Un secondo romitorio agostiniano era
localizzato, ab immemorabili, ad oriente di Genova, in Val Bisagno, su di un
colle prospiciente il mare, denominato Santa Tecla. Il primo accenno storico è
del 1191. Più tardi, nel 1251, comparisce un “Frater Placidus prior Ecclesiae
S. Teclae de ordine heremitarum S. Augustini de Tuscia…”. Ottemperando agli
ordini della Grande Unione del 1256, quegli Eremiti, colti e intraprendenti,
scendono in città nel 1260 e vi erigono una grande chiesa, con lo stesso titolo
di S. Tecla, che l’arbitrio del volgo volgarizzerà poi in S. Agostino. Bella
chiesa in pietra bianca e nera, a tre navi, lunga m. 65, larga m. 21,
aristocratica e popolare. Gli aristocratici la scelgono per i loro sepolcri; i
popolani per le loro corporazioni: dei filatori e dei tessitori della seta, dei
carpentieri, dei bottari, dei coltellieri, dei lanternarii, dei pollaroli ecc.
Vi si celebra il Capitolo Generale nel 1308, e precisamente il 28 agosto vi è
eletto il Generale Fr. Jacobus de Horta. Soppresso S. Agostino nel 1798,
subisce le più strane ignominiose profanazioni, ed aspetta ancora la sua
definitiva riabilitazione: museo o parrocchia. E’ rimasto intatto, forte ed
elegante, il campanile ducentesco, alto circa 50 metri, con 5,50 di lato,
eretto sul vuoto dell’abside sinistra, e con la sua piramide maiolicata a più
colori canta al sole la storia di S. Agostino. (BRACCO)
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