Foggia: una presunta fondazione agostiniana nelle Puglie al tempo
della Grande Unione
di Francesco Picca
Al primo decennio del XIV secolo, e in particolare agli anni del
generalato di Giacomo da Orte (1308-1311), si fa risalire la costituzione della
Provincia di Puglia o di S. Caterina d’Alessandria, denominazione che
deriverebbe dalla dedicazione del convento di Cerignola (A. Lubin, Orbis
Augustinianus sive conventuum Ordinis Eremitarum Sancti Augustini topographica
descriptio, Parisiis 1672, p. 102). La nuova provincia nasce dalla
divisione della preesistente Provincia Napoletana o del Regno in due nuove
entità: quella Pugliese e quella di Terra di Lavoro. Dal catalogo dei conventi
esistenti al tempo del generalato di Girolamo Seripando (1539-1551), pubblicato
dallo storico agostiniano Eustasio Esteban, veniamo a sapere che la divisione
venne ratificata in occasione del capitolo generale tenutosi a Padova nel 1315:
“(Provincia Apuliae) erecta fuit a Priore Generali Iacobo
Hortano inter annos 1308 et 1311, quo ipse vitae concessit, et quidem per
divisionem Provinciae Terrae Laboris in Generali Capitulo Paduano an. 1315
confirmatam” (E. Esteban, Catalogus conventuum O. E. S. Augustini
tempore prioris generalis Hieronim Seripandi (1539-1551), in “Analecta Augustiniana”,
VI, 1915-1916, p. 17). Nella prima metà del Trecento la Provincia copre un
territorio molto vasto, comprendente la Puglia, il Molise, l'Abruzzo e parte
della Basilicata, con un elenco di conventi non numeroso e quindi spesso molto
distanti: nel registro del generale Gregorio da Rimini (1357-1358) si
menzionano le fondazioni di Andria, Barletta, Bisceglie, Città S. Angelo,
Vasto, Lanciano, Lucera, Melfi, Sulmona, Termoli e Trani (Gregorii de Arimino,
Registrum generalatus, 1357-1358, ed. A. De Meijer, Romae 1976). Nel 1476
le comunità di area abruzzese, insieme con altre della stessa regione prima
inserite in altre provincie, furono accorpate nella Provincia d’Abruzzo, nella
quale confluirono da quella pugliese i conventi di Lanciano, Vasto e Città S.
Angelo. Tra i più antichi insediamenti pugliesi si registra una particolare
concentrazione di comunità nell’area nord-barese, con una predilezione per le
principali città portuali (Barletta, Trani, Bisceglie, alle quali si aggiunge
un importante centro dell’entroterra come Andria, strettamente collegato allo
scalo costiero barlettano. Di particolare interesse il convento di S. Agostino
ad Andria, che Herrera così descrive: “Adriae, sive Andriae, S. Augustini,
Provinciae Apuliae. Huic Monasterio Prior Generalis in Registris die 12 Aprilis
anno 1387 facultatem dedit vendendi quamdam possessionem pro fabrica novae
Ecclesiae aedificandae, et die 4 Octobris anno 1455 Clementem de Barulo
Provincialem electum Andriae confirmavit”. L’insediamento andriese costituisce
molto probabilmente la più antica comunità agostiniana insediatasi in Puglia,
evento favorito indubitabilmente dalla nomina, nel 1290, dell’agostiniano fra
Placido quale vescovo della città pugliese: pertanto la prima penetrazione
dell’Ordine nelle terre pugliesi deve essere collocata cronologicamente tra
l’ultimo decennio del XIII secolo e i primi anni del Trecento, attraverso la
ristrutturazione e la ridedicazione della preesistente chiesa andriese tra 1359
e 1387. Unico caso documentato di costruzione diretta di un convento
dell’Ordine nella Puglia di fine Duecento è quello di Lucera. Ma sarebbe meglio
parlare di un ‘tentativo’ di costruzione. Nell’anno 1300, infatti, mentre
Giovanni Pipino da Barletta sterminava con le sue truppe, per ordine degli Angioini
di Napoli, la comunità saracena di Lucera, erano in costruzione le chiese dei
tre principali Ordini mendicanti, francescani, domenicani e agostiniani.
Tuttavia per vedere l’edificio completato e attivo occorrerà attendere il pieno
XIV secolo. Un caso a parte costituisce
l’insediamento di S. Agostino a Foggia, leggendariamente risalente al tempo
della Grande Unione, ma sostanzialmente non afferente all’Ordine di S. Agostino
almeno fino al pieno XV secolo. Vediamo ora di ricostruire il contesto di questo
‘lapsus’ storiografico e di delineare meglio le caratteristiche e la storia
della comunità agostiniana di Foggia. Torelli (Secoli agostiniani, Bologna 1659, p. 381) così scrive: “Il dotto Errera [cioè T. de
Herrera, Alphabetum Augustinianum,
Matriti 1644], parlando dell’antichità del nostro convento di S. Leonardo nella
nobile, e magnifica terra di Foggia nella Provincia di Puglia, nel Tomo primo
del suo erudito Alfabeto a car. 255 dice, che questo Monistero è più antico
dell’anno 1250 il suo fondamento, è perché li Frati del detto convento hanno
sempre havuta la precedenza sopra li Padri Francescani, nel convento de’ quali
già prima fondato, vi fu sepellito (allo scrivere di Bartolomeo da Pisa nelle
sue conformità) nel detto anno 1250 il B. Giacomo d’Assisi. E perché li Padri
Francescani del suddetto convento verso l’anno del 1580 vollero litigare co’
nostri sopra la detta precedenza, che havevano quelli ab immemorabili tempore
posseduta, n’hebbero però la sentenza contraria da Paolo Giraldi, Archidiacono,
e Vicario Generale del vescovato di Troia, essendo priore del suddetto convento
nostro M. Agostino da Vercelli, sotto il giorno 28 di Febraio, consagrato
appunto alla seconda traslatione del Venerando corpo di S. Agostino. Aggiungo
io, che non solo per questa sodissima ragione è più antico dell’accennato anno
1250 ma etiamdio di questo del 1243 avvegnache il P. Vadingo asserisce essere
il suo, dell’Ordine de’ Minori, più antico di quest’anno per lo meno”. A
fronte, dunque, di una disputa tra Ordini alla fine del Cinquecento, nasce
l’idea di considerare il convento agostiniano di Foggia, che nel 1580, come
abbiamo visto, effettivamente esiste, come uno dei più antichi insediamenti,
facendolo risalire addirittura ad un periodo antecedente la Grande Unione e
pertanto preminente rispetto alla ‘concorrenza’ francescana. La realtà è ben
diversa, anche se alla base vi è un equivoco intorno alla natura della regola
che caratterizzava la comunità insediata nella medievale chiesa di S. Leonardo
a Foggia, poi trasformata nell’attuale chiesa di S. Agostino. Recentissimi
studi hanno permesso, sulla base di fonti documentarie, di delineare la storia
del complesso religioso di S. Leonardo, da porre in relazione ad un ben più
famoso insediamento ubicato sempre in Capitanata, quello di S. Leonardo in Lama
Volara o S. Leonardo di Siponto, pregevole documento di arte e architettura
medievale a pochi chilometri da Foggia, nei pressi dell’odierna città di
Manfredonia, ma soprattutto vicino all’antichissima città di Siponto. Ma torniamo
alla nostra chiesa foggiana. Il documento più antico risale addirittura al
1066: si tratta della bolla di Alessandro II a Stefano, vescovo di Troia, nella
quale viene nominata la chiesa di S. Leonardo. Ancora nel 1164, tra i documenti
di S. Leonardo di Siponto, si trova un atto di donazione della quarta parte di
un orto da parte di Trotta, moglie di Giacomo di Giovanni, a favore della
chiesa di S. Leonardo sita nei confini della città di Foggia. Inoltre nel 1165
un altro documento di donazione cita ancora una volta la chiesa foggiana, che,
risolutivamente, nel 1167 viene elencata in un privilegio concesso dal papa
Alessandro III in favore di Riccardo, priore di S. Leonardo in Lama Volara, tra
le chiese aggregate o assoggettate alla chiesa sipontina. I diritti appena
citati vengono ulteriormente confermati il 20 maggio 1194 da papa Celestino
III, che così intendeva tutelare la comunità sipontina dalle mire del clero di
Troia, il cui vescovo aveva giurisdizione sulla città di Foggia. Ma il
documento chiarificatore sulla presunta origine agostiniana della chiesa di S.
Leonardo a Foggia si data 7 ottobre
1197: in una bolla inviata a Pietro, priore di S. Leonardo in Lama Volara, il
pontefice Celestino III, in linea con i documenti già emessi dai suoi predecessori,
conferma la sua protezione sulla comunità di Siponto, stabilendo che i canonici
ivi stabiliti si conformino alla regola di S. Agostino e confermando il
possesso dei beni, fra i quali naturalmente rientrava la chiesa di Foggia. La
caratterizzazione della comunità di Foggia, così come di quella sipontina, è
dunque agostiniana nel senso dell’osservanza dei principi che regolano la vita
dei canonici, ma non giustifica la presunta antichità della fondazione in
relazione alla Grande Unione. E’ chiaro che l’equivoco nasce alla fine del
Cinquecento come forzatura storiografica all’interno della disputa con i
Francescani, fatta propria in seguito dagli storici del XVII secolo, come
Herrera e quindi Torelli. Vediamo invece di capire come nasce e si sviluppa la
comunità insediata nella chiesa di S. Leonardo di Siponto, da cui la presunta
chiesa agostiniana di Foggia dipendeva. In un suo recente studio Hubert Houben
(“Iuxta stratam peregrinorum”: la
canonica di S. Leonardo di Siponto (1127-1260), in “Rivista di Storia della Chiesa in
Italia”, 56, 2002, pp. 323-348) ha delineato efficacemente la storia
dell’insediamento in quanto dipendenza dell’abbazia di S. Michele della Chiusa,
la cui fondazione risale ad un periodo compreso tra il 983 e il 987: collocata
sul monte Pirchiriano, allo sbocco della valle di Susa in Piemonte, l’abbazia
dedicata all’Arcangelo denuncia il suo indissolubile rapporto con il santuario
garganico di S. Michele a Monte S. Angelo, situato a pochi chilometri da
Manfredonia. Così nelle bolle papali del XII e XIII secolo viene registrata,
tra i beni dell’abbazia piemontese, “in Apulia ecclesiam Sancti Leonardi”,
identificata con il priorato canonicale di Siponto. A provare questa relazione
ha provveduto recentemente Houben attraverso la lettura di un documento
conservato nell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Barletta. Il documento
è una copia, fatta eseguire negli anni Ottanta del XIII secolo, di un
privilegio, datato 31 ottobre 1114, indirizzato dal pontefice Pasquale II a
Ermengardo, abate di S. Michele della Chiusa. La necessità di confermare in
pieno Duecento gli antichi privilegi e i rapporti tra il priorato sipontino e
l’abbazia piemontese è da leggersi alla luce del processo di incorporazione del
priorato all’interno dell’Ordine Teutonico, datato al 1260 e determinato dal
progressivo impoverimento del priorato stesso. Il documento dell’archivio
capitolare barlettano è stato dunque letto come “l’estremo tentativo fatto dal
priore di S. Leonardo, in momenti assai difficili per la sopravvivenza del
priorato stesso, di riaffermare l’antico legame con S. Michele della Chiusa del
priorato e delle sue chiese dipendenti e difendere ancora una volta la propria
autonomia da istituzioni più forti e ben protette dal papa, qual era allora
l’Ordine dei Teutonici” (G. Casiraghi, S.
Leonardo di Siponto: una dipendenza di S. Michele della Chiusa in Puglia,
in San Leonardo di Siponto. Cella
monastica, canonica, domus Theotonicorum, Atti del Convegno internazionale,
Manfredonia, 18-19 marzo 2005, a cura di H. Houben, Galatina 2006, pp. 61-62).
Non sono note le circostanze e la data esatta in cui l’abbazia piemontese
acquisisce la sua dipendenza pugliese, che viene con certezza citata in una
bolla di Innocenzo III dell’11 aprile 1216 e in un’altra di Innocenzo IV del 26
febbraio 1246, ma anche, molto probabilmente, in una bolla di Anastasio IV del
1154. Sulla base di tutta una serie di considerazioni Giampietro Casiraghi data
l’acquisizione del priorato sipontino tra le dipendenze di S. Michele della
Chiusa ad un periodo compreso tra il 1134, o poco prima, e il 1154. In questo
contesto documentario Houben ha identificato il nome del primo priore di S.
Leonardo, Vito, attivo tra 1127 e 1143, anni nei quali l’insediamento viene
indifferentemente definito come priorato, monastero, canonica, mentre i
religiosi hanno il titolo di “prior, sacerdos, monacus, canonicus”. E l’Ordine
di S. Agostino? E la presunta fondazione duecentesca? Al già noto priore Vito
il pontefice Innocenzo II invia il 30 giugno 1137 un privilegio di conferma
delle norme che regolamentavano la vita della comunità, composta da confratelli
“canonicam vitam professis”: non si tratta quindi di “regularem vitam” quella a
cui ci si deve uniformare. Come ha chiaramente indicato Cristina Andenna, “il papa
riconosceva al gruppo di chierici raccolto intorno alla canonica sipontina di
poter vivere secondo l’ordo canonicus qui
secundum beati Augustini regulam in eodem loco noscitur institutus e di
poter conservare tale ordo in
perpetuo. Il riferimento nel privilegio ad un ordo canonicus secundum beati Augustini regulam rimandava ad una
sicura esistenza di una vita commune
regolare entro la canonica” (C. Andenna, Da
domus Dei a spelunca latronum, in San
Leonardo di Siponto. Cella monastica, canonica, domus Theotonicorum, Atti
del Convegno internazionale, Manfredonia, 18-19 marzo 2005, a cura di H.
Houben, Galatina 2006, p. 84). Di conseguenza anche le chiese dipendenti da S.
Leonardo di Siponto, quale era la chiesa di S. Leonardo a Foggia, erano da
considerarsi come sedi di comunità di canonici regolari e non già conventi
dell’Ordine di S. Agostino. Dopo il passaggio del complesso sipontino ai
Cavalieri Teutonici (1260) le relazioni con la comunità foggiana sembrano
interrompersi. Né sono documentati, allo stato degli studi, il momento e le
circostanze in cui l’antica chiesa di Foggia passa ad ospitare i padri
agostiniani. Questa presenza risale senza alcun dubbio almeno alla fine del XV
secolo, quando, nel 1497, si celebra a Foggia il Capitolo provinciale. Non conosciamo
inoltre nulla in merito alla conformazione del più antico edificio conventuale,
che sicuramente inglobò trasformandola la medievale chiesa di S. Leonardo,
modificandone la dedicazione in quella, più appropriata per l'Ordine, di S.
Agostino. L'edificio di culto che oggi vediamo risale al 1714, anno a cui si
data l’ultimo radicale intervento di ristrutturazione della chiesa, dopo quello
di ricostruzione già eseguito nel 1599. Unica notizia a noi nota sulla
conformazione del complesso architettonico e sull’entità della comunità
agostiniana è quella secondo cui la chiesa “era quadrata, il convento poi nella
parte superiore aveva 13 stanze e in quella inferiore vi era la cucina, il
refettorio, la dispensa, una grotta, la stalla e il celliere mentre la comunità,
che l’abitava, era formata da cinque sacerdoti, un chierico professo, due
conversi e da un serviente” (notizia tratta dalla relazione redatta nel 1650
dal priore p. Paraclito Geronda e citata in M. di Gioia, Foggia sacra ieri e oggi, Foggia 1984, pp. 112-113). Dell’antica
chiesa dedicata al santo di Noblac rimane oggi solo la memoria della
dedicazione a san Leonardo, testimoniata dalla settecentesca statua del santo
posta sulla facciata dell’attuale chiesa, accanto a quelle di sant’Agostino e
san Nicola da Tolentino, indubbiamente iconograficamente più in linea con
l’Ordine che vide nella Grande Unione il momento finale del suo processo di
costituzione.
Nota bibliografica:
Sulle vicende costitutive
della provincia agostiniana di Puglia si veda F. Picca, Presenza degli Agostiniani nel medioevo in Puglia e Basilicata, in Per corporalia ad incorporalia.
Spiritualità, Agiografia, Iconografia e Architettura nel medioevo agostiniano,
Atti del convegno, Tolentino, 22-25 settembre 1999, a cura del Centro Studi
“Agostino Trapè”, Tolentino 2000, pp. 101-106, con bibliografia precedente.
Sul tema della presunta
fondazione agostiniana a Foggia al tempo della Grande Unione sono da
considerarsi come contributi fondamentali all’origine di questa tesi gli
scritti di T. de Herrera, Alphabetum
Augustinianum, Matriti 1644, I, p. 255, e di L. Torelli, Secoli agostiniani, Bologna 1659, p. 381.
Sulla complessa problematica
del complesso di S. Leonardo di Siponto sono fondamentali il recente contributo
di Hubert Houben,“Iuxta stratam
peregrinorum”: la canonica di S. Leonardo di Siponto (1127-1260), in
“Rivista di Storia della Chiesa in Italia”, 56, 2002, pp. 323-348, nonché il
volume San Leonardo di Siponto. Cella
monastica, canonica, domus Theotonicorum, Atti del Convegno internazionale,
Manfredonia, 18-19 marzo 2005, a cura di H. Houben, Galatina 2006. Di
particolare importanza sul piano documentario rimane la pubblicazione dei
documenti medievali (1113-1499) relativi alla chiesa sipontina: Regesto di San
Leonardo di Siponto, a cura di F. Camobreco, Roma 1913.
Sulla problematica generale
legata alla regola di S. Agostino imposta alle comunità di canonici nel XII
secolo, e quindi anche a quella di S. Leonardo di Siponto, si veda il saggio di
C.D. Fonseca, ‘Secundum beati Augustini
Regulam’. Regole, consuetudini e statuti nella vita canonicale, in ‘Regulae – Consuetudini – Statuta’. Studi
sulle fonti normative degli Ordini religiosi nei secoli centrali del Medioevo,
Atti del I e del II Seminario internazionale di studio del Centro italo-tadasco
di storia comparata degli Ordini religiosi (Bari-Noci-Lecce, 26-27 ottobre
2002, Castiglione delle Stiviere, 23-24 maggio 2003, a cura di C. Andenna e G.
Melville, con la consulenza scientifica di C.D. Fonseca, H. Houben e G.
Picasso, Münster 2005, pp. 39-52.
Sulla presenza agostiniana a
Foggia si rimanda alle pagine scritte da M. di Gioia, Foggia sacra ieri e oggi, Foggia 1984, pp. 109-113, anche se un
approfondito studio sulla chiesa di S. Agostino non è stato in realtà mai
realizzato.