CAP. II

Provasi con due testi del Canone, che questa Religione fu istituita

avanti al Concilio Lateranense

[Pag. 5] Il primo testimonio col quale la nostra intenzione si prova, è il capitolo, Insinuante, qui Clerici, vel voventes; nel quale Papa Innocenzo III, avanti che S. Bonaventura nascesse, e forse avanti che la sagrata Religion de' Minori si fondasse, dichiarò per solenne il voto, che una donna avea fatto in mano d'un Frate di S. Agostino, et essendosi maritata, e partorito quattro figli di quel matrimonio, comandò che si separasse dal marito, e ritornasse allo stato della Religione. Dalchè ne segue (senz’haver risposta in contrario, che sodisfaccia) che in quel tempo l'Ordine del nostro Padre Sant'Agostino era Religion approvata dalla Chiesa: perchè secondo la decisione di Papa Bonifacio Ottavo (Cap. unico de voto et voti reden. num 6) non si può tener per voto solenne, e sufficiente per annullare il matrimonio quello che non si fa, o ricevendo Ordine Sacro, o professando in Religione dalla Sede Apostolica approvata; e quando questo avvenne, che necessariamente fu innanzi al Concilio di Laterano almeno l'anno del 1214 o del 1215 (perciochè Papa Innocenzo Terzo morì subito doppo quello) il Glorioso Dottor San Bonaventura ancor non era al mondo: perchè secondo il contar della Chiesa (Breviarium Rom. in offic. S. Bonaven. lect. 5) egli morì di cinquantatre anni nel Concilio di Lione, essendo Pontefice Gregorio Decimo, e questo Concilio si celebrò del 1273 o del 1274. Conciò sia che quest'anno al sette di Maggio tre giorni avanti alla festa dell'Ascensione, fu la prima sessione del Concilio (Ita Card. Bellar. lib. de scriptor. Ecclesiast. § de S. Bonav.) talchè il Santo Dottor nacque l'anno del 1221 o per lo più l'anno avanti, quando il caso del cap. Insinuante erano già anni, che era deciso da Papa Innocenzo Terzo. A questo argomento, nulla ci si fa incontro, che risponder si possa, se non quello che dà ad intendere il Padre Azorio (Lib. 12 Institut. mor. cap. 23, q. 5), che molti anni avanti il Concilio Lateranense era nel mondo Religion approvata, che si chiamava de' Frati di S. Agostino; ma che non è quella che oggi nella Chiesa fiorisce; ma un'altra, che sotto la sua Regola militava, della quale, e di molte altre Papa Alessandro Quarto formò quella che al presente si chiama degli Eremitani di Sant'Agostino nell'anno 1255 o nell'anno del 1256, perchè quello, che alcuni hanno voluto significare, cioè che il voto del cap. Insinuante non fu solenne, ma semplice; perciò che la Donna, che in esso si mentova, rimase coi suoi beni, e nella sua casa, del che non è ragion che si parli, essendochè chi si prevalesse di questa determinazione, non meterìa già la lingua nella nostra antichità, ma nell'autorità del Papa Innocenzo Terzo, che lo dichiarò per solenne, e per invalido il matrimonio, come notò il Dottor sotile Scoto nel quarto delle sentenze (Dist. 38, q. unica), et il fondamento nel quale si fortificò per poterlo fare, non ostante che la Donna suddetta si rimase con le sue facoltà e nella sua casa, hanno assai ben discoperto la Glosa (C. Insinuate vers. in domo propria); il Dottor Navarro (Coment. 2, de regul. num. 14 e cons. 14 de stat. Monach. num. 3. Vide etiam ca. sicut 17 de regularibus, e Ema. Rode ric. 3, to. q., Reg. q. 29, art.8); et il Padre Tomaso Sanchez (Lib.7, de impedim. disput. 25, num. 21), ne quali potrà vederlo il Lettore. Ritornando poi alla risposta del Padre Azorio, ancorchè non dica che San Bonaventura fondasse la Religion de gli Eremitani, nè che venisse al mondo l'anno del 1256 ma Che Papa Alessandro d'una certa Religione, che già molto tempo era nella Chiesa con nome d'Ordine di Sant'Agostino, e d'altre di Romiti di diversi fondatori ne fece una, che è quella la quale ora si chiama de' Frati Agostiniani. Con tutto ciò gli farem vedere, che la sua risposta è di capriccio, e contro ogni fondamento d'antichità. Imperochè se l'Ordine, nel quale si fece il voto del cap. Insinuante et il Papa Innocenzo III nel medesimo testo nominò Ordine di S. Agostino, non fu lo stesso che oggi appella il Mondo con questo nome, necessariamente ha da essere per una delle due ragioni: o perchè quello che al presente si chiama de' Frati Eremitani di Sant'Agostino non si conosceva, nè vi era in quel tempo; o perchè, dato caso che si conoscesse, era all’hora differente dall'altro nel quale fu fatta quella professione. Dir che in quel tempo vi fossero due Ordini distinti con titolo di Frati di Sant'Agostino, uno nel quale si facevano professioni solenni, e l'altro nel quale non si facevano, sarebbe un mettersi ad indovinare a capriccio, e così forzatamente a concludere s'avrebbe che l'Ordine de' Frati Eremitani di Sant' Agostino d'oggi, non era al Mondo all’hora, nè sotto questo titolo s'udì chiamare fin da Papa Alessandro IV che lo eresse, e confermò nell'anno 1255 o 1256. Dimodochè provando coi testimoni autentici, che quest'Ordine, che si vede al presente, era al Mondo col titolo di Ordine de' Frati Eremitani di S. Agostino, [Pag. 6] non solamente innanzi a Papa Alessandro IV, ma eziandio al Concilio Lateranense, havremo provato che era il medesimo di cui si fa menzione nel cap. Insinuante, perchè due Ordini di Frati con titolo di S. Agostino mai non vi furono, se ben vi furono molte Congregazioni d'Eremitani del suo Ordine; ma però notabilmente distinte ne’ titoli, perciochè una chiamavasi di S. Guglielmo, l'altra di San Giovan Buono, un'altra de' Fabali, et altra de' Brittini, e tutte insieme dell'Ordine di S. Agostino. Ma quella che si chiamava Ordine di Sant'Agostino, o de gli Eremitani di Sant’Agostino senza aggiunta d'altra parola, era una da tutte quelle distinta, alla quale dopoi tutte l'altre si unirono, come nel cap. 4 diremo. E quello che potrebbe dir alcuno per isbrigarsi dall'argomento, che la Religion di cui si tratta in quel cap. era quella de' Canonici Regolari (posto a parte, che il Padre Azorio no il dice, anzi afferma il contrario) sarebbe facile a convincere, perchè quella Religion era di Frati e non de Preti, come notò quivi la Glosa, e dal medesimo testo con molta chiarezza raccogliesi; poichè dice: Quod in manibus cuiusdam de fratribus S. Augustini fecit, et in eiusdem Ordinis habitu bienio post permansit. Onde è cosa certa, come si proverà nel cap. 7, § 3, ch’ogni volta che i Canoni fan menzione dell'Ordine di Sant'Agostino senza aggiongervi altra parola, trattano del nostro e non di quello de’ Canonici; però quando ciò non fosse tanto chiaro, con tutto ciò li Canonici non dubitano che quando si dice Frati dell'Ordine di Sant'Agostino, o Frati di S. Agostino, non si può intendere di loro, perchè la profession sua non è de’ Frati, ma di Chierici, come è manifesto, è l'allegato capitolo dice, che quel voto fu fatto in mano d'uno de' frati di Sant'Agostino. Delchè e della significazione della parola Frater, tratterò più di proposito nel cap. 5, § 8. Quinci Claudio Spenceo (Lib. 4, de continentia, cap. 11, in fine) presuppone per cosa piana, che il Religioso, il quale ammesse quella professione, era Monaco, o Frate di Sant'Agostino, poichè dice: Restat Augustinianum fratrem habuisse potestatem incorporandi Monachismo, ed è certissimo che Augustinianus Frater vuol dire Frate Agostiniano, e non Canonico Regolare. La Glosa nel luogo sovra citato, il chiama Monaco, il Dottor Navarro nel consil. 14 de statu Monachorum, dice, che viveva nel Monastero: il P. Azorio nella riferita questione confessa, che era Frate Eremitano, et il P. M. Coriolano nella prima parte del suo Defensorio, rispondendo all'argomento 8 contro la seconda verità, cita Benedetto Capra (In Cronic. Anno Christi 1467) celebre Giurista Perugino e uomo di gran dottrina, come dice Matteo Palmieri, che ponderava questo testo a favor nostro.

§. I

S'essamina il cap. Religionum, de Religiosis domibus, in 6.

Provasi dunque, che quest'Ordine, che oggi vive era ancora prima del Lateranense Concilio dal capitolo, Religionum, De Religiosis domibus in 6. per la cui intelligenza ha da presupporsi quello, che il Concilio generale di Lion, nel quale si fece la legge, vien notando al principio di quella, cioè che il gran Concilio di Laterano celebrato nel tempo di Papa Innocenzo III, per ischivar la confusion, che poteva seguire per la moltitudine delle Religioni, ordinò che per l'innanzi niuno potesse instituir nuova Religione, e che colui, il qual bramasse di fondar Convento, o prender habito di Religione, eleggesse qualcuna delle regole, e Religioni approvate. Dopo la qual cosa, perchè l'importunità di quelli che domandavano dispensa di questa legge (ch'erano molti) s' ottenevan licenza per fundar nuove Religioni, ed alcuni temerariamente senz’averla ottenuta, ne fondavan altre in mostruosa quantità, il Concilio general di Lione, celebrato nel tempo di Papa Gregorio X rinnovò la Constituzione del Lateranense, estinguendo affatto quelle, che doppo quello s'erano instituite con titolo di mendicanti, senz’aver ottenuto dalla seggia Apostolica approvazione; e a quelle ch’erano fondate, e n’havevano ottenuta doppo il detto Concilio le conservò con certe moderazioni, et tra l'altre che non potessero dar habito, nè pigliar casa di nuovo, nè predicar, nè confessar, nè seppellir se non quelle persone della Religion loro. Rammentandosi poi il Concilio, che gli ordini delli due gloriosi Patriarchi San Francesco e San Domenico facean universale, et evidente frutto nella Chiesa, e che per esser più moderni del Concilio Lateranense, se ben approvati dalla santa Apostolica seggia rimanevano compresi nella legge, subito gli eccettuò da quella, e dichiarò, che non volea, che la detta Constituzione s'estendesse alle due Religioni. E medesimamente veggendo, che la legge fatta nel Concilio Lateranense non parlava di quelle, che erano state fondate prima di lui, et che li due Ordini Mendicanti di S. Agostino e del Carmine erano stati molto tempo avanti a quel Concilio instituiti, immediatamente dichiarò, e per la detta ragione, che la sua Constituzione non si debba estendere ad essi, talchè volea rimanessero nel solido, e fermo loro stato, nel quale per lo passato stettero, il che tutto ritroverà il Lettore nel cap. Ne nimia, de Religiosis domibus nelle Decretali, e nel cap. Religionum eod. tit. in 6, e che la legge del gran Concilio di Laterano non parlò [Pag. 7] delle Religioni già fondate (posto da parte, che espressamente fu avvertito dalla Glosa nel cap. Religionum, verbo, Praecessit) consta dal medesimo cap. Ne nimia, la cui decisione consiste in queste parole: Firmiter prohibemus, ne quis de caetero novam Religionem inveniat. Seguita donque da questo testimonio del gran Concilio di Lione, che l'Ordine degli Eremitani di S. Agostino ch’oggi nella Chiesa fiorisce, e di cui ragionò il detto Concilio (perchè questo medesimo, senza dubbio è quello che era già nel tempo del sudetto Concilio, per quanto moderno vogliono che sia, e quando ancora S. Bonaventura l'havesse istituito) era fondato avanti il gran Concilio Lateranense, poichè veggiamo che non solamente il proprio testo il dice, ma che per questa ragione non restò compreso nella legge di quello di Lione, come si vedrà meglio ponendo literalmente le sue parole: Sane ad Praedicatorum, atque Minorum ordines (quorum evidens ex eis utilitas, Ecclesiae universali proveniens perhibet approbatos) praesentem non patimur Constitutionem extendi. Caeterum Eremitarum Sancti Augustini, et Carmelitarum Ordines (quorum institutio dictum Concilium generale praecessit) in solido statu volumus permanere. Ma gli ordini (dice) degli Eremitani di S. Agostino, e del Carmine (l'instituzione de’ quali precedette al detto Concilio generale, quest’è il Lateranense) vogliamo che rimangano nel solito stato, come per lo addietro stavano.

§. II

Prosegue la prova del detto Capitolo, e dichiarasi quel che d'esso intese il Dottor Navarro.

A questo sì chiaro et evidente testimonio, che chiude il passo ad ogni uscita, non so che cosa risponder si potrebbe, o con verisimilitudine, o senza; perchè se la Religion de Frati Eremitani di Sant'Agostino risultò dalle molte, che furono disfatte, acciochè ella si facesse (come si pretende in contrario) la instituzione di quel corpo, che era nella Chiesa al tempo del Concilio di Lione, e del quale trattò lo stesso Concilio, non poteva esser più antica, che Papa Alessandro IV che la fece di molt'altre unite insieme conforme a quell'opinione: perciochè la fondazione di quegli ordini, che furono estinti per formar questo, non puotè contarsi per sua, essendo questo corpo di diferente forma, che si generò per la corruzion degli altri; e se fu la istituzione di quelli, e di questo tutt'una, donque questa Religion non risultò di nuovo nel tempo di Papa Alessandro, ma fu di lui più antica. Et acciochè più sia manifesta questa verità interrogherei chi sentisse il contrario, di qual religion parlò il Concilio Lugdunense, quando disse che l'ordine degli Eremitani di S. Agostino precedette al Concilio di Laterano, poichè necessariamente trattò della religione che al presente si conosce, è di qualcuna di quelle che si disfecero per far lei? Se della prima, è cosa certa che fu più antica la sua instituzione del Concilio Lateranense, che appunto egli è quel che poi pretendiamo. E se non parlò di lei, ma di qualcuna dell’altre, donque questa non fu disfatta a ciò si sodisfasse la nostra, del chè si presuppone l'opposito perchè di lei si disse che ancora dopo il Concilio di Lione aveva da restar nel solido stato dov'era stata per l'addietro; oltre ciò le Religioni, quali dicono esser state annullate da Papa Alessandro per fabbricare la nostra, non potevano esser più in piedi al tempo del Concilio di Lione, che si celebrò molti anni doppo la morte di questo Pontefice, e quando alcuna fosse stata all’hora in piedi, sì che di lei avesse parlato il Concilio, era necessario, che da allora in qua fosse passata avanti, perchè disse, voler ch’ella restasse in solido stato. Dicano donque che Religione è questa che in quel Concilio si chiamò de gli Eremitani di sant'Agostino, e lasciò in tutto il suo decreto, come quella de' Padri Carmelitani? Ridicolosa cosa saria il dire, ch’oggi ella sia nella Chiesa, ma che non è quella che professiamo noi; come altresì fuor di senno sarebbe chi pretender volesse ch'ella s'estinse dopo il Concilio di Lione, perchè col medesimo fondamento si potria dire che similmente fu estinta quella del Carmine, e che questa che fiorisce al presente con questo titolo è differente da quella. Donque quando il Concilio di Lione disse che l'instituzione de Frati Eremitani di Sant'Agostino fu prima del Lateranense, raggionò di questo medesimo ordine che oggi si conosce e per confession della parte contraria, aveva già il suo essere principale dal tempo di Papa Alessandro IV. Donque questo medesimo e non altro in suo luogo fu instituito prima di quel Pontefice, poichè fu avanti al Concilio Lateranense tanto più antico di lui. Finalmente, del medesimo ordine di cui disse il Concilio di Lione: In solido statu volumus permanere, disse parimente: cuius institutio dictum Concilium Generale praecessit. E come non può negarsi, che le prime parole non le dicesse per l'ordine Eremitano di S. Agostino, ch’oggi si conosce nella Chiesa, poichè in virtù di quelle è passato avanti, e s'è continuato fino a questo tempo, così affermar si dee, che di questa medesima Religione dicesse le seconde. Perlochè avertir conviensi, che gli Autori quali presupongono che la nostra Religione si compose di molte nel tempo di Alessandro IV s'inganano nell'opera di quel Pontefice, per non considerare gli effetti e il fine d'essa. Dicono che all’hora fondò l'Ordine Eremitano di S. Agostino, [Pag. 8] estinguendone molt’altri che andavano per la Lombardia con diversi titoli d'Eremiti, de quali tutti ne fece un nuovo che fin all’hora non s'era conosciuto, e diedegli la Regola l'habito et il titolo che oggi habbiamo, e non considerano che una delle Religioni che entrarono in quella unione, si chiamava innanzi della medesima unione d'Eremitani di S. Agostino, titolo che non s'estinse già mai. Conciosiacosa che, come proverò nel capitolo 13, § 3, saria stata cosa vana et inutile estinguerlo per ritornar a rifarlo in mez'hora; ne pensano che, dato caso, che il Papa havesse annullata quella Religione, havendolo fatto per ritornarla a fondar migliorata così in brieve, non si potea ragionevolmente dire che ne anche per un sol momento era rimasta estinta, o la sua continuazione interrotta. Perchè quando si disfà una Nave, ancorchè non vi rimanghi tavola che non si sluoghi, se ciò si fa con intenzione di rinovarla, non si può dire, che per picciolo punto stesse disfatta: Sed etsi reficiendae navis causa (dice il testo) omnes tabulae refixae sint nondum intercidisse navis videtur, et compositis rursus eadem esse incipit. Di maniera che il cap. Religionum, de Religiosis domibus in 6, parlò senza fallo della stessa Religion de gli Eremitani di S. Agostino, ch'oggi fiorisce, et è quella che fu innanzi col medesimo titolo (ancorchè minor di corpo) all'union di Papa Alessandro IV, come nel cap. 4 si vedrà. Laonde S. Antonino conoscendo la forza di questo testimonio, confessa che si prova con esso senza alcuna difficultà quello che pretendiamo. Il medesimo presuppone Renato Coppino; e il P. Azorio, avendolo considerato si viene a rimetter quanto a questo punto, et il Dottor Navarro, che vien citato dal Padre Daza in suo favore, confessa con gran chiarezza, che si raccoglie da quello che l'Ordine chiamato de gli Eremitani di S. Agostino si fundò prima del Concilio Lateranense; e quello che solo mette in dubbio, non nella sua ma nell'altrui mente, è se da questo testo si può inserire che il nostro Padre S. Agostino instituì egli medesimo l'Ordine degli Eremitani, che questo intende in quel luogo per Regola di S. Agostino, e non quello che a prima faccia suona la parola; altrimenti haveria posto in dubbio se Sant'Agostino abbia fatto la regola, che noi teniamo per sua, del che fin hora nessuno ha dubitato. Ma o giudichisi questo da quel luogo o nò (che per ora non se ne disputa) basti per lo nostro scopo, che il Navarro tiene per verissimo, e per questo testo, che l'Ordine che oggi si chiama de gli Eremitani di S. Agostino fu fundato innanzi al gran Concilio Lateranense. Tuttavia per quietar il lettore, e levargli ogni sospetto, porremo qui le sue parole, senza aggiungervi nè togliervi: Sed, et neutri parti (dice) praeiudicare videntur, qui aiunt cap. I, § fin de Religiosis domibus in 6. Non probare beatum Augustinum instituisse Regulam Eremitarum ante Concilium Generale, de quo in c. finali, de religiosis domibus, sed quod Regula Eremitarum S. Augustini, idest quae sic appellatur praecessit; dictum Concilium quod est verissimum, sed longe aliud ab illo. Nel che si vede molto chiaro che questo Dottor piglia per lo medesimo Institui Regulam, che Institui Regularem vitam, servendosi della figura Methonimia, dove il nome della cagione s'attribuisce all'effetto, sì per la ragion che toccammo di sopra, cioè che della Regola nella quale oggi vive la nostra Religione, niuno dubitò già mai, che non fosse fatta da S.Agostino, et prima del Concilio Lateranense. Si ancora perchè in tutto quel paragrafo si serve di questa parola, Regula invece di Ordo o Religio. Finalmente perchè non si dice con proprietà di parlare instituirsi la Regola della Religione, ma la Religione sotto la Regola, se ben si direbbe, dar Regola, far Regola, o commandar che s'osservi. Ma instituzione solamente si dice dell'Ordine, che s'instituisce, fonda, e stabilisce, così si prova dallo stesso Concilio Lateranense, che industriosamente, e con ogni proprietà distinse ambe due le significazioni quando disse: Similiter qui voluerit Religiosam domum de novo fundare, Regulam ect. Institutionem accipiat de approbatis; talchè dicendo il Navarro: Verissimum est Regulam Eremitarum S. Augustini (idest quae sic appellatur) praecessisse dictum Concilium, tanto vale quanto se dicesse: Verissimum est Ordinem Eremitarum S. Augustini (idest quae sic appellatur) praecessisse dictum Concilium. Parole con le quali mostrò ben chiaro, che ragionava dello stesso ordine che si conosce hoggi. Nel modo medesimo ragionò Clitoveo nel libro De Laude Monastica religionis cap. 4, nel qual dice che Santo Agostino e S. Girolamo instituirono Regola de Religiosi, come a dire che instituirono Ordini di vita Regulare; perchè di San Girolamo non si sa che abbia fatto Regola di Monaci come S. Agostino, talchè egli è forza, ch'abbia parlato in questo senso, come parimente parlò il Padre Fra Michele di Medina lib. 4, De Continentia cap. 16, § Venio ad Basilium. E quello che maggiormente stringe il Concilio Ilerdense nel cap. 3 che sta nel decreto de Gratiano, c. si ex laycis, 10, q. I, dice: Ubi congregatio non colligitur, vel regula ab Episcopo non constituitur (idest) Vita Regularis. Perchè per fare essente la nuova Chiesa dalle leggi dalla Diocesi, ch'era il punto di cui si trattava, ben saria bastato haverla fatta Monastero o Congregatione Religiosa, ancorchè non le si fosse data regola particolare. E con questo si concorda il cap. Ex parte, de regularibus, in quanto dice: Regulam profiteantur, che secondo S. Tomaso (2.2 quaest. 186, art.9, ad I) è dire: profiteantur Regularem vitam. [Pag. 9] Et Egidio Romano (chiamato il Dottor felice, come scrive Fevardentio (In sua Theomach. Calvinista, lib 12 de Purg., c. 5, n. 6) o eccellentissimo, come afferma S. Antonino (P. P. Theologali tit. 8, cap. 2. Ibi Aegid. Ro. Ord. Erem. Doctor excellentissimus) nel suo Castigatorio nell'articolo 14 della secunda secundae, nell'ultime parole di quello.

§. III

Respondesi ad una certa obiettione del Padre Daza.

Ma dice il Padre Daza che se questo fusse così, come pare, non potrebbero gli Ordini di San Domenico e di San Francesco preceder per sentenza a quello di Sant'Agostino, come precedono. E la ragion è, perchè adducendo questa sua fondatione tanto addietro, certamente saria più antica, poichè li detti due Ordini delli Padri Predicatori e de Minori, o son più moderni del Concilio Lateranense, o al sommo di quel tempo, nel qual diece o dodeci anni non son da considerarsi per lo proposito, in rispetto ch'essendo stata dichiarata la Religion de gli Eremitani di S. Agostino per anteriore al detto Concilio, non s'ha da credere, che si fondasse un anno avanti, ma molti, poichè non le vien assegnato termine; tanto più che, secondo il detto cap. Religionum, par che li detti due Ordini de Gloriosi Patriarchi si fondarono, o almeno ottennero la loro confirmazione alquanto doppo il Concilio Lateranense; perchè altrimenti non saria stata necessità di eccettuarli dalla legge per l'evidenza del frutto; poichè come s'è detto il gran Concilio di Lione solamente toccò nelle Religioni de Mendicanti, fondate doppo il Lateranense, come si manifesta in quelle parole del detto cap.: Cunctas affatim Religiones et Ordines Mendicantes post dictum Concilium adinventos, qui nullam confirmationem sedis Apostolicae meruerunt, perpetua prohibitioni subijcimus et quattenus processerunt, revocamus, confirmatos autem per sedem eandem post idem tamen Concilium institutos modo decernimus subsistere infrascripto. Et aggionge il P. Daza: Che non si può dubitare che la Religione del Serafico P. S. Francesco ha da precedere a quella di S. Agostino: perchè il Concilio Tridentino le diede l'antichità et il luogo migliore, talchè la precede in tutte le processioni, et atti pubblici dove concorre con essa; anzi fuor di questo vi son molte sentenze uscite da Signori Nontij di Spagna, e Cancellarie di questi Regni, dove si osserva giustitia con molta rettitudine e verità, che decisero per meno antica questa Religione dell'altre, che son meno antiche di quella del gran P. S. Francesco, con la qual litigo: che con essa in niuna parte pensa, ch'abbia arrivato a contrastare per esser cosa tanto notoria, che questa sagrata Religione degli Eremitani di S. Agostino è meno antica della sua. Non è nostra intenzione in queste risposte metter mano in cosa litigiosa, per non confundere come proponemmo da principio il dubbioso col certo, e molto meno desideriamo di ragionar di materie, delle quali Religioni sì grandi possano ricever disgusto, ma solo toccare quasi con punta d'ago, ciò che favorisce la giustitia indubitabile, nella cui difesa habbiam pigliata la penna, smenticatosi tutte l'altre cose. Pur non potiamo lasciar di maravigliarsi, che quest'Autor si faccia nuovo della pretension tanto antica che la nostra Religion ha in Roma, al primo luogo delli Ordini Mendicanti, e delle molte e varie liti, che sopra questo punto ha avuto in differenti tempi, come dicono Felino, e Casaneo (Relati ab Azorio lib. 12, c. 23, q. 3) e dell'uso e possession immemorabile che poco fa aveva in tutto il Regno di Portugallo, di tener il primo luogo, alla quale seguiva quella della Santissima Trinità, indi quella de Padri Carmeliti, et appresso quelle de Padri Predicatori, e Minori: et hora che ne precedono i Padri Predicatori, vanno tutti gli altri a luogo inferiore al nostro; et il medesimo, o quasi scrivono Polidoro (Lib. 7 de invent. Rerum, c. 3 et 4) Vergilio, e Paolo Morigia (Lib. 1. de orig. Relig. c. 33), ricevuto nel suo tempo per singolare, come anche il Vivaldo (Titulo de absolu. sac. num. 20) nel suo Candelabrum aureum, quali ci registrano per li primi de gli Ordini de Mendicanti, et Antonio Gama (Decis. I, n. 7) nelle sue decisioni dice, che in Roma vide molte volte, che precedevamo all'Ordine di S. Francesco in presenza del Romano Pontefice, e che Genebrardo (Lib. 4, Cronologiae anno Christi 1180) cambia l'Ordine, assegnando il primo luogo a Padri del Carmine, deducendo l'origine loro dalli due Profeti Elia et Eliseo, et conseguentemente s'allontana dall'ordine che hora si osserva tra le quattro Religioni: ma saper vorriamo quelle molte sentenze, che l'altre Religioni meno antiche di quella di S. Francesco hanno avuto ne' Tribunali de Signori Nuntij e Cancellarie di questi Regni contra la nostra, poichè fin hora non ne sappiamo cosa alcuna. Con tutto ciò lo sdegno col quale si disvia la nostra competenza, noi con la sola humiltà d'Eremitani, e senza professar però quella de Minori, con facilità perdoniamo. Così arrivando a risponder all'inconveniente proposto, diciamo, non ostante che la Religion del Serafico Padre San Francesco preceda communemente alla nostra, nondimeno è cosa molto certa in tutta l'antichità Ecclesiastica, che più antica è la nostra fondazione, perchè i Giudici ch'hanno dato il primo luogo ai Padri Predicatori, et il secondo a i Minori del glorioso San Francesco, si possono esser fondati in uno delli due fondamenti, de quali fa menzione il Padre Azorio, o che l'appruovazione scritta, la qual oggi si ritruova in quelle Religioni, che la Sede Apostolica diede alla nostra, fu dopo le appruovazioni che concedette alli medesimi due Ordini, [Pag. 10] ancorchè l'approvazion nostra verbale precedesse tant'anni, che per questa sola ragione quella di S. Francesco restò in luogo inferiore a quella de’ P. Predicatori, non ostante che per un viva vocis oraculo fosse confermata innanzi (Ut docet Antonin. 3, p. tit. 24, c. 7, ante § 1, tit. 23, cap. 1, ante § 1; et Dominicus, et Franciscus Diago, lib. 3 delli Conti di Barzelona, c. 8): o che l'Ordine col quale si nominano le persone nelli rescritti de Principi, dà la precedenza a privilegiati, conforme alla legge quoties. ff. de usufructu, la legge generaliter §. si quis ergo. ff. de fideicommiss. libert. Et i Pontefici han nominato queste quattro Religioni, per l'Ordine col quale comunemente siedono, nel cap. quorundam de elect. nel cap. Religionun, de Religiosis domibus in 6, e altrove, che se ben son ragioni, ch'hanno uscita, con tutto ciò non s'affaticheremo per hora a procurarlene: perchè non pretendiamo niente più, che dimostrar la forza delli due testi, ch'abbiamo addutti del Iuspontificio, e rispondere a quello che conseguentemente ne potrebbero opporre: e se ben par che si debba far caso della mutazion della lettera che ivi pretende la Glosa, mettendo in solito statu in luogo di in solido come dice il Testo, nondimeno tralascieriamo di trattar di questo, se il P. Daza non avesse pigliato occasione da questo trasmutamento di punger più di quello che era necessario per l'intention sua, et in ogni legge devuto allo stato nostro. Dice dunque quest'Autore: che per aver fondato il Glorioso San Bonaventura questa Religione, essendo ministro Generale della sua, essendo dapoi Cardinale, e Presidente nel Concilio di Lione, nel quale come dice la Glosa, volle Gregorio X reducere tutti gli Ordini Mendicanti a quelli di S. Domenico e S. Francesco, nonostante che questa fu intention del Papa, bastò S. Bonaventura acciò non si estinguesse quest'Ordine; ma che di nuovo si confermasse. Con questo egli ci vuol rendere grandemente obligati alla Religion Serafica, contra la regola di Seneca (Lib. 2, de Benef. c., 8): Beneficium non est, cuius sine rubore meminisse non possum.

§. IV

Che nel Concilio di Lione non si trattò di riducere gli Ordini di Sant'Agostino e del Carmine ad altri.

Già abbiam detto che noi non prendiam la penna per rintuzzar ingiurie, ma per rispondere ad argomenti e ragioni, se ben non lasceremo di accennar quelle che per ogni riga semina questo Padre, acciochè non s'abbagli nelle parole il Lettore, con le quali loda la nostra Religione, postevi con molto artificio, perchè facciano ombra all'altre, come quelle che rapportate abbiamo. Per venir dunque a quel che dice del Concilio di Lione, alcuni ritruovano difficultà in far S. Bonaventura suo Presidente per esservisi ritruovato in persona Papa Gregorio X alla cui presenza altro da preseder non avea; perlochè Renato Coppino (Lib. 2. Monasticon. Tit. I, n. 29 Gregor. (inqt) x Lugdun. Concilij Praeses) chiama Presidente di questo Concilio il medesimo Gregorio X, ma perchè Sisto IV (Sixtus 4 in bulla Canonizationis S. Bonavent.) e Sisto V (Sixtus V in Decretali, quae incipit Triumphantis Ierusalem, et habetur I to. oper. S. Bonav. ex Typogr. Vat. Romae anno 1588) di felice memoria dicono che S. Bonaventura fu Presidente in esso Concilio, si deve intendere, che in quelle sessioni dove il Papa non si ritrovò, egli facesse tal ufficio. Ma passando alla correttione della lettera, quando ancora il Testo dica In solito statu, come dice la Glosa, non toglie né dà alla nostra pretensione, perchè è lo stesso rimaner nello stato solito, o antico che in stato masiccio, e sodo: perch'egli è certo che tale fu l'antico, come il Testo dichiara, quando dice che la Institutione de gli due Ordini Agostiniano e Carmelitano fu innanzi al Concilio Lateranense; talchè non si comprendeva nella legge di quello di Lione. Ma quello che s'attribuisce alla Glosa facendola inventrice, che Papa Gregorio X volle unire tutti gli Ordini Mendicanti a quelli di S. Domenico e di S. Francesco, egli è manifesto inganno et è peggior l'affermar che quando fosse stata questa intention del Pontefice, volesse metterla ad effetto nel proprio Concilio di Lione, e che la Glosa lo disse. Perlochè vedasi che buon fondamento è questo che San Bonaventura frapponesse la sua autorità in difender la nostra Religione dal pericolo che non mai le poteva esser minacciato. Perchè dato caso che Gregorio X avesse avuto quel pensiero, quando non havesse tentato d'essequirlo nel medesimo Concilio, San Bonaventura, che in esso morì, non puotè ritruovarsi in tempo di far per l'Ordine sì gagliardi ufficij; salvo se ci vogliono vendere, ch'egli lo fece con l'Orationi fin dal Cielo, il che gli stessi Autori potranno allegare così per l'uno come per l'altro. Diciamo dunque che s'oppone alla Glosa, ciò ch'ella non disse: perchè le sue parole son queste: Dicebatur, quod Gregorius nolebat aliquem Mendicantium dimittere nisi Praedicatores et Minores . Talchè lo referisce sotto queste parole, dicebatur, cioè con un rumor populare, che giamai non ebbe certo Autore. Ma chi scrive se pensa di truovar le cose in favor suo, facilmente s'inganna nelle parole, come dice Aristotile (Libro de somnijs, c. 2) degli desiosi che s'abbarbagliano ai primi raggi. Et il gran Poeta, che si fingono sogni per guadagnare (Egloga 83): An qui amant ipsi sibi somnia fingunt? Tanto in questa vita la voluntà governa l'intelletto, e non v'è mestiero di maggior inditio che fosse falso questo rumore, quanto la poca luce che di lui hanno l'Historie: perchè la Glosa sola fa di lui mentione, [Pag. 11] e come di voce populare, nata da scuri Autori. Argomento di cui si prevalgono gli scrittori Ecclesiastici per convincere la favola di Papa Giovanni Ottavo, che li Centuriatori, vana e sfaciatamente pretendono, che fosse femina; perchè nè il Platina, nè Martin Polacco, nè Mariano Scotto, che si allegano per testimonio di questo sogno, lo testificano solamente d'udita, e senz’apportar fermo Autore, Gilberto Genebrardo (Lib. 4. chr. anno Christi 855), venendo a questa favola dice: Quin nec Martinus Polonus, nec Platina, nec alij post eum, ut veram et certam Historiam, sed quasi ab incerto rumore, et obscuris Autoribus acceptam referunt. Il Cardinal Belarmino (Lib. 3. de Romano Pontefice, c. 24) il quale con grande eruditione e numero d'Autori la rifiuta, fa lo stesso argomento, e dice: Certe Martinus Polonus, qui primus hoc scripsit nullum Autorem refert, sed tantum dixit, fertur, Itaque solum ex incerto rumore hoc habuit. Il Cardinal Baronio (Tom. 10, anno Christi 853, nu. 60) che si burla d'essa con incredibile eloquenza aggiunge: In scripto Mariani Codice ex quo prodijt prima aeditio ita legitur: Ioannes, qui, ut asseritur, fuit mulier post Marianum autem elapsis triginta ferme annis. Sigebertus, et ipse schismaticus in sua Cronographia eandem describens fabulam, nulla aliqua firma utitur testificatione, sed incerta fama tantum ferri, quod scribit, asserit, nella medesima consideratione insistono Giovanni Carlo Florimondo nel cap. 2 del trattato, che fece contro questa favola, et il Padre Nicola Serrario nel trattato di Giovanna Moguntiaca, num. 38. Nondimeno maggior fallo è pensar, che la Glosa dica che volle il Papa far la ridutione nello stesso Concilio: perchè non solamentenon lo dà la Glosa ad intendere, ma tutto il contrario. Per la cui pruova porrò le sue parole con ogni fedeltà. La Glosa pretende, che il Canone del Concilio di Lione non finiva nella maniera che va nel corpo del Iuspontificio, e che Papa Bonifacio VIII l'ammendò in quella forma ch'oggi sta, e che la clausula del Concilio era questa: Ceterum Eremitarum S. Augustini et Carmelitarum Ordines, quorum institutio dictum Concilium Generale praecessit, in solito (vel alias in suo) statu volumus permanere, donec de ipsis fuerit ordinatum, intendimus siquidem, tam de illis, quam de reliquis etiam non Mendicantibus Ordinibus prout animarum saluti, et eorum statui expedire videbimus providere. E subito soggiunge: et hoc est decisum, et dicebatur quod Gregorius nolebat aliquem Mendicantium dimittere, nisi Praedicatores et Minores; de non Mendicantibus tres, Cisterciensem, et Ordinem nigrorum, et de Templarijs, et Hospitalarijs unum Ordinem facere. Ecco, che in tutto questo Testo, non ci è parola che dia ad intendere che Papa Gregorio X intentò la riduzione nel Concilio, anzi qui s'ha molto più espresso per intendere, ch'egli non la intentò: perchè la lettera del Testo corretta, come vuol la Glosa, diceva: Vogliamo che gli ordini di Sant'Agostino e de' Carmeliti, la cui institutione è più antica, ch'el Concilio Lateranense, si restino nello stato loro, o nello stato solito fin a tanto che s'ordini intorno ad essi: perchè pretendiamo provedere ad essi et a gli altri, etiamdio non Mendicanti, conforme a quello che per l'innanzi vedremo convenire al loro stato, et alla salute dell'anime. Dalchè segue ciò che noi pretendiamo: perchè se il Papa voleva ridurre gli due ordini nel Concilio, come lasciava tempo, nel quale si verificasse questa clausula? per quale spazio avevano da restar nello stato antico ricevute, come se dicessimo, appruova per dar sentenza della lor reduttione? O che tempo pigliava il Pontefice, per conferir quello, che fosse stato meglio alla salute dell'anime, e allo stato delle Religioni; poichè veggiamo parlar dell'avenire, quando dice: Prout animarum saluti, et eorum statui videbimus expedire? Per qual termine aveano a correre le triegue che vengono significate in quella parola: Donec? S'è detto che chi diceva: Restinsi nello stato di prima finchè il tempo ci dica quello ch'abbiamo a fare, non pretendeva ridurgli subito. A queste ragioni solamente si potrebbe rispondere che avanti che nel Concilio uscisse questo Decreto, intentò il Papa fare questa riduttione e che in quel tempo vi fu luogo; onde S. Bonaventura il placasse. Ma questo non lo dice la Glosa, ne men riferisce che si fosse detto. E fondandosi tutta questa machina nella sua sola autorità, viene a rimaner la causa molto destituta: perchè non si può ragionar senz'Autore in cosa che passò quattrocento anni fa.

§. V

Pruovasi dalla lettera del Canone, che mai non s'intentò questa riduttione.

Ma perchè s'affatichiam noi in pruovar una cosa più chiara che la luce del mezo giorno? Non solo non tentò Papa Gregorio X di ridurre le due Religioni del Carmine e di S. Agostino a quelle di S. Domenico e di S. Francesco nel Concilio di Lione, ma ne anche gli passò per la mente di voler far ciò per l'avvenire, di maniera che il rumore narrato dalla Glosa (se vi fu) fu popolare, e sparso da gente che non s'informò della verità dell'Historia, perchè quelle parole: Intendimus siquidem de illis prout animarum saluti, et eorum status expedire videbimus providere. Non dimostrano più d'un volere ch'allora avea il Papa di riformare, correggere, levar et aggiungere alle Costitutioni, [Pag. 12] e finalmente di migliorar lo stato de gli Ordini per lo camino, che gli saria paruto miglior, e per questo disse: In solido o Insolito, o in suo statu volumus permanere. Cioè, passino come fin'hora hanno fatto, senza innovarsi, nello stato loro; perchè negar non si può che alterando la forma del governo haveria innovato qualche cosa intorno a quello. Altrimenti abbiamo da dire che volle parimente far il medesimo dell'Ordine della Certosa, perchè dice: tam de illis, quam de reliquis etiam non Mendicantibus. E così ammette la Glosa, che voleva lasciar delle non Mendicanti solo quelle di S. Bernardo e di S. Benedetto. Perlochè dà ad intendere che voleva altresì ridurre quella della Certosa. E non basteria dire che questa Santissima Religione era fondata innanzi al Concilio Lateranense, perchè così erano ancor la nostra e quella de' Carmeliti per confession del Canone stesso. Ma tuttavia dice la Glosa che vi fu, chi disse che egli voleva metter le mani su quelle: ma l'una cosa e l'altra fu senza fondamento, perchè nè l'Ordine Cartusiano si poteva unire a quello di S. Benedetto o di S. Bernardo se non estinguendo affatto il suo instituto. Nè potè cadere in cuor humano, che la Chiesa per tempo alcuno abbia voluto far questo all'idea della strettezza, che sempre si conservò in grado tanto Eroico di perfettione, come tutti sappiamo; nè dell'Ordine nostro, nè di quello del Carmine puotè haver ragion d'intentarlo. Del nostro: perchè non si può credere che Papa Gregorio X volesse ridurre nel Concilio di Lion, nè dopo, una Religion che 18 anni addietro aveva ampliato Papa Alessandro IV con augmento tanto glorioso, come fu quello della union generale, e di S. Agostino che gli apparve col capo grande e con le membra picciole acciochè l'accrescesse; tampoco è da credere che si sarebbe scordato di favorirla. Di quella del Carmine: perchè se il Papa avesse avuto intentione di riducerla, era forza che si fosse mosso per gl'inconvenienti che l'obligarono a far la legge del Concilio di Lione. Poichè per essi fè risoluzione d'estinguere due Ordini Mendicanti, e di riformar gli altri, come nel medesimo Testo si vede. Ma questi inconvenienti fu impossibile che lo muossero, perchè niuno d'essi procedeva altronde, che da gli Ordini fondati dopo il Concilio Lateranense, perciochè simili inconvenienze erano la sfrenata moltitudine delle Religioni nuove, e la temeraria presunzione d'alcuni che le instituivano contra la forma del Lateranense Concilio, come dalle medesime parole della legge conoscerà, chi le leggerà con diligenza. Inoltre concedendo il medesimo Canone la Religion del Carmine per instituita prima del detto Concilio Generale, non lasciò adito veruno aperto al sospetto che volesse in tempo alcuno riducerla. Certamente è pretension gratiosa il dire che si trattò di ridurre due Ordini conosciuti per tanto antichi et essemplari, quando ad altri di minor esempio, et inferiori di tempo, etiamdio a quelli di S. Francesco e di S. Domenico solo per essere intrate per pura estorsione et importunità, come disse il medesimo Concilio (Importuna petitium inhiatio illarum post modum multiplicationem extorsit. c. unico de Relig. Domib. in 6). Si concesse all’hora (non ostante mille inconvenienti) che restassero in quello stato senza potersi accrescer di nuovo. Ma diranno che il Papa disse che si rimanessero nello stato loro fin che si ordinasse altro per essi, perchè aveva intentione di provedervi in quello che fosse bisogno per la salute dell'anime. Appresso dir volle che non gli estingueva fin che vedesse quel che sarìa stato meglio: perciò diede loro quelle triegue e indugij, eccettualdoli dalla legge, et in questa non haveva trattato di moderar le Costitutioni degli Ordini; ma d'estinguerli in una delle due maniere, di cui nel Canone si fà mentione: di più ragionò delli due Ordini nel medesimo contesto e sospese la voluntà di annullarli mentre con più agio l'andava consultando. Rispondo che questa voluntà d'estinguerli solamente haveva risguardato alle Religioni instituite doppo il Concilio Lateranense, e non a quelle che furono avanti; talchè dichiarando il medesimo Canone, e con parole tanto chiare, che quelle di Sant'Agostino e del Carmine avevano preceduto a quel gran Concilio, non lasciò luogo da dubitar, che l'intervallo di quella parola, Donec, non sospendea la riduttione, ma un'altra forma di provisione o Decreto, che per esse pensava di statuire: perchè avendo detto che estingueva gli Ordini fondati doppo quel gran Concilio, alcuni di lì a poco, e gli altri come se fossero finiti i loro Religiosi, et aggiunse, che eccettuava da questo rigore quelli di S. Domenico e di S. Francesco, per l'evidenza del frutto, conchiuse con dire: Però quelli de gli Eremitani di Sant'Agostino e del Carmine, perchè son più antichi di quello (come a dire, e non si possono comprendere nella disposizione di questo Canone) rimanghinsi nello stato dove ora sono, cioè godino tutto quello ch'hanno goduto fin hora: proseguino plenariamente nella consueta forma, non si tocchi loro cosa alcuna nel suo governo; non si alterino le lor leggi e lodevoli costumi: in cosa niuna vi sia novità per loro fin che s'ordini loro altra cosa: Donec de eis fuerit ordinatum. E subito per iscusar quel Donec, aggiunge: perchè abbiamo intenzione di proveder ad essi et ancora a quelli de non Mendicanti, (de quali fin hora non abbiamo parlato) di ciò che vedremo convenire al suo stato et alla salute dell'anime: il che fu dire, per commandar, che perseverino in tutto nel consueto stato intieramente, non vogliamo stabilir cosa alcuna per loro, [Pag. 13] non per estinguerli; ma ben per migliorarli; perchè da questa voluntà non li teniamo per liberi, per esser stati instituiti innanzi al Concilio Lateranense, che questo è quanto ora habbiamo da toccar non solamente in essi, ma ancora in quelli de non Mendicanti, de' quali non habbiamo fin hora trattato. Ben è vero che S. Antonino di Firenze (3 p., tit. 24, c. 8, ante § 1) dice che Iddio condusse San Bonaventura al Concilio di Lione per difesa de gli ordini Mendicanti, ma non dice che li difese dallo sdegno del Papa, ma da molti contrari ch'avevano; nè parla d'altri che della Religione di S. Domenico e di S. Francesco, che forsi non havevano finito con la contradition di Guglielmo di Santo Amor e de' suoi seguaci: perchè se ben Papa Alessandro IV havea condennato la sua dottrina, tuttavia il Demonio dovea sollecitar che resuscitasse quella pretensione, temendo il gran danno che gli minacciavano i gloriosi principij delle due Religioni di tanta osservanza, et essempio. E che per Ordini de' Mendicanti non intenda se non questi due, si conoscerà nel tit. 23, nel cap. I, innanzi al §. I, vers. Verum quia, e nel cap. 5, § I, leggendolo tutto intieramente, e in particolare nel versic. Et Innocentius IV, e nel versic. Communiter, e nel tit. 24, cap. 14, avanti al § 1. Però quando nulla di questo vaglia, acciochè questo Autor cada dal suo parere, lo supplichiamo, che si contenti di dirci chi fu l'intercessore per l'Ordine del Carmine con Papa Gregorio X che postosi quasi altro Mosè, tra le rovine del sagrato Edificio tanto efficacemente impedì, che si finisse di spianar la muraglia. Perchè il Glorioso S. Bonaventura non havria fatto poco in difender l'Ordine di S. Agostino, nè si avrebbe voluto occupare in causa d'Ordini alieni contentandosi col conservare quella tenera pianta, unico delle sue mani effetto.