IL
CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI A BITONTO
Nel
centro di via Pasculli di Bitonto, si trova unita con il convento di S.
Agostino la parrocchia di s. Egidio, eremita. Io mi ci recai, perchè quella
costruzione era stata, fino agli inizi del secolo scorso (1809) chiesa e
convento dei frati eremitani di s. Agostino. Dopo la lettura dei documenti e la
visita alla parrocchia di s. Egidio, mi convinsi che le antiche comunità
eremitiche agostiniane, residenti in quella città, dedicarono tutto il loro impegno
di religiosi e di sacerdoti, all'apostolato in mezzo al popolo. L’impegno,
portato avanti con continuità e scrupolosità, avvicinò i frati al popolo. Gli
eremiti agostiniani, ben consci della serietà del lavoro, come era naturale,
affidarono le sorti, alla Madonna. Le situazioni storiche di quel tempo
favorirono lo sviluppo della devozione dei fedeli verso la Madonna: 1) si era celebrato in quei decenni nella
Chiesa il millenario della proclamazione della Madonna quale Madre di Dio
(teotokos) dichiarata solennemente dal concilio di Efeso (431); 2) erano quelli gli anni in cui folle di
gente, proveniente dall’oriente, dovettero abbandonare la loro terra perchè le
orde saracene con la caduta di Costantinopoli (1453), occuparono il loro
territorio. Costoro -come avvenne la prima volta nella metà dell'VIII secolo-
portarono con sè la fede e le icone, specialmente della Madonna; fiorirono,
nelle grotte e nei luoghi solitari le immagini sacre; 3) la caduta della non troppa lontana città di
Otranto (1480), e la notizia dell’efferato sacrificio degli eroi Idruntini,
operata dai Saraceni, favorirono il ricorso alla protezione alla Vergine Santa;
4) il rinvenimento nel 1482 di una
tela della Madonna, molto probabilmente era un’icona orientaleggiante,
abbandonata nel luogo ove poi fu trovata dai frati. Dal racconto, riportato
dalla cronaca, risulta chiaro che la storia degli eremiti agostiniani si
accompagna, perfettamente, con lo sviluppo del culto verso la Beata Vergine.
Divulgatasi in paese la notizia del rinvenimento del glorioso quadro (1482),
immediato e generoso fu l'accorrere dei fedeli Bitontini cui si aggiunsero le
genti provenienti dai paesi vicini. L'affluenza dei fedeli fu così insistente
che ben presto la vecchia e prima chiesa occupata dai religiosi, si dimostrò
assolutamente insufficiente. Per la costruzione della nuova chiesa concorsero
il clero insieme con il vescovo, le autorità civili e il lavoro di tanti
operai. Si intensificarono le azioni liturgiche ed ogni devoto cittadino non
trascurava di consacrarsi alla Madonna insieme con il resto della propria
famiglia. Le manifestazioni esterne si moltiplicarono, mentre le processioni
divenivano sempre più frequenti e sfarzose. Abbiamo, di queste, una bella
testimonianza: “Tale aumento infervorò maggiormente il popolo nella devozione
verso la santa Immagine di Maria SS.ma, in modo che nelle pubbliche calamità,
specialmente in tempo di siccità, e di altre più strette sventure, erano soliti
i cittadini coll’annuenza di quei Padri, portare processionalmente per la città
la detta sacra Immagine con solenne pompa, implorando la urgente grazia. Una
delle volte, si fece tale solenne processione, il dì 1° settembre 1635,
coll'intervento non solo dei Padri di detto Convento, ma anche di tutte le
Congreghe canonicamente istituite in questa città, in tutta solennità e con i
cerei accesi. Tra le altre Congreghe, vi intervenne anche quella di Maria SS.ma
del Carmine in quello stesso anno istituita. Per l’intervento di questa
Congrega a tale solenne processione esiste l’attestato dei Padri Agostiniani
Eremitani di questo Convento, in data 12 aprile 1636, per atto pubblico del
Notaro Giovan Tommaso Florelli di Bitonto”. Dalla cappella di S. Girolamo detta
S. Maria de Confratribus cui la comunità eremitica approdò dopo una lunga
esperienza, trascorsa fuori le mura, si passò alla costruzione della nuova
chiesa che si disse di S. Maria di S. Girolamo: “Compiuta la chiesa, quei Padri
abbandonarono l’antica di S. Maria de Confratribus, detta anche di S. Girolamo,
per officiare nella nuova, che da allora si disse S. Maria di S. Girolamo”. In
seguito le autorità civili, religiose ed il popolo ritennero conveniente che si
costruisse una sede adatta alla comunità. Questo amore del popolo fu costante.
Sappiamo, infatti, che in seguito, tutte le volte che la costruzione del
convento peggiorava o veniva meno per un qualsiasi motivo, i cittadini si
preoccupavano di sistemare ogni cosa. L’educazione religiosa e morale, profusa
dall’insegnamento e dalla parola di illustri predicatori, vive ancora oggi nel
fondo della coscienza religiosa dei Bitontini.
Interessante
fu l’incontro con il parroco di S. Egidio, Don Vito Frascella. Visitata la
chiesa, mi resi conto del suo ottimo stato, essa conserva ben poco
dell'originaria chiesa del 1500. Pavimento ben curato, la tinteggiatura delle
mura e della copertura si armonizzano molto bene nell’insieme. La chiesa, con
gli accorgimenti e innovazioni risponde sostanzialmente alla ricostruzione
operata da don Pasquale Masellis nel 1895, rispettando in pieno la superficie e
il volume di quella antica. All’esterno, l’insieme del prospetto della chiesa e
del convento forma un concetto artistico che, partendo dall’angolo sinistro,
corre tutt’intorno descrivendo un imponente quadrato. Se il complesso agostiniano
fosse staccato dall’attuale ambiente, formerebbe un insieme stupendo e solenne
tanto da aumentare le bellezze artistiche di Bitonto. La lapide situata sul
portale è la prova della presenza degli agostiniani a Bitonto. La facciata, di
pietra bugiardata, è tutta raccolta in uno stile severo e semplice. L'ingresso
della chiesa è ornato da un duplice cornicione che l’abbraccia tutto intorno.
Il portone di color verde si presenta bello alla vista di chi guarda. Al di
sopra del cornicione è posta una lapide : "Divo Augustino Templum Adversis
Religioni Temporibus Collapsum Restituit Populus Bituntinensis - MDCCCXLII”.
Solo un finestrone a ventaglio, posto al centro rompe la compattezza della
parte superiore della facciata, la quale, poi, va diritta, unita fino al suo
termine. Lungo il lato destro di chi guarda la chiesa, si stende per lungo
tratto uno dei quattro frontali del convento agostiniano. Il perimetro corre
uguale tutto intorno includendo la chiesa formando una costruzione isolata.
L'insieme architettonico piace perchè l'idea artistica, malgrado le tante
mutazioni del complesso, persiste. Dispiacciono le molte porte e finestre mal
ridotte che rompono ed offendono la bellezza del fabbricato: sono accessi che
introducono a stanze in cui sono allocati officine, magazzini, abitazioni ed
altro. Inoltre l’insieme del convento perde la sua singolare bellezza perchè le
strade che lo circondano da presso, sono vie di grande transito, i palazzi,
alti e imponenti, l’affogano togliendo il respiro finanche a chi l’abita.
Entrato nell’interno del convento mi accorgo che la sua interezza armonica è
quella della prima costruzione, anche il colonnato conserva e forma un bel
porticato. Nel lato che fiancheggia la sagrestia esiste una scala che porta giù
ai locali che, forse, servirono a deposito, o altro. Il parroco, di S. Egidio
solerte e industrioso, ha approntato cinque di questi, resi accoglienti e
perfettamente igienici. In un angolo del porticato, su di una colonna è posta
la statua della Madonna di Lourdes. Il chiostro non ha particolari di rilievo;
non ha al centro il pozzo per l’acqua piovana che abbiamo trovato in tutti i
conventi; molto probabilmente è stato eliminato in tempi successivi. Si
affacciano, al primo piano, sui quattro angoli una sequela ininterrotta di
finestre: sono le finestre degli appartamenti destinati ai religiosi,
sfinestrate ed abbandonate, sembrano e sono buchi neri incastrati nel muro;
sono tanto desolate che fanno ben capire che all’interno c’è devastazione e
scempio di tante cose belle. L’incerta consistenza del tetto e qualche lesione
nei muri mostrano molto chiaramente che i lavori di riparazione sono necessari.
Comprendiamo benissimo il rammarico dell’attivo parroco di S. Egidio, il quale
ripetutamente si è rivolto alle autorità civili competenti per ottenere il
complesso a favore della parrocchia. La ristrutturazione del locale sarebbe di
grande vantaggio a tutti in quanto quello potrebbe essere un ottimo contenitore
di cultura religiosa, civile, sociale ed altro. E' un vero affronto alla nostra
civiltà e alla sensibilità culturale artistica di Bitonto se si lascia deperire
un così bel monumento voluto dagli antenati.
Un
caldo ringraziamento porgo al caro nostro concittadino mons. don Franco Colucci
che mi ha procurato i documenti per tracciare queste notizie storiche sul
convento dei religiosi eremitani agostiniani presenti nella città di Bitonto.
Ripeto, la mia riconoscenza e stima al parroco della chiesa di S. Egidio. Per
la lontananza dei tempi e per la scarsità di documenti, presenti in loco, non
si può determinare una data precisa della venuta dei frati eremitani a Bitonto.
Tutti i documenti, riguardanti la storia degli agostiniani di Puglia, parlano
sempre di una preesistente sede fuori le mura degli eremiti, anche la cronaca
bitontina narra: “Fu tradizione tra i nostri antenati che i Padri Eremitani di
S. Agostino avessero occupato, in Bitonto, un luogo detto S. Tecla, fuori le
mura”, così inizia il documento in mio possesso. “In seguito, verso il 1482,
avendo detti Padri rinvenuta su di un letamaio un’immagine di Maria SS.ma col
Bambino Gesù fra le braccia dipinta su tela, la misero in venerazione presso
questo stesso luogo, di dove quella immagine cominciò a dispensare grazie ed a
fare miracoli”. La notizia ritiene per certa la presenza dei padri, in città,
prima dell’inizio della seconda metà del 1400. Inoltre la notizia del
rinvenimento della pittura della Madonna e l’ulteriore sviluppo della devozione
si impernia su quella che fu la prima casa dei frati. Nella chiesa di S.
Girolamo, detta di S. Maria de Confratribus, che occuparono i religiosi -quando
abbandonarono la sede fuori le mura- si è trovata una lapide risalente al 1424.
“Qua iacet …roilo (dovrebbe dire Troilo) de pignoranda figliolo del Gubernator
che fo lo âno 1424” (Quì giace ....roilo (dovrebbe dire Troilo) figlio della
nobile famiglia del Governatore (morto) nell'anno 1424). Pertanto potremmo dire
che la presenza dei frati fuori le mura di Bitonto può porsi nel tempo
anteriore al 1400. Per la costruzione della chiesa, il vescovo di quel tempo
dovette concedere ai religiosi un suolo utile e necessario. Tale concessione fu
fatta prima del 1500 come viene attestato dal documento: “Dal Notar Pascarello
de Tauris -1477- marzo. Elia di Angelo della Rossa, Abbate e Rettore della
Chiesa di S. Girolamo di Bitonto. Dal Notar Leonardo de Carofilio -1500 Ind.
III (Questo vescovo morì tra il 18 e il 19 luglio 1500, quindi la concessione
fu fatta prima)”. Il convento fu iniziato per volontà dei cittadini e delle
autorità religiose nel 1525 come si rileva dalla nota che quì riporto: “Per il
grande culto verso questa miracolosa immagine e alle replicate istanze della
Illustrissima Sig.ra D. Elvira Fernande de Corduba, Duchessa di Sessa e
Marchesa di questa città di Bitonto, il Cardinale Giulio dei Medici, che era
stato Amministratore di questo Vescovado e conosceva la viva pietà e grande
devozione di questo nostro popolo, appena eletto Pontefice, nel 1523, col nome
di Clemente VII, concesse con diploma che, presso detto nuovo Tempio, si
costruisse il Convento per i Padri Erimitani di S. Agostino. Il che venne
eseguito nel 1525, con la dote della indicata Ill.ma Sig.a D. Elvira. Col
tempo, detto convento venne ampliato con i pubblici contributi ed elemosine,
onde vi si aumentò il numero dei Frati”. Finita la costruzione, poco dopo i
religiosi si incontrarono con i civili per chiarire le rispettive dipendenze:
“Dal libro delle Conclusioni della città di Bitonto del 1536, per Notar Lauro
M. de Schictinis de Botonto. Dic XIII-Iulii - foro electi li nobili et populani
M.o Sergio de Elettis, M.o Mario Ant.o Rogadeo, M.o Ioè Ant.o Bove, Galeaczo
Saccone, Ioe Bapta de Tauris et Angelo de Cioffis de conferire personalmente
avanti del Rev.mo procuratore Fra Theodato, Fra Ang.llo et Fra Natale de Andro
de l’Ordine de S.to Augustino al Monasterio de S. Maria de S. Ieronimo de
questa città, et con quelli negotiare il negotio de dicto Monasterio de S.
Maria quale se contenta per dicti fratre Ang.llo et fratre Natale in preiudicio
de lo monasterio de Botonto”. Non è da trascurare la posizione economica della
comunità religiosa di cui riferisco alcune testimonianze notarili: “Dal Notar
Terigio Senzio -1557- Il Convento di S. Maria di S. Girolamo decide vendere
alcuni suoi beni, per liberare il parco di Murgola, tenuto in pegno dal
Convento del Carmine di Bitonto”. “1592 - Il Vescovo Fortinguerra dà ducati 507
ai Monaci di S. Girolamo dell'Ordine Eremitano di S. Agostino di Bitonto,
coll’obbligo di celebrare 52 messe l’anno; cioè una messa letta, ogni giovedì,
nel Monastero di S. Pietro nuovo”. Aggiungo la notizia di un locale del
convento abitato da un certo Orazio de Angelo de Lucariello nel 1586. Le
comunità dei religiosi, che si susseguirono nel tempo, testimoniano la vivacità
dei frati che, guidati da diligenti superiori, condussero il popolo a un
sistema di vita fortemente sentito ancora oggi. Infatti le notizie storiche ci
hanno tramandato i nomi di alcuni superiori che maggiormente si distinsero:
“Nell'anno 1533, at Convento dei Padri di S. Maria delle Vergini, alias di S.
Girolamo, dell’Ordine eremitano di S. Agostino era Priore il Padre Fra Nicola
de Anania. Nell'anno 1551, Padre Fra Cesare de Falconibus, di Sansevero, Priore
della chiesa di S. Maria di S. Girolamo, alias de S. Agostino di Bitonto. Nel
1614 P. Fra Teodoro Solera Candiota, dell’Ordine di S. Agostino tenne alcune
Prediche in Cattedrale ad istanza del Capitolo”. Non minor cura ebbero i frati
per la manutenzione del convento che richiedeva un’attenzione continua. I
continui ricorsi ai fabbri ci attestano la premura dei cittadini e dei padri
alla stabilità del convento dal momento che le costruzioni murarie non avevano
tecniche sicure. Infatti nell’anno 1718 si dovette ricorrere a una
ricostruzione quasi totale del complesso monastico. Nella relazione leggiamo:
“Nel 1718, questo Convento dovette rifarsi dalle fondamenta, e ricostruirsi in
miglior forma, come dalla iscrizione che tuttora si legge incisa sul portone
d’ingresso di quel ex Convento: Ad maiorem Dei Gloriam Propagandam Religionem
P. Augustinianam Illustrandam Coenobium Hoc Ad Praesentem Formam Constructum Et
A Fundamentis Ampliatum Fuit. A. D. 1718” (A maggior gloria di Dio e a maggior
onore dell’ordine dei PP. Agostiniani questo convento fu costruito dalle
fondamenta com’è oggi. Anno 1718). Non possiamo meravigliarci, se pochi anni
dopo, il precedente rifacimento del convento cadde distrutto per il terremoto;
lo si dovette costruire ancora una volta. La costruzione non fu pari a quella
precedente ed anche per la paura delle scosse sismiche, avvenne che il convento
rimase dimezzato nel personale religioso; infatti da 12 frati si riunirono nel
convento, rifatto, appena sette frati e pochi conversi. Fino a tutto il 1700
non troviamo nelle cronache note di rilievo. I frati, dunque, continuarono ad
operare in mezzo al popolo con soddisfazione di tutti. Il secolo 1700 si
chiudeva nei sinistri bagliori della prepotenza napoleonica. Napoleone
sconvolse il vecchio sistema statale e abusando della novità e dei princìpi
illuministi, affermava il suo potere. Nel regno napoletano, G. Bonaparte e G.
Murat, -i quali fecero capire ai napoletani, che i tempi antichi erano finiti e
che la religione veniva imposta dall'alto- decretarono la soppressione dei beni
ecclesiastici, la chiusura dei conventi. In questa ondata di stupida grettezza
(ripetuta da tutti i regimi totalitari e assolutisti) anche il convento degli
eremiti agostiniani di Bitonto dovette essere abbandonato dai religiosi. Ben
presto tutto l'insieme divenne cumulo di macerie. Rientrata in Napoli la
monarchia borbonica e pubblicato dal re Ferdinando I il decreto di concessione
nel 1820, la Chiesa riprendeva il possesso dei beni confiscati. Il parroco
della parrochia di S. Egidio D. Domenico Donato Calia chiese di entrare in
possesso della diruta chiesa dei frati agostiniani; il convento, ridotto a
macerie, venne assegnato per dote al Monastero delle Monache Dame di Donna
Regina di Napoli. Nel 1822 furono donati alla pubblica beneficenza di Bitonto
il fabbricato diruto, pianterreni, locali interni, conventi di S. Agostino e
san Leone, insieme ad altri edifici religiosi, con le macerie inservibili il
giorno 28/12/1822. Il Monastero degli agostiniani fu destinato a ospedale. Per
facilitarne i lavori di restauro, intervenne la munificenza della Signora
Serafina Scivittaro con il legato di ducati 1500, legato che fu approvato da
Ferdinando I e controfirmato dal figlio Francesco I il giorno 13 luglio 1830. A
tramandare la generosità della N. D. Scivittaro si riporta la seguente lapide:
“D. O. M. Seraphina Francisci F. Scivittaro quae Angeli Tatulli uxor fuit
testamento cavit ut ex hereditate sua deliberatis aureis M D nosocomium
pauperibus infirmis civibus recipiendis ab incohato aedificaretur Vincentius et
Angelus Pantaleonis ff. Tatulli ex asse heredes decreto P. F: A. Regis
Francisci I tertio Id. Iuli MDCCCXXX impetrato extruendum curavit ipsi et
dedicarunt XVII Kal. Augusti MDCCCXXXII Sergio Frisicchio viro patricio civit.
curat. (Serafina, figlia di Francesco Scivittaro e moglie di Angelo Tatullo,
dispose che si prendessero dalla sua eredità la somma di 1500 ducati d’oro per
costruire un Nosocomio onde accogliere i poveri e gli ammalati di questo paese.
Angelo e Vincenzo, figli di Pantaleone Tatullo, ottenuto il regio assenso del
re P. F:, Francesco I il 10 luglio 1830, ordinarono a Sergio Frisicchio, uomo
di rispetto nella città, di registrare e fare eseguire il testamento il 16
luglio del 1832). La chiesa, ridotta a un cumulo di macerie, fu salvata dal
parroco della vecchia chiesa di sant’Egidio. Questa notizia ricavo dalle note
di cronaca: “Il Parroco di S. Egidio; D. Domenico Donato Calia, nel 1823,
domandò alla munificenza del Re Ferdinando I la detta Chiesa, per uso della sua
Parrocchia perchè l'antica che aveva, piccola, bassa, umida, oscura, situata
(allora) al di sotto del pavimento della strada pubblica, era indecente al
decoro della casa di Dio”. Le vicende, per la ricostruzione della chiesa furono
molte. Tra i parroci più impegnati si deve far menzione di don Pasquale Masellis
del quale nella lapide posta in chiesa, leggiamo: “A Pasquale Masellis che
attuò l’ardito disegno di trasferire l’angusta Parrocchia di S. Egidio in
questa Chiesa di S. Agostino con suo grande sacrificio restaurata il successore
Domenico Acquafredda questa lapide pose il 1 Settembre MCMIII”. Il giorno 4
luglio 1895 la chiesa fu aperta al culto, dopo un secolo di silenzio. La
chiesa, rifatta totalmente, fu elevata a dignità di parrocchia. La realtà
attuale della chiesa ha dimenticato il passato: la tela della beata Madre delle
Grazie è scomparsa, le reliquie dei santi trasportati in cattedrale, ogni
simbolo che ricordi la presenza dei religiosi agostiniani è stato cancellato.
Infatti il culto a Santa Rita, (monaca agostiniana) che è profondamente seguito
dai Bitontini, si svolge in una parrocchia diversa. Che rimane dunque? Rimane
il convento che, proprio perchè è in condizioni discrete, piange a causa
dell'incuria degli uomini. Rimane, forte monito a tutti, la lapide che nella
sua chiarezza e linearità ricorda a tutti un passato: “Divo Augustino templum adversis
Religioni temporibus collapsum restituit Populus Bituntinensis. MDCCCXLII”
(Questo tempio sacro al divino Agostino ridotto in macerie dall’odio degli
infedeli, fu restituito al culto dal popolo di Bitonto nell’anno 1842).