da M. Paone, Lecce
città chiesa, Galatina 1974, pp. 60-62
Il convento e chiesa de’ PP. Agostiniani, detto S. Angelo, fu fondato nell’anno 1061 da Ugo Santo Ippolito, sotto il titolo di S. Maria degli Eremiti di S. Agostino, reggendo la Chiesa Alessandro II Papa. Prima era fuori le mura della città ed ora dentro. Fu dedicata a S. Michele Arcangelo per lo miracolo in essa succeduto (ma non lo cenna). La consecrazione della chiesa fu nel 1300, nel pontificato di Bonifacio VIII. Il clerico Pompeo Bianco edificò l’altare maggiore (1). La cappella di S. Nicolò da Tolentino è altare privilegiato ed in essa la Regia Grascia di Lecce offre ogni anno i suoi voti e fa per otto giorni le Quarantore, sollenniza la festività del detto santo a dieci settembre con l’intervento della città ed a sue spese. Questa cappella fu fondata da uno di casa Renzi (2). Questo convento fu soppresso nel 1809 e fu dato al Corpo del Genio (3). La chiesa (4) abbandonata (5). Indi, nell’incirca del 18[28] (6), la chiesa fu data alla nuova congregazione dell’Addolorata, che la riaprì ed abbellì ed in ogni anno si fa magnifica festa nel fin di quaresima col settenario a Maria santissima, processione, indi quarantore e bel sepolcro nella settimana santa. Il convento cadde buona parte (7). Indi, nel 1843, fu censito dal Genio per ducati trenta annui ad un tale Antonio Macchia .
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(1) Le notizie sono desunte
dall’INFANTINO, p. 102, le fonti del quale sono FERRARI, p. 696 e SCARDINO, pp.
30-31.
(2) INFANTINO, p. 103; PAONE, Incisori etc. cit., p. 12.
(3) Successivamente, con decreto
del 21 aprile 1813, re Gioacchino, dichiarata Lecce piazza di guarnigione
fissa, disponeva il passaggio del convento di S. Angelo al Dipartimento della
Guerra. Bollettino delle leggi del Regno
di Napoli, a. 1813, semestre I, Napoli 1813, p.
230. Il 1818 il convento di S. Angelo fu assegnato al battaglione macedone.
FOSCARINI, Guida storico-artistica di
Lecce, Lecce 1929, p. 121. Per l’isola di case intitolata a S. Angelo
cfr. Parte prima. Isole di Lecce al
n. 74.
(4) La chiesa, comunemente detta
di S. Angelo, ma dedicata alla Vergine di Costantinopoli, fu ricostruita il
1663 da Giuseppe Zimbalo, come documenta l’atto rogato per notar Leonardo
Mezzana il 29 ottobre 1668 che, pubblicato, con non pochi errori di
trascrizione, da R. Poso (Ultimi studi sull’architettura barocca
pugliese, negli “Annali
della Scuola Naturale Superiore di Pisa”, classe di Lettere e Filosofia, serie
III, Pisa 1972, vol. II, 2, pp. 885-90) espone, con la vicenda edilizia della
chiesa, la controversia giudiziaria insorta tra gli Agostiniani e l’architetto
che il 1668 si impegnava a ricostruire le parti pericolanti del tempio. Il
Padre maestro Monosio non fu un muratore, com’è detto dalla Poso, p. 885, ma il
religioso agostiniano, Raffaele Monosio, che allo Zimbalo commise, oltre che la
ricostruzione del S. Angelo di Lecce, anche la chiesa e il convento degli
Agostiniani di Melpignano. N. VACCA, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, LXXII,
1959, 337 (5 dicembre). Nella navata del S. Angelo ho assegnato a Giuseppe
Zimbalo i tre altari della Vergine già di patronato Giugni, di S. Antonio e di
S. Giacomo. PAONE, Notizie artistiche,
negli “Studi Salentini”, VI, 1961, 12, pp. 104.
(5) Soppressi i religiosi, la
chiesa fu adibita a calzoleria e a magazzino delle truppe francesi. Sgombrata
dai militari, cadde in rovina, perdette il soffitto e i telai delle finestre e
subì la rimozione delle statue lapidee dei SS. Monica ed Agostino e della tela
della Vergine col Bambino e Santi, che vennero trasportate nella chiesa di
S. Maria della Grazia. PALADIN1, Guida
storica ed artistica della città di Lecce, Lecce 1952, p. 237.
(6) Con decreto del 18 aprile
1828 l’uso e la proprietà della chiesa furono accordati ad un sodalizio di
cittadini che il 1830 provvide a restaurare il tempio ed a costituirsi in
persona giuridica, ottenendo, con decreto del 3 marzo 1831, il legale
riconoscimento ed il titolo di arciconfraternita dell’Addolorata. PALADINI, Guida etc. cit., p. 238.
(7) Nel sec. XVII nel convento
di S. Angelo abitava una comunità di trenta religiosi (cfr. A. S. L., Sezione
notarile, 46/29, 1630, fol. 256, dove sono i nomi di otto religiosi) con
noviziato e studio di filosofia e funzionavano un nosocomio ed un’infermeria.
G. B. PACICHELLI, Il Regno di Napoli in
prospettiva, Napoli 1701, p. 170 e VACCA-CORSANO, La casa dei Giugni etc. cit., p. 12.
Nell’edificio, destinato a sede di un orfanotrofio maschile approvato da
Ferdinando II il 21 agosto 1851 con assegno di fondazione di annui ducati 2381,
oltre la spesa sostenuta pei lavori di riadattamento compiuti dall’architetto
leccese Oronzo Bernardini, fu, il 30 maggio 1852, inaugurato l’Ospizio
provinciale S. Ferdinando, poscia intitolato a Giuseppe Garibaldi. In
quell’istituto di arti e mestieri, per interessamento dell’intendente Carlo
Sozi Carafa, fu messo Antonio Bortone, che vi frequentò la scuola dello
statuario Antonio Maccagnani, il quale plasmò per la chiesa di S. Angelo la
statua in cartapesta della Vergine Addolorata. FOSCARINI, Bortone Antonio, negli Artisti salentini, editi in “Informazioni archivistiche e
bibliografiche sul Salento”, II, 1958, 1-2, p. 37.