Monteortone, fra Simenetto da Camerino e la sua Congregazione

Monteortone è una frazione di Abano Terme, a una manciata di chilometri da Padova. Questo nome evoca la celebre Congregazione di Monteortone e il suo fondatore fra Simonetto da Camerino. Tuttavia alla fama di Simonetto, l’abile tessitore della pace di Lodi (1454) tra Milanesi e Veneziani, non è mai seguìto un interesse reale degli storici, e la sua personalità rimane tanto celebrata quanto sconosciuta. In attesa che qualche studioso faccia luce su questo straordinario personaggio, possiamo però dare uno sguardo a quello che fu il convento di irradiazione della sua Congregazione. Racconta la tradizione che un uomo d'arme di nome Falco, dalle mille battaglie e dalle tante ferite, si recasse in questo luogo, famoso fin dall’antichità per le sue acque termali e i suoi fanghi salutiferi, per cercare sollievo alle sue membra. Ma certamente questo vecchio guerriero fuggiva, e forse per la prima volta, davanti all’avanzare della peste che infuriava nella città di Padova. Nel mese di maggio del 1428 gli apparve la Vergine Maria, che promise a lui la guarigione dai suoi dolori e la liberazione dalla peste per la città. Inoltre la Madonna gli indicò una sua immagine nascosta tra i sassi e volle che questo segno fosse l’inizio di un suo Santuario. Il fatto si divulgò immediatamente e i Rettori e il Vescovo di Padova, preoccupati per l’infuriare della peste, decretarono di costruire subito una chiesa in quel luogo. Il Comune avrebbe contribuito per la parte economica e il Vescovo avrebbe donato un terreno che apparteneva alla mensa vescovile. Fu progettato anche un convento perché fosse una comunità religiosa a custodire il Santuario. Furono scelti gli Agostiniani, che a Padova godevano la stima di tutti. I primi due frati che si recarono sul posto furono fra Alvise Savonarola da Padova e fra Angelo da Camerino, i quali, in attesa che fosse costruito il convento, si stabilirono in una capanna, e intanto, con l’aiuto di operai e contadini del luogo, iniziarono subito la co­struzione della chiesa. Ma il concorso dei fedeli era tale che ad animare l'opera fu inviato fra Simonetto da Camerino, notissimo predicatore e stimato da tutti per scienza e santità. Per prima venne portata a termine la chiesa, solennemente consacrata il 28 agosto 1435. Ma intanto la personalità di fra Simonetto si era andata imponendo, e si racconta che era tanto l'entusiasmo attorno a lui e a questa impresa, che perfino molti dei muratori e dei carpentieri chiesero di rimanere in convento come conversi. Ma certamente il più famoso discepolo di fra Simonetto fu il beato Grazia da Cattaro (1438-1508), umile perscatore, il quale visse 15 anni a Monteortone lasciando segni straordinari di santità. Fu a questo punto che fra Simonetto, forse per uniformarsi allo spirito della riforma religiosa di quel tempo, pensò di fondare la Congregazione della B. Vergine di Monteortone. Ne ottenne il permesso dal Generale dell’Ordine e l’approvazione dal Papa nel 1434. La stima di cui godeva fra Simonetto e la sua Congregazione era tale che tutte le città desideravano avere un convento di quei frati. Così nel 1436 la città di Padova donò a fra Simonetto l’ospizio di S. Marco, in Prato della Valle; il vescovo di Vicenza donò il piccolo convento e la relativa chiesa di S. Maria in Campo Santo di Cittadella; la città di Venezia donò l’isoletta di Murano, dove fra Simonetto edificò il convento di S. Cristoforo. Fra Simonetto non fu solo un grande riformatore religioso, ma si rivelò anche un abile e intelligente diplomatico. Fu inviato dai Veneziani a Milano come "savio di terraferma" e riuscì a far conclu­dere la pace di Lodi (9 aprile 1454) che pose fine a 50 anni di lotte tra le due potenze. Venezia per riconoscenza colmò di doni, di privilegi e di esenzioni fra Simonetto e la Congregazione. Fra Simonetto morì il 12 marzo 1478 e fu sepolto nella chiesa di Monteortone di fronte all’altare maggiore, accanto ai primi frati Alvise Savonarola e Angelo da Camerino. Una lapide sepolcrale con la sua immagine ne segna ancora oggi il luogo preciso. Il Monastero prosperò rapidamente, grazie alle donazioni dei fedeli, ma anche la Congregazione si arricchì di altri centri conventuali: nel 1479 il vescovo di Padova donò l’oratorio di S. Maria di Grazia, detto l’ospizio del Zocco. Ma si aggregarono anche S. Maria dell’Olmo a Bagnoli, il convento di S. Agostino di Rovigo, di Loreo e la chiesa di Arquà (1527). Nel 1806 il convento di Monteortone venne soppresso, i beni incamerati dallo stato e i frati riuniti a S. Stefano di Venezia. Tutte le cose di valore e molte opere d’arte furono trafugate. A partire dal 1850 la chiesa fu riaperta al culto e dal 1925 è Parrocchia. Nel 1937 fu acquistato dai Salesiani per farne un seminario, ma, come molti altri, fu chiuso nel dopoguerra. Nonostante la dispersione delle opere d’arte e l’abbandono di due secoli, conserva ancora i segni di un luogo agostiniano. Con gli ultimi restauri sono venuti alla luce affreschi dei secoli XV-XVI di notevole importanza. Una delle opere più belle è la pala d’altare di Palma il Giovane (1544-1628) che rappresenta Cristo in croce con i Santi Girolamo e Agostino, ma di notevole interesse è anche una tela dell’Aliense (1556-1629) con S. Monica, S. Nicola ed un altro santo non identificato, forse fra Simonetto. Una visita a Monteortone vale la pena di essere fatta. Anche solo le foto qui riprodotte danno l’idea della bellezza del luogo.

 

P. Mario Mattei