IL CONVENTO DEI PP. AGOSTINIANI IN
ANDRIA
di P. Tommaso Autiero
Ci recammo, p. Giovanni, p. Carmine ed io, ad Andria, un pomeriggio dello scorso gennaio. Arrivammo in piazza S. Agostino nell'ora in cui il sole si avviava al tramonto. I vicoli e la piazzetta di S. Agostino erano immersi nel silenzio per l’aria pungente e per l’ora che induce alla preghiera e al raccoglimento. Piazza s. Agostino spoglia e piccolina, è delimitata da fabbricati uguali e non alti, offre al visitatore la bella facciata della chiesa che un tempo fu dei PP. Agostiniani. La facciata è magnifica per la stupenda semplicità del suo stile romanico e si impone all’attenzione dell'osservatore per la compattezza della costruzione in pietra squadrata ed uguale. In alto si fa notare una finestra barocca; non entrando nello stile romanico si evince che fu costruita in tempi posteriori e pertanto ci fa rimpiangere il “rosone”, di cui c'è memoria esistente ancora nel 1770. Altro elemento importante e significativo è il protiro con la sovrapposta lunetta. La lunetta assume importanza storica perchè in essa si nota la figura di san Leonardo, fondatore dei monaci teutonici. La qual cosa, insieme con altre testimonianze, ci assicura che la chiesa fu fondata, forse nel XIII secolo e curata dagli stessi monaci fin quando fu consegnata ai religiosi agostiniani. La presenza della finestra a stile barocco è ricordo vivo del rifacimento di tutta la chiesa avvenuta nel 1770. Le cronache narrano che il convento aveva due bei chiostri con portici e pozzi al centro, su cui tutto attorno si affacciava una sequela di finestre e balconcini che indicavano lo scorrere delle stanze e degli ambienti dei religiosi. Potemmo vedere solo un chiostro, perchè avemmo la fortuna di incontrare il custode, persona educata e gentile. I portici e il pozzo non ci sono più. Di questo chiostro oggi rimane uno spazio non molto ampio circondato a piano terra da porte, vi si nota la presenza di una scala che porta al piano superiore ove sono gli ambienti adibiti ultimamente a scuole. Il chiostro, in quell’ora vespertina, infondeva un senso di angoscia. Non potemmo prendere visione dell'altro chiostro, che oltre ad aver perduto ogni relazione col sacro, è stato fortemente alterato nella sua linea architettonica. Esso è diventato “mercato coperto della città”. Se il convento è irrecuperabile e non può più ritornare a quella che fu la sua originaria motivazione di vita consacrata a Dio, rimane ancora la chiesa del convento che adempie fedelmente il suo principale scopo, tiene desta e viva la speranza e la fede in cui credettero quei religiosi agostiniani che si adoperarono a rendere grande e famosa la loro comunità. Questa azione sempre intensa di religiosi agostiniani divenne un elemento insostituibile nella formazione spirituale e culturale degli andriesi, per cui i cittadini e il loro vescovo Cosenza si decisero di affidare alla generosa cura dei padri agostiniani della “congregazione di san Giovanni a Carbonara” il tesoro più bello, la perla più cara e preziosa della loro fede: “il santuario della Madonna dei Miracoli”. Città tutta agostiniana è Andria perchè è da oltre settecento anni (eccetto la forzata assenza che va dal 1809 al 1838) che la comunità agostiniana vive in Andria. Tutte le notizie storiche ed i riferimenti di documenti, li ho presi da "Il convento di S. Agostino in Andria del dott. Leonardo Calvi architetto”. Quasi da tutti si ritiene che la presenza degli eremitani agostiniani, in Andria, possa fissarsi nell'anno 1358. Codesta notizia, non impedisce di ritenere che quei religiosi svolgessero il ministero sacerdotale già da parecchio tempo; infatti la notizia presente nel documento: “i frati entrarono in Andria” ci comunica che i religiosi lasciarono la vecchia sede (quasi sicuramente posta al di fuori delle mura) e presero dimora entro la città. Questa convinzione scaturisce da : a) il papa Clemente VI, negli anni 1348 e 1349 nomina vescovi due religiosi della comunità di Andria; b) la zona, in cui prendono sede, è di tutto rispetto per la capacità produttiva e mercantile dei cittadini di quella zona; c) la superfice di residenza è tanto vasta da poter destinare un largo spazio al complesso conventuale e una vasta piazza davanti la chiesa; d) la comunità religiosa, prima del 1358, già possedeva moltissimi beni, come si rileva dalle lettere dei generali dell’Ordine Gregorio da Rimini e Bartolomeo da Venezia, tanto da affrontare spese ingenti per la costruzione del convento e della chiesa; e) non è da sottovalutare il privilegio, concesso ai religiosi agostiniani, di occupare una chiesa e un convento tenuto in gran conto dai cittadini, dal momento che la stessa chiesa e il convento si facevano risalire al dodicesimo secolo dedicato a san Leonardo, fondatore degli eremitani teutonici. Si racconta anche della presenza dei monaci benedettini e dei templari; dunque una chiesetta carica di storia religiosa e civile testimone di tante lacrime e sofferenze. Entrarono dunque in Andria i figli dell’Ordine agostiniano, recentemente costituito, parteciparono attivamente alla formazione spirituale, culturale e civile degli Andriesi. Se voglio analizzare le suaccennate realtà, devo concludere che queste furono causa ed effetto della situazione creatasi in quella comunità religiosa. Infatti il religioso si realizza nella preghiera, nella vita nascosta, umile e sdegnoso delle ricchezze. E' proprio questo modello di vita religiosa che attira la frequenza dei fedeli, i quali, fiduciosi nella rettitudine del frate affida alla comunità i suoi beni per riceverne preghiere e sante messe. L’abbondanza dei beni permette ai religiosi di rendere sempre più accogliente la chiesa e più agevole la vita in convento. Quando i religiosi, lasciata la sede extra moenia e si stabilirono entro le mura della citta di Andria (1348) avevano già tanti beni da poter dare subito inizio alla costruzione di un vero e decente convento. I frati agostiniani nell’anno 1358 entrarono in Andria e nel 1359 si ampliava il convento, nel 1387, con la vendita di altri beni iniziarono la costruzione di una chiesa ampia, bella, accogliente dedicata a S. Agostino. Si legge in un documento del 1650: “Il convento di S. Agostino della citta' di Andria, situato dentro la citta', in mezzo la piazza pubblica chiamata la piazza di S. Agostino, tiene alcune memorie, da 300 anni in circa essere stato posseduto da Padri Agostiniani, e per detto di alcuni Frati vecchi mortisi là, essere stato de PP. Benedettini sotto il titolo di S. Martino. Da chi sia stato e come concesso, non se n’ha notizia. La chiesa è sotto il titolo di S. Agostino; il convento tiene due chiostri; uno principiato; l’altro finito; dormitorio con 20 celle, con buona parte delle dette fuora del chiostro; la metà del detto dormitorio è al presente caduta e l’altra metà minaccia rovina. Il numero dei religiosi al continuo è di 25…”. Tra questi il padre “maestro di studio” e sette “studenti”. L'impianto del monastero, con venti celle e i relativi vani di servizio, doveva essere completo e discretamente grande. I due chiostri conservano l'originaria superficie ma alterati nella primitiva architettura con portico designato con colonnato in pietra. Essi infondevano tanto raccoglimento interiore da facilitare il dialogo con Dio e disponevano la mente allo studio. Non riesce quindi strano il fatto che papa Clemente VI abbia eletto agli onori dell’episcopato due frati di quella comunità nel 1348 e 1349, nè fa meraviglia la stima dei cittadini dal momento che essi davano cultura, seminavano la parola di Dio, testimoniavano la carità con l’accoglienza di tante persone, quasi sempre povere e sofferenti nell’anima e nel corpo, distribuendo a loro in abbondanza cibo e vestiti, una vita ordinata e regolare, cultura e aperture spirituali. Alcuni di questi fratelli arrivavano al sacerdozio, altri diventavano conversi e altri ancora abbandonavano il convento, ma portavano con sè una ricchezza di vita interiore e culturale. In tal modo noi ci rendiamo conto perchè le case religiose (di tutti gli ordini ecclesiastici) erano pieni di aspiranti. Nel 1463, la costruzione della chiesa -iniziata nel 1383- fu consacrata e benedetta come ricorda la lapide commemorativa: “Anno Incarnationis Domini Nostri Iesus Christi 1463 inditione XI consacrata fuit haec Ecclesia S. Agustini de Andria”. Terminati i grandi lavori (del convento e della chiesa ) la comunità dei frati potè dedicarsi attivamente a un generoso apostolato, a un modello di vita religiosa, a un'attenta preparazione di studi filosofici e teologici, provocati, in questo, dai continui confronti con i frati di altri ordini religiosi e con il clero diocesano ed anche sollecitati dai movimenti religiosi che nel 1500 turbarono il vivere della chiesa europea. Una bella affermazione ebbe la comunità agostiniana -conseguenza di un comportamento esemplare di osservanti- quando fu elevata a sede provincializia, ospitò diversi capitoli provinciali del 1454, 1455, 1458, 1479, 1487. Nessuno può non apprezzare il significato e il valore di tal nomina. Il convento fu la sede privilegiata cui tutti i frati guardavano, perchè da esso partivano disposizioni ed ordini per lo sviluppo di vita ordinaria e disciplinata. Il convento, acquistata importanza, divenne segno di vita religiosa a cui si riferivano il clero e i simpatizzanti. Un secondo significativo traguardo fu la valutazione del convento presso la direzione dell'Ordine Agostiniano. Nell'anno 1570 divenne convento generalizio, nel senso che esso non dipendeva più dalla provincia di Puglia ma era direttamente sottomesso all'obbedienza del padre generale. Fu arricchito da scuole teologiche e filosofiche per la cultura dei giovani apriranti al sacerdozio. Il trasferimento da sede provincializia a sede generalizia e l’elevazione a sede di studio teologico sta ad indicare quanto la comunità andriese avanzasse tanti altri conventi agostiniani. C'è veramente da dolersi per la scomparsa totale della biblioteca, che era ricca di volumi e soprattutto dispiace perchè si conservano le memorie della comunità religiosa. Non si può ragionare del valore e della specificità della biblioteca per il semplice fatto che di essa non c'è traccia nei documenti, almeno nei testi da me confrontati. Un altro segno della vivacità del convento andriese c'è attestato dai lavori di abbellimento della chiesa e testimonia la religiosità e il godimento della moralità esemplare della comunità. Infatti nella seconda metà del 1700 i religiosi agostiniani ristrutturarono la chiesa di s. Agostino. Già abbiamo detto che nel 1387 i frati, sul suolo dell'antica chiesa dei monaci teutonici, edificarono un’ampia chiesa i cui lavori, per svariati motivi, terminarono nel 1463. Non fu certo la voglia di strafare che indusse la comunità religiosa ad affrontare nuovi lavori. Senz'altro deve ritenersi che la chiesa, per il passar degli anni, richiedeva interventi di restauro. Dopo, i lavori di consolidamento, si passò all’abbellimento dell’interno, trasformando così lo stile da severo romanico pugliese ad un barocco non certo qualificato. Il dott. L. Calvi scrive: “Nel 1770 il Maestro Padre Ricatti mutò l’aspetto interno della chiesa, realizzando una veste tardo barocca”. Più tardi, nel 1809 fu pubblicato il decreto di soppressione del Murat. Penso che i solerti religiosi non ebbero il piacere di godere a lungo il frutto del loro lavoro. All'insegna della dea ragione e dell’ugualianza, i rivoluzionari francesi, distrutta la più che millenaria costituzione civile, aprirono nuovi orizzonti politici e sociali. Le truppe francesi, accese di amor rivoluzionario, guidate da un comandante troppo giovane, gettarono lo scompiglio in Europa e nella chiesa. Anche la chiesa di Andria, come quelle del regno napoletano (eccetto la Sicilia) dovette subire il sopruso della spoliazione, dovuta alla volontà di alcuni capi rivoluzionari i quali, muovendosi sulle onde dei princìpi della rivoluzione, da rappresentanti della democrazia divennero dittatori. Nel primo decennio del 1800, il convento agostiniano di Andria godeva ottima salute sia nello spirito che in economia. Gioacchino Murat, acutizzando la politica del cognato, in odio alle antiche istituzioni, nel 1809 emanò il decreto di soppressione per tutti i beni in possesso delle strutture ecclesiastiche. Il convento si trovò d’un tratto privo d’ogni bene. La struttura fu sottratta ai religiosi ai quali fu concesso il godimento di una pensione e la possibilità di operare in chiesa, senza indossare alcun segno che ne indicasse l'appartenenza all'ordine sacerdotale. I Frati attesero per un pò di tempo la pensione, poichè questa non arrivava, essi si dispersero. Alcuni tornarono al paese d’origine, altri si fermarono in Andria, e pochi in attesa di un qualche miglioramento, rimasero a servizio della chiesa senza poter vestire l’abito religioso. Dal verbale del 1813, stilato da una commissione ufficiale, ricavo notizie sulla situazione del convento esistente in quella data:
a) il convento dal 1809 fino alla data 1813 rimase
abbandonato e senza cura;
b) la struttura edile del convento
non era molto solida (almeno nella copertura) dal momento che, neanche dopo
quattro anni, essa era in gran parte inutilizzabile; ciò fa chiaramente
comprendere la malvagità della legge la quale non si poggiava su una ragione
sociale, bensì partiva dal desiderio distruttivo e antistorico tendente
all’annullamento della struttura civile e religiosa (monarchia e chiesa) che
avevano fino allora dominato. Per tale soppressione la chiesa di S. Agostino
passò alle dipendenze della curia vescovile di Andria. Il convento giacque
abbandonato, perchè solo una minima parte fu venduta. Nel 1815, spentosi
definitivamente la baldanza napoleonica, l'Europa si diede un assetto che fu
vecchio nella forma e antistorico nelle idee. Re Ferdinando IV (in seguito
assunse il nome di Ferdinando I), volendo completare l'antico scenario
gerarchico, restituì alla chiesa la pienezza della sua autonomia. Il convento,
con la restaurazione nel 1818, divenne merce di scambio ed ebbe diversi
padroni. I religiosi agostiniani scalzi vennero in breve tempo in possesso del
convento che in seguito lo vendettero a diversi richiedenti. Tale situazione
rese impossibile la riapertura del convento e della chiesa da parte dei padri
agostiniani calzati. Quando padre Quaranta, religioso agostiniano della
congregazione di san Giovanni a Carbonara di Napoli, si presentò al vescovo di
Andria mons. Cosenza, per riaprire il vecchio convento di S. Agostino, il
vescovo approfittando della difficile situazione del vecchio complesso
agostiniano, propose al padre Quaranta la cura del glorioso santuario della
Madonna dei Miracoli. Il convento e la chiesa, dei monaci benedettini formano
un complesso artistico di immenso valore ed è il cuore degli andriesi. In
queste note ho raccontato notizie prese dal dott. Leonardo Calvi e da altri
documenti. E' poco perchè non si può racchiudere in poche pagine la storia di
un convento che da otto secoli, lavora, opera tra la gente di Andria. C'è da
raccontare altri centosessanta anni di attività svolta dai padri in onore del
santuario della Madonna dei Miracoli, protettrice della città e della diocesi
di Andria. Chi si prenderà cura di farci conoscere i momenti più significativi
dei padri agostiniani che si distinsero, per scienza e santità? Non possono
andar perduti i semi di cultura e di spiritualità agostiniana che hanno
favorito lo sviluppo culturale degli Andriesi. Certo sorgerà qualche buon
cittadino che vorrà colmare tanto vuoto. Per ora posso assicurare che, in
seguito, qualche zelante religioso riesumerà la storia del nostro convento di
Andria, iniziando dal 1838.
P. Tommaso Autiero
A conclusione delle notizie sul convento di
Andria riportiamo, per intero, il
programma sulla festività della Incoronazione di Maria Santissima de' Miracoli,
dell'anno 1857, gentilmente procuratoci dall’amico sig. Romano Sorino già
comandante dei VV. UU. di Noicattaro.
LA
SOLENNE FESTIVITA' DELLA INCORONAZIONE
___________
Nel 1576 in una grotta sottostante alla piccola Valle detta di S. Margherita all’Occidente, e ad un miglio circa dalla Città di Andria, prodigiosamente rinvenivasi una Immagine della Immacolata Vergine Madre di Dio: la quale per concessione della Santità di Gregorio XIII, ottenuta nel dì 13 gennaio 1580, si venera sotto il titolo di Santa Maria de' Miracoli, nel Santuario dell'antico Cenobio degli ex Padri Cassinesi, oggi di proprietà de' RR. PP. Agostiniani Calzi.
L'Illustrissimo, e Reverendissimo Monsignor Vescovo D. Giovanni Giuseppe Longobardi, che questa Città pregiasi avere a suo Pastore, sempre mai zelante a promuovere la maggior gloria di Dio a vantaggio delle anime alle apostoliche sue cure affidate, reduce dalla Capitale del Mondo Cattolico, portava seco due corone di oro, fatte colà lavorare a proprie spese, onde solennemente incoronare, dietro la concessione avutane da quel Reverendo Capitolo Vaticano, la vetustissima miracolosa Immagine.
Ed al cenno del devoto proponimento dell'onorando Prelato, la insigne pietà di Sua Maestà il nostro Religiosissimo Sovrano Ferdinando II, che Iddio sempre feliciti, destinava il prezioso dono alla SS. Vergine di una rosa parimente di oro da fregiarne quella prodigiosa destra, che sarà sempre lo scudo di un Sovrano a Lei si altamente devoto.
Alla faustissima nuova di così memorabile sacra concessione la Città di Andria facendo eco ancor essa di santo filiale affetto verso la santa e venerata Immagine immensamente esuliava.
A sugellar con le opere la devozione
sentita per atto solenne da tanti anni sospirato, la popolazione non paga delle
considerevoli largizioni date ai cennati RR. PP. Agostiniani, ha con animo di
sincera carità corrisposto, per far lieta la ricorrenza festiva della
Incoronazione, non lievi somme.
Tre medaglie d’oro con le corrispondenti
figure in seta della Vergine Immacolata sono state formate per rassegnarne una
alla Santità del Sommo Pontefice, e due altre alle Auguste Maestà di Ferdinando
II e della Inciclica nostra Regina Maria Teresa Isabella d’Austria che tanto
fervidamente proteggono il culto religioso. E questo verace, sebben tenue
attestato di riconoscenza, al primo per aver arricchito quel Tempio
d’Indulgenze Plenarie, con la remissione di tutte le colpe dal giorno 26 aprile
corrente sino al giorno 10 del seguente maggio, ed alle MM. LL. pel prezioso
dono della Rosa, di cui si sono benignate fregiare la Destra della Prodigiosa
Immagine.
La celebrazione dunque delle feste per la solenne Incoronazione che avrà
luogo nella Chiesa dell'Agostiniano Convento nel dì 3 del prossimo venturo maggio,
sarà regolata nell'ordine che quì appresso veniamo esponendo.
L'alba di ciascun giorno, dal 29 dell’andante sarà annunziata dal suono
dei sacri bronzi di tutte le Chiese della Città, e dallo sparo dei mortaretti,
che verranno ripetuti al mezzodì, e alla sera.
Nel mattino del giorno 26 avrà luogo il
solenne trasferimento delle Corone e della Rosa. Uno stuolo di elette donzelle
in candide vesti, ed inghirlandate di Rose si raduneranno nell’oratorio della
Chiesa Cattedrale, ed ascolteranno la santa Messa, che verrà celebrata da
Monsignor Vescovo, il quale dopo la unzione di sue sante parole, le renderà più
pudibonde e belle col soave conforto del cibo divino.
Terminato l’analogo ringraziamento, incomincerà la processione, di cui
esse faran parte disposte in coppie, e fornite anch’esse di cerei accesi: un
coro scelto tra queste canterà apposito inno accompagnato dal suono di banda
musicale.
La processione verrà chiusa da un Carro
trionfale, su cui troverasi situato un gruppo rappresentante Maria Santissima
in ginocchioni: e sulle nubi laterali le celesti Immagini del Divin Padre e del
Figliolo, che le loro mani distendono a sostenere sul capo della Vergine la
Corona di oro che riceverà nell’atto della incoronazione. Sul petto di Lei
starà l’altra Corona destinata pel suo Divin Pargoletto. Si ammirerà nel mezzo
la irradiata divina Colomba sostenente nel becco la Rosa d’oro.
Dopo di aver la processione percorse le principali strade della Città,
s'immetterà per la porta di S. Andrea in quella che conduce al Santuario, la
quale per le cure dell’Amministrazione è stata restaurata ed ampliata ed è
bello il ricordare, che la festiva Incoronazione di Maria Santissima de'
Miracoli già proposta ad Augusta Protettrice, segni ancora la esecuzione di una
utile opera pubblica, e precisamente la strada dalla Città al Santuario.
Ivi giunta, dopo aver attraversato il secondo Arco trionfale, il sacro
gruppo sarà deposto in un tempietto appositamente costruito dalla parte
posteriore dell’Altare di quella Chiesa riccamente parata, si farà la
esposizione del Santissimo, e
si darà la Santa Benedizione.
Nel giorno 30, alle nove antimeridiane avrà luogo la Messa Pontificale
con scelta musica, alle quattro e mezzo pomeridiane saranno solenizzati i
Vespri Pontificali, le Orazioni Panegiriche, si procederà indi alla esposizione
del Venerabile, ed alla Santa
Benedizione. Nei giorni venerdì e sabato sarà praticato altrettanto.
Domenica poi, giorno della solenne incoronazione, la Messa Pontificale
con numerosa Orchestra, sarà incominciata alle otto e mezzo, ed alla medesima
succederà la solenne incoronazione giusta il rituale del Capitolo Vaticano. Il
compimento della sacra cerimonia verrà annunziata da spari festivi, mentre
verranno innalzati diversi globi areosintici. Nelle ore quattro e mezzo
pomeridiane verranno ripetuti i Vespri colle medesime solennità.
Nel lunedì 4 maggio alle nove antemeridiane avrà luogo la processione
solenne della Immagine di Maria Santissima Incoronata, coll’intervento de' Capitoli,
delle Comunità Religiose, delle Congreghe, e de' pubblici Funzionari. La
processione moverà dalla Cattedrale, e dopo aver fatto il giro della Città, tra
continuati spari ritornerà in Chiesa. Alle quattro e mezzo pomeridiane del
giorno stesso, si terrà dai componenti il Seminario Diocesano un Accademia
letteraria in onore di Maria Santissima Incoronata nel Santuario della
medesima.
Nei susseguenti giorni 5, 6, e 7 maggio vi saranno alle ore designate,
Messa solenne, Vesperi, Orazioni panegiriche, Litanie Lauretane, esposizione
del Santissimo e benedizione.
In tutto il triduo, nel giorno della
solenne incoronazione, ed in quello destinato per la processione, cinque bande
musicali aumenteranno la pubblica gioia con la esecuzione di scelti concerti, e
tutto quello che potrà contribuire alle generale esultanza.
La Città in tutto il corso delle descritte feste sarà allietata da
brillanti luminarie, tra le quali saranno notevoli quelle della prospettiva del
Santuario coll’Obelisco in mezzo a quella piazza; ed una macchina della forma
di un tempio gotico con allusivo trasparente al largo della Cattedrale.
La pietà non oblierà i poverelli nella solenne Festività, somministrando
loro pane, e sovvenimenti. Ai detenuti sarà dato pranzo.
Andria 20 Aprile
1857.
Il Sindaco -
D. Francesco Marziani
Il I° Eletto - D. Vincenzo Fabiani
D. Giovanni Jannuzzi
D. Nicola Fasoli
D. Michele Marziani, Deputati
D. Nicola Petruzzelli
D. Filippo Griffi
D. Sebastiano Infante
D. Dom. Antonio D’Ettole
D. Michele
Borselli
D. Michele Civita, Deputati
Ecclesiastici
D. Nicola Quacquarelli