La chiesa di Sant’Agostino in Cagliari nel nostro XX secolo

di Mons. Edoardo Lobina

 

   La prima persona che rivolge il pensiero a questa chiesa chiusa, abbandonata, in rovina, è la Serva di Dio Suor Giuseppina Nicoli. Superiora dell’Asilo della Marina, con tante opere di cultura, apostolato e carità, disponeva di troppo angusti locali. Domandò al Municipio di Cagliari che le venisse data la Chiesa di S. Agostino. La pratica, come risulta dalla biografia della Suora, scritta dal Missionario Bartolomeo Bachis, non ebbe esito favorevole ma riuscì ad avere buon frutto: che la Chiesa venisse aperta a servizio del pubblico. Mons. Ernesto Maria Piovella, da qualche anno Arcivescovo di Cagliari, consacrò la Chiesa con rito solenne; di questa consacrazione rimangono, documento storico, varie croci ancora visibili sulla parete. La Serva di Dio aveva un grande spirito missionario; tuttora, nell’Altare della Cappella del vicino Asilo Marina, troneggia la Madonna delle Missioni con nelle mani il Mondo da evangelizzare. Ciò spiega perché, venuto a Cagliari il Delegato delle Opere Missionarie Pontificie in giro per l’Italia, Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, scelse per la predicazione missionaria il pulpito della Chiesa di S. Agostino. Non fu certo nel 1925, perchè il 19 marzo 1925 Mons. Roncalli venne consacrato Vescovo e spedito quale Delegato Apostolico in Oriente dove rimase: 10 anni in Grecia e dieci anni in Turchia. Non nel 1924 perché Pio XI, in preparazione all’anno Santo 1925 affidò al giovane Monsignore il gravoso incarico di orgnizzazione della Mostra Missionaria Internazionale in Vaticano, mettendolo in relazione e responsabilità con l’enorme materiale di pregevole valore in arrivo dalle Missioni di tutto il Mondo. Mons. Roncalli ebbe l’incarico da Mons. Piovella di predicare il triduo di S. Saturnino dal pulpito della cattedrale; negli stessi giorni Mons. Roncalli predicò le Missioni nella Chiesa di S. Agostino; e fu precisamente negli ultimi giorni dell’Ottobre 1923.

   Visitando io il “Ciel d’oro” a Pavia dove c’è il Corpo di S. Agostino, osservai nel refettorio del Convento degli Agostiniani, una grande lapide; in essa è scritto che Mons. Roncalli fece colazione in quella sala da pranzo. Tale avvenimento fu un bel ricordo di Colui che diventò Giovanni XXIII e che nel Concilio Ecumenico Vaticano II proclamò che tutta la Chiesa è Missionaria. Che sia venuto qui Mons. Roncalli nel 1923 c’è anche la prova storica: Suor Nicoli era ancora vivente; la morte di questa Santa Suora avvenne nel 1924. Da osservare che in quel tempo non c’erano i microfoni. Io fui in Chiesa presente alla predicazione.

   Sin dal secolo XVII, Sant’Eulalia, per benevola concessione del Capitolo Metropolitano di Cagliari, ebbe il privilegio di essere un Capitolo minore Canonicale, alle immediate dipendenze dell’Arcivescovo. Quando, però, per le leggi di incameramento dei beni ecclesiastici la parrocchia fu privata delle sue proprietà, Sant’Eulalia diventò una Collegiata con cinque parroci, tutti civilmente riconosciuti. Sotto il governo di Monsignor Pietro Balestra e Mons. Francesco Rossi Sant’Eulalia ebbe a soffrire situazioni gravi e difficili. Mons. Piovella staccò da S. Eulalia un parroco: il Dott. Amedeo Loi e, lasciandogli il beneficio di S. Eulalia, lo creò parroco di S. Agostino. Questa nuova parrocchia, arricchita di tante attività del vicino Asilo Marina conobbe felici tempi di grande sviluppo, specie per la predicazione quaresimale per l’Azione Cattolica e per la devozione a Santa Rita. Santa Rita, a Cascia, trova lo zelo degli Agostiniani; a Pavia è molto venerata ad opera degli Agostiniani, eremiti, custodi del corpo di Sant’Agostino. Quindi la parrocchia in Cagliari riprese l’attività degli antichi Agostiniani con la devozione a Santa Rita. Il Dottor Amedeo Loi fu promosso presidente della Collegiata di Sant’Eulalia, conservando sempre la cura parrocchiale in S. Agostino. Dopo la morte di questo zelante parroco, per S. Agostino furono tempi di decadenza. Con la guerra mondiale e i bombardamenti aerei del 28 febbraio e 13 maggio 1943 la Chiesa di S. Agostino fu malamente rovinata ad opera anche degli sciacalli e dei vandali. Dopo la guerra la Chiesa fu magazzino di legnami, sede di bande musicali, ricreatorio domenicale delle persone di servizio della Città. Della Chiesa di S. Agostino poteva dirsi fra le sue rovine: Sunt lacrimae rerum!

   Ma, ecco, dopo la guerra, un grande studioso ed ammiratore di S. Agostino: il dotto professore ed archeologo Piero Cao; vestito con il bianco abito di Oblato benedettino diventa il custode zelante della Cripta di S. Agostino incorporata nel Palazzo Accardo in Largo Carlo Felice. Questo appassionato pellegrino, dopo essere stato in tante nazioni, fu assassinato 23 anni or sono nell’antica Chiesa di Santa Maria de Paulis di Sardegna. Egli ha lasciato con regolare testamento tante cose, parte al Municipio di Cagliari e parte al Capitolo della Cattedrale. Interrogati i due fratelli, commercianti di mobili in Cagliari, Antonio e Marino Cao, mi dissero che i beni lasciati dal loro fratello Piero sono in gran parte ancora chiusi nelle casse. L’almanaco di Cagliari 1980 edito da Fossataro a cura dei fratelli Scano, per la penna di Fernando Pilia, ci dice: “Piero Cao ha lasciato in eredità 265 cose di pregevole valore archeologico, artistico, storico e fra esse una grande cassa sarda, stoffe, crocifissi, statue. Le casse, dopo vent’anni ancora chiuse, sono nel grande bunker del Municipio di Cagliari, precisamente a Montemixi, vicino allo stadio. Viene spontanea una domanda: fra le 265 cose lasciate in eredità non potrebbe esserci qualcosa di questa Chiesa di S. Agostino, salvata da Piero Cao, onesto, zelante, oblato benedettino, grande amante di oggetti sacri, persino appartenenti all’era paleocristiana?

   Ed ecco arriviamo ai nostri tempi: un giovane sacerdote, Vincenzo Fois, emigrato da Villanova con laborioso gruppo di giovani, ottiene dall’Autorità Ecclesiastica e civile, la riapertura di questa Chiesa di S. Agostino, e la sua funzionalità liturgica al pubblico. La grande rovina e l’impressionante cumulo di macerie non scoraggia il lavoro ed il sacrificio dì questa nuova ammirevole gioventù. Merito dei giovani laici cristiani è il grandioso altare barocco di S. Agostino riportato al suo antico splendore artistico.