di P. Mario Mattei
Anche se nel secolo scorso
hanno visto la luce alcune lodevoli pubblicazioni sugli Agostiniani in Andria,
tuttavia non è stata ancora fatta una ricerca seria dei documenti riguardanti
gli inizi di questa presenza. Molti storici, come il Torelli (1), affermano che l’agostiniano fra Placido nel
1290 fu creato vescovo di Andria. Questo vescovo veniva dal convento di Andria?
Oppure fu sotto il suo episcopato che gli Agostiniani incominciarono ad abitare
in Andria? In mancanza di documenti sono supposizioni ragionevoli. Uno storico
locale scrive che tra il 1347 e il 1348 Ludovico re d’Ungheria mise a sacco e a
fuoco la città. E quando, passata la bufera, si trattò di ricostruire le case e
i conventi, ci si rese conto che i Benedettini avevano ormai definitivamente
abbandonato la città e quindi furono chiamati gli Agostiniani ad occupare il
loro convento, che insisteva presso l’attuale chiesa di S. Agostino. Vennero da
un’altra città o erano già in Andria in altro luogo? Anche questo sarebbe da
accertare con documenti, che per ora non conosco. Il primo documento, che
invece possediamo, è una lettera che il Generale dell’Ordine, Gregorio da
Rimini, scrive da Napoli a un certo fra Masello il 15 febbraio 1358. In essa si
dice: “ideo te conventualem facimus in conventu Andrie nostre provincie
Apulee”. Sempre dal medesimo registro sappiamo che il 6 giugno dello stesso
anno è priore del convento fra Giovanni de Vigiliis (2).
Il secondo documento si trova invece nel registro del Generale
dell’Ordine, P. Bartolomeo da Venezia. E’ la sintesi di una lettera, spedita da
Lucca il 12 aprile del 1387, con la quale si dà licenza al Priore ed ai Frati
di Andria di vendere parte dei loro poderi per dare principio alla fabbrica
della chiesa di S. Agostino. Essa dice: “Abbiamo concesso licenza al
convento di Andria, provincia di Puglia, di vendere i possedimenti poco utili e
di scarsissimo rendimento, e abbiamo concesso che il prezzo da essi ricavato
sia convertito tutto ed intero nella fabbrica della nuova chiesa da edificarsi.
E questo nonostante il generale divieto a riguardo di tali vendite, da noi
trasmesso a tutta la predetta provincia di Puglia, dispensando solo loro e
solamente per questa volta. Inoltre abbiamo ingiunto ai frati di questo
convento, sotto pena di ribellione a noi, che avvenuta la vendita di dette
possessioni, ci notifichino al più presto possibile con loro lettera ufficiale,
da ognuno di loro sottoscritta, quale prezzo si sia ricavato ed abbiano
ricevuto, ed a quali o a chi l’abbiano venduto, e qual uso si sia fatto o si
dovrà fare del ricavato. E tutto ciò avvenga in modo tale che sia scritta a noi
ogni cosa in modo chiaro e secondo verità” (3).
Da questi due documenti si deduce chiaramente che gli
Agostiniani erano in Andria molto prima del 1387, perchè nel frattempo avevano
accumulato beni sufficienti per potersi permettere di venderne una parte per la
costruzione della nuova chiesa. Pur tra vicende avverse, tra cui anche un
terremoto, la chiesa venne su con maestosa bellezza e fu consacrata nella
seconda domenica di ottobre del 1463. Vestigia quattrocentesche, nonostante i
rimaneggiamenti posteriori, sono ancora ammirabili nelle sue strutture. Una
lapide commemorativa all’interno della chiesa ricorda l’evento: “Anno
Incarnationis D. N. J. C. 1463, indictione XI, consacrata fuit secunda dominica
mensis octobris dies consecrationis huius Ecclesiae”. La comunità agostiniana
di Andria divenne punto di riferimento importante, tanto da essere scelta come
sede provincializia. Divenne inoltre casa di noviziato e ospitò diversi
capitoli provinciali. Nel 1570 divenne convento generalizio e sede di studi
teologici e filosofici.
Ci è rimasta la relazione che la comunità
fece in occasione della grande inchiesta innocenziana del 1650. Così vengono
descritti chiesa e convento: “Il convento di S. Agostino della città di
Andria, situato dentro della città, in mezzo la piazza pubblica chiamata la
piazza di S. Agostino, tiene alcune memorie, [nelle quali si dice] da 300 anni
in circa essere stato posseduto dai Padri Agostiniani, e per detto di alcuni
Frati vecchi mortisi là, essere stato dei PP. Benedettini sotto il titolo di S.
Martino. Da chi sia stato et come concesso, non se n’ha notizia. La chiesa [è]
sotto il titolo di S. Agostino; il convento tiene due chiostri: uno
principiato, l’altro finito; [ha un] dormitorio con 20 celle, con buona parte
delle dette fuora del chiostro; la metà del detto dormitorio è al presente
caduta e l’altra metà minaccia rovina. Il numero dei religiosi al continuo è di
25, et al presente sono: Priore: Bacc. Fr. Tadeo, oriundo da Napoli; M°
Adeodato Pastore, di Andria; Reg. B. Giuseppe Granata da Messina, sottopriore;
P. Fulgentio Rocci di Andria; Lett. Daniele Caputo da Cosenza; P. Bonaventura
Olmo di Mattera; Lett. P. Desiderio Campagnia napolitano, M.ro di studio; P.
Alessandro Paparo, napolitano, studente; P. Basilio Iampedro da Basilice,
studente; P. Carl’Antonio Iacobectis, oriundo da Gravina, studente; Fr.
Ambrosio Merodio da Taranto, studente; Fr. Michel’Angelo Bobba da Brindisi,
studente; Fr. Tommaso Fontana da Montescaglioso, studente; Fr. Francesco Greco,
napolitano, studente; Fr. Fulgentio Buon Padrone da Montepeloso, studente; Fr.
Adeodato Cierno d’Altamura, oriundo d’Andria, studente, sacristano; Fr. Angelo
Franco d’Andria, professo converso, procuratore; Fr. Celestino Girasole da
Bisceglia, oriundo da Queno, suddiacono; Fr. Nicola Campanile d’Andria, oriundo
di Mola, converso professo, Canovaro; Fr. Leonardo del Monaco d’Andria,
professo converso, portinaio; Alessio Sisto delle Noci, terziario, serviente”
(4).
Nella
seconda metà del Settecento venne ristrutturata la chiesa. Probabilmente con il
passare degli anni richiedeva interventi di restauro. Purtroppo però perse gran
parte dello stile austero e solenne del romanico pugliese, per assumere un
aspetto barocco secondo i gusti del tempo.
La storia
di questo convento finì miseramente con la soppressione del 1809. Da quella
data conobbe un misero abbandono, salvo una breve parentesi in cui vi presero
dimora gli Agostiniani scalzi. Quando nel 1837 padre Gian Michele Quaranta,
religioso agostiniano della congregazione di san Giovanni a Carbonara, si
presentò al vescovo di Andria, Mons. Cosenza, per riaprire l’antico convento di
S. Agostino, il vescovo approfittando della difficile situazione del vecchio
complesso agostiniano, gli propose la cura del santuario della Madonna dei
Miracoli. Convento e santuario che gli Agostiniani conservano ancora oggi.
P. Mario Mattei
(1) TORELLI, Secoli
Agostiniani, IV, ad annum 1274, n. 16.
(2) Gregorii de Arimino OSA, Registrum
Generalatus 1357-1358, Romae 1976, nn. 255 e 416.
(3) Bartholomaei Veneti OSA, Registrum
Generalatus 1387-1389, Romae 1998, n. 100.
(4) Archivio Gen. Agostiniano, Relazioni
4, fol. 269-270.
P. Mario Mattei