Accettai la fatica -continua lo stesso Gondani, nel suo curioso quadernetto di "Cose successe a Pontremoli dal 1644 al 1690"- e mi messi alla impresa, e tanto mi affaticai che in breve tempo le feci cantare dei salmi a tre voci e quattro, con suo gran gusto, a gloria di Dio Benedetto". Il medesimo incarico riebbe nel 1667, appena tornato da Venezia, da Mons. GB. dei Dieci, e questa volta il programma fu più solenne. "Mi messi all’impresa e in un anno cominciorno a metter su la musica, si attacorno dieci violini sopra la parte, e poi si trovò un’altra madre che sonava il baso di viola, sì che si cominciò a fare un bel concerto. E tutte quelle che cantavano facevano venire d’altre parti composizioni nuove, e facevano a gara a chi poteva avere più belle cose e si dava molto gusto a quelli che venivano a sentire". (7)

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(7) Citato da P. FERRARI, La Chiesa e il Conv. di S. Francesco di Pontremoli, Pontremoli, Rossetti, 1926).

 

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LE AGOSTINIANE Dl SAVONA. Anche queste figlie di S. Agostino hanno scritto nella loro storia più volte secolare belle pagine d’amore all’arte dei suoni. Era tanta la passione per la musica di chiesa che quando qualche fanciulla chiedeva il velo, ma non aveva la dote sufficiente, vi rinunziavano volentieri (se s’accorgevano ch’ella aveva buone disposizioni al canto, o al suono) per non rinunziare a un nuovo soggetto per la loro cantoria, ormai diventata popolare ". (8)

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(8) Cfr. STEFANO LUIGI ASTENGO, O. S. A., L’Ordine di S. Agostino in Savona, Livorno, Fritelli, 1928. Parte terza: La SS. Annunziata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

V - BIBLIOGRAFIA

G. B. MARTINI, Storia della Musica, Bologna, Dalla Volpe, 1781.

G. GASPARI, Catalogo della Bibl. del Liceo Music. di Bologna, Bologna 1890-1905, Voll. IV.

G. A. GANDOLFI, Dissertatio historica de ducentis celeberrimis augustinianis scriptoribus, Roma, Buagni, 1704.

ATTI E MEMORIE delle RR. Deputazioni di Storia Patria per le provincie dell’ Emilia.

O. BERTINI, Dizionario Storico-critico degli Scrittori di Musica, Palermo, Guerra, 1814.

N. BENNATI, Musicisti ferraresi, Ferrara, Zuffi, 1901.

F. J. FETIS, Biographie Universelle des Musiciens, Paris, Didot, 1865.

ROB. EITNER, Quellen Lexikon der Musiker und Musik gelehrtem, Leipzig, Breitkopf, 1900.

PARISINI e COLOMBANI, Catalogo degli autografi e ritratti di Musicisti dell’ Acc. Filarmonica di Bologna, Bologna, Tip. Reg., 1896.

CARLO SCHMIDL, Dizionario universale dei Musici, Milano, Ricordi, 1887.

GIUSEPPE LANTERI, Postrema saecula sex religionis augustinianae, Voll. VI, Tolentino, Guidoni, 1858-59. - Roma, Morini 1860-63 - 74-75).

GIOV. FELICE OSSINGER, Bibliotheca augustiniana, Ingolstadii, Craetz, 1768.

J. A. FULLER MAITLAND, Grove’s Dictionary of Music and Musicians, London, 1911, Macimillan.

FRANCESCO VATIELLI, Un musicista pesarese nel secolo XVI, Pesaro, Nobili, 1904.

P. LODOVICO ZACCONI, Autobiografia, MS. Bibl. Oliveriana di Pesaro.