da Analecta Augustiniana, LXIV (2001),
pp. 179-268
di LINO
NECCIA
[pag.181] Il presente studio si pone come continuazione del
precedente, pubblicato nel vol. LXII di “Analecta Augustiniana”, alle pagg.
359-389, e titolato:
1. IL SECOLO XVII: CRESCITA E SVILUPPO
DELLA PROVINCIA
Come
si intuisce dal titolo di questo paragrafo, il secolo in questione vide la
crescita, il consolidamento dell’Ordine Agostiniano in Sardegna e il suo pieno
inserimento nella vita religiosa e civile dell’isola. Tutto ciò fu possibile
grazie ad un clima politico molto favorevole agli ordini religiosi in genere, ai
mendicanti soprattutto e agli agostiniani, nella misura in cui approfittarono
del favore dei monarchi spagnoli e del generale clima di ottima considerazione
in cui veniva tenuto l’Ordine in Spagna. Agli inizi del secolo, però, le
[pag.182] cose non andavano nel
migliore dei modi: i conventi dell’isola erano stati separati dalla Spagna,
costituivano ormai circoscrizione a sé, ma questa indipendenza aumentava i
rischi dell’isolamento, accresceva i problemi di natura economica, metteva i
sardi in condizione di dover fare da soli anche nel delicato settore della
formazione e degli studi, con tutti i problemi del caso. Insomma, non era
facile, con i conventi in parte da costruire e in parte da ristrutturare, con
pochi religiosi, ancora in maggioranza spagnoli, anche se i sardi cominciavano a
crescere di numero. Il governo centrale dell’Ordine aveva ben presente la
situazione, e infatti aveva decretato per
“Constitutioni et decreti Apostolici da
osservarsi dalli Padri di Santo Augustino fatti per frat’Antonio Marzen
Visitatore Apostolico delli Regulari del Regno di Sardegna approvati dalli
Reverendissimi prelati della Visita Apostolica de ordine de Nostro Signore
Clemente VIII”
Dell’oratio et culto
divino.
1. Il Matutino se dirà nel Convento di Cagliari de Sancta
Croce di settembre per sino a Sancta Croce di Maggio a mezza notte, l’altri
tempi si dirà la mattina tra le quattro et le cinque, cantando al modo di
Sardegna, et finito il Matutino si farà mezz’ora di Horatione. In tutti l’altri
conventi per stare scomodati si dirà alla prima notte non lassando giamai la
mezz’hora di Horatione.
2. Et perché molti Religiosi si lamentano che l’offitio si
dice troppo in fretta, si comanda per santa obedientia al Superiore che sia
molto vigilante acciò si paghi come si deve al Signore Iddio il suo Santo
Servitio.
Del celebrare delle Messe et
anniversario.
1. Perché ci è stata grandissima negligentia in conservare
i libri de’ sensali redditi annuali, messe et anniversarij, si vede
manifestamente essersi perse assai cose, comandiamo sotto privatione del suo
offitio al padre Priore che và ricomposto di quello che si ha perso, et tanto
tempo che non ha soddisfatto all’obligo, che il Convento di Callari che li
havea, che da qui avanti si dica per questa intenzione ogni settimana un noturno
de’ Defunti, et una Messa.
2. Delle Messe che si ritrovano scritte e delli
Anniversarij si farà un scandaglio, et si vedrà quello che il Convento è
obligato giornalmente, et il sagrestano sarà obligato render conto ogni sabato
al padre Priore, come quella settimana si sonno dette le Messe [pag.184] dell’oblighi, et l’istesso si farà di
quelle devozioni le quali di man in man si sirvaranno in un libro che per questo
effetto farà fare il sagrestano et le Messe de Devozione se diranno per ordine
come entrano.
3. Si comanda per sancta obedienza sotto pena de
escomunicazione late sententie reservata la absolutione al Superiore del
Convento che nessun frate possa pigliar danari di Messe ne de gaudij o di qual
si voglia altra cosa, nella chiesa o fuor di essa, anco che sia poca quantità;
nelle dette pene incorraranno li Superiori et Sagrestani se li denari che vanno
in comune piglieranno per loro, ma subito li mettaranno nella Cassa del Deposito
e quella della Sagristia.
4. Il Superiore che permetterà che le donne mangino dentro
della Chiesa di Santo Agostino di Cagliari sia sospeso dal suo officio per un
anno, et al sagrestano se li darà una disciplina avanti i
frati.
5. Il frate che non sarà confessore sia trovato a parlar
con donne nella Chiesa sia carcerato per tre giorni non mangiando altro che pane
et Acqua.
Delli Novitij.
1. Non potranno riceversi Novitij in tutto il tempo che
staranno nel Convento di Sant’Agostino Vecchio (2)
per non c’essere Novitiato formato, ne luogo commodo dove possino stare,
et quelli che haverranno da esser ricevuti, non haverranno meno che quindici
Anni entrati nelli sedici; di sorte che quando abbia finito l’anno della
approbatione tenga tempo di Professare conforme al Santo Concilio di Trento, et
li Novitij che si riceveranno in Sassari, et Alguier li mandaranno a Cagliari a
far l’anno del Novitiato.
2. Da qui avanti non si serviranno di ragazzi nelli
Conventi; ma bisognando per alcuna urgentissima necessità servirsi d’alcuno per
servire alle messe non li potranno vestire cappuccio ne scapulario, o [pag.185] patientia, et facendo il contrario il
Superiore sia ipso facto privato del suo offitio per un
Anno.
3. Non riceveranno per nessun tempo alla Religgione
Fulgentio Desì, ne Agostino Serico per scandalo che hanno dato quando erano
Novitij; et se alcun Superiore farà il contrario sia privato del suo offitio per
tre Anni.
4. Bartolomeo Serra che fu professo dell’Ordine, il quale
per la sua mala vita è stato scacciato, nessun Superiore della Religgione lo
potrà ricevere senza espresso mandato della Santa Sede Apostolica, anzi sonno
obligati di avertire ad esso et suo Priore che non può esser promosso alli
ordini sagri per essere stato dichiarato infame che né può esser abilitato se
per non il papa.
5. Al Superiore della Provincia si comanda sotto
privatione del suo offitio per tre anni che non possa ricevere alcun
penitenziato di quelli che stanno fuora delo Regno se prima non haveranno finito
il tempo della loro Penitentia, ne manco con loro potrà dispensare in cosa
alcuna delle Penitentie imposte sotto l’istessa pena.
Della fabrica et casi del Convento
Nuovo.
1. Non piglieranno possesso della Chiesa nova et Convento
(3) se prima non ne saranno consapevoli il Re
Nostro Signore o il Vice Re del Regno, et staranno alli oblighi giusti, et
honesti che comandarà sua Maestà Catholica come protettore et Signore che ha
fatto fare tutta la fabrica.
2. Le Cappelle non se daranno a’ particolari senza il
consenso, et parere de tutti i frati del Convento, et sempre saranno preferiti
quelli che adesso nella Chiesa vecchia hanno cappelle.
3. Alle fenestre metteranno gelosie che non siano niente
curiosi; ne manco che si possino alzare; ma staranno inchiodate acciò non siano
visti i frati dalli secolari. Alla parte di S. Leonardo staranno le fenestre
alte in maniera che non si possino affacciare li frati, ne esser visti, ne
vedere; et se il Superiore della Provincia non metterà questo nostro Decreto in
executione, sia sospeso del suo offitio. [pag.186]
Della eletione delli Prelati della
Provincia.
1.
2. Il detto Vicario Generale sarà fatto et creato ogni tre
Anni dal Padre Reverendissimo et accadendo che per morte di detto Vicario,
vacante l’offitio in tal caso sarà costituito in suo luogo il primo Definitore
della Provincia, et avendo finito esso Vicario generale il suo offitio et non
fosse provvisto il Vicario generale, l’istesso Vicario presederà nella Provincia
per fin tanto sia fatta nova provvisione del Padre
Reverendissimo.
3. Al Capitolo Generale ogni 6 Anni sarà esso Vicario
obbligato andare, al quale per suo viaggio li saranno fatti boni dieci scudi per
l’andata et dieci per la tornata, et non più, et all’istesso Vicario se verrà da
Terra ferma per il suo passaggio li saranno fatti boni inmediatamente scudi
dieci di moneta.
Della Colletta del Vicario Generale,
generale, et Prior dell’Ordine.
1. Non si darà colletta ne vestiario al detto Vicario
generale, ma solo si contentarà di stare alla vita comune, dandoli per la sua
visita cavalli; et quello bisognarà, solo non si diano denari, per esser contra
la mente del Papa.
2. Al Padre Reverendissimo Generale per la sua Colletta li
saranno dati 7 scudi de moneta et due alli asistenti di Italia ogni Anno, et non
saranno obligati a pagare altro che nove scudi.
3. Le spese del Capitolo Generale si pagaranno secondo
alla possibilità delli Conventi, havendo sempre riguardo che son pochi e
poveri.
Delle
proprietà.
1. Nessun frate di qual si voglia grado, conditione et
qualità potrà tenere proprio, come case, vigne, sensali, ne beni immobeli, et se
alcun sacerdote di se stesso possederà alcuna cosa delle sopradette [pag.187] li sarà tolta ogni cosa et incorporata
al comune, et esso castigato come proprietario.
2. Al Priore del Convento, Sagrestano, ne a quelli che
fanno le cerche pecuniarie li sarà dato cosa alcuna, de più che ali altri, si
intende de Denari, ma havendo bisogno de scarpe, et altre cose, saranno provisti
dal convento conforme alle loro necessità. Né le cerche si affittaranno. Et il
suddito che recusarà di obedire; se sarà sacerdote sia privo di voce attiva et
passiva per dieci Anni, se professo non sarà promosso alli ordini
sagri.
Del Vestito et Vita
Comune.
1. Poiché la curiosità è aliena dal ben vivere Religioso,
si comanda che nessun da qui avanti ancorché sia superiore, si vesti di Raseio
(4) o panni fini; et se alcun sarà trovato
vestito, con questo nostro decreto sia privo delli Panni et di voce attiva et
passiva per dieci Anni.
2. Et perché l’abuso di portare giubon rossi di grana, et
lino et bottoni di seta, stivaletti molto politi, et altre cose con la regola
contrarie, si comanda che subbito questo nostro decreto sarà venuto a loro
notizia, si levi via ogni cosa et vadino come figlioli di un tanto Santo
padre.
3. Per constitutione sono obligati a diggiunare da ogni
santi per sino alla Pasqua della Natività di Nostro Signore. Essendo che non sta
alcun Convento dell’Isola in osservantia scusandosi con l’intemperie dell’aria,
si comanda sotto Privatione del suo offitio al Padre Vicario generale et alli
Priori che almen diggiunino dalla prima domenica dell’advento sin al Natale, con
il rigore che si diggiuna la quadragesima maggiore.
4. Il frate che sarà trovato mangiare dentro della cella
in compagnia di altri, le sia imposto penitentia che non scappi fuora della
cella per quindici giorni.
5. Il Superiore che permetterà che mangin secolari in
Refettorio al tempo che mangia la comunità, se già non fuori alcun Prelato o
[pag.188] offitiale del Re, sia sospeso dal
suo offitio per 6 mesi et se bisognarà che alcun habbia da mangiare in
Refettorio, per non esserci foresteria o Hospitaria, in tal caso sia avanti o
dopo la communità.
6. Non si permettarà che in Refettorio servino Ragazzi, ne
secolari, perché è contra el Decoro e vivere
Religgioso.
7. Nessun frate permettarà che secolare alcuno dorma nel
suo letto.
8. I frati, conforme alla Constitutione, dormiranno con la
forma del habito vestiti, et si guardino li frati andar senza cappuccio o
scappulario per indormentarsi.
Delli Conventi di Scolca e Pozzo
Maggiore.
Per star il Convento
di Scolca male in ordine assieme con quello di Santo Girolamo di Pozzo Maggiore
si comanda, conforme al comandamento di Nostro Signore Clemente VIII, che la
chiesa si disfaccia et la robba et beni di detti Conventi si applichino al
Convento di Santo Agostino di Alguier et di Sant’Agostino di Sassari
dell’istesso Ordine et
Frater ANTONIUS
MARZEN
Visitator Apostolicus
(5)
Questo documento riesce a fornirci un’idea abbastanza
chiara della situazione della provincia agli inizi del Seicento e fa il punto su
alcune notizie chiave. Lo rivediamo, commentando quegli aspetti che appaiono più
significativi. A proposito della preghiera e del [pag.189] culto divino non ci sono particolari
indicazioni, se non la solita lamentela che i frati, a volte, recitavano
l’ufficio distrattamente o troppo in fretta; interessante, invece, la nota
secondo la quale i religiosi dovevano pregare con il salterio “cantando al
modo di Sardegna”, in un modo evidentemente diverso dal resto d’Italia, ma
impossibile da precisare meglio. Paradigmatico appare poi il rigore con cui si
regolamentava la celebrazione delle messe e la loro applicazione, al fine di
evitare incresciosi abusi con le offerte, segno anche della grande attenzione
che si aveva nei riguardi della materia. Interessante, inoltre, il divieto
imposto ai religiosi del convento di S. Agostino di Cagliari di consentire alle
donne di mangiare all’interno della chiesa. Si trattava della chiesa dove si
venerava il luogo della sepoltura di S. Agostino e non si può fare a meno di
riandare col pensiero al passo delle Confessioni (lib. VI, 2.2), dove il
Santo ci racconta della madre che, sebbene cristiana, conservava ancora l’uso
pagano di mangiare sulla tomba dei propri defunti, secondo l’antico uso delle
cosiddette “parentalia”, anche se certamente con diverso significato rispetto al
paganesimo. Di una certa rilevanza appaiono i provvedimenti presi nel delicato
settore della formazione, quando, a proposito dei novizi, si stabilisce che non
potranno più essere accolti in S. Agostino vecchio di Cagliari, dal momento che
il convento era stato in parte demolito ed era pertanto inadatto ad ospitare la
casa di formazione. Nonostante ciò, si ordina di far affluire a Cagliari i
novizi dei conventi di Sassari e di Alghero, ma lo si comanda in previsione
dell’apertura del nuovo, più capiente ed ospitale convento di S. Leonardo, che
da qui in poi diventerà la casa centrale della Provincia e il luogo privilegiato
per la formazione dei futuri religiosi. Del fatto che
Fuori - Dispositio Familiarum Fratrum
Conventuum Provinciae Sardiniae Ordinis Eremitarum Sancti Patris Nostri
Augustini facta Comitijs in Generalibus undecimo Kalendas Maias.
MDCLXXIX.
Dentro - Nomina familiarum Conventuum
Provinciae Sardiniae, Ordinis Eremitarum Sancti Patris Nostri
Augustini.
1. Familia
Regalis Civitatis Caralis.
1. Rev.dus P. Luciferus
Bellisay, Prior.
2. Adm. Rev.dus P. Mag.
Fr. Franciscus Posulus, Provincialis absolutus. [pag. 193]
3. Adm. Rev.dus P. Mag.
Fr. Michael de Foscaldi.
4. Rev.dus P. Fr.
Adeodatus Sedda, Deffinitor.
5. Rev.dus P. Pre.tus Fr.
Nicolaus Orru, Deffinitor.
6. Rev.dus P. Fr.
Augustinus Ormigas, Deffinitor.
7. Rev.dus P. Pre.tus Fr.
Franciscus Torner, Secretarius.
8. Ven. P. Fr. Augustinus
Compan.
9. Ven. P. Fr. Franciscus Sequi,
Subprior.
10. Ven. P. Fr. Joannes Maria Medda,
Procurator
11. Ven. P. Fr. Salvator Peis.
12. Ven. P. Fr.
Thomas Cordella.
13. Ven. P. Fr.
Thomas Bellon, Noviciorum Magister.
14. Ven. P. Fr.
Julianus de Rios.
15. Ven. P. Fr.
Fulgentius Macuci.
16. Ven. P. Fr. Antonius
de Aragò.
17. Ven. P. Fr. Thomas de
Fuscaldi.
18. Ven. P. Fr. Nicolaus Oteri, Procurator
Opidorum.
19. Ven. P. Fr. Joannes
de Saavedra Hispanicus.
Professi:
1. Fr. Philippus de
Fuscaldi.
2. Fr. Franciscus Angelus
Cucuru, subdiaconus.
3. Fr. Augustinus Comina,
subdiaconus.
4. Fr. Franciscus
Marongiu, subdiaconus.
5. Fr. Joannes Maria
Manca, subdiaconus.
6. Fr. Leonardus
Medas.
7. Fr. Anthiocus
Porcheddu.
Novicij:
1. Fr. Felix
Marcheddu.
2. Fr. Joannes
Bauptista.
3.
Joannes.
Laici e
Conversi:
1. Fr. Petrus
Martis.
2. Fr. Nicolaus
Cossu.
3. Fr. Antonius
Argiolas.
4. Fr. Sisinnius
Piras.
5. Fr. Salvator Casu.
6. Fr. Hieronimus Ramirez.
7. Fr. Josephus Corriga. [pag. 194]
8. Fr. Ambrosius Perra.
9. Fr. Alipius
Concas.
Vagi et
profugi:
1. Rev.dus P. Pre.tus
Pinna, primus Deffinitor.
2. Ven. P. Fr. Augustinus
Saba.
3. Fr. Franciscus
Escano.
4. Fr. Joannes Bauptista
Sulis.
2. Familia
Conventus Civitatis Sassarensis
1. Rev.dus P. Fr. Laurentius
Maninquedda, Prior.
2. Adm. Rev.dus P. Fr. Mag.
Gregorius Deliperi, olim Provincialis
absolutus.
3. Rev.dus P. Pre.tus Gabriel
Sotgiu, Visitator.
4. Ven. P. Fr. Angelus
Solinas, Procurator et Subprior.
5. Ven. P. Fr. Thomas
Sisco.
6. Ven. P. Fr. Thomas
Puerqui.
Professi:
1. Fr.
Augustinus.
2. Fr. Michael
Delogu.
3. Fr. Franciscus
Delogu.
4. Fr. Franciscus
Sotgiu.
Conversi:
1. Fr. Gavinus Sisco.
3. Familia Alguerensis
Civitatis
1. Rev.dus P. Fr. Petrus Marchi,
Prior.
2. Ven. P. Fr. Michael Vila, Subprior et
Procurator.
3. Ven. P. Fr. Nicolaus Mura.
4. Ven. P. Fr.
Thomas Dessì.
5. Ven. P. Fr.
Thomas Floris.
Professi:
1. Fr. Joannes Bauptista Lupini. [pag. 195]
2. Fr. Augustinus Sequi.
3. Fr. Didacus Contini.
Conversi:
1. Fr. Anthiocus Usay.
4. Familia Conventus Sancti Geminiani Oppidi
Samassensis.
1. Rev.dus P.
Pre.tus Fr. Ildefonsus Zaray, Prior. (11)
2. Rev.dus P. Fr.
Fulgentius Sullas, Visitator.
3. Ven. P. Fr.
Anthiocus Melis.
4. Ven. P. Fr.
Geminianus Aquias, Subprior et Procurator.
5. Ven. P. Fr. Joannes
Bauptista Concas.
6. Ven. P. Fr.
Augustinus Olano.
7. Ven. P. Fr. Laurentius
Dessì.
Conversi:
1. Fr. Antonius
Figus.
2. Fr. Josephus
Onnis.
3. Fr. Petrus Manunta.
5. Familia Cenobij Divi Antonij Abbatis
Putzumaiorensis
1. Rev.dus P. Fr. Joannes
Bauptista Delussu, Prior.
2. Ven. P. Fr. Petrus
Brundu.
3. Ven. P. Fr. Augustinus
Tronchi, Parochus oppidi Semestini.
4. Ven. P. Fr. Antonius
Pitalis.
5. Ven. P. Fr. Ambrosius
Alguer Maioriquensis.
Conversi:
1. Fr. Leonardo Camboni.
2. Fr. Andreas N.
[pag. 196]
6.
Familia Cenobij Divi Antonij Abbatis Tortoliensis
1. Rev.dus P. Fr.
Josephus Melis, Prior.
2. Ven. P. Bacc.
Fr. Franciscus Usay.
3. Ven. P. Fr.
Didacus Masala.
4. Ven. P. Fr. Laurentius
Piga.
5. Fr. Gabriel Murtas,
subdiaconus.
7. Familia Conventus Sanctae Virginis Mariae
Itriae, oppidi Iliorariensis
1. Rev.dus P. Fr. Salvator della Justa,
Prior.
Conversi:
1. Fr. Joannes Molaria.
2. Fr. Stephanus
Sassarensis.
8. Familia Conventus Sancti Patris Nostri
Augustini extra moenia Civitatis Calaris
1. Rev.dus P. Fr.
Franciscus Matta, Prior.
2. Ven. P. Fr.
Franciscus Bellisay.
3. Ven. P. Fr.
Luxorius Ledda.
Professi:
1. Fr. Didacus Marchiano. (12)
I conventi della provincia erano dunque al massimo della
capienza e nei secoli seguenti non raggiungeranno mai più un così alto numero di
religiosi. Da notare come siano presenti anche religiosi spagnoli, nonché
qualche altro frate spedito nell’isola per motivi disciplinari da altre
province. Dello stesso anno 1679 è la pubblicazione dell’opera di P. Augustin
Lubin, Orbis Augustinianus, sive Conventuum Ordinis Eremitarum Sancti
Augustini Chorographica et Topographica descriptio, Parisiis, apud Petrum
Baudovyn. In questo [pag. 197]
testo, com’è noto, vengono riportate le cartine topografiche dei
luoghi in cui è presente l’Ordine Agostiniano, unitamente all’indicazione dei
conventi. Ebbene, nella cartina riguardante
_________________________________________
(1) MARTINI Pietro, Storia ecclesiastica di Sardegna,
Stamperia Reale, Cagliari 1840, vol. II, lib. VII, p.
293.
(2) Si tratta del primo convento aperto in Cagliari nel
1491, nei pressi di quella che si credeva fosse stata la sepoltura del Santo. Il
secondo convento di S. Leonardo, detto anche di S. Agostino nuovo, verrà
inaugurato proprio dopo la visita apostolica; se ne parla più avanti in questa
stessa relazione.
(3)
Come già accennato in precedenza, si tratta del nuovo convento cagliaritano di
S. Leonardo, evidentemente ancora non inaugurato: ciò avverrà, presumibilmente,
non molto tempo dopo la presente visita apostolica.
(4)
Intendi: raso.
(5) AGA (Archivio Generale Agostiniano Roma). Aa. 8,
Notitiae Provinciae Sardiniae, cc. 3-8v.
(6) AGA, Aa. 8, Notitiae, cit., c.
21.
(7) AGA, Aa. 8, Notitiae..., cit., c.
80v.
(8) Ibidem, c.
18.
(9) Ibidern,
e.
14.
(10) Ibidem, e.
16.
(11) Lo stesso era
anche Priore Provinciale.
(12) AGA, Aa. 8,
Notitiae..., cit.. cc. 172-174v.
(13) J. ARCE,
España en Cerdeña, Madrid 1960, pp. 322-23.
(14) SORGIA G.,
Gli Agostiniani in Sardegna in epoca moderna, in “Studi Sardi”,
vol. XXIX, (1990-91), Ed. Gallizzi,
Sassari, 1991, pp. 523-24.
2. IL SECOLO XVIII: DALLA SPAGNA AI
SAVOIA
Il secolo in questione, come si può intuire, rappresentò
una svolta decisiva nella storia della Sardegna: la guerra di successione
spagnola, fra alterne vicende che interessarono direttamente l’isola dal 1708 al
1720, produsse un cambiamento significativo nella guida politica della regione,
la sostituzione cioè degli spagnoli con la dinastia dei Savoia. Questo fatto
avrà, come vedremo, importanti ripercussioni sulla storia posteriore dell’isola,
ma decisivi ai fini della ricostruzione del cammino degli agostiniani, come
degli altri ordini religiosi, sono proprio gli anni dello sconvolgimento
politico provocato dalla guerra. Questo periodo, che vide l’alternarsi di
diversi dominatori: gli inglesi prima, poi di nuovo gli spagnoli, ed infine i
piemontesi, fu all’origine di forti disagi che misero in grave difficoltà la
regione e i suoi abitanti, seminando disorientamento e senso di precarietà.
Com’è comprensibile, momenti del genere favorivano ancora di più l’isolamento e
la confusione. Un’eco di questa situazione si avverte anche nelle lettere che il
priore provinciale degli agostiniani inviava a Roma, come la seguente del 1715,
scritta a margine di una visita del superiore ai conventi dell’isola: “…consocius eram de miserando hujus Provinciae
statu”, e relazionando sulla situazione degli studi: “...studia hic omnino defecerunt …
P. Salvator
Detori Sasarensis Philosophiae Lector, et P. Augustinus Sacayoni Sasarensis hic
prorespondens, necnon fr. Antonius Esmerella Sasarensis, inter ceteros sunt
magis applicati, melioremque habent capacitatem... P. Patritius Combino,
studiosus magister, bonus religiosus est, et ad studia applicatus, sed tantam
non habet capacitatem, sicut et alii predicti. P. Michael Demontis et P.
Josephus Manca, potius illis capacitas deficit, quam voluntas; ceteri autem sunt
teterrimi genij, pessimae indolis, et pravae voluntatis, eorum non est ullus,
qui faciat bonum” (15). Soprattutto le ultime parole, citate in corsivo,
appaiono di una durezza senza pari e che non lascia possibilità alcuna
d’appello. [pag. 199] In effetti, l’indisciplina e lo stato di
abbandono in cui versavano i religiosi era, in parte, comprensibile: ad
alimentare il caos di quegli anni contribuì anche l’afflusso nei conventi sardi
di diversi religiosi provenienti dalle isole di Maiorca e Minorca, occupate
dagli inglesi. I piemontesi diedero una vigorosa sterzata, rispetto agli
spagnoli, nei confronti della Chiesa e della politica ecclesiastica in genere:
per gli ordini religiosi finiva per sempre una posizione di privilegio e di
sostanziale intoccabilità in tutti i campi. “Il
fatto più importante per il futuro dell’Italia fu la trasformazione dello stato
piemontese-savoiardo in Regno di Sardegna, merito precipuo di Vittorio Amedeo II
(regnante dal 1675 al 1730). (...) Non ancora ventenne, Vittorio Amedeo delineò
in un memorandum privato un programma di riforme future, e fin dal 1688 fu
ordinata la preparazione di un nuovo catasto; ma il grosso delle riforme dovette
essere rinviato a dopo le guerre, allorché fu possibile vincere le difficoltà
intrinseche e le tenaci opposizioni che avevano frustrato ogni precedente
tentativo. Tutta l’amministrazione fu riordinata a partire dal 1717. Il potere
venne distribuito in modo più razionale tra i consigli che componevano il
governo, le numerose tesorerie vennero unificate e furono nominati intendenti in
tutte le province. Gli stipendi annessi a tutte le cariche furono fissati con
cura, e la venalità degli uffici fu soppressa. L’antica nobiltà feudale, pur
conservando un virtuale monopolio delle carriere diplomatiche e militari, si
vide per lo più esclusa dalle funzioni amministrative: più del novanta per cento
dei funzionari non erano nobili tra il 1713 e il 1740 (...) La lotta contro la
giurisdizione ecclesiastica, che si accompagnò all’offensiva contro la
manomorta, ottenne un successo solo parziale con il concordato del 1727; ma fu
posto fine al monopolio dei gesuiti nel campo dell’istruzione dalla
riorganizzazione dell’università di Torino e dalla istituzione di scuole
statali. Come in altre parti d’Italia, le riforme ecclesiastiche furono
ostacolate dall’esigenza politica di mantenere buoni rapporti con Roma...”
(16). Con tutto ciò, è evidente il
cambio di rotta che verrà attuato dai Savoia fin dagli inizi, anche se con una
certa moderazione e gradualità nel tempo: d’ora in avanti gli ordini religiosi,
specialmente i più antichi, si vedranno al centro di una politica che li
costringerà via via ad una sempre maggiore riduzione della loro presenza e dei
loro privilegi. [pag. 200] Di nuovo, è ancora il Martini che ci fornisce un
quadro abbastanza obiettivo della situazione, per quanto concerne il clero in
generale e i religiosi in particolare: “Assai
umile era la condizione degli studi ecclesiastici, dacché ai vizi che da gran
tempo gl’infettavano si erano congiunti i danni delle vicende guerresche del
principio del secolo XVIII, ché al crollo delle due università precipitarono le
lettere e le scienze. Donde tanto maggiore nocumento derivò alla instruzione
clericale, in quanto quasi intieramente mancava l’ausilio dei collegi dei
chierici decretati dal Concilio di Trento. Tranne le chiese d’Ampurias e di
Bosa, le altre invero tenevano i loro seminari nelle residenze episcopali; ma
una immagine troppo meschina essi erano di quelli cui volto avevano la mente i
padri tridentini. In ciascuno sei alunni appena si alimentavano meglio per
servire alle cattedrali, che per farvi tesoro di sapere, senza il presidio di
buoni institutori, senza commoda abitazione, senza agiatezza di vivere, giacché
all’uopo non rispondeva il valsente delle tasse imposte sopra i benefici. Tutto
vi annunziava grettezza e somma ineguaglianza ai diocesani bisogni. Perlocchè
l’ammaestramento dei giovani alunni del santuario dipendeva dalle private
lezioni di ecclesiastici pregevoli per dottrina e per buon volere; da quelle che
davano i padri gesuiti, che in Cagliari ed in Sassari continuarono le scuole di
filosofia e di teologia a loro commesse nei due studi generali; dalle
instruzioni dei padri istessi nel Collegio Canopoleno di Sassari, dove anche si
educavano dei giovani al servizio divino. Sotto la signoria spagnuola questi
studi clericali, come gli altri, erano deturpati da molti vizi che impedivano se
ne cogliesse il frutto. Versavano infatti in una così detta filosofia piena di
astrazioni metafisiche, di frivole sottigliezze, di ciance, di barbariche ed
arcane parole, che pareva fatta meglio per corrompere la ragione, che per
purificarla e condurla al vero; ed in quella teologia leggiera, arida,
cavillosa, ed audacemente garrula, che tanto rendevano famosa gli arrabbiati ed
insulsi scolastici e casisti. Quindi tesoro facevasi di parole e non di cose, si
armeggiava per la vittoria di un termine e di una opinione metafisica, e
frattanto le menti si oscuravano, ascose restavano le verità. Ciò che più
incresce, ponevansi in non cale i veri fonti del divino sapere. Le sagre carte,
le opere dei padri, i canoni dei concili, la storia della chiesa erano in
perfetto abbandono. E la morale che a preferenza studiavasi come mezzo
principale per l’acquisto dei benefici parrocchiali, non di rado si apprendeva
in opere contaminate, e tutta quanta si raggirava nello scioglimento di alcuni
casi privi di connessione e per lo più metafisici. In questo sterile campo si
esercitavano i nostri chierici, e dove alcuni di quei casi disciogliessero,
degni venivano riputati della cura delle anime. [pag. 201] Se non che
il frutto di sì scarsa intruzione, anch’esso veniva meno con gli anni; ché il
salire agli ecclesiastici onori ingenerava di frequente l’inerzia. Più intenti
agli studi erano i regolari; ma le loro scuole dagli stessi vizi venivano
deturpate; che anzi erano desse quelle trincee, dove con le armi le più affinate
del peripatetismo si battagliava per vane sofisterie. Dai chiostri medesimi
uscivano a preferenza i predicatori che per le città e per le ville correvano
nei tempi della quaresima e dell’avvento. Ma troppe macchie imbrattavano i loro
evangelici parlari. Tali erano, quali si usavano nella Spagna, tanto più lontani
dalla vera eloquenza del pulpito, che si fonda nelle sane dottrine morali
attinte alle sacre fonti, nel sodo ragionamento e nel semplice e commovente
linguaggio del cuore, quanto più corrotti da concetti strani e lambiccati, da
dommatici guazzabugli, da scolastiche sottigliezze, da gonfie figure, da
scandalose buffonerie. Attalché volavasi ai sagri templi piuttosto pel sollazzo
conseguente dai motti e dalle scede del predicatore, che per apprendervi la
celeste morale del vangelo. Tale era il vero stato degli ecclesiastici studi per
forza delle corrotte scuole. Non perciò può disconoscersi che il sardo clero
dalla metà del secolo XVI avesse fatto notevoli progressi nelle vie della
instruzione, in modo da svestirsi di molta parte delle antiche tenebre e
disdicevoli pratiche. Preso poi nella specialità, argomenti incontestabili di
perenne lode ne somministra; ché uomini produsse di non volgare pregio, che
superiori ai vizi dell’età diedero lucide prove di senno maturo e di copiosa
scienza” (17). Nonostante il quadro
non molto rassicurante, gli ordini religiosi si andavano lentamente riprendendo
anche nel settore degli studi e della formazione. Gli agostiniani smisero di
inviare i loro studenti in Spagna, cominciarono a servirsi più spesso delle
università isolane, ma provvedevano anche in proprio alla formazione dei futuri
religiosi, specialmente a Cagliari e a Sassari. Vediamo, in proposito,
l’intervento di Mons. Damiano Filia: “Quasi tutti
gli ordini avevan scuole proprie, alcune salite in larga e buona fama nel
passato, come quelle dei Domenicani e dei Mercedari, le quali modellate secondo
l’indirizzo dei celebri teologi spagnoli, conferivano il grado di maestro dopo
undici anni di lettura (insegnamento), tre cioè di filosofia e otto di teologia.
Ma anch’esse come fan pensare le tesi a stampa, allontanandosi dal pensiero
preciso e dal linguaggio sobrio di S. Tommaso d’Aquino e della scolastica pura
si eran cristallizzate in morte formole. [pag. 202]
Invece Carmelitani e Agostiniani
frequentavan d’ordinario l’università per conseguirvi i gradi dottorali (...)
Nel 1762 il priore del convento agostiniano di Sassari dimandava l’invio di
qualche lettore da Roma” (18). Per restare sempre nel campo degli studi, bisogna
sottolineare l’opera di alcuni docenti agostiniani nello studio cagliaritano,
soprattutto la figura del P. Nicola Lippi: “Sempre a questo proposito (degli studi, nda), è pure da
dire come alcuni altri frati agostiniani abbiano frequentato l’ateneo
conseguendo i diversi gradi accademici, ed è da ricordare il P. Nicola Lippi
che, laureatosi in Teologia e Filosofia nel 1743, fu successivamente chiamato
all’insegnamento nella facoltà di teologia; nei confronti di questo religioso
sappiamo pure che fu priore del convento di S. Leonardo nel 1755 e Priore
Provinciale nel
Mag. fr. Gelasius Mayo
Provincialis
Pre.tus fr. Thomas Espano
Diffinitor
Regens fr. Nicolaus Murro
Diffinitor
Pre.tus
fr. Simon Crucas Diffinitor
Pre.tus fr. Nicolaus Falchi
Diffinitor
Lecta, lata ac promulgata fuit
haec presens difinitiva sententia per me Rev. P. Bacc. Fr. Gelasium Lenti Diana
coram RR. PP., Pre.to fr. Nicolao Pala, ac Salvatore Curedda, testibus
specialiter rogatis; de quo fidem facio in hoc nostro Regali Conventu Sancti
Leonardi Calaris sub die 23 mensis Ianuarij anno 1735.
Pre.tus
fr. Nicolaus Pala testis
Fr. Salvator Curedda
testis
Bacc. Fr. Gelasius Lenti Diana
secr.
Concordat cum suo originali, de
quo fidem facio
Regens fr.
Nicolaus Murro, Secr. Prov.
Die 3 februari anni 1735.
Algueri.
Notificata fuit presens diffinitiva
sententia coram Rev.do P. Priore Conventus Sancti Sebastiani Algueri dicto ven.
Patri fr.
Simoni Flores [pag. 205]
presentibus RR.
PP. Present. fr. Fulgencio Fois et
fr. Salvatore Dettori, de quo fidem facimus
Fr.
Augustinus Sanna prior
Pre.tus
fr. Fulgentius Fois testis
Pre.tus fr.
Salvator Dettori
testis” (20)
I problemi riguardanti la qualità e lo spessore della
vita religiosa dei frati agostiniani erano comuni anche agli altri ordini, ma
non eccessivamente gravi, come denunciò la corte di Torino, allorché decise di
intervenire più direttamente per limitare il numero dei religiosi, delle loro
case e dei loro possedimenti. In ossequio alle idee del tempo, i Savoia si
considerarono garanti del buon funzionamento della vita religiosa, della riforma
di quest’ultima, del bisogno di mettere ordine e disciplina in un settore che
sotto quel profilo lasciava molto a desiderare. Perciò, come ci ricorda Mons.
Filia, a cominciare dal 1760, soprattutto ad opera del conte Giovanni Battista
Bogino, si diede inizio ad un piano politico nei confronti dei religiosi vòlto a
ridurne la presenza, favorevole quindi alla contrazione del personale e dei
conventi, intenzionato a favorire la cessione di immobili e di terreni da parte
dei frati, ben disposto solo verso quegli Istituti che svolgevano attività
caritative, assistenziali e nel campo dell’istruzione. “I primi provvedimenti
del Bogino relativi agli istituti regolari, collegati al nuovo indirizzo
culturale ed economico, mirarono a limitare il numero dei frati e dei conventi,
come volevano le dottrine economiche in voga sui fattori di consumo e di aumento
della ricchezza. Secondo una statistica del 1746 c’erano 116 conventi, con un
numero complessivo di 2469 religiosi, che nel 1759 discesero a 2198, distribuiti
in 117 case. (...) Su la fine del 1759 arrivarono istanze ai superiori delle
famiglie religiose affinché mettessero un freno alle vestizioni di aspiranti e
con un esame più accurato si rendessero conto delle vocazioni. Codeste
istruzioni, per il loro carattere effimero, messe in non cale, sembrarono
conseguire l’effetto opposto. (...) Di qui il dispaccio del 23 novembre 1762,
con ordini severi al Viceré Alfieri di Cortemiglia perché ingiungesse
verbalmente ai superiori regolari la sospensione di nuove ammissioni sino a che
venisse fissato il numero dei frati per le singole case” (21) [pag. 206]
Quest’opera di ridimensionamento della presenza dei religiosi
nell’isola venne perseguita in modo assiduo e continuo dalla corte di Torino,
con decreti, invio di commissari ed altre iniziative che, nel tempo, ottennero
l’effetto desiderato, fino ad arrivare alla soppressione definitiva sancita
dalla Legge Rattazzi del 29 maggio 1855. Gli Agostiniani, tuttavia, non erano
affatto numerosi, né presentavano particolari problemi interni, sempre a detta
del Filia: gli interventi governativi li colpirono mentre erano già alle prese
con una fase di riduzione numerica e con problemi di gestione economica delle
proprie case. “I frati eremitani di S. Agostino
non avevano molti conventi. Il P. Agostino Maglias, commissario nel 1755 ci
trovava sparsi ventidue sacerdoti, e pochi aspiranti a vestire le lane del Santo
dottore d’Ippona. Chiuso il convento d’Illorai, dove nelle celle sbrecciate dai
fulmini, s’aggirava qualche romita laico, solo nel 1772, il Graneri, alto
commissario di fatto degli ordini religiosi in Sardegna, inviava a Torino le sue
indagini. Le ultime, e forse la mano gli tremò nel suggerire anche per essi
l’abolizione. Ma in realtà, di lì a poco, il grande ministro doveva abbandonare
la scena politica e gli agostiniani restavano” (22) Mons. Filia ricorda, con toni un pò
da romanzo gotico, la chiusura del convento di Illorai, primo segno d’inizio
della parabola discendente della provincia agostiniana di Sardegna ma, come
ampiamente documentato altrove (23) il
convento venne chiuso perché piccolo e vessato continuamente dai banditi.
Comunque sia, è da collocare proprio nella seconda metà del Settecento il
momento in cui ebbe inizio, come detto, la crisi della provincia e il primo
tentativo di sopprimerla. Nonostante tutti gli ostacoli di cui sopra, ancora nel
1769 il numero dei frati agostiniani della Provincia di Sardegna non era certo
basso, come risulta dagli Atti della Segreteria di Stato del Viceré del tempo,
che ci forniscono la situazione del personale a seguito dei censimenti dei
religiosi ordinati dal governo di Torino. Alla “Nota de’ Regolari esistenti ne’
rispettivi Conventi delle Provincie qui sottonotate a tenore dello Stato
dell’anno
P. Mag. Antonio Sanna Da Cagliari
Provinciale
P. Pre.to Gelasio Lonti Da Nurri Ex-Prov.le Maestro de’
Novizi
P. Giuseppe Maria Floris Da Cagliari Lettore,
Definitore
P. Giuseppe Maria Biglia Da Torino
Presentato
P. Egidio Frongia Da Cagliari Superiore, e
Definitore
P. Simone Ponsillon Da Cagliari Sagrestano
Maggiore
P. Tommaso Frongia Da Cagliari Segretario del
Provinciale
P. Agostino Pasquale Massida Da Cagliari
Studente
P. Alfonso Usay Da Tortolì
Corristi
Fr. Federico Sanna
Da Cagliari Diacono, e Studente
Fr. Giuseppe Nicola Monetti Da Savigliano Subdiacono, e
Studente
Fr. Antonio Pandachu
Da Cagliari, Studente
Fr. Possidio De Juannis Da Cagliari,
Studente
Fr. Prospero Bellu
Da Cagliari, Studente
Fr. Aurelio Cocco
Da Cagliari
Fr. Nicola Carra
Da Cagliari
Laici
Fr. Guglielmo Serra Da
Siliqua
Fr. Donato Olceoni
Da Sizanus
Fr. Antonio Pirinu
Da Algheri
Fr. Ignazio Incani
Da Masuddas
Fr. Agostino Maria Lay Da
Siliqua
Convento fuori delle Muraglie di
Cagliari
P. Nicola Gregorio Naytza Da Cagliari Vicario, e Priore
Fr. Francesco Solinas
Da Bussede
Convento di
Sassari
P. Mag. Nicola Murro
Da Sassari Ex-Prov.le, Vicario, e Priore
P. Pre.to Nicola Frassetto
Da Sassari Regente de’ Studj
P. Ignazio Murro
Da Sassari Respondente [pag.
208]
P. Nicola Satta
Da Sassari Lettore, e Superiore
P. Tommaso Campus
Da Sassari Lettore
P. Giuseppe Agostino Terranno Da Sassari
Lettore
P. Agostino Manca
Da Sassari Lettore
P. Carlo Agostino Cebun
Da Algheri
Corristi
Fr. Giovanni Facondo Todde Da Villanova di Monteleone
Sudiacono
Fr. Antonio Luigi Solis
Da Sassari
Laici
Fr. Agostino Sau
Da Sassari
Fr. Gavino Espissu
Da Jave
Fr. Filippo Sequi
Da Sassari, Procuratore
Fr. Giuseppe Delitala
Da Sassari
Fr. Domenico Madrau
Da Sassari
Fr. Guglielmo Cugurra
Da Sassari
Fr. Giovanni Antonio Cossu Da
Osilo
Fr. Liberato Pedoni
Da Sassari
Fr. Salvador Serra
Da Sassari
Convento d’Algheri
P. Nicola Espanedda Da Mores Da Algheri, Vicario e
Priore
P. Nicola Paulino
Da Algheri
P. Antonio Ignazio Cubeddu Da Algheri,
Superiore
P. Giuseppe M. Pinna Da
Algheri
P. Nicola Magliano
Da Algheri
P. Sebastiano Crasta
Da Algheri
Laici
Fr. Giovanni Mella
Da Algheri
Fr. Giovanni Agostino Guilery Da Villanova
Monteleone
Fr. Nicola Cugurra Da
Sassari
Fr. Francesco Alivesi
Da Algheri [pag.
209]
Convento di
Samassi
P. Gelasio Matta
Da Cagliari, Priore
P. Pre.to Tommaso Marigiu Da
Sassari
P. Nicola Galzerin
Da Algheri
Laici
Fr. Pietro Maria Desogus Da
Cagliari
Fr. Lorenzo Casu Da Sassari
Convento di
Tortolì
P. Giovanni Agostino Mancosu Da Tortolì Vicario, e
Priore
P. Tommaso Escano Da Algheri (24)
Da notare la presenza di religiosi provenienti dal
Piemonte, i quali avevano probabilmente la funzione di rendere meno isolato
l’Ordine in Sardegna e di favorire l’interscambio culturale e di mentalità: uno
di loro, P. Agostino Terraneo, diventerà in seguito anche priore provinciale. Va
inoltre evidenziato il fatto che l’estensore della lista è senz’altro un
funzionario della Segreteria di Stato, e ciò spiega le evidenti inesattezze
nell’attribuzione delle funzioni e delle cariche ai singoli frati. Con il tempo,
i progetti del governo sabaudo vennero mandati ad esecuzione con sempre maggiore
convinzione e, in maniera graduale e progressiva, venne attuata una
significativa riduzione del numero dei religiosi, tanto che negli atti del
Capitolo provinciale ordinario, tenutosi ad Alghero dal 24 al 30 aprile 1790,
risultano presenti nell’isola solo 54 religiosi, di cui appena 23 sacerdoti:
d’ora in avanti il declino sarà inarrestabile. Tra le ragioni che i Savoia
adducevano a sostegno delle misure che venivano adottate, oltre alle teorie
giuseppiniste e alle convinzioni illuministe in materia economica, vi erano
anche le seguenti: “
“Fr. Franciscus Xaverius Vazquez Peruanus
Sacrae Theologiae Magister Totius Ordinis Fratrum Eremitarum Sancti Patris
Augustini Prior Generalis.”
Cum nomine Patrum Provincialis ac
Diffinitorii Provinciae Sardiniae presentatus fuerit supplex libellus tenoris
sequentis: “Eminentissimi e Reverendissimi Signori. Il Provinciale, e
Definitorio della Provincia di Sardegna, dell’Ordine Eremitano di S. Agostino,
ossequiamente espongono alle Eminenze Vostre qualmente per ovviare a qualche
disturbo che potrebbe nascere in quella Provincia. Congregati nel Capitolo
Provinciale di questo presente anno 1761, hanno determinato di stabilire
un’alternativa del Provincialato in due Parzialità di Cagliari, e di Sassari,
che hanno ciascheduna un egual numero di conventi, da cominciarsi da quella di
Cagliari nel prossimo futuro Capitolo provinciale da celebrarsi l’anno 1765; ed
essendo tale risoluzione già stata approvata dal Reverendissimo Priore Generale
dell’Ordine, supplicano divotamente l’Eminenze Vostre anco per la di loro
suprema approvazione e conferma, che dalla grazia, etc”. Et cum eadem Sacra
Congregatio rescriptum fecerit [pag. 211] in forma seguenti: “Sacra Congregatio
Eminentissimorum et Reverendissimorum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalium
negotiis, et consultationibus, Episcoporum et Regularium praeposita, attenta
relatione P. Procuratoris Generalis benigne commisit Patri Generali ut, veris
existentibus narratis, oratorum precibus pro suo arbitrio, et conscientia
indulgeat pro petita confirmatione. Romae 11 septembris 1761. Andreas Card.
Cavalchini. S. Bonacorsi Secretarius. Ideo nos praedicta auctoritate per
suprascriptum Decretum Sacrae Congregationis nobis benigniter comunicata ubi
volentes, tenore praesentium supracitatam determinationem confirmamus,
declarantes quod imposterum omnibus in Capitulis provincialibus de quatriennio
in quatriennium celebrantis, in electione Provincialium servari debeant
alternativa, incipiendo nempe a proximo futuro Capitulo provinciali celebrando
anno
Fr. Franciscus Xaverius Vasquez,
Generalis.
B.s Fr. Nicolaus Giovannetti, pro R.P.
Secretario absente
Reg.
lib. 9.
Exequantur
praesentes litterae juxta earum seriem et tenorem. Provisa per Suam Eccellentissimam ex
deliberatione in Regia audientia Canc.tis aulis sumpta, interveniente Nobili et
Magnifico Regii Fiscii Advocato, die trigesimo primo mensis octobris anni Domini
Millesimi Septingentesimi Sexagesimi primi. Calari. Ioannes Iacobus Daga
Secretarius.
Lectum, et publicatum fuit hoc
suplex libellum a Sacra Congregatione confirmatum, et a Regia audientia
approbatum in hoc Regali Conventu Sancti Leonardi Calaris coram Patribus
legitime congregatis hac die 4 novembris 1761, de quo fidem facio. Mag.
Augustinus Mallas Prior.
Lectum, et publicatum fuit hoc
suplex libellum a Sacra Congregatione confirmatum, et a Regia Audientia
aprobatum in hoc conventu S. P. Augustini, Saceris, coram Patribus legitime
congregatis [pag. 212] die 9 novembris
1761, de quo fidem facio. Bacc. Fr. Ioannes Battista De Betta, Provinciae
Secretarius.
Lectum, et publicatum fuit hoc
suplex libellum a Sacra Congregatione confirmatum, et a Regia Audientia
aprobatum in hoc Conventu Sancti Sebastiani Alguerij, coram Patribus legitime
congregatis die 21 Ianuarii 1762, de quo fidem facio. Bacc. Fr. Nicolaus
Espanedda Praesidens.
Sassari li 4
agosto 1816.
La presente copia
estrata dall’originale, che risiede in potere di questi Rev.di Padri di Santo
Agostino in questa Città, comprovata, concorda col medesimo. In fede mi
soscrivo, e la munisco col mio solito sigillo. Nicolò Diana, publico Notajo di
questa Città”.
(26)
In coincidenza con l’inizio
della crisi di cui si è detto, crisi che riguarderà la consistenza numerica dei
frati, delle case e della qualità della presenza religiosa agostiniana
nell’isola, cominciano ad avvertirsi dei problemi anche riguardo le strutture,
chiese e conventi, mentre un’amministrazione non sempre attenta dei beni
patrimoniali porterà, nel tempo, a serie difficoltà anche nel settore economico.
Durante il capitolo provinciale del 5 maggio 1781, ad es., si ha notizia di
lavori di restauro per il convento di Pozzomaggiore: “Provisio Conventus S. Antonii Abbatis Puteimaioren.
Confirmatus fuit in Priorem causa fabricae perficiendae ac bona eiusdem
Conventus securius promovendi et tuendi R. P. Bacc. Fr. Antonius Ioseph Piras,
Diffinitor”. (27) Il 4 agosto
1784, il P. Provinciale, P. Giovanni Facondo Catte, scrive al Viceré di Sardegna
per proporre la permuta del convento di Tortolì con quello lasciato incompiuto,
sempre nello stesso paese, dai Padri Cappuccini una ventina di anni prima. C’era
bisogno di una nuova parrocchia e gli agostiniani, d’accordo in questo con
l’Arcivescovo di Cagliari, allora ordinario del luogo, propongono di permutare
la propria chiesa “in buon sito, nuova e
bella...” con quella ancora non ultimata dei frati Cappuccini:
sembrerebbe uno scambio non conveniente, ma in realtà agli agostiniani andava
bene a motivo del convento. Il nuovo convento era migliore come costruzione,
ubicazione, con un’aria più sana, mentre quello “ove attualmente dimorano a più d’esser vecchio, è situato
vicino allo stagno, e questo col fettore ch’esala cagiona ogn’anno delle
infermità, [pag. 213] massime alli religiosi esteri che vi
s’attrovano.”. Vi erano comunque problemi con il Monte Nummario che
avanzava dei diritti su alcune parti del convento dei Cappuccini e non se ne
fece più nulla. Da questi documenti risultano anche le seguenti informazioni sul
terreno degli agostiniani di Tortolì: “quel Serrato o sia Ortali, che posseggono
alle spalle del loro Convento egualmente grande (rispetto a quello dei
Cappuccini, nda), con fonte, e molino”: (28) Le lamentele sulla inadeguatezza dei locali
dei conventi minori sono continue; basti, fra tutte, questa nota del capitolo
provinciale ordinario del 1787: “Cum Domus
religiosae hujus nostrae Provinciae sint admodum angustae, una tantum cella
singulis religiosis concedatur, exceptis Regentis.” (29) La situazione, tuttavia, peggiorerà
nel secolo seguente, interessando anche i conventi di Sassari e di Alghero. Uno
spazio a parte merita l’azione pastorale svolta dagli agostiniani sardi. In
ordine alla gestione di parrocchie, c’è da dire che solo una loro chiesa, quella
di S. Gimiliano di Samassi, era stata per un certo periodo parrocchia; ebbero
inoltre in affidamento la parrocchia di Semestene, curata dai religiosi del
vicino convento di Pozzomaggiore e, come di solito accadeva, prestarono la loro
opera nelle chiese parrocchiali dei luoghi in cui avevano i conventi. Ma le loro
attività più importanti riguardarono la predicazione, la confessione, la
diffusione del culto della Vergine e dei Santi. Intensa presso i fedeli fu la
promozione della venerazione dei Santi e dei Beati dell’Ordine Agostiniano, come
anche della Madonna, secondo i titoli con cui veniva venerata nell’Ordine e in
Sardegna. Il culto della Madre di Dio veniva prima di tutti gli altri:
_________________________________________
(15) AGA,
Notitiae..., cit., cc. 177-185v.
(16) CAMBRIDGE
UNIVERSITY PRESS, Storia del mondo moderno, Garzanti editore,
Milano, ristampa 1988, vol. VI, pp. 669-72.
(17) MARTINI P., Storia ecclesiastica..., cit.,
vol. III, lib. IX, pp. 51-54.
(18) FILIA
Damiano, Gli ordini religiosi e l’assolutismo riformista in Sardegna nel
XVIII secolo, in “Mediterranea”, rivista mensile di cultura e di
problemi isolani, Ed. Tip. Giovanni Ledda, Cagliari, anno II (VII), n. 11, nov.
1928, p. 29.
(19) SORGIA G., Gli Agostiniani in
Sardegna..., cit., pp. 23-24.
(20) Archivio di Stato di Sassari, Fondo Corporazioni
Religiose Soppresse, Alghero, Agostiniani, Busta n. 1, vol. 4d, doc.
n. 13, cc. 1-1v-2.
(21) FILIA Damiano,
(22) Ibidem, p.
147.
(23) Vedi:
Analecta Augustiniana, vol. LXI, 1998, pp.
151-70.
(24) Archivio di
Stato di Cagliari, Segreteria di Stato, Vol. 575, 2° Serie, Agostiniani dal
1762 al 1848.
(25) CABIZZOSU Tonino, Chiesa e società nella Sardegna
Centro-settentrionale, Ed. il Torchietto, Ozieri 1986, p. 136. (Il testo in
questione, nel Cap. Terzo, intitolato: Il Clero Regolare, offre un
esauriente quadro dei problemi che hanno interessato gli ordini e le
congregazioni religiose nell’isola tra il Sette e
l’Ottocento).
(26) AGA, Acta Capitularia
1805-31, cc. 132-133v.
(27) AGA, Acta Capitularia
1778-82, vol. II, c. 511.
(28)
Archivio di
Stato di Cagliari, Segreteria di Stato, cit.
(29) AGA, Acta Capitularia
1784-96, cc. 206-11.
(30) In proposito, vedi: Analecta
Augustiniana, Vol. LXI (1998), pp. 161-64.
(31) Archivio di Stato di Cagliari,
Segreteria di Stato, cit.
(32) C. DEVILLA, I frati Minori Conventuali in
Sardegna, Ed. Gallizzi, Sassari 1958, pp.
228-29.
(33)
G. CASALIS, Dizionario geografico,
storico, statistico, commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna,
Torino 1836, vol. III, p. 279.
(34) C. DEVILLA, I frati Minori Conventuali in
Sardegna, cit., p. 133.
(35) Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato,
cit.
3. IL SECOLO XIX: GLI ULTIMI
TEMPI DELLA PRESENZA AGOSTINIANA IN SARDEGNA
[pag. 217] Come già accennato,
(...) Le proposte che la relazione
Ranaldi presenta a Roma sono le seguenti:
a) facoltà esclusiva al Visitatore di
concedere le secolarizzazioni richieste, con espulsione dei cosiddetti “discoli”
senza formalità di processi;
b) divieto di passaggio, a chi ne faccia
richiesta, dalla vita religiosa a quella del clero
secolare;
c) proibizione per uno spazio di dieci
anni di convocare i capitoli provinciali per l’elezione del Provinciale e del
suo Consiglio (si supplisca nel frattempo con un Vicario Generale, eletto dal
Padre Generale, con poteri ben delimitati);
d) stimoli ad un’apertura di mentalità
più universale e meno isolana con maggiori contatti con i conventi del
continente e con un intelligente interscambio di soggetti: soprattutto i giovani
si mandino a studiare nella penisola;
e) ulteriore riduzione dei cosiddetti
“conventini”, ove risiedono pochi religiosi più attenti al governo dei poderi
che alla vita di comunità e che “ordinariamente sono i dilapidatori dei fondi di
tali conventi, e ciò che più monta, di scandalosa
condotta”.
(...) Nel dicembre 1828 una nuova
delegazione apostolica fu affidata da Leone XII ad Albertino Bellenghi,
camaldolese, arcivescovo di Nicosia, il quale aveva come con visitatori il
canonico Lorenzo Parigini, il domenicano Tomaso Pellini, l’agostiniano Lorenzo
Tardy, il carmelitano Tomaso Nardi, il conventuale Pietro Francesco Muccioli,
l’osservante Bernardino Panzacchi e il cappuccino Giuseppe Antonio da Pistoia.
Gli storici della Chiesa sarda definiscono questa visita “straordinaria” perché
voluta dal Governo e dalla Santa Sede per porre ordine nel “pianeta” regolari in
un momento di particolare difficoltà.
La relazione inviata a
Roma è profonda e accurata. Essa è divisa in due parti: la prima presenta il
quadro numerico di tutti i religiosi (...) La seconda parte della relazione
denuncia con severità la situazione in cui versa la quasi totalità dei conventi:
“ove è in total decadimento l’osservanza e la disciplina regolare, quanto
trascurata l’istruzione letteraria della gioventù, quale lo spirito d’ambizione,
che dominava specialmente nei graduati, quale l’ignoranza e quali gli scandali,
che commettevansi da non pochi individui di varie
corporazioni...” (37).
Il quadro della situazione è quindi chiaro. Tuttavia, se
da una parte si voleva la riduzione del numero dei religiosi e dei loro beni,
non ci si poteva lamentare se poi si avevano dei “conventini” ingovernabili,
[pag. 219] dove era impossibile sotto
molti aspetti osservare una vita religiosa secondo
“I sottoscritti religiosi componenti
l’attuale comunità dei Padri Agostiniani di Sassari in Sardegna, umilmente
inchinati ai piedi del Regio Trono di Vostra Sovrana Real Maestà hanno l’onore
di rappresentarle che d’ordine del loro Provinciale sono stati avvertiti di
dover lasciare libero il loro Convento nel preciso termine di un mese. Gli ha al
medesimo tempo passato l’ubbidienza per altri conventi della Provincia, ma
sebbene siano disposti di rassegnarsi a queste superiori provvidenze, pure non
lasciano di reclamare alla Clemenza del loro Sovrano, per conseguire un
provvedimento necessario alla trista loro situazione. Tutti i Conventi del loro
Ordine in Sardegna sono mancanti di mezzi di sussistenza per la rispettiva loro
famiglia, più di quello che lo era il Convento di Sassari, alcuni poi sono
d’aria insalubre, ed in tal modo nociva, che non si possono abitare che i soli
Religiosi nativi del luogo, e gli Esponenti perciò, onde scansare da un canto la
penuria e dall’altro il pericolo di soccombere all’inclemenza dei paesi cui
saranno destinati, hanno determinato di secolarizzarsi, e di sgravare anche le
altre comunità da un peso per loro insopportabile, allo stesso tempo che
occorrono all’evidente urgenza in cui si trovano. Non potendo però eseguire il
loro disegno senzaché gli sia stata assegnata una pensione annua, colla quale
possano supplire al difetto del patrimonio che per tale oggetto si
richiede. [pag. 220]
Essi implorano i
Sovrani riguardanti alla Maestà Vostra facendole presente che i beni
appartenenti al predetto loro Convento offrono largamente il mezzo di soddisfare
a queste sue vedute. Umilmente pertanto supplicano
Fr. Antonio Maria Ibbadu, Priore
Fr. Patrizio Galibardi
Fr. Giovanni Battista
Faedda
Fr. Giuseppe Angelo
Sanna
Fr. Tommaso De
Rosas
Fr. Filippo Campus. (38)
I religiosi della comunità di Sassari poi, in effetti,
non si secolarizzarono: segno che la loro richiesta al Sovrano non ebbe seguito.
Li ritroviamo, invece, negli anni seguenti presso gli altri conventi della
Provincia, con il continuo assillo di una lite senza fine con l’Azienda Regia
per il convento sassarese, allo scopo di ottenere, almeno in parte, la
restituzione di quanto loro spettava in termini di beni e di denaro.
Interessante, a proposito delle vicende di questi anni, è anche la testimonianza
dello storico agostiniano sardo P. Gelasio Floris, testimonianza contemporanea
alla stessa visita apostolica Ranaldi-Bellenghi: “Premendo però al Sommo Pontefice l’ultimazione di questa
Santa Visita, spedì di nuovo nell’anno
“In Nomine Domini Nostri Jesu Christi
Benedicti. Amen. Anno Nativitatis ejusdem 1853 mense Augusti celebrata fuit
Congregatio Capitularis Fratrum Eremitarum S. P. N. Augustini Provinciae
Sardiniae in Conventu S. Leonardi Caralis ab Adm. Rev.do P. Bacc. Fr. Simone
Sanna dictae Provinciae Priori Provinciali electo, in diem undecimam supradicti
mensis indicta, ad quam die praedicta, quae fuit feria quinta post dominicam XII
post Pentecosten, duo tantum PP. Difinitores, iuxta dispensationem Rev.mo Patre
Priore Generali obtentam, vocem habituri convenere. Postera itaque die, quae
erat feria sexta, statim postquam Vesperae fuerunt decantatae, signo campanulae
ter dato, Patres omnes in unum capitulariter convenere, alijsque expletis in
nostris Constitutionibus prescriptis, Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà
Provincialis coram omnibus in Capitulo considentibus, officium suum in manus
Provincialis electi humiliter resignavit. Seguenti sabato Missa de Spiritu
Sancto solemniter cantata alijsque expletis in nostris Constitutionibus
prescriptis ad sonum campanulae ter pulsatae ut moris est Patres omnes iterum
capitulariter convenerunt, et emissis vocem non habentibus, electi sunt per
ballotulas duo judices causarum nempe Adm. Rev. P. Bacc. Fr.
Augustinus Podestà Provincialis absolutus et Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis,
ambo plenis suffragiis. Qua electione completa sunt per Adm. Rev. P. Bacc. Fr.
Augustinum Podestà primum causarum judicem nomina eorum qui in presenti
Congregatione Capitulari vocem habere debebant, scilicet Adm. Rev. P. Bacc. Fr.
Simon Sanna, Provincialis electus, Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà,
Provincialis absolutus, Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis, secundus Definitor,
Rev. P. Fr. Dominicus Pesce quartus Definitor. Insuper similiter per ballotulas
designati sunt duo scrutatores vocum, nempe Adm Rev. [pag. 223]
P. Bacc.
Augustinus Podestà, Provincialis absolutus, et Rev. P. Bacc. Fr. Dominicus
Pesce, et ab istis iuramento fidelitatis praestito, et dispensationum facultate
a Rev.mo Priore Generali nedum obtenta, sed ultro libenterque nobis elargita
utentes ad Difinitorium electionem processum est, atque ab omnibus, servatis
servandis, in primum Difinitorem electus fuit Rev. P. Bacc. Fr. Gregorius Virdis
tribus suffragiis; in secundum Rev. P. Bacc. Fr. Prosper Perpitoni quattuor
suffragiis; in tertium Rev. P. Bacc. Fr. Dominicus Pesce tribus suffragiis; in
quartum Rev. P. Lector Fr. Joannes Spiga tribus suffragiis; Rev. P. Bacc. Fr.
Michael Mereu habuit duo suffragia, Rev. P. Lector Fr. Aloysius Demontis
unum.
Decretum
Cum
Patribus Venerabilis Diffinitorii compertum sit providentissima sapientissimaque
esse tam Decreta emanata ab Ill.mo, et Rev.mo Domino Albertino Bellenghi
Archiepiscopo Nicosiae Visitatore et Delegato Apostolico super Regulares, quam
omnium Capitulorum praecedentia statuta, necnon Decreta ultimae Visitationis
habitae mense Iulii anni
Familiarum
dispositiones
Provisio Conventus S. Leonardi
Caralis
Rev. P. Bacc. Fr.
Dominicus Pesce confirmatus fuit in Priorem omnibus suffragiis, et electus in
Examinatorem.
Rev. P. Bacc. Fr.
Gregorius Virdis electus fuit in Magistrum Novitiorum, et confirmatus in
Examinatorem. [pag.
224]
Rev. P. Lector Fr.
Ioannes Spiga confirmatus fuit in Suppriorem, et Procuratorem, et electus in
Examinatorem.
Ven. P. Fr. Ioannes
Facundus Capretta confirmatus in Sacristam.
Ven. P. Fr.
Antonius Melis.
Professi
Fr. Fulgentius
Cau.
Fr. Patritius
Demontis.
Novitius
Fr. Nicolaus
Cossu.
Conversi
Fr. Nicolaus
Piras.
Fr. Ioannes
Spillo.
Fr. Alipius
Vacca.
Fr. Ephisius
Norfo.
Oblatus
Fr. Thomas Zuddas.
Amoti
Adm. Rev. P. Bacc. Fr. Augustinus Podestà ex
Provincialis eat Prior Algharien.
Conversus Fr. Augustinus Onnis eat Procurator
Algharien.
Locatus
Fr. Antonius
Marini.
Provisio Conventus S.
Augustini extra moenia
Rev. P. Bacc. Fr. Prosper Perpitoni electus fuit in
Priorem omnibus suffragiis, de familia vero in Conventu S. Leonardi Caralis sine
praecedentia et cura animarum, sed ad servanda jura dumtaxat, in quo Conventu
munere Examinatoris fungetur. [pag.
225]
Provisio Conventus S.
Sebastiani Alghariensis
Ven. P. Fr. Ioannes Baptista
Faedda
Conversus
Fr. Antonius
Selis.
Oblatus
Fr. Petrus
Demontis.
Amoti
Rev. P. Bacc.
Fr. Maximus Todde eat
Prior Tortolien.
Locati
Adm. Rev. P. Bacc. Fr.
Augustinus Podestà ex Provincialis electus fuit in Priorem omnibus
suffragiis.
Conversus
Fr. Augustinus Onnis electus fuit
in Procuratorem.
Provisio
Conventus S. Geminiani Samassensis
Rev. P. Lector Fr.
Aloisius Demontis confirmatus fuit in Priorem omnibus
suffragiis.
Oblatus
Fr. Nicolaus
Muscas.
Provisio
Conventus S. Antonii Tortoliensis
Rev. P. Bacc. Fr. Michael
Mereu.
Conversus
Fr. Joseph Augustinus
Piu.
Amotus
Oblatus
Fr. Antonius Marini eat
Caralim.
Locati
Rev. P. Bacc. Fr. Maximus
Todde electus fuit in Priorem omnibus suffragiis.
Conversus
Fr. Philippus
Campus.
Provisio
Conventus S. Antonii Puteomajorensis
Rev. P. Bacc. Fr.
Aurelius Porrà confirmatus in Priorem omnibus
suffragiis.
Conversus
Fr. Ioannes Deruda. [pag. 226]
Oblati
Fr. Thomas
Derosas.
Fr. Antonius
Unali.
Rev. P. Bacc. Fr.
Simon Sanna Prior Provincialis elegit sibi in domum Conventum S. Leonardi
Caralis. In Provincialis
socium, et Provinciae Secretarium electus fuit omnibus suffragiis Rev. P. Lector
Fr. Ioannes Spiga.
Haec
sunt Reverendissime Pater Congregationis nostrae electiones, et acta pro quorum
approbatione et confirmatione ad pedes Paternitatis Vestrae Reverendissimae
submisse provolvimur, humillime obsecrantes, ut semper nos prosequatur iisdem
favoribus, ac paterni sui amoris affectibus, quibus hactenus prosecuti fuimus.
Rogamus interim ut Deus Optimus Maximus Paternitatem Vestram Reverendissimam
Eremitico Ordini diu servet incolumen.
Datum in Conventu
nostro S. Leonardi Caralis die 23 mensis Augusti anni
1853.
Humillimi, Add.mi,
Obs.qmi Servi et Subditi
Fr.
Simon Sanna, Prov.lis
Fr. Augustinus
Podestà, Prov.lis absolutus
Fr.
Gregorius Virdis, primus Diffinitor
Fr. Prosper
Perpitoni, secundus Diffinitor
Fr. Dominicus
Pesce, tertius Diffinitor
Fr. Ioannes Spiga,
quartus Diffinitor
Nos Fr. Ioseph
Palermo Romanus, etc. Visis ac serio perpensis Actis Congregationis Capitularis
Provinciae nostrae Sardiniae habitae in Conventu S. Leonardi Caralis die 11a et
sequentibus elapsi mensis augusti, ordinationes, electiones familiarumque
dispositiones in ipsis descriptas hisce nostris litteris nostrique muneris
auctoritate, necnon de consilio eorum qui Nobis assistunt approbamus et
confirmamus ac eas uti ratas et confirmatas ab omnibus haberi volumus et
mandamus. In nomine Patris
et Filii et Spiritus Sancti. Datum Romae ex coenobio S. Augustini die 13a
septembris 1853.
Fr. Ioseph Palermo
Prior Generalis
Mag. Fr. Guilelmus
Meschini Ordinis Secretarius (42)
[pag. 227] Questo era dunque lo status della Provincia a meno di
due anni dalla sua soppressione: 13 sacerdoti, 10 conversi, 5 oblati, due
professi chierici ed un novizio: in totale, 31 religiosi. I due professi erano
figli del convento di Alghero, come risulta dai libri di spesa di quel convento,
e vennero inviati a compiere gli studi teologici nel continente, in ossequio
alle ultime direttive imposte dall’alto: entrambi divennero sacerdoti, come pure
l’unico ed ultimo novizio della provincia. I frati agostiniani erano diventati
perciò davvero pochi, ma la situazione interna era migliorata già alcuni anni
prima, come annotava la stessa relazione Ranaldi: “Anche gli Agostiniani, tra cui c’era molta rilassatezza
di vita ed indisciplina, hanno dimostrato serio impegno” (43). Nonostante ciò “il 22 Maggio 1855 il Senato, con 53 voti
contro 40, approvava
“Fuori:
Nota de’ PP. di
Sardegna.
Dentro:
1872 - Conventi e
Religiosi
Prov.
Sardegna-Genova.
Reverendissimo
Padre.
Assente dalla
Capitale (Cagliari, nda) per
P. Fr. SIMONE
SANNA Agostiniano
Cagliari,
13/04/1872.
Nome de’
Religiosi
Cognome
Residenza
P. Fr. Gregorio Virdis
Cagliari
Rettore Prov.le
P. Fr. Simone
Sanna
Cagliari
P. Fr. Antonio
Faedda
Sassari
P. Fr. Domenico
Pesce
Sassari [pag.
230]
P. Fr. Giovanni
Spiga
Cagliari
P. Fr. Luigi
Demontis
Samassi
P. Fr. Patrizio
Demontis
Corciano (47)
P. Fr. Nicola
Cossu
Pabillonis
P. Fr. Luigi
Cau
Sanluri
Fr. Alipio
Vacca
Cagliari
Fr. Effisio
Norfo
Cagliari
Fr. Giuseppe
Piu
Pozzomaggiore
Fr. Antonio Luigi
Selis
Usini (48)
Dalle residenze dei religiosi si
intuisce che forse a Cagliari e a Samassi si continuava ad officiare le chiese
agostiniane. I religiosi sardi vennero aggregati, almeno ufficialmente, alla
Provincia Ligure che era stata ricostituita, ma ben pochi rimasero legati
all’Ordine fino alla fine. Oltre a P. Patrizio Demontis a Corciano, rimasero
nell’Ordine i seguenti frati:
1) P.
Domenico Pesce. Dal P. Generale Belluomini venne collocato di
famiglia nel convento della Consolazione di Genova il 1 febb. 1873. Qui fu anche
maestro dei novizi liguri. Morì a Genova, l’11 nov. 1893, all’età di 79
anni.
2) P.
Cossu Nicola. Dopo aver peregrinato in diversi
conventi italiani, venne inviato dal P. Generale alla Consolazione di Genova
(1882?). Insieme a P. Sanna e a P. Cau riceve l’obbedienza di recarsi a Cagliari
per rifondare la prima comunità agostiniana dopo la soppressione. Sempre
dall’anno 1882 non si hanno più sue notizie.
3) P.
Cau Luigi. Arrivato nel
4) P. Sanna
Simone.
Era nato a
Pozzomaggiore (SS) e si era laureato in Teologia. Come abbiamo visto, era stato
anche l’ultimo Provinciale della Sardegna. Fu il più convinto e tenace assertore
della possibilità di ricostituire la presenza agostiniana nella regione. [pag. 231] Inviato dal P. Generale di
famiglia a Genova, nel 1880 riuscì a diventare custode della Chiesa di S.
Agostino a Cagliari (22/07/1880); l’8 giugno 1886 ebbe la nomina di priore di S.
Agostino fuori le mura a Cagliari e di Rettore della chiesa di S. Leonardo.
Accanto a sé in comunità aveva, come abbiamo visto, P. Luigi Cau e P. Nicola
Cossu. Morì a Cagliari, forse rimasto solo, il 25 luglio 1889. L’ultimo
agostiniano sardo, dunque, moriva come custode di quel sepolcro, a motivo del
quale, nel 1491, avevano messo piede nell’Isola i suoi primi confratelli, con la
grande sofferenza di non vedere nuovi religiosi abbracciare
___________________________________
(36) D. FILIA,
(37) T. CABIZZOSU, Chiesa e società..., cit., pp.
139-42.
(38) Archivio di Stato di Sassari, Segreteria di Stato,
cit.
(39) FLORIS B. Gelasio, Componimento topografico storico
dell’Isola di Sardegna, Biblioteca Universitaria di Cagliari, Ms.
S.P.6, BIS 3.7.9 ( micr. pos. 219), c. 262-263.
(40) FLORIS B. Gelasio, Ibidem, c.
249.
(41) Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato,
cit.
(42) AGA, Acta
Capitularia Italia et Malta, 1821-1901, cc.
569-574.
(43) T. CABIZZOSU, Chiesa e
società..., p. 143.
(44) C. DEVILLA, I frati
Minori…, cit., p. 135.
(45) D. FILIA, Lo Sardegna
cristiana..., cit., p. 425.
(46) Archivio di Stato di Sassari,
Agostiniani Alghero, Busta n. 2.
(47) P. Patrizio Demontis si trovava
nel convento agostiniano di Corciano, dove resterà anche dopo la soppressione di
quest’ultimo, in qualità di rettore della chiesa, fino alla
morte.
(48) AGA, Ff. 58,
Acta Capitularia Italia et Malta, 1821-1901, cc.
593-596.
4. IL CONVENTO DI S.
AGOSTINO EXTRA MUROS DI CAGLIARI
Si tratta, in assoluto, della
prima fondazione realizzata dall’Ordine dei Frati Eremitani di Sant’Agostino in
Sardegna. Il motivo è stato più volte ricordato e rimanda all’evento della
traslazione delle spoglie del Santo da Ippona a Cagliari, quando, dietro la
spinta delle persecuzioni vandaliche nei confronti delle chiese cristiane del
nord-Africa, molti vescovi, preti, monaci e fedeli di quei centri vennero
esiliati o furono costretti a rifugiarsi nell’isola. Il momento in cui accadde
il fatto è stato egregiamente ricostruito da Mons. Luigi Cherchi: “Il re vandalo e ariano Trasamondo dall’Africa del Nord
esiliò in Sardegna, e a Cagliari in particolare, molti vescovi e monaci e
cristiani con a capo S. Fulgenzio da Ruspe, consacrato vescovo nel 507 (Bibl.
Sanct. Vol. V, col. 1306, giù). La deportazione dovette avvenire dunque non
prima del 507-08. Il Baronio, nei suoi famosi “Annales” fissa la data al 504
(Tomo IX,
col. 46) e così
altri autori. Ma la critica attuale sta per la data 507-508”: (49)
Tuttavia, sull’avvenuto trasporto delle reliquie di S. Agostino, lo
stesso Mons. Cherchi avanza dei dubbi, peraltro legittimi: “Fulgenzio, accolto amabilmente dall’arcivescovo di
Cagliari Brumasio [pag.
232] (altri scrivono Primasio) ebbe la
possibilità di far vita in comune con altri esiliati vescovi, monaci,
ecclesiastici. Tra gli altri, il suo biografo ricorda “Illustrem et Januarium,
coepiscopos suos” (cap. XX, n. 43). Poi fu invitato in Africa dallo
stesso re Trasamondo, che voleva conoscere per scritto il pensiero del giovane e
dotto vescovo su alcune questioni religiose. Rimasto a Cartagine (Ferrando, cap.
XXI, n. 45) per circa due anni, rientrò a Cagliari e fondò a sue spese, presso
la basilica di S. Saturnino, un ampio cenobio “procul a strepitu civitatis”, favorito ancora
dall’arcivescovo Brumasio (Ferrando, Vita Fulgentii, P.L. LXV, col. 138-143). In
quel monastero conviveva con oltre 40 “fratelli” seguendo una regola cenobitica
(cap. XXVII, n.51). L’esilio finì nel 523 quando, morto Trasamondo, gli
succedette nel trono Ilderico, che richiamò in patria gli esiliati (Bibl.
Sanctorum, vol. V, col. 1307). Erano passati oltre 15 anni e non fu senza un
influsso benefico di religiosità, di liturgia, di apostolato per Cagliari e per
altri centri, più o meno vicini alla città. In quel tempo era Papa di Roma un
sardo, S. Simmaco (Papa dal 498 al 514) e non mancò di consolare ed aiutare gli
esiliati con scritti, con indumenti e viveri di ogni genere (Mansi, vol. VII,
col. 217-218). Il “Liber Pontificalis” scrive al riguardo: “Hic omni anno per
Africam vel Sardiniam ad episcopos, qui exilio erant retrusi, pecunias et vestes
ministrabat”
(MGH, ed. Theodorus Mommsen, 1898, p. 125). Questa è storia autentica, attinta
alla vita di Fulgenzio, scritta da Ferrando, suo discepolo e (pare) parente; e
da altri autori antichi. È facile supporre che questi vescovi e monaci venendo
dall’Africa avranno portato reliquie, immagini, libri, qualche piccola statua,
etc. Sono cose che noi pensiamo e che sono, del resto, naturali, ma la storia
non ce lo dice in modo esplicito. Portarono con loro anche le reliquie (ossia le
ossa) di S. Agostino? Questa domanda riguarda in particolare S. Fulgenzio, capo
e guida degli esiliati a Cagliari. Ferrando, la fonte diretta che racconta la
storia di quell’esilio, non ne fa alcun cenno. Anzi ci riporta due circostanze
che rendono meno probabiie la traslazione di dette reliquie. Per il primo
esilio, Fulgenzio è a Ruspe, nella sua provincia,
Frater Anselmus de
Montefalcone Sacrae Paginae Professor et Prior Generalis Ordinis Fratrum
Heremitarum Sancti Augustini licet immeritus.
Prioribus provintialibus et ceteris
patribus et fratribus ordinis nostri ac universis ad quos praesentes pervenerint
salutem atque comendationem in domino.
Informati qualiter in insula Sardiniae
Civitate Callaritanensi esset quoddam oratorium cum aliquali habitaculo sub
titulo sancti Augustini in quo ultra ducentos annos corpus beati Augustini
translatum de Ipponia quievisset, et in quo fratres nostri ordinis jam per longa
tempora licet aliquando interrupta resedissent et illud coluissent, non tamen
sive propter antiquitatem sive qualibet alia causa robur aliquod sedis
apostolicae monstraretur. Cupientes ad gloriam Dei et tanti doctoris Augustini
ac pro debito et augumento nostri ordinis praedictum locum stabiliri et firmiter
ordini nostro incorporatum esse [pag. 234] ac superaedificari et magnificari cum
divino auxilio supplicavimus S. D. Nostro Innocentio pp. VIII pro
illius loci aedificatione ratificatione et firmitate et obtinuimus super ea re
apostolicas litteras in forma brevis eujus tenor talis
est.
INNOCENTIUS PP.
VIII
Dilecte filii salutem et
apostolicam benedictionem. Desideras ut nuper exponi fecisti quoddam
oratorium extra muros Callaritanenses sub invocatione sancti Augustini
institutum et diversis vicibus per fratres tui ordinis habitatum in quo corpus
beati Augustini post illius a civitate Ipponensi translationem ducentos et
quinquaginta annos requievit et ad quod propter miracula quae ibidem altissimus
ostendere dignatur magnam fideles illarum partium gerunt devotionem per fratres
tui ordinis augere et unam domum inibi pro uso et habitatione fratrum dicti
ordinis edificare. Nobisque humiliter supplicasti ut cum id in augumentum fidei
et religionis cedat dignaremur paterna benignitate tibi licentiam desuper
impartiri. Nos hujusmodi supplicationibus inclinati tibi ut oratorium praedictum
illiusque ecclesiam ut prefertur ampliare et augere et inibi unam domum eum
campanili humili campana claustro refectorio dormitorio hortis hortalitiis et
aliis necessariis officinis pro perpetuis usu et habitatione fratrum dicti
ordinis sine praejuditio juris alieni construere et aedificare illamque perpetuo
inhabitare possis tenore praesentium licentiam concedimus. Et nichilominus ut
domus praedicta et fratres in ea pro tempore degentes omnibus et singulis
privilegiis, immunitatibus, libertatibus, exemptionibus, indulgentiis,
concessionibus, gratiis, favoribus et indultis aliis domibus et fratribus
ejusdem ordinis per sedem apostolicam vel alias in genere quomodolibet concessis
et in posterum concedendis uti potiri et gaudere libere et licite valeant harum
serie indulgemus. Non obstantibus constitutione fe. Re. Bonifatii pp. VIII
praedecesoris nostri qua inter alia cavetur ne qui mendicantium ordinum fratres
nova loca ad habitandum recipere praesumant absque sedis apostolicae licentia
speciali non faciente plenam et expressam de verbo ad verbum de hujusmodi
prohibitione mentionem et aliis constitutionibus et ordinationibus apostolicis
nec non statutis et consuetudinibus dicti ordinis juramento confirmatione
apostolica vel quavis firmitate alia roboratis ceterisque contrariis
quibuscumque. Datum Romae apud
Sanctum Petrum sub annulo piscatoris die XXV februarii pontificatus nostri anno
septimo. [pag.
235]
A tergo.
-
Dilecto filio
Anselmo de Montefalcone generali Magistro ordinis heremitarum sancti Augustini.
-
B. de
Gavionibus.
Per supradictum
igitur breve auctoritate apostolica nobis concessa accipimus illum locum et
acceptamus incorporari et incorporatum esse ordini nostro et aggregamus illum
provintiae Cathaloniae et Aragoniae ordinis nostri usquequo per generale
capitulum determinatum fuerit ad quam provintiam debeat pertinere. Et insuper
constituimus locum et vices gerentem prioris fratrem Johannem Avignon de
Valentia quousque per dictam provintiam vel per generalem priorem fuerit de
priore dispositum, dantes ei auctoritatem quam locales priores nostri ordinis in
suis locis habent et habere solent. Et quia Magister
Jacobus de Montano de Genua illuc missus est a nobis et sicut informati sumus
dicto loco perutilis et oportunus est volumus ut quousque ibi fuerit in casibus
pertinentibus ad priorem provintialem fungatur vice provintialis et quousque vel
per generale capitulum vel per provintiale provintiae Cathaloniae constiterit
aliter esse ordinatum. Hortamur igitur dictum Reverendum Magistrum et dictum
fratrem Johannem ut promotioni ipsius loci praecipue in spiritualibus tum in
temporalibus oportunis totis viribus insistant religiose vivendo bonis exemplis
aedificantes populum. Et in primis per
sanctitatem vitae placentes Deo prostremo loco primaria tamen intentione
commendamus ipsum locum Reverendissimo domino episcopo et Magnifico domino
gubernatori et universae Civitati Callaritanensi pro quorum felicitate nos et
fratres nostros offerimus oratores. Datum Romae Anno Domini MCCCCLXXXXI. Die V
Kal. Martii Generalatus nostri offitii sub sigillo (51).
I primi due responsabili
dell’Ordine nell’isola, dunque, sono il P. Maestro Giacomo Montano di Genova,
con l’ufficio di vice provinciale, e P. Giovanni Aninion di Valenza in qualità
di priore che, come abbiamo visto in precedenza (52), apparteneva alla Congregazione di S.
Giovanni a Carbonara, della quale facevano parte anche gli altri religiosi
fondatori della provincia. La nuova casa religiosa viene per il momento
aggregata alla Provincia di Catalogna ed Aragona, fino al prossimo Capitolo
Generale che ne avrebbe deciso la destinazione definitiva: il nuovo convento,
come s’è visto, andrà a far parte dell’erigenda nuova provincia di Sardegna.
[pag. 236] Nella lettera del P.
Anselmo da Montefalco si accenna alla forte devozione che i cagliaritani avevano
per il luogo della sepoltura del Santo e dei miracoli che gli si attribuivano.
Secondo un’antica leggenda, infatti, S. Agostino, di ritorno da Ostia verso
l’Africa nel 388, sarebbe approdato a Cagliari e vi avrebbe fondato una comunità
religiosa. La fantasia popolare faceva risalire a quel momento il cosiddetto
“miracolo della trave”, che riporto qui di seguito così come lo riferisce
l’agostiniano spagnolo Joseph Massot: “El mismo año de
388, dexando alli en Hostia enterrada a
Familia Conventus
Calaritani
Adm. Rev.mus Prior Prov.lis
Ven. Prior erit fr. Ioseph Cau eius Provinciae
Visitator
Ven. mag. Salvator Manmelli
Fr. Jo. Antonius Porcella.
Fr. Egidius Blancarinus, Procurator eius Provinciae
visitator
Fr. Honofrius Cardona
Fr. Prosperus Rasci
Fr. Nicolaus Pinus
Fr. Filippus Diana
Fr. Laurentius Archinbau
Professi
Fr. Battista Rascis
Fr. Hieronimus Bilengerius
Fr. Bartholomeus de domo
Fr. Battista de domo
Novitij
Fr. Michael
Fr. Anthiocus
Amoti
Ven. P. Mag. Antonius Bemat eat ad suam
provinciam.
Fr. Mattheus Ortega
eat Scolcam.
Fr. Io. JACOBUS – Provincialis
indignus. (59)
__________________________________________________
(49) L. CHERCHI,
La traslazione di Sant’Agostino dall’Africa a Cagliari, in “S.
Agostino e la tradizione agostiniana a Cagliari e in Sardegna”, a cura della
Rettoria di S. Agostino, Tip. Aldo Trois, Cagliari 1987, p.
34.
(50) L. CHERCHI, La
traslazione di Sant’Agostino…, cit., pp. 35-36.
(51) Vedi Analecta Augustiniana, I
(1905-06), pp. 205-206.
(52) Vedi Analecta Augustiniana, LXII
(1999), pp. 362-67.
(53) J. MASSOT, Compendio
historial de los Hermitanos de nuestro Padre San Agustin del Principado de
Cataluna; desde los anos de 394... hasta los anos de 1699, Imprenta
de Juan Jolis, Barcelona 1699, prefacio.
(54) R. SERRA, La chiesa di Sant’Agostino nel
contesto artistico di Cagliari e della Sardegna, in “S. Agostino e la
tradizione agostiniana...”, cit., p. 20.
(55)
Ibidem, p.
19.
(56) G. F. FARA, In Sardiniam
Chorographiam libri duo, (1585), a c. di E. Cadoni, traduz. di M.T. Laneri,
Ed. Gallizzi, Sassari 1992, vol I, p. 208.
(57) G. SPANO, Guida della Città e
dintorni di Cagliari, Tip. A. Timon, Cagliari 1861, pp.
189-192.
(58) R. SERRA, La chiesa di
Sant’Agostino..., cit., p. 21.
(59) AGA, Aa. 8, Notitiae Provinciae
Sardiniae, cit., c. 175.
5. IL REGALE
CONVENTO DI S. LEONARDO INTRA MUROS DI
CAGLIARI
Edificato nell’ultimo quarto del XVI sec. il convento di
S. Leonardo, o di S. Agostino nuovo, come venne presto denominato,
fu inaugurato ai primi del Seicento; come già osservato in precedenza, divenne
sede del priore provinciale, centro di formazione e primo convento per
grandezza, per importanza, per numero di religiosi, per le attività pastorali e
per i beni artistici che lo arricchirono. [pag.241] Il titolo di “regalis conventus” gli
deriva, com’è ovvio, dall’essere stato voluto e finanziato nella sua costruzione
dal re Filippo II di Spagna: “In luogo della
vecchia fu costruita una nuova chiesa a S. Agostino, entro la muraglia spagnola
della Lapola, a spese del re Filippo II. Seguendo la politica culturale
artistica del tempo, in contrapposizione alle forme gotiche tradizionali,
ritenute troppo popolari e prive di segno del potere, si impose per questo
edificio, come per altri, la forma classicista. In quel tempo si davano la mano
il razionalismo manieristico voluto dalla nuova egemonia culturale di impero
spagnolo e di chiesa cattolica “romana”. (...)
Il nuovo S. Agostino
fu collocato presso il bastione omonimo, lungo la via di S. Leonardo (poi
di S. Agostino, e ora via Baylle). Il gusto era quello che, sulla fine
del ‘500, nella stessa Cagliari trovava esemplari manifestazioni (come scrive R.
Senna) nella distrutta chiesa del Carmine e nella Cappella del Rosario in S.
Domenico. Un clima “rinascimentale” che sostituiva il rigore e la razionalità
dei volumi alla luce gotica, senza peraltro negare del tutto certi arcaismi
tradizionali. A S. Agostino, osserva sempre
Ad perpetuam rei memoriam.
Coelestes
ecclesiae thesauros etc. conspicimus expedire. Cum itaque sicut accepimus
dilectorum filiorum prioris et fratrum domus ordinis Eremitarum Sancti Augustini
civitatis Calaritanae piis hortationibus in ipsorum ecclesia, atque adeo in
universa insula Sardiniae magna fidelium utriusque sexus pietas et veneratio
erga Beatissimam Virginem Mariam excitata fuerit, et si in ecclesia et cappella
Beatae Mariae de Itria una utriusque sexus Christifidelium Confraternitas sub
invocatione eiusdem Beatae Mariae de Itria erigeretur, spiritualis ipsorum
Christifidelium solatio, religioque et animarum salus magis magisque in dies
augeretur. Nos
itaque eorumdem
Christifidelium piis votis benigne annuere, animarumque saluti paterna charitate
prospicere volentes, supplicationibus dictorum prioris et conventus nomine super
hoc humiliter porrectis inclinati in praedicta ecclesia unam utriusque sexus
Christifidelium Confraternitatem sub invocatione eiusdem Beatae Mariae de Itria
cum habitu et insigniis per Confraternitatem Beatae Mariae de Itria, seu de
Costantinopoli in Urbe instituta gestari solitis, auctoritate apostolica, tenore
praesentium, sine cuiusque praeiudicio, perpetuo erigimus et instituimus. Ut
autem praedicta Confraternitas maiora in dies suscipiat incrementa, de
Omnipotentis Dei misericordia, et Beatorum Petri et Pauli Apostolorum
eius auctoritate confisi, [pag. 246]
omnibus et singulis utriusque sexus
Christifidelibus, qui dictam Confraternitatem per nos, ut praefertur, erectam in
posterum ingredientur, die primo eorum ingressus, si vere poenitentes et
confessi Sanctissimum Eucharestiae Sacramentum sumpserint, plenariam, ac tam
ipsis, quam pro tempore existentibus confratribus, et consororibus in cuiuslibet
eorum mortis articulo, si pariter vere poenitentes, et confessi, ac Sacra
Communione refecti, vel quatenus id facere nequiverint, saltem contriti nomen
Jesu, ore, si potuerint, sin autem corde devote invocaverint, etiam plenariam:
necnon eisdem confratribus et consororibus similiter vere poenitentibus et
confessis, ac Sanctissima communione refectis, qui praedictae confraternitatis
ecclesiam, vel capellam seu oratorium in secundo festo
Pentecostes,
quo die festum
Beatae Mariae de Itria celebratur, a primis etc. preces effuderint, plenariam
similiter omnium peccatorum etc. concedimus. Insuper eisdem confratribus et
consororibus etiam vere poenitentibus et confessis, ac Sacra Communione
refectis, qui praedictam ecclesiam vel Capellam seu Oratorium feria secunda
Paschatis resurrectionis, necnon in Purificationis, Annunciationis et
Assumptionis Beatae Mariae festis diebus similiter a primis etc. visitaverint,
septem annos et totidem quadragenas. Quoties vero contriti missis et aliis
divinis officiis etc. in forma solita, toties pro quolibet predictorum operum
sexaginta dies etc. relaxamus. Volumus autem, quod si alias Christifidelibus
praemissa peragentibus aliqua alia Indulgentia perpetuo vel ad tempus nondum
elapsum duratura per nos concessa fuerit, praesentes nullae sint; quodque si
praedicta Confraternitas alicui Archiconfraternitati aggregata iam sit, vel in
posterum aggregetur, seu etiam quomodolibet instituatur, priores seu quaevis
aliae littere Apostolicae illis nullatenus suffragentur, sed ex tunc eo ipso
prorsus nullae sint. Datum Romae apud Sanctum Petrum etc. die 2a Junii 1607,
anno tertio” (65).
Sempre dal canonico G. Spano ricaviamo la descrizione
dell’oratorio ed alcune notizie sulla confraternita: “Attiguo a questa chiesa (di S. Leonardo, nda)
vi è l’Oratorio appellato di Nostra Signora d’Itria, dove è una
Confraternita istituita nel 1608 (come abbiamo visto, la data è il 1607,
nda), con Bolla Pontificia di Paolo V, essendo Arcivescovo di
Cagliari Francesco d’Esquivel che ne approvò le costituzioni. Nel 1625 Urbano
VIII le accordò tutti i privilegi che gode la confraternita di S. Monica ed
Arciconfraternita [pag. 247] della Cintura di Sant’Agostino in Roma. Scopo della pia
istituzione è, oltre di adempiere ai Divini Uffizii nei dì festivi, di sovvenire
le povere famiglie, distribuendo abiti nel corso di ogni Quaresima per poter
adempiere all’obbligo Pasquale, e perciò viene giustamente chiamata la società
di beneficenza, pei larghi legati laicali che amministra. La divisa dei
confratelli è abito bianco semplice col cordone di color celeste, guanti bianchi
di tela, cappetta e cappello parimenti celeste, scarpe bianche, calzette nere,
rosario bianco d’avorio guernito in seta di color celeste, placa di tela
coll’effigie della SS.ma Vergine d’Itria. La chiesuola è d’una navata formata a botte. Sopra l’altar
maggiore, ed unico, di marmo, avvi un bellissimo dipinto in tela di grande
dimensione. Vi è figurata
Del Convento de San Agustin de
Caller.
Hemos
dicho del Arcobispado, y Obispados de Caller, y de los Conventos que tuvo, aora
trataremos de los que tiene, y permanecen dentro y fuera de su Castillo, el qual
està rodeado de muchos, y muy Religiosos, e insignes. Y el primero que parece se
fundò de las Religiones en Caller, es el de san Agustin, pues por tradicion de
los Anales, y Historias de esta santa Religion, se refiere, que quando
destruyeron los Vandalos a Africa, y traxeron los Obispos Catolicos el cuerpo de
san Agustin a Sardeña, vinieron Religiosos suyos de los [pag.
249] que ya avia
fundado en Africa con el cuerpo del Santo, y le servian, guardavan, y assistian:
y viniendo san Fulgencio, diximos ya como fundò Convento desta santa Religion en
el Templo de san Saturnino; pero aunque esto pruevan los Padres Maestros fray
Iuan Marquez, en el defensorio de su Religion, y el Padre Maestro fray Thomas de
Herrera, no nos consta que esta santa Religion continuasse su habitacion en
Caller, ni en otra parte del Reyno; porque el Templo de san Saturnino, como
vimos, vino a ser de padres de san Benito, y Priorato que permutaron por otras
possessiones al Arcobispo de Caller. Y aunque se conservò, y conserva en Caller
[pag. 250] Dopo la soppressione del 1855, come abbiamo visto, gli
agostiniani tennero la rettoria della chiesa fino al 1889; poi incuria ed
abbandono. Nel 1923 l’allora Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, Delegato delle
Opere Missionarie Pontificie, scelse il pulpito di S. Leonardo per la
predicazione missionaria a Cagliari. La chiesa venne poi eretta in parrocchia e
conobbe una certa ripresa, almeno fino al 1943, quando i bombardamenti aerei la
rovinarono seriamente; dopo il conflitto fu adibita a magazzino di legnami, sede
di bande musicali e ricreatorio domenicale. Solo a partire dagli anni Ottanta,
grazie soprattutto al sac. Don Fulgenzio Fois, attuale rettore della chiesa, S.
Leonardo ha ripreso a vivere come centro di aggregazione culturale e religiosa e
l’edificio ha conosciuto restauri e rifacimenti. Per quanto riguarda il
convento, esso è tuttora sede del Distretto Militare.
______________________________________________________
(62) G. SPANO, Guida della Città..., cit., pp.
223-227.
(63) R. SERRA, La chiesa di Sant’Agostino..., cit.,
p. 21.
(64) Vedi Analecta Augustiniana, vol. LXI (1998), pp.
161-164.
(65) D. SCANO, Codice diplomatico delle relazioni fra
(66) G. SPANO, Guida della Città..., cit., pp.
227-29.
(67) AGA, Aa. 8, Notitiae..., cit., cc. 95 e
ss.
(68) P. DE MAGISTRIS, L’Ipogeo, in “S.
Agostino e la tradizione agostiniana...”, cit., p. 24.
(69) F. DE VICO,
Historia General de
6. IL CONVENTO DI S. AGOSTINO DI
SASSARI
Il convento di S. Agostino di Sassari rappresenta la
seconda fondazione degli Agostiniani Eremitani in Sardegna. Al di là delle
datazioni fornite dal Vico, dal Costa, dal Martini e da tutti gli altri storici
che non fanno altro che ripetere quanto scritto da quelli, c’è una precisa
indicazione cronologica nel registro del priore generale agostiniano, P. Egidio
da Viterbo, che fuga ogni dubbio sulla reale data della fondazione religiosa: si
tratta, in sintesi, del 1517 e non, come affermato dagli storici di cui sopra,
del 1477 o del 1471, oppure ancora del 1480. L’appunto presente nel registro del
superiore dell’Ordine è il seguente: “Fratrem
Iohanni Xarch facultatem facimus construendi duo pro sua provincia monasteria
alterum Valentiae, alterum in Saxari Sardiniae, cum licentia ordinariorum, et
obedientia provincialis” (70). I
religiosi agostiniani potevano essere presenti in loco anche da qualche anno
prima, ma l’autorizzazione ufficiale della fondazione è
questa.
Il Convento. - Il convento e la chiesa vennero costruiti fuori della
città di Sassari, nella zona in cui si trovava la fontana delle “Concie”, la
zona cioè in cui operavano le botteghe artigiane dei conciatori, una delle
attività maggiormente diffuse nella Sassari dell’epoca. Il complesso monastico,
infatti, venne costruito sopra una “dragonaia”, ossia una fonte di acqua che
scorreva sotto il terreno; questo fatto, con il tempo, procurò non pochi fastidi
alla costruzione, [pag. 251]
minacciandola continuamente con l’umidità e rendendone insicura la staticità. I
primi problemi si ebbero già nel 1604, quando la città intervenne con una spesa
di lire sarde 100 per la ricostruzione della chiesa che era crollata. Un altro
intervento simile venne effettuato, ma questa volta soprattutto per il convento,
nel 1613. Vediamo la descrizione del complesso religioso lasciataci dal Vico nel
1639:
De la
fundacion del Monasterio de los frailes Agustinos de
Sacer.
En tercer
lugar entra el Monasterio delos frailes de san Agustin, del qual aunque no
tenemos entera noticia del año de su fundacion, por aver andado los primeros
Padres que le fundaron con poca curiosidad; pero podremos afirmar que su
fundacion fue ante de los años mil quatrocientos ochenta, por lo que refiere
frai Geronimo Roman en la centuria II desta Religion en los successos deste año
1480, fol. 96, en el capitulo final, que dize assì: En este tiempo hallamos
que comencò
Alcune notizie presenti in questo testo del Vico sono
davvero di fantasia, come quella secondo la quale esistevano già prima del 1480
dei conventi agostiniani in Sardegna e che si trovavano sotto l’obbedienza della
provincia di Lombardia. Probabilmente, ad alimentare tale confusione concorreva
la credenza secondo la quale, dal tempo di S. Agostino e di S. Fulgenzio in poi,
vi erano sempre state delle comunità religiose agostiniane nell’isola, che
vennero quindi riformate e ricondotte all’osservanza; ma, come abbiamo visto
(73), le cose stavano diversamente. Altre
notizie sugli agostiniani di Sassari si desumono dalle “Noterelle sugli
Agostiniani” del Costa, nel suo testo sulla storia di Sassari: “Il 4 luglio 1596 ricorrono alla città, esortandola a
nominare un sindaco che attendesse all’amministrazione del convento. Il 12
novembre 1574 il Municipio paga l’elemosina di tres iscudos a Fra Antoni
Piquella, Priore de su Monasteriu de S. Austinu per essere i frati
poveros y mult lazerjados, et tenent necessidade de remediu (Am.). 1597
(8 maggio) - Strumento col quale si nomina Fr. Giuseppe Cau, Vicario e
procuratore del convento di S. Agostino, costructu foras, Cappellano per
dire le Messe quotidiane nella Casa Comunale durante l’anno, per Ls. 80, come
elemosine. E così trovo nel 1598. Col 6 maggio 1599 P. G. è il sacerdote Nicolau
Sanna, agostiniano (Am.). (....). 1686 (15 aprile) - Ignoti ladri entrati in
chiesa fecero man bassa sulla custodia degli arredi sacri del Convento di S.
Agostino, e per maggior sacrilegio sparsero per l’altare le ostie
consacrate...” (74).
Il convento di Sassari divenne secondo, per importanza,
nella provincia, al punto che, come abbiamo avuto modo di vedere, fece da centro
di riferimento per i conventi del cosiddetto Capo di Sopra della regione. In
esso vi furono quasi sempre sia il noviziato che il professorio, [pag. 253] come pure un centro di studio per i
giovani religiosi. Nei momenti di maggiore sicurezza del convento, la comunità
raggiunse un numero di frati oscillante tra i 12 e i 15, fino anche a 20. Molti
religiosi turritani furono persone veramente all’altezza per la loro
preparazione culturale e per la loro testimonianza religiosa. Vediamo in
proposito la nota lasciataci da uno storico sassarese del XVIII sec., il
francescano Antonio Sisco:
Convento di Santo Agostino della Città di
Sassari.
Questo Convento di Santo Agostino della
Città di Sassari, fu fondato dal Venerabile Padre Fr. Giovanni Exarch di nazione
spagnolo, figlio del Convento di S. Giovanni di
Si tratta, come si può vedere, di un testo compilato
sulla base di altri testi e, in questo senso, non fa altro che aumentare la
confusione, soprattutto quando afferma che i conventi sardi erano, questa volta,
sotto il governo della Sicilia. Ma non sta qui l’importanza dello scritto,
quanto nel lusinghiero giudizio che dà degli agostiniani del tempo. Soprattutto
i due religiosi citati erano elementi davvero validi: il P. Murro fu più volte
provinciale, consigliere provinciale, reggente degli studi a Cagliari e priore a
Sassari, a motivo della sua statura di religioso e di teologo. Il P. Gavino
Demurtas, invece, fu conosciuto soprattutto come predicatore. Su di lui ci resta
una raccolta di poesie e di cosiddetti “Applausi Poetici” alle sue prediche
quaresimali, tenute nella Cattedrale di Sassari in occasione dell’anno santo
1775 (76). Il convento sassarese, come è
stato riferito in altra parte del presente studio, venne soppresso per motivi
disciplinari nel
Noi Don Giovanni Maria Bua per grazia di
Dio, e della S. Sede Arcivescovo d’Oristano, vescovo di Santa Giusta nello
spirituale e Temporale Amministratore Apostolico della Diocesi di
Galtellì-Nuoro, Cavaliere di Gran Croce, Delegato Apostolico per i Regolari di
Sardegna.
Allo stabilimento del Conservatorio delle
povere donzelle nella Città di Sassari và unita la dismessione dei Religiosi
Agostiniani dal Convento che abitavano fuori, ma in vicinanza della stessa
città, e la dismessione dei Religiosi Domenicani dal loro convento sito dentro
la stessa città, e la loro traslazione al Convento di S. Agostino per stabilirvi
l’Orfanatrofio, quali disposizioni sono consignate negli articoli 1, 2 e 3 dei
Decreti della Sacra Congregazione sulli Affari Ecclesiastici Straordinari del 4
Dicembre 1831, che sono stati inseriti, e fanno parte del Breve Apostolico del
17 Luglio 1832, e sono del tenore seguente:
1. Dimittendos esse
Fratres Eremitas Ordinis Sancti Augustini a cenobio extra civitatem Turritanam
posito, eis assignati alio cenobio eiusdem Ordinis in eadem Provincia, in cuius
cenobii familia adscripti censeantur pro arbitrio et prudentia Superioris
Provincialis.
2. Item dimittendos esse
Regulares Ordinis S. Dominici a Cenobio intra eadem Civitatem posito, eosque
transferendos esse ad illud extra eamde Civitatem quod prefati fratres Eremitas
Ordinis Sancti Augustini relicturi sunt.
3. Cenobium autem sive
Domum quam nunc Regulares S. Dominici intra eamdem Civitatem incolunt
reservandam esse pro erectione orphanatrophii pauperum puellarum ipsius
Civitatis.
Trovatosi indi dalla Sede Apostolica non
poter avere effetto lo stabilimento dell’orfanotrofio per difetto di dotazione,
onde non venisse ulteriormente dilatata l’apertura dell’orfanotrofio
provvidde [pag. 256] la stessa
Sede Apostolica per mezzo della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici
Straordinari con Decreto del 3 Dicembre 1833:
1. che i beni del soppresso
Convento di S. Agostino si dovessero aggregare all’orfanotrofio coi pesi
seguenti:
2. che dovessero rimanere ai
Domenicani i beni che si trovassero espressamente lasciati alla Sacristia della
Chiesa del Convento di S. Agostino.
3. che si dessero ai
Religiosi agostiniani ossia ai Conventi che riceverebbero i Religiosi dimessi i
frutti che si trovassero nel Convento soppresso, dedotte le spese di
amministrazione, di colletta e di traslocamento dei
Religiosi.
4. che per ciascuno dei
Religiosi agostiniani sacerdoti che si fossero trovati di famiglia all’atto
della soppressione si pagassero loro vita e stato regolare durante, dai beni
dello stesso soppresso Convento scudi Romani sessanta, e cinquanta della stessa
moneta per ciascuno dei laici professi, fossero o non fossero nativi di Sassari
o figli di qualunque dei conventi dello stesso ordine come porta il tenore del
decreto:
ad quartum affirmative ad primam partem
traditis nempe fructibus existentibus in cenobio, et aliis perceptis hoc anno
deductis deducendis juxta formam petitionis. Ad secundam pariter affirmative
juxta modum nempe ut singulis Cenobiis quibus adjunguntur Religiosi viri Ordinis
S. Augustini dimissi a Cenobio Turritano solvantur quotannis ex redditus ipsius
Cenobii scuta sexaginta valore monetae Romanae pro uno quoque viro regulari in
Sacris Ordinibus costituto, et scuta quinquaginta pro unoquoque viro solemniter
professo quem laicum sive conversum appellant quos constat pertinuisse ad ipsius
Cenobii familiam quae ex eo dimissa fuit, sublata quacumque exceptione de eorum
origine sive nativitate cujus pensionis solutio tamdiu pro uniuscuiusque rata
percipienda erit quamdiu eorum quilibet viverit.
In secondo luogo viene proveduto che dai
beni dello stesso convento si dovesse prima riparare discrettamente il convento
e chiesa di S. Agostino, onde non fosse disadatto e pregiudiziale ai nuovi
abitanti. Delle quali disposizioni essendo stata a Noi commessa l’esecuzione col
precitato Breve Pontificio e Decreto della Congregazione prelodata abbiano tutta
la sollecitudine di portare ad effetto le prime ordinazioni della dismessione
cioè dei Religiosi Agostiniani con Nostro Decreto del 23 Gennaio 1833, e la
traslocazione dei Religiosi Domenicani al Convento di S. Agostino con Decreto
delli 25 Gennaio 1834, come pure di riattare il Convento e chiesa di S. Agostino
per cui con Nostra lettera delli 17 Gennaio 1833 abbiamo autorizzato il Signor
Avvocato Don Pasquale Tola a venire coi
[pag. 257]
Religiosi Domenicani ad una trattativa per la
fissazione della somma che sarebbe richiesta per le stesse riparazioni; rimaneva
tuttavia l’applicazione dei beni del soppresso convento al già eretto
orfanotrofio. Servendoci pertanto delle facoltà apostoliche conferiteci col
precitato Apostolico Breve e Decreto successivo precalendato del 3 Dicembre
1833, col tenore delle presenti applichiamo i beni che appartenevano al
soppresso Convento di S. Agostino sito fuori ed in vicinanza della Città di
Sassari all’Orfanotrofio, ossia Conservatorio delle figlie di Maria già eretto
nel Convento che lasciarono vacuo i Padri Domenicani esistenti dentro la stessa
Città di Sassari, ed al medesimo orfanotrofio applichiamo, e dichiariamo
applicati tutti, e singoli i frutti percevuti, e da perceversi negli, e per gli
scorsi anni dal sovra enunciato giorno della dismessione dei Religiosi, secondo
il tenore dell’inscrito decreto, e non altrimenti. Perciò dichiariamo e
stabiliamo: 1° che la somma o già consegnata, o da consegnarsi ai Padri
Domenicani per il ristauro del convento e Chiesa resti validamente sborzata, o
si debba sborzare secondo i termini stabiliti nella convenzione seguita per
Nostra autorizzazione. 2° che in qualunque tempo venga a scuoprirsi qualunque
capitale investito a censo, o predio rustico sia, od urbano legato alla
Sacristia di Sant’Agostino debba immantinente lasciarsi alla stessa Sagristia,
ed a dominio dei Padri Domenicani che la ufficiano, ai quali perciò diamo ora
per allora il diritto a ripeterlo. 3° che durante la vita e lo stato regolare
dei Religiosi agostiniani che sono stati dimessi dal loro convento di Sassari si
paghi annualmente dall’orfanotrofio sessanta scudi Romani per ogni Religioso
Sacerdote, e cinquanta della stessa moneta per ogni laico professo senza
diminuzione, e senza ritardo, e per loro ai conventi nei quali saran destinati
di famiglia.
Dato in Oristano li 3 Febbraio 1839.
Luogo del suggello
+ Giovanni Maria Arcivescovo Delegato
Apostolico
Concordat, et in
fidem
Secretarius Anthiocus Sulas Notarius
Apostolicus (77).
I Domenicani, però, vi restarono pochi anni, perché
costretti anche loro a lasciare in seguito alle leggi di soppressione. Il
Convento venne requisito e adibito ad uso di ospedale-infermieria militare. I
Padri Domenicani ritornarono a Sassari nel 1936, ma non poterono riprendere
possesso dell’antico convento; così, a partire dal 1957 fino al 1965,
edificarono una nuova casa religiosa, allineata sulla parte sinistra della
facciata della chiesa rispetto a chi guarda.
[pag. 258]
Per quanto concerne l’edificio sacro, un ampio resoconto
storico ed artistico ce lo fornisce lo scritto del padre domenicano Gerolamo
Caratelli, morto nel 1983, intitolato La chiesa di S. Agostino in
Sassari, (con cenni storici), Sassari 1950. Secondo il religioso, che
aveva fatto dei sopralluoghi di persona e degli studi sulle fondamenta della
chiesa e sulla parte sottostante la cappella della Vergine del Buon Cammino, la
chiesa agostiniana forse era stata costruita sopra un antico oratorio di epoca
bizantina: questo spiegherebbe, almeno in parte, il proseguimento del culto
della Madonna di Costantinopoli, o Madonna d’Itria. I due culti principali
presenti nella chiesa, almeno fino al 1639, come abbiamo visto per la
testimonianza del Vico, furono quello della Vergine del Rimedio, versione locale
della Madonna del Soccorso, e quello appunto della Vergine d’Itria. Con il tempo
la devozione alla Madonna del Rimedio venne meno, ma anche quella della Vergine
d’Itria conobbe una particolare evoluzione. Per un disaccordo con i frati
agostiniani,
“... Padre Sisco afferma: Anticamente
In sintesi, la devozione alla Madonna d’Itria e quella
per
Primieramente dichos Reverendos Padres
por si y sus sucessores dellos endichos Convento y Orden de su grado y cierta
sciencia, dan e conceden y entregan ala dicha Cofadria de Biandantes presentes y
acceptantes
Nella cappella della Madonna del Buon Cammino, sopra
l’altare, vi è la nicchia con la pregevole statua lignea del sec. XVI della
Vergine e, all’inizio di essa, sul pavimento, si può notare la lapide che
chiudeva il sepolcro dei confratelli, con su scritto: B.V.M - D.B.C. - F.A.D. 1784 - Sepoltura de
Viandanti (Beata Vergine Maria del Buon Cammino, fatta Anno Domini 1784,
etc.).
Dal 1941 il Gremio dei Viandanti ha ereditato il
Candeliere dei “carradori”, e in forza di ciò partecipa alla omonima festa
sassarese dei “Candelieri” il 14 agosto. Per quanto riguarda l’interno della
chiesa, occorre dire che ha subìto diverse modifiche apportatevi dai padri
domenicani, i quali vi hanno realizzato delle cappelle dedicate ai culti del
loro Ordine. Comunque, da quel che si può sapere, gli agostiniani nelle dieci
cappelle della chiesa, oltre al culto della Madonna del Buon Cammino,
promuovevano la devozione a S. Leonardo, alle Anime del Purgatorio, al
Crocifisso, a S. Guglielmo, a S. Vittoria, alla Beata Rita, a Nostra Signora
della Consolazione (cappella con patronato del Marchese di Montemuros) e a S.
Nicola da Tolentino (cappella con patronato del Marchese della Planargia). A S.
Agostino era dedicato l’altare maggiore sopra il quale campeggiava la statua
lignea del Santo. Molte cose, come dicevo, sono cambiate all’interno della
chiesa ad opera dei frati predicatori, i quali vi hanno realizzato
Un’ultima nota sulla presenza dell’Ordine a Sassari nei
secc. XVII-XIX riguarda i vescovi agostiniani che ressero l’arcidiocesi: essi
furono due: “Giuseppe Siccardo (1702).
Spagnuolo ed eremitano di S. Agostino. Venne assunto a questa sede il 12 maggio
del 1702, [pag. 261] per la morte del religioso servita Giorgio Sotgia,
arcivescovo eletto, il quale cessò di vivere prima di prender possesso
dell’arcidiocesi” (80). Il secondo presule è: “Giacinto della Torre (1790-97). De’ conti di Lucerna e Valle, nacque in Saluzzo.
Ascrittosi fin dalla più giovane età all’ordine agostiniano, vi ottenne i gradi
di dottore, di maestro e di vicario generale della Congregazione di Lombardia,
nonché la fama di dotto teologo, di eloquente oratore e di valentissimo
letterato. Fu creato arcivescovo di Sassari nel 1790 e consacrato nello stesso
anno, addì 29 marzo. Dopo circa due lustri, il 24 luglio 1797, venne traslato
alla sede d’Acqui, ritenendo il titolo di Arcivescovo” (81).
____________________________________________
(70) AEGIDII VITERBIENSIS OSA, Registrum Generalatus
II (1514-1518), Romae 1984, doc. 728.
(71) Per la figura di Fr. Juan Exarch vedi: Analecta
Augustiniana, vol. LXII (1999), pp. 362-365.
(72) F. DE VICO, Historia Generale..., cit., parte VI,
cap. XXI.
(73) In proposito, cfr. Analecta Augustiniana,
vol. LXII (1999), pp. 359-389.
(74) E. COSTA, Sassari, Ed. Gallizzi,
Sassari 1967, vol. II, t. II, parti VI-X, pp. 388-389.
(75) Biblioteca Universitaria di Sassari, Manoscritto
(76) Biblioteca Universitaria di Sassari, Sala Sarda, Pos.
Misc. S.D. 1256.
(77) Biblioteca Universitaria di Sassari, Soppresse
Corporazioni Religiose, S. 5, ms. 814.
(78) C. A. SANNA, Sassari, Storia dei Gremi e dei
Candelieri, Ed. A.A.S., Sassari, 1992, p.
170.
(79) Ibidem, p.
170.
(80) S. PINTUS, Vescovi e Arcivescovi di Torres,
oggi Sassari, in “Archivio Storico Sardo”, vol. I, fasc. I, Cagliari
1905, p. 82.
(81) PINTUS, Ibidem, p.
83.
7. IL CONVENTO DI S. SEBASTIANO DI
ALGHERO
Sulla fondazione del convento algherese un ottimo studio
èquello del sac. Antonio Nughes (82), che
ha definitivamente chiarito alcuni aspetti controversi circa la data della
fondazione. Pur non pervenendo ad alcuna precisa datazione, si è chiarito che
gli agostiniani arrivarono in Alghero ancor prima del 1518, come si ricava da
questa nota presente nel registro del Priore Generale dell’epoca: “27 decembris 1525. Facultas fratri Antonio Frugon de
Bonifatio a nostris predecessoribus facta fuerat cuiusdam conventus in civitate
Algueria capiendi atque administrandi” (83). L’annotazione è del priore generale Gabriele
della Volta, il quale aveva iniziato a governare l’Ordine nel 1518: è evidente
quindi che, riferendosi ai suoi predecessori, sposti in addietro la data
d’inizio della prima comunità algherese. I frati in un primo tempo si
stabilirono presso la chiesa di S. Maria degli Angeli, edificio sacro molto
antico e che secondo la tradizione conservava i resti di alcuni dei primi
martiri cristiani della zona, come risulta da un documento presente
nell’Archivio Comunale di Alghero: “Copia d’uno
scritto esistente nell’Archivio dei RR. PP. Agostiniani della Città di Alghero.
‘Alguer. La deposiciòn de S. Golobert M [pag. 262] que
confessò publicamente la fé de Xsto delante del Presidente Barbaro por lo qual
padeciò graves tormentos, y en fin hechado en la hoguera acabò su martirio. Año
300. Imperando Diocletiano. Està enterrado en
“Io frà Augustì Coco Vicari Provincial y
difinidor de la provincia de Serdegna del horde de nuestre pare Sanct Augustì
abla fuit confirme la venda que afet lo pare prior mestre Salvador Mameli ab
tota
Frà Augustì Coco Vicari
Provincial”. (89)
Un tentativo di resa in lingua italiana potrebbe essere
il seguente: “Io fr. Agostino Coco, Vicario
provinciale e consigliere della provincia di Sardegna dell’Ordine del nostro
Santo Padre Agostino dichiaro conforme la vendita che il padre priore maestro
Salvatore Mameli ha fatto della vigna del padre Pietro Murgia, a Giovanni
Costanzia genovese, abitante nella città di Alghero. Tutto ciò, così come consta
dall’atto redatto dal notaio maestro Antonio Giame nei trascorsi mesi dell’anno
1607. Così detta vendita è da considerarsi fatta a utilità e profitto del
convento e affinché la detta vendita ed atto abbiano maggior forza, scrivo
(faccio) la presente di mia mano. Oggi, in Alghero, ai 7 del mese di aprile
“Dietro invito di questo Illustrissimo e
Reverendissimo Monsignore Don Pietro Rafaele Ardoino, e dei Reverendi Padri
Agostiniani, avendo quest’Illustrissimo Consiglio Civico dato incarico al suo
Capo Mastro Muratore Sebastiano Guerino di visitare, e di riconoscere lo stato
del convento e chiesa dei medesimi Padri posto fuori della città. Esso Capo
Mastro riferisce che essendosi portato sul luogo, ed avendo attentamente
perlustrato quel fabbricato, ha riconosciuto che la facciata del convento che
guarda il levante trovasi in istato di prossima rovina, cagionata da diffetto di
costruzione di essa facciata, la quale non può in alcun modo sostenere la spinta
della volta della scala, non che quella della volta del corridoio terreno che
dal convento conduce alla Chiesa, così che anche la scala e volta minacciano di
rovinare, e sarebbero già rovinate, se non fossero alquanto sostenute dagli
appositi appoggi, quali però non potranno impedire la rovina crescendo la
pendenza della medesima facciata. Alla spinta di questa volta terrena arroga
ancora quella del corridoio superiore la quale trovasi appoggiata alla medesima
facciata, e siccome più elevata agisce con più forza sullo stesso punto,
[pag. 265]
cosiché tutto quel
fabbricato deve da un momento all’altro rovinare, né potrebbe oggi senza grave
pericolo abitarsi. Visitata anche
“Fr. Agostino Podestà Bacc. in Sacra
Teologia, Provinciale dell’Ordine Eremitano del Santo Padre Agostino di questa
Provincia di Sardegna. [pag. 266] Personalmente visitato questo nostro Convento di S.
Sebastiano d’Alghero, abbiamo dato principio a questa nostra visita con visitare
il SS.mo Sagramento, Olio Santo, Chiesa, Sacristia, Officine, etc., e fatto il
debito scrutinio siam passati ad esaminare i libri d’Entrata ed esito generale
del Convento... Prima di chiudere questa nostra Visita includiamo questo
seguente decreto: avendo osservato in questa nostra dimora di pochi mesi che i
Religiosi abusano delle nostre Regole e Costituzioni, cioè di non potersi stare
senza tonaca né fuori né dentro la cella; ordiniamo che d’ora in avanti, nessun
Religioso possa comparire senza il nostro Santo Abito e particolarmente fuori di
porteria e di quanto ordiniamo, se ne incarica la sorveglianza del Padre Priore,
perché in caso contrario si serva della sua autorità dando i gastighi che
crederà opportuni a seconda delle circostanze. In fede di che diamo le presenti
da Noi sottoscritte, munite col sigillo minore della Provincia, e
referendate dal nostro infrascritto Provinciale
Segretaro. Alghero, S. Sebastiano, 15 marzo 1850. - Fr. AGOSTINO PODESTÀ
Provinciale” (92).
I libri di spesa del convento si chiudono al 31 luglio
1855 con la firma dell’ufficiale regio incaricato dell’incameramento dei beni.
L’edificio venne dapprima adibito a carcere, poi, dal 1885, venduto dal Demanio
al Comune di Alghero per farne un lazzaretto. Nel 1938 il Comune permutava l’ex
Convento di S. Agostino col vecchio Seminario della Diocesi: da allora divenne
Ricovero di Mendicità. Oggi, dopo aggiunte, ampliamenti e rifacimenti, è
diventato la “Casa di riposo S. Agostino” per la cura e l’assistenza delle
persone anziane. I vescovi agostiniani che ressero la diocesi algherese nel
periodo che stiamo esaminando furono i seguenti:
1.
Andrea Aznar. Nato a Zaragoza nel 1612,
divenne vescovo di Alghero il 15 gennaio 1663, per poi essere di nuovo
trasferito in Spagna nelle diocesi di Jaca e Teruel. Su di lui esiste uno studio
completo ed esauriente messo a punto da Juan José Polo Rubio, Fray Andrés
Aznar Naves (1612-1682), Obispo de Alguer, Jaca y Teruel, Editorial
Revista Agustiniana, Madrid 1996.
2. Francisco Lopez de Urraca.
“Spagnuolo e
religioso agostiniano. Già vescovo di Bosa, il 13 settembre 1677 venne
trasferito a questa sede. In seguito passò alla Chiesa di
Barbastro” (93).
[pag. 267]
3. Giuseppe di Gesù Maria.
“Spagnuolo e
religioso agostiniano scalzo. Eletto predicatore di corte dal Re Cattolico, fu
dal medesimo nominato vescovo di questa Diocesi, consenziente il Pontefice, il
18 maggio 1693. Ma passò a miglior vita prima d’esser
consacrato” (94).
A chiusura di questo contributo sulla storia degli
agostiniani nell’isola, mi sembra indicato e significativo proporre una poesia
sulla chiesetta di S. Agostino di Alghero, scritta in catalano dal poeta
algherese Rafael Sari: una poesia che rievoca con nostalgia un passato fatto di
fede, di cultura, di profonda umanità, a ricordo di persone che, nel bene e nel
male, hanno fatto sicuramente la loro parte nei cammino della gente di
Sardegna.
Horts entorn i la pedrera: / verd i or / com la gran
bandera del gremit. / En fons blau de marina / i la platja de plata. / A mig tu,
Sant’Agostì, / iglesieta de res / sola i blanca / a una vora de camì. / Una
bandera de pau. / Passant-te davant / a la tardeta suaual / saluts i pregàries /
te donava la gent. / A juliol la festa. / Alegria de campanyes, / plenes de sol,
/ arbres colorits de fruites / i meses aparelladese / sota parres de raim
primerene. / Vi a rius / entre esclats de risa. / I gran que fe / a l’hort de
l’obrer: / foc rabent / a les calderes, / banyes al caliu / i crabits a l’ast /
damunt a les brases. / Missa gran i processò / i cada hort beneit. / Fins a nit
/ beure i mengiar a tot arreu. / I l’iglesieta plena de llumera, / de cants i de
paraules de Déu. / Temps passat, finit. / Horts ara estreinyts de cases; /
prepotenta la ciutat és vinguda / a degollar en aquìa / verd i pau. / Una pena,
o Sant’Agostì! / A la tardeta encara / faixa el sol l’iglesieta / i abraca les
pedres velles. / Passa encara la gent / no saluda però, no prega. / Va en pressa
en pressa. / I la nit davalla / trista i obscura, aixì. / Les parets caigudes /
ja plenes de herbes salvatges / pareix alhora que plorin, / o
Sant’Agosti.
Chiesetta di
Sant’Agostino
Orti intorno e la petraia: / verde e oro / come la
grande bandiera del gremio. / In fondo azzurro di mare / e la spiaggia
d’argento. / In mezzo tu, Sant’Agostino, / chiesetta da nulla / sola e bianca /
al margine della strada. / Una bandiera di pace. / Passandoti davanti / tramonto
soave / saluti e preghiere / t’offriva la gente. / A luglio la festa. /
Allegria di campagne / piene di sole, / alberi coloriti di frutta / tavole
imbandite / sotto pergolati d’uva primaticcia. / Vino a ruscelli / fra scoppi di
riso. / E gran da fare / nell’orto dell’obriere: / fuoco rovente / sotto le
caldaie, / sughi al caldo e capretti allo spiedo / sopra le braci. / Messa
grande e processione. / E ogni orto benedetto. / Fino a notte / bere e mangiare
in abbondanza. / E la chiesetta piena di luci, / di canti e di parole di Dio. /
Tempo passato, finito. / Orti ora stretti dalle case; / prepotente la città è
venuta / a disperdere qui / verde e pace. / Una pena, Sant’Agostino! / Al
tramonto ancora / fascia il sole la chiesetta / e abbraccia le pietre antiche. /
Passa ancora la gente, / non saluta però, non prega. / Va in fretta in fretta. /
E la notte scende / Triste e oscura, così. / I muri caduti / già pieni di erbe
selvagge / sembra allora che piangano, / o Sant’Agostino” (95).
_______________________________________-
(82) A. NUGHES, Alghero: Chiesa e società nel XVI
sec., Ed. Del Sole, Alghero 1990, pp. 102-103; 106-108;
253-254.
(83) AGA, Dd. 15, Registri PP. Generalium, f.
25v.
(84) Archivio Comunale di Alghero, G. 49/ 846, fasc.
36, n.
3.
(85) A. NUGHES,
Alghero..., cit., p. 103.
(86) AGA, Dd. 15, Registri PP. Generalium, f.
52v.
(87) A. NUGHES
Alghero..., cit., p. 108.
(88) F. DE VICO, Historia General..., cit.,
parte VI, cap. 12.
(89) Biblioteca Universitaria di Sassari, Manoscritti
Corporazioni Religiose Soppresse, sub voce Agostiniani/Alghero, n.
815-826.
(90) Archivio Comunale di Alghero, Busta n. 823/134, ff.
1-1v.
(91) T. CABIZZOSU, Chiesa e società..., cit., p.
123.
(92) Archivio di Stato di Sassari, Corporazioni Religiose
Soppresse, Agostiniani-Alghero (dal 1829 al 1855), Busta n.
2.
(93) S. PINTUS, Vescovi di Ottana e di Alghero,
in “Archivio Storico Sardo”, vol. V, fasc. 1-2, Cagliari 1909, p.
117.
(94) S. PINTUS, Ibidem, p.
117.
(95)
R. SARI, da Ombra i sol,
Ed. della Torre, Cagliari 1980.