TESI
DI LAUREA, L’ex area conventuale agostiniana in Verona: un’ipotesi di
ricupero, Venezia a. a. 1993-1994
GLI AGOSTINIANI A VERONA E
NEL VENETO
1.
GLI EREMITANI DI S. AGOSTINO ENTRANO IN CITTA’
Non esiste nessuno studio particolare sugli Agostiniani
nel Veneto e questo rende certamente più difficile il nostro lavoro. Abbiamo
visto come prima della Grande Unione del 1256 alcuni gruppi eremitici si
fossero diffusi anche nel Veneto come Giamboniti e Brettinesi. Studi recenti (1) hanno messo in luce che a Verona vi erano
eremiti di S. Guglielmo (Guglielmiti) e di S. Giovanni Bono (Giamboniti). Nel
1230 la Congregazione Guglilmita edificò una chiesa dedicata a S. Guglielmo
“fuori della Porta di S. Stefano, in un luogo che Colonna appellavasi” (2). I Giamboniti invece costruirono la loro
chiesa e il monastero nei pressi di Montorio (3),
nella località Batiorco (4). Secondo il
Biancolini i Guglielmiti forse non riuscirono a finire la loro chiesa perchè
sopraggiunse la Grande Unione del 1256 e quindi si unirono ai Giamboniti nel
monastero di Montorio (5). Nel 1259
moriva Ezzelino III da Romano e subito dopo veniva eletto podestà di Verona
Mastino della Scala. Questi, al contrario di Ezzelino, aiutò gli Ordini
mendicanti a realizzare il loro desiderio di entrare nella città. I Domenicani
vi entrarono nel 1260, i Francescani nel 1261 e gli Agostiniani nel 1262. Il
Vescovo di Verona Manfredo Roberti il 12 giugno 1262 scrive da Viterbo al suo
Vicario affinchè conceda agli Eremiti di S.Agostino, per fondarvi il loro
monastero, la chiesa di S. Eufemia, posta in Verona vicino all’Adige, con le
sue case e con i suoi orti: “Ecclesiam Sanctae Euphemiae juxta Athesim Veronae
positam, cum domibus et hortis ipsius ad ipsam Ecclesiam pertinentibus” (6). Il Vescovo aggiunge poi una clausola secondo
la quale dovevano essere conservati alcuni benefici al clero secolare che
lasciava la chiesa agli Agostiniani. Il 12 luglio 1262 il Vicario consegna la
chiesa di S. Eufemia agli Agostiniani nella persona del priore Fra Fino Burri.
L’atto notarile della consegna si conserva nell’Archivio di Stato di Verona (7). La Domenica 16 settembre 1262, festa di S.
Eufemia, con una cerimonia pubblica gli Agostiniani prendono possesso della
chiesa. I cronisti raccontano che alla presenza di numerosi chierici e molto
popolo nella chiesa di S. Eufemia l’agostiniano Fra Michele a nome dei
confratelli chiese per tre volte agli astanti se erano favorevoli alla presenza
dei frati agostiniani. Alla risposta affermativa il nuovo priore, Fra Norandino,
chiese ai quattro notai presenti di registrare quanto era stato detto. La
cerimonia raggiunse il suo apice quando Zenone, chierico di S. Eufemia,
trasmise agli agostiniani ogni suo diritto sulla chiesa, che il priore Fra
Norandino accettò per conto dei confratelli subentrando a pieno titolo nel
possesso. Gli Agostiniani di Verona godevano già di stima presso i loro
superiori maggiori se nel 1264 il Priore Generale dell’Ordine scelse Fra
Albertino da Verona e lo mandò in Inghilterra a fondare nuovi monasteri
agostiniani. Fra Albertino, dopo il suo ritorno a Verona, morì in concetto di
santità e fu sepolto a S. Eufemia.
2.
LA NUOVA CHIESA E IL NUOVO CONVENTO
La chiesa di S. Eufemia era un edificio povero e in
cattive condizioni, così pure l’abitazione del chierico Zenone non poteva
essere sufficiente ad accogliere i 16 religiosi, tanti infatti risultano da un
atto notarile del 13 aprile 1263 (8). Da
questo momento è possibile seguire attraverso l’analisi di bolle, privilegi,
indulgenze e donazioni la continua ricerca dei fondi necessari per la
costruzione del nuovo convento e per il rifacimento della chiesa. Meno di due
anni dopo il loro ingresso a S. Eufemia, il Papa Urbano IV confermava agli agostiniani la proprietà di tutti i
beni da loro posseduti e nel 1264 il patriarca di Aquileia concedeva ai frati
di poter ricevere 300 lire di restituzione “pro male oblatis” e per
commutazione di legati, a favore della fabbrica di S. Eufemia (9). Così l’8 novembre 1265 il Vescovo Manfredo
concede agli Eremitani la licenza di ampliare la chiesa: “Cum itaque Religiosi
viri Prior et Conventus Fratrum Heremitarum Veronae ordinis Sancti Augustini
Ecclesiam Sanctae Euphemiae, quam olim sibi concessimus propter eius parvitatem
et ineptitudinem diruere et eam ampliando rehedificare de novo intendant opere
suntuoso” (10). Inoltre il 18 dello
stesso mese invia da Perugia due lettere: nella prima concede 40 giorni di
indulgenza a chi avesse aiutato i frati nella loro opera e nella seconda,
prendendo atto che molti fedeli si recano a S. Eufemia nell’ultima domenica del
mese, concede 20 giorni di indulgenza a tutti coloro che, pentiti e confessati,
si fossero recati in tale giorno a S. Eufemia (11).
Altro intervento a favore degli Agostiniani fu la bolla di Clemente IV, del 19
marzo 1267, con la quale il papa concede un’indulgenza per l’edificazione della
chiesa. I lavori non dovettero iniziare subito perchè stranamente il giorno 11
luglio 1275 il Legato pontificio diede per la seconda volta il permesso della
posa della prima pietra. Intanto comunque i frati, attraverso varie
acquisizioni, possedevano la vasta area sulla quale sarebbero sorti chiesa e
convento. Nel 1267 potevano disporre del refettorio e nel 1268 del chiostro.
Nel 1288 funzionava il parlatorio e l’anno successivo la sala capitolare (12). Intanto la costruzione della chiesa doveva
essere a buon punto: la facciata nel 1279 doveva essere già stata eseguita se
il nobile Cavalcano de’ Cavalcani poteva indicare nel suo testamento, come
proprio sepolcro, l’arca posta fuori della chiesa accanto alla porta principale
(13). Ormai in questo periodo la chiesa
aveva assunto una sua fisionomia definitiva. Interessante il fatto che nel 1286
sia documentata l’esistenza di una altare, sicuramente precedente a questa
data, dedicato a S. Guglielmo: l’origine guglielmita degli agostiniani di
Verona si documenta con la devozione a questo santo (14).
Intanto nel 1279 era stato solennemente consacrato l’altare dedicato a S.
Orsola e alle undicimila vergini. La devozione a queste martiri era particolarmente
viva, come vivo era il desiderio di possederne delle loro reliquie. Così nel
1285 due religiosi, Fra Tebaldo e Fra Giacomo da Monselice, si recarono in
Germania nel convento agostiniano di Colonia, città in cui era avvenuto il
martirio di S. Orsola, dove il priore di quel convento consegnò ai due frati le
reliquie desiderate e una pergamena che testimoniava l’avvenimento (15). Completati chiesa e convento, un altro luogo
sacro venne ad arricchire l’intero complesso: il cimitero, posto davanti alla
facciata della chiesa, che venne benedetto il 13 marzo 1284 dal Vescovo
Bartolomeo della Scala: “Anno Domini 1284 die veneris 13 martii benedictum et
consecratum fuit cemeterium ante faciem Ecclesiae et iuxta viam inter murum et
Ecclesiam...Fuit autem benedictum per duos Eposcopos, videlicet per D. Fratrem
Bartholomeum Episcopum Veronensem et per Fratrem Augustinum ordinis nostri
Episcopum Civitatis novae” (16). Il
culmine del prestigio di cui godevano gli Agostiniani si ebbe con l’elezione a
Vescovo di Verona, nel 1298, di quel Fra Tebaldo che con un confratello si era
recato a Colonia per ottenere le reliquie di S. Orsola. Fra Tebaldo fu Vescovo
di Verona fino al 1331. Nel 1301 Alberto della Scala nel suo testamento lasciò
ai conventi dei tre ordini mendicanti, Domenicani, Francescani e Agostiniani la
considerevole somma di mille lire ciascuno. Con questa somma gli agostiniani
quasi certamente pensarono di ingrandire la loro chiesa che doveva essere di
dimensioni ridotte rispetto al gran numero di fedeli che la frequentavano,
soprattutto nelle grandi occasioni come nelle predicazioni di avvento e
quaresima. Così la chiesa venne prolungata fino alla strada pubblica che
portava all’Adige, vennero aggiunte altre tre finestre alle sei precedenti e
alcuni altari. Sul finire del 1331 la nuova chiesa venne consacrata (17).
3.
LO STUDIO E LA BIBLIOTECA
Il 12 maggio 1294 troviamo citato (18) il lettore Fra Niccolò da Reggio, il primo di
una serie di lettori. Certamente lo Studium a questa data era già attivo, anche
se non sappiamo se fosse uno “studio generale” o uno “studio della Provincia”.
Dai registri del Generale Gregorio da Rimini
sappiamo invece con certezza che nel 1358 era già Studio Generalizio:
“Tervisii, 22 oct. 1358. Fecimus lectorem principalem in studio nostro
Veronensi fratrem Laurencium de Verona, absolventes fratrem Marcum de Plumbino”
(19). A questo periodo molto
probabilmente risale anche la creazione di quella che sarebbe diventata una tra
le più importanti biblioteche di Verona, anche se il Maffei, storico del ‘700,
afferma che la biblioteca sia stata istituita da “Giovanni Evangelista da Zevio
che nel 1387 fu fatto Reggente” (20).
Pare che Dante sia stato ospite del monastero di S. Eufemia quando ritornò a
Verona per presentare in S. Elena, il 20 gennaio 1320, la sua Quaestio de aqua et terra, e,
probabilmente, questo prezioso manoscritto dantesco era conservato nella
biblioteca del convento (21).
4. LA PROVINCIA VENETA O DELLA MARCA TREVISANA E LE CONGREGAZIONI DI MONT’ORTONE E DI DALMAZIA
Come già detto sopra non esiste nessuno studio
specifico sulla storia della Provincia Veneta. Intanto tale Provincia è
nominata nel 1287 ed è lecito supporre che fosse stata costituita già al tempo
della Grande Unione del 1256. Van Luijk
ne ha tentato una stringatissima sintesi storica riguardante i sec.
XVI-XVIII (22). Nel 1500 benchè esente
dalle tasse pontificie, soffriva molto delle imposte statali. Il decemvirato
voleva avere tutta la giurisdizione sugli enti ecclesiastici, tanto da proibire
la partecipazione ai Capitoli Generali; esigette inoltre che i Padri dei
singoli conventi eleggessero i propri superiori e citò i religiosi davanti ai
tribunali civili. Qualche volta i priori generali riuscirono ad attenuare tali
ingerenze, ma dovettero sempre sottomettere le lettere che riguardavano le
disposizioni dei conventi generalizi all’aperiantur
e le lettere che riguardavano la disciplina al nihil obstat e al placet
del governo. La Provincia aveva un certo peso nell’Ordine a causa dei tre o
quattro studi generalizi nel suo territorio e tra i suoi membri annoverò il
filosofo Guglielmo Doroteo, lo storico ed erudito Onofrio Panvini, il teologo
Ambrogio Quistelli e il letterato Arcangelo Ricci. Aveva sempre conventi
benestanti, con eccezione di quelli di Chioggia, Pola e Polesella. Presso le
foci del Po, nel territorio veneto, viveva stentatamente la Congregazione di
Mont’Ortone. Nel 1521 il Priore Generale tentò inutilmente di ripristinare
l’antica osservanza, così pure i tentativi del 1535 per unirsi alla Congregazione
di Lombardia fallirono. Nel 1500 aveva conventi a Mont’Ortone, S. Cristoforo
della Pace a Venezia, Cittadella e Olmo, nel 1621 ne aggiunse altri due: Rovigo
e Loreo. Sulla costa dalmata la Provincia veneta aveva alcuni conventi che nel
1511 si trasformarono nella Congregazione della Dalmazia. Ebbe fino a 5
conventi di cui i principali furono Hvar e Pucisce. Il XVII secolo vide nel
1652 la soppressione dei piccoli conventi da parte di Innocenzo X. La Provincia
veneta ne rimase esente in quanto il senato veneto non tollerava ingerenze
pontificie nei suoi territori. Nel 1659 aveva 18 conventi e circa 200 frati.
Nel 1780, a seguito di una politica governativa particolarmente ostile che
arrivava fino a giudicare l’utilità dei conventi, la Provincia Veneta fu
ridotta a quattro conventi: Venezia (S. Stefano), Padova, Verona e Treviso.
Anche la Congregazione di Mont’Ortone, che aveva 8 conventi e 50 frati, non
cadde sotto i decreti del 1652. Ma dovette affrontare per tutto il sec. XVII
una grande povertà. Verso il 1750 la decadenza fu tale che il Priore Generale
nel 1654 la visitò personalmente per instaurarvi una riforma totale. Nel 1770
la Congregazione venne soppressa dal governo. La Congregazione della Dalmazia
nel XVII secolo aveva 15 frati che officiavano cinque parrocchie nelle isole
fra le città di Split e Narenta. La vita in questa Congregazione era piena di
scandali e ogni tentativo di riforma andò fallito. Soccombette alle sue
malattie incurabili. Van Luijk ha anche tentato di stilare un elenco dei
conventi agostiniani in Italia tra il 1650 e il 1750 (23). Proponiamo l’elenco dei conventi del Veneto, ricordando
che le date riguardano l’inizio della presenza agostiniana e l’abbandono,
mentre l’asterisco nel primo elenco indica la presenza di più di un convento
nella stessa città. Per ammissione dello stesso Van Luijk i dati riportati
vanno presi con cautela in quanto non ha potuto fare indagini particolari su
tutti i conventi e i sopralluoghi necessari.
a) Conventi
della Provincia Veneta
1. Chioggia
(S. Nicolò) 1301 - 1780
2.
Concordia
1488 - 1780
3.
Feltre (Ogni Santo) 1316 - 1780
4. *Ferrara 1245 - 1780
5. Latisana
(S. Antonio) 1445 - 1780
6. Mirandola 1452 - 1780
7. *Padova (S. Filippo) 1243 - 1866
8.
Pola
1530 - 1780
9.
Polesella (S. Pietro)
1528 - 1780
10. *Rovigo 1528 - 1780
11. Sacile (S. M. degli Angeli) 1443 - 1780
12. Spilimbergo (S. Pantaleone)1326 - 1780
13. Trento 1271 - 1780
14. Treviso
(S. Margherita) 1245 - 1866
15.
Udine (S. Lucia) 1370 - 1780
16. *Venezia
(S. Stefano) 1240 - 1866
17. Venzone
(S. Giov. Battista)1399 - 1780
18. Verona (S. Eufemia) 1243 - 1866
19. Vicenza (S. Michele) 1244 - 1780
b) Conventi
della Congregazione di Mont’Ortone
20.
Cittadella
1435 - 1770
21.
Loreo
1573 - 1770
22.
Meolo ? - 1770
23.
Mont’Ortone
1438 - 1770
24.
Olmo
1480 - 1770
25.
Padova ? -
?
26.
Rovigo
1580 - ?
27. Venezia
(S. Cristoforo) 1406 - ?
28.
Zocco
1512 - 1770
29. Solvore
(?) 1526
- ? [Scalzi?]
30. Bodeno
(?) 1731 -
1780 [Scalzi?]
31. Castaldo
(?) 1579 - ?
[Scalzi?]
c) Conventi
della Dalmazia
32.
Curzola-Korcula
? - ?
33.
Gelsa-Jelsa ? - ?
34. Lesina
(Hvar) 1511 - ?
35.
Narenta
1420 - ?
36. Pucisca
(Brazza) ? -
?
37.
Zengg
1619 - ?
________________________________________________________________
(1) NELLY ZANOLLI GEMI, Sant’Eufemia, storia
di una chiesa e del suo convento a Verona, Verona 1991.
(2) G. B. BIANCOLINI, Notizie..., II, pp.
499-500; ivi, VII, pp.228-229.
(3) G. DALLA CORTE, Dell’Istorie..., II,
pp. 11-12; L. MOSCARDO, Historia..., pag. 195; G. B. BIANCOLINI,
Notizie..., II, pp. 499-500.
(4) R. BRENZONI, La terra di Batiorco e il
suo monastero, “Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed
Arti”, LXXXIV, 1924-1925.
(5) G. B. BIANCOLINI, o. c., VII, pp. 228-229
(6) G. B. BIANCOLINI, o. c., II, pp. 505-506
(7) ASV, S. Eufemia, b. I, perg. 52
(8) ASV, S. Eufemia, b I, perg. 50
(9) Biblioteca Civica di Verona, Ms. di L. PERINI,
Origine de’ Padri Agostiniani di S. Eufemia, b. 23, fasc. 11.
(10) Ibidem
(11) Ibidem
(12) Notizie tratte da pergamene dell’Arch. di
Stato di Verona.
(13) G. B. BIANCOLINI, o. c., VII, pp.
236-237.
(14) ASV, S. Eufemia, b. II, perg. 113.
(15) Ms. di L. PERINI, o. c.
(16) Ibidem. La notizia è riportata anche
dall’Ughelli (Italia..., V, p. 847)
(17) Su questa data gli storici non concordano.
(18) ASV, S. Eufemia, b. II, perg. 130
(19) Si parla dello studio in AA. VV., Cultura
e vita civile a Verona, a cura di G.P. Marchi, Verona 1979, pp. 297ss
(20) S. MAFFEI, Verona illustrata,
Verona 1732.
(21) AA. VV., Cultura e vita civile a Verona,
a cura di G.P. Marchi, Verona 1979, pag. 130
(22) B. VAN LUIJK, L’Ordine Agostiniano
e la Riforma monastica dal Cinquecento alla vigilia della Rivoluzione francese,
Heverlee-Leuven (Belgio) 1973
(23) Cfr. DIP, Agostiniani, pp. 328-340