da ANALECTA AUGUSTINIANA XLII (1979), pp. 219-281

 

RICERCHE SULLA RESTAURAZIONE

DELL’ORDINE AGOSTINIANO NEL REGNO DI NAPOLI: 1815-1838

di CHERUBINO TESTA

 

1. PROVINCIA DI NAPOLI (1815-1827)

La soppressione del 1809 e le conseguenze per l’Ordine.

[P. 221] Quando il re Gioacchino Murat con il Real Decreto del 7 agosto 1809 soppresse tutti gli Ordini Religiosi Possidenti nel Regno di Napoli (1), la situazione dell’Ordine Agostiniano era la seguente: nei 91 conventi rimasti vivevano 631 Religiosi, mentre altri 31 Religiosi per malattia o altri motivi vivevano fuori convento (2). Vi erano sei Provincie, una Congregazione e due conventi dipendenti direttamente dalla Corte, e cioè:

1) Provincia di TERRA DI LAVORO con 19 conventi. Era Provinciale il Maestro P. Giuseppe Rosano di anni 61, eletto nel 1807 e che risiedeva nel convento di Aversa.

2) Provincia di PUGLIA con 23 conventi. Era Provinciale il Maestro P. Girolamo Maffione di anni 54, eletto nel mese di aprile del 1809 e che risiedeva nel convento di Bisceglie.

3) Provincia degli ABRUZZI con 7 conventi. Era Provinciale il Maestro P. Tommaso Credennino di anni 45, eletto nel mese di giugno 1809 e che risiedeva nel convento di Chieti.

4) Provincia dell’AQUILA con 11 conventi. Era Provinciale il Maestro P. Giuseppe Rosei di anni 55, eletto nel mese di giugno 1809 e che risiedeva nel convento dell’Aquila. [P. 222]

5) Provincia di CALABRIA CITRA con 9 conventi. Era Provinciale il Maestro P. Francesco Saverio Amendola di anni 55, eletto nel 1806 e che risiedeva nel convento di Martirano (Cosenza) (3).

6) Provincia di CALABRIA ULTRA con 9 conventi. Era Provinciale il Maestro P. Agostino Florimo di anni 55, eletto nel 1804 e che risiedeva nel convento di Catanzaro (4).

7) Congregazione di S. Giovanni a Carbonara, o Agostiniani Carbonaristi, con 11 conventi. Era Superiore Maggiore il Baccelliere P. Giuseppe Gentile di anni 66, eletto nel 1807 e che risiedeva in Napoli nel convento della Speranzella.

8) Convento di S. Maria del Soccorso a S. Giovanni a Teduccio (Napoli) con 20 Religiosi e di cui era Priore il Maestro P. Giuseppe Pezzella, di anni 46.

9) Convento di S. Maria di Vallesana in Marano di Napoli con 15 Religiosi e di cui era Priore il Baccelliere P. Benedetto Cecere, di anni 46 (5).

Le operazioni per la presa di possesso dei locali dei conventi e dei loro beni cominciarono il 10 settembre per il convento della Speranzella e si protrassero per parecchi mesi (6). I Religiosi quasi dappertutto, per un certo tempo, potettero rimanere nei conventi e cioè fino a quando ad essi non fu pagata la prima rata della pensione e furono consegnate le suppellettili dalla legge di soppressione assegnate. [P. 223] I locali dei conventi divenuti demanio dello Stato, dopo essere stati minutamente descritti (7) e valutati (8), o furono ceduti ai Comuni per uso di pubblica utilità o furono venduti (9). [P. 224] Molte delle Chiese appartenute all’Ordine rimasero aperte ed o furono rette da ex religiosi, o furono cedute alle Congreghe che già vi si trovavano o passarono ad essere chiese parrocchiali (10). Quella di Ischia divenne sede della Cattedrale (11). I dispersi religiosi, non senza difficoltà, cercarono di inserirsi nelle file del clero diocesano, e parecchi sia per la loro condotta che per lo zelo pastorale furono ben voluti dalle autorità ecclesiastiche e dal popolo. [P. 225]

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(1) Queste ricerche sono state fatte su documenti esistenti nell’Archivio di Stato di Napoli, nell’Archivio Generale dell’Ordine in Roma presso la Curia Generalizia a via S. Uffizio 25, e nell’Archivio della Provincia di Napoli esistente a Napoli nel convento del Buon Consiglio a via Girolamo Santacroce 19. Queste fonti nello studio vengono citate con l’abbreviazione di A.S.N. = Archivio di Stato di Napoli; A.G.R. = Archivio Generale dell’Ordine; A.Pr.N. = Archivio della Provincia di Napoli. Queste ricerche vanno dal 1815 al 1838 e cioè dal ritorno a Napoli del re Ferdinando IV alla restaurazione della Congregazione di S. Giovanni a Carbonara.

(2) vedi studio “Ricerche sulla soppressione dell’Ordine Agostiniano nel Regno di Napoli durante l’occupazione Napoleonica” in Analecta Augustiniana vol. XXXIX, anno 1976.

(3) Quando in Analecta Augustiniana citata a pagina 209, nota 2, scrivemmo: “La Provincia di Calabria Citra, a seguito del terremoto che sconvolse totalmente la regione nel 1784, era stata soppressa per un decennio dalla Corte Borbonica, con l’assenso della S. Sede. Ripristinata funzionava regolarmente come tutte le altre provincie monastiche”, incorremmo in una svista di cui ci rendemmo conto solo a pubblicazione avvenuta. Quanto detto non riguardava la provincia di Calabria Citra, ma la provincia di CALABRIA ULTRA i cui conventi furono in parte totalmente soppressi ed in parte solo sospesi. Alcuni di quelli sospesi furono ufficialmente riaperti nel 1796 e governati da un Vicario Provinciale fino al 1798 quando fu celebrato il Capitolo ed eletto Provinciale il Baccelliere P. Angelico Meliti (vedi A.S.N., Ministero Ecclesiastico, fascio 1351).

(4) Il P. Florimo era Provinciale da 5 anni perchè per le vicende politiche della regione non si era potuto celebrare il capitolo al tempo stabilito. L’Intendente proponendo al Ministro dei Culto la continuazione nell’ufficio ed il differimento del capitolo scriveva: “l’attuale Provinciale è un uomo rispettabile sotto tutti i rapporti, e continuando nel governo la sua Religione non può riportarne che del bene” (vedi Min. Eccl. fascio 1669).

(5) I due conventi del Soccorso e di Marano da secoli erano grancie del convento di S. Agostino alla Zecca in Napoli, cioè piccoli conventini uniti di diritto e de facto alla comunità di S. Agostino. Divennero indipendenti solo nel 1808 con la soppressione del convento di S. Agostino (vedi Analecta Augustiniana, vol. XXXIX, pagg. 209, 239, 240, 241, 242, 243).

(6) A.S.N., Intendenza Borbonica, fondo Culto, fascio 759.

(7) A.S.N., Ministero Ecclesiastico, nel fascio 1680, troviamo la descrizione dei conventi della provincia civile di Terra di Lavoro, mentre nel fascio 1690 troviamo due lettere datate 17 novembre 1810 con le quali gl’Intendenti della Provincia di Abruzzo Ultra 2° fa la descrizione dei locali dei conventi e quello di Capitanata comunica al Ministro la situazione dei locali dei conventi soppressi. Nell’Archivio di Stato di Salerno, fondo Intendenza, troviamo descritti i conventi di Principato Citra. Ordinariamente la descrizione è sommaria come si può vedere dalla seguente riguardante il convento di Sessa in Terra di Lavoro: “Tre piani, due androni, a pian terreno tre corridoi, un chiostro nuovo con pozzo in mezzo. Un spezieria con suo lavoratoio e cisterna con scala che conduce ad un piccolo cellaio, una cantina, sei stanze inferiori, due cortili, altro pozzo, una stalla di due stanze, altre due stalle, una pagliera, una rimessa, un forno, un granile, due giardini ed altri pezzi di giardini. Nei piani superiori vi sono 50 stanze con vari dormitori, altra stanza per uso di carcere, 19 loggette coverte nelle descritte 50 stanze, due camerini, tre refettori, una stanza di ricreazione, altra stanza per ospizio, un magazzino per fieno, un quarto di 4 stanze, una libreria, due comuni, un piccolo corridoio con altro quartino di sei stanze, un Oratorio di due stanze e tre altre stanze detta la Panineria”.

(8) A.S.N., Ministero Ecclesiastico. Nel fascio 1680 troviamo la valutazione

data dall’Intendente della provincia di Napoli ai seguenti conventi:

la Speranzella in Napoli ………………..circa ducati…11.428

Villanova a Posillipo …………………...circa ducati…..2.000

Soccorso a S. Giov. a Teduccio ……….circa ducati…..1.100

Costantinopoli a S. Giov. a Teduccio…circa ducati…..1.000

Marano………………………………….circa ducati…..3.300

Pardinola o Frattapiccola………………circa ducati…..3.000

Gragnano………………………………..circa ducati…..1.000

Sorrento…………………………………circa ducati…..4.000

Nel fascio 1690 dall’Intendente dell’Abruzzo Ultra 2° troviamo valutati i conventi della sua intendenza e cioè:

l’Aquila………circa ducati….25.000

Sulmona……...circa ducati…..3.000

Città Ducale…circa ducati…..5.953

Cantalice…….circa ducati…..1.560

Montereale… circa ducati…14.000

Antrodoco…...circa ducati…….500

Posta……..….circa ducati……..400

Amatrice…….circa ducati……..300

Turano………circa ducati……..300

Leonessa……circa ducati…...2.251

(9) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 953, dove troviamo l’uso fatto dei locali dei conventi. Così sappiamo che nel 1814 il convento di Marano era stato concesso per caserma e gendarmeria; Gragnano nel 1814 per ufficio del giudice di pace, prigione e casernìa; Sorrento per caserma di truppe di passaggio e di permanenza; Aversa nel 1812 per orfanatrofio di donzelle; Sessa nel 1813 per caserma di truppe; Arienzo nel 1813 per caserma di gendarmeria, prigione e giudice di pace; Venafro nel 1813 metà per giudice di pace e prigione, e nel 1815 l’altra metà per manifattura di vetro; Salerno nel 1811 ceduto per sede dell’Intendenza di Principato Citra; Buccino nel 1814 per caserma di gendarmeria ed altri usi comunali; Campagna nel 1814 per uffici della Sotto Intendenza; Montoro nel 1814 per orfanatrofio; Diano nel 1814 per caserma di gendarmeria ed altri usi comunali; Padula nel 1814 per caserma di truppe, giustizia di pace, scuola, casa comunale; Avellino nel 1807 per caserma di gendarmeria; Montecalvo nel 1813 per casa comunale e scuola; Solofra nel 1813 per caserma di gendarmeria, casa comunale e scuola; Foggia nel 1813 per caserma di gendarmeria e compagnia scelte; Barletta nel 1813 per caserma di truppa; Trani nel 1813 per ospedale e prigioni; Lecce nel 1813 per caserma di gendarmeria; Massafra nel 1813 per caserma di gendarmi e truppe di passaggio; Ginosa nel 1813 per casa comunale, giustizia di pace e carcere; Manduria nel 1814 per caserma di gendarmeria e carcere; Melfi nel 1814 per caserma di compagnia scelta; Montepeloso nel 1814 per caserma di gendarmeria; Paola nel 1814 per giustizia di pace e prigioni; Belvedere Marittimo nel 1814 per casa comunale, prigioni e caserma di gendarmeria; Monteleone nel 1810 per prigione centrale; Baselice nel 1814 per usi comunali e caserma di gendarmeria; S. Valentino nel 1814 parte del piano superiore per caserma della gendarmeria reale; Lanciano nel 1814 per sottointendenza e caserma di gendarmeria; Aquila nel 1810 per sede dell’Intendenza; Cantalice nel 1814 per casa comunale e scuola; Antrodoco nel 1814 per caserma di gendarmeria; Montereale per caserma di gendarmeria e scuola; Amatrice nel 1814 per giudice di pace, prigione e usi comunali; Leonessa nel 1814 per giustizia di pace, prigione e usi comunali; Tortoreto nel 1814 una parte ceduta per casa comunale e scuola primaria; Atri nel 1814 ceduto per ospedale civile; Penne nel 1814 per caserma di compagnie scelte; Teramo fin dal 1807 ceduto per la sede del tribunale.

Per la vendita dei beni demaniali vedere P. Villani, La vendita dei beni dello Stato nel Regno di Napoli (1806-1815), Milano 1964.

(10) A.S.N., Ministero Ecclesiastico, fascio 1677; ordine del Ministero del Culto per il passaggio nelle ex chiese agostiniane di Matera e Diano delle parrocchie. - Nel registro 1392 ordine dello stesso Ministero per il passaggio della Parrocchia di S. Maria a Piazza nella chiesa di S. Agostino alla Zecca.

Per le chiese rimaste aperte vedi Analecta Augustiniana citata a pag. 234.

Da diversi documenti ci risulta che le chiese di Benevento, Chieti, Sorrento, Foggia, Atri, Arienzo, Ascoli in Puglia, furono concesse alle congreghe che precedentemente funzionavano sotto la direzione dei Padri.

(11) A.S.N., Intendenza Borbonica fondo culto, fascio 773, dove troviamo l’ordine emanato dal Re Gioacchino Murat affinchè la Cattedrale di Ischia venisse trasferita nella chiesa di S. Maria della Scala.

 

 

2. LA RESTAURAZIONE BORBONICA E IL CONCORDATO

    TRA LA S. SEDE E LA CORTE DI NAPOLI

[P. 225] Le conseguenze della soppressione durarono fino al 1818 e cioè fino a quando fu firmato un Concordato tra la S. Sede e la Corte di Napoli. Il re Ferdinando IV che nel 1806 si era rifugiato in Sicilia, appena ritornato a Napoli nel giugno 1815 con una lettera personale al Papa manifestò il proposito di voler riparare i mali apportati alla religione dall’occupazione militare francese. Per quanto riguarda gli Ordini Religiosi ben presto diede un segno di questa sua volontà, perchè con Reale Dispaccio del 12 agosto 1815 permise che i Francescani Riformati, gli Osservanti, gli Alcantarini ed i Cappuccini risparmiati dalle leggi di soppressione, immediatamente ritornassero sotto la dipendenza dei rispettivi Padri Generali (12). Più difficile era la situazione degli ex Religiosi Possidenti, perchè i loro beni per la maggior parte erano stati venduti ed i loro conventi usati per servizi di pubblica utilità, come scuole, carceri, caserme, ospedali, ecc. Con un Dispaccio del 2 dicembre 1815 diretto agli Intendenti delle Provincie chiese di voler conoscere la situazione degli Ordini Possidenti soppressi nel Regno durante il periodo dell’occupazione militare francese (13). I superstiti religiosi vivevano ore di ansia in attesa di conoscere la sorte loro riservata e seguivano con attenzione lo sviluppo delle trattative del Concordato avviate nel dicembre 1815, trattative lunghe e laboriose che finirono solo nel 1818 con la firma del negoziato avvenuta a Terracina il 18 febbraio, e pubblicato nel Regno il giorno di Pasqua. La parte che riguarda gli Ordini Religiosi è contenuta nell’articolo 14° che dice testualmente: “Le attuali circostanze economiche del Patrimonio Regolare non alienato, e trovato da Sua Maestà al suo ritorno nell’amministrazione del così detto Demanio, non permettendo di ripristinare tutte le case religiose dell’uno e dell’altro sesso, le medesime verranno ripristinate in quel maggior numero che sarà possibile co’ mezzi di dotazione, e specialmente le case di quegl’Istituti, che sono addetti alla istruzione della gioventù nella religione e nelle lettere, alla cura degli infermi ed alla predicazione. I locali religiosi non alienati, eccetto quelli interamente addetti ad usi pubblici, se per mancanza di mezzi non potranno ripristinarsi, formeranno parte del patrimonio regolare, ed essendovi l’utilità del detto patrimonio regolare potranno anche alienarsi colla condizione [P. 226] che il prezzo che se ne ritrarrà, debba surrogarsi in vantaggio del patrimonio medesimo. Si aumenterà il numero dei conventi tuttavia esistenti de’ religiosi Osservanti, Riformati, Alcantarini e Cappuccini, qualora le circorstanze ed il bisogno delle popolazioni lo richieggano. Fissate le rendite e le località già enunciate, sarà libera la vestizione dei novizi degli ordini regolari possidenti e delle monache in proporzione dei mezzi di sussistenza, come allo stesso modo sarà libera la vestizione dei novizi pe’ religiosi mendicanti. Le doti delle fanciulle che si monacheranno saranno impiegate in favore del monistero, secondo le disposizioni canoniche. Tutti i religiosi, sì mendicanti che possidenti, che saranno ripristinati, egualmente a quelli che esistono, dipenderanno dai loro rispettivi superiori generali. Ai religiosi di quegli ordini regolari possidenti, che si riammetteranno nei domini di qua del Faro, ottenendo l’indulto apostolico di secolarizzazione, e non essendo provveduti di beneficio ecclesiastico, il Governo per conto dell’erario continuerà a titolo di patrimonio la pensione di cui ora godono, finchè sieno provveduti di un corrispondente beneficio o cappellania. Ai religiosi poi di quegli Istituti che non potranno ripristinarsi, il Governo continuerà indistintamente il pagamento delle loro attuali pensioni” (14). Risulta chiaro che non tutti i conventi saranno ripristinati, ma è altrettanto chiaro ed importante che i conventi ripristinati e tutti i religiosi dipenderanno dai loro Padri Generali. E difatti a questi viene demandata la piena responsabilità di curare personalmente o a mezzo di un proprio Delegato la ripristinazione come si vede dalla seguente lettera che il Card. Consalvi indirizzava al P. Settimio Rotelli, Vicario Generale degli Agostiniani, in data 28 ottobre 1818: “In esecuzione dell’articolo 14 della Convenzione stipolata a Tercina tra la S. Sede e la Real Corte di Napoli, il Signor Cardinal Caracciolo ed il signor Marchese Ministro Tommasi rispettivamente incaricati dalle alte Parti Contraenti, si occupano attualmente a dare di concerto le disposizioni necessarie per ripristinare gl’Ordini Regolari possidenti tanto in Napoli, quanto nelle altre Città del Regno in quel maggior numero di Case, la cui esistenza sarà compatibile colle circostanze economiche del Patrimonio superstite. Questa operazione non può farsi simultaneamente attese segnatamente le ispezioni necessarie sulla località, e quantità del Patrimonio da ripartirsi, le quali esigono del tempo. [P. 227] Tra gl’Ordini Regolari possidenti, de’ quali è già stata decretata la ripristinazione nel Regno v’è quello, a cui la Paternità Vostra presiede. Ella avrà rilevato dal succitato articolo della lodata Convenzione, che i Religiosi tutti del Regno di S. M. Siciliana sono rimasti sotto la dipendenza de’ rispettivi Superiori Generali. E’ massima fissata dal S. Padre, e dal Re, che i Superiori Generali de’ rispettivi Ordini, de’ quali o è già stata, o sarà in seguito effettuata la ripristinazione debbano incaricarsi dell’apertura de’ loro Conventi, e fare la scelta de’ soggetti, che giudicheranno nella loro saviezza atti a comporre le famiglie, affinchè dalla scielta degl’Individui regolata con saviezza e prudenza, e che intieramente resta all’arbitrio de’ sullodati Superiori Generali, se ne abbia il risultato voluto dal S. Padre, e dal Re, quello cioè di vedere fiorire ne’ Conventi riaperti, e da riaprirsi la perfetta disciplina regolare, e che i singoli individui collo spirito di ritiro, e di orazione, coll’amore allo studio, e coll’indefessa assistenza all’esercizio de’ Santi loro Ministeri emolino gli esempi, e lo spirito de’ loro gloriosi maggiori, per cui gl’Ordini Regolari si acquistarono giustamente tanto diritto alla comune estimazione, e divennero benemeriti della Chiesa, e dello Stato. Il Cardinal Segretario di Stato in adempimento degl’Ordini espressi ricevuti dalla Santità di Nostro Signore partecipa tutto questo a Vostra Paternità, affinchè (quando non voglia eseguire personalmente una tale incombenza) si compiaccia di destinare subito un suo delegato in Napoli fornito delle qualità e de’ poteri necessari, il quale si presenti agli Esecutori del Concordato per ricevere le case, e le dotazioni assegnate, coll’istruzione d’intendersela coll’Em. Delegato Apostolico per aprire ed organizzare i conventi del suo Ordine secondo le vista sovraenunciate. Il sottoscritto profitta di questa occasione per rinnovare alla P. V. i sentimenti della sua venerata stima. Dalle stanze del Quirinale 28 ottobre 1818. Ercole Card. Consalvi” (15).

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(12) GABRILE CUOMO, Le leggi eversive nel secolo XIX ecc., Mercato S. Severino 1972, pag. 252.

(13) G. CUOMO, Le leggi eversive ecc. pag. 269.

(14) FELICE TORELLI, La chiave del Concordato dell’anno 1818, Napoli 1848. Per il Concordato vedi W. MATURI, Il concordato del 1818 tra la S. Sede e le due Sicilie, Firenze 1929.

(15) A.G.R., Regesto del P. Generale Settimio Rotelli, Dd. 244.

 

 

3. IL P. GIUSEPPE PEZZELLA

Quando il P. Generale Rotelli ricevette questa lettera aveva già da tempo affidato il gravoso incarico di suo Delegato in Napoli ad un religioso amante dell’Ordine e della Chiesa, il P. GIUSEPPE PEZZELLA. Questi nato a Benevento il 5 novembre 1763 (16), nella professione [P. 228] religiosa era stato affiliato al convento di Paola in Calabria Citra, ma nel 1782, dal Provinciale della Provincia di Terra di Lavoro, il P. Vincenzo Barisani, per la “provata buona indole, per la religiosità dei costumi e per l’amore allo studio” fu affiliato al convento di Buccino (17). E a Buccino ed a S. Agostino alla Zecca in Napoli fece gli studi e si formò alla vita religiosa (18). L’otto dicembre 1787 fu ordinato Sacerdote. Il 1790, dietro autorizzazione del Delegato per la Reale Giurisdizione, fu nominato Lettore, e dieci anni dopo, il 1800, fu nominato Maestro in S. Teologia (19). Nel 1804 era già membro del Collegio Teologico di Napoli (20). Nel capitolo provinciale del 1803 fu eletto Definitore (21), e nel 1807 Vicario Priore del convento del Soccorso a S. Giovanni a Teduccio. E proprio durante quest’ultimo incarico diede prova della sua prudenza e saggezza perchè quando questo piccolo conventino nel 1808, a seguito della soppressione di S. Agostino alla Zecca, vide aumentata la sua famiglia da 6 a 20 religiosi e venne a trovarsi in una situazione caotica e per la mancanza di locali e per la miseria, egli seppe affrontare la situazione con comune soddisfazione (22). Il 18 ottobre 1809, dopo aver fatto la consegna del convento agli incaricati della soppressione, si ritirò con altri 4 religiosi in un appartamentino in via S. Agostino alla Zecca e si dedicò allo studio ed all’apostolato (23). Ben presto si mise in comunicazione col P. Generale e da questi nel 1810 gli fu confermato il titolo di Priore per un triennio, e nel 1812 fu nominato Vicario Generale nel Regno (24). [P. 229] Nel 1815 chiese per se ed i religiosi con lui conviventi un alloggio nell’ex convento di S. Agostino alla Zecca, ma perchè il locale era pieno di soldati, il Ministro del Culto diede ordini all’Intendente di Napoli di procurargli un alloggio nell’ex convento di S. Giovanni a Carbonara (25). Non conosciamo l’esito della pratica, sappiamo però che non si mosse da dove abitava. Riprese i contatti con Roma ed il P. Generale Rotelli il 24 gennaio 1817 gli confermò per un anno tutte le facoltà spirituali precedentemente concesse, mentre il 7 maggio lo nominava Commissario Generale per la ripristinazione dei conventi nel Regno, e finalmente il 7 gennaio 1818 lo riconfermava Vicario Generale (26). Amico e commensale del Cardinal Caracciolo, ben presto strinse rapporti di amicizia col confessore del Re, l’agostiniano Mons. Salvatore Caccamo, e col Nunzio Apostolico Mons. Alessandro Giustiniani, e del loro valido aiuto si servì unicamente per la restaurazione dell’Ordine. Quando il 1822 partecipò al Capitolo Generale celebrato a Roma, [P. 230] i Padri Capitolari in riconoscimento di quanto aveva fatto per il bene dell’Ordine gli concessero gli onori ed i privilegi di ex Generale (27). Il 5 novembre 1823 fu nominato Vescovo di Teramo dove rimase per solo 5 anni, perchè nel 1828, dietro sua richiesta, fu trasferito nella diocesi di Calvi e Teano. In quest’ultima città morì il 3 gennaio 1833. Il P. Pezzella fu uomo di animo mite, prudente, paziente, caritatevole, di sano equilibrio, alieno dai raggiri. Uomo di fede, nel delicato incarico per la rinascita dell’Ordine non si lasciò andare a facili entusiasmi, ma neppure si lasciò vincere dal pessimismo per le non poche difficoltà incontrate, difficoltà che seppe affrontare con serenità di spirito e fiducia nella divina provvidenza. Le lettere che di lui si conservano stanno a testimoniare la sua dirittura morale e religiosa (28).

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(16) Hierarchia Catholica Medii et recentioris aevi, Patavii MCMLVIII, vol. 8°, dal quale abbiamo ricavato anche la data di Ordinazione, nomina a Vescovo, trasferimento a Teano, e quella della morte.

(17) A.G.R., Ff. 54, Acta Capitulorum omnium Provinciarum 1771-1782.

(18) A.G.R., Regesti del P. Generale dal 1780 al 1788, nella parte che riguarda la disposizione degli Studi.

(19) A.S.N., Ministero Ecclesiastico, fasci 1231, 1552.

(20) A.S.N., Ministero Ecclesiastico 1642. In quest’anno faceva parte del Collegio insieme agli altri agostiniani Mons. Vincenzo Barisani vescovo di Gerace, P. Tommaso Tuccillo, P. Guglielmo Sorrentino, P. Mariano Mascia e P. Raffaele (Antonio) Lancellotti.

(21) A.S.N., Ministero Ecclesiastico. Nel fascio 1627 troviamo un ricorso dei Religiosi del convento di Solofra contro l’approvazione della Congregazione Intermedia celebrata il primo novembre 1804 perchè mancava alla stessa Congregazione il Definitore P. Pezzella.

(22) A.S.N., Monasteri soppressi 74, 75, 76.

(23) A.S.N., Intendenza Borbonica fondo culto, fascio 811. I religiosi che convivevano con lui erano i Padri Andrea Ricciardi, Fedele Amalfi, Nicola Signorelli e Diodato Iovine.

(24) A.G.R., Dd. 244. Leggiamo: “die 12 ianuarii 1810. Attentis peculiaribus Religiosorum circumstantiis in Regno Neapolim pro quiete ipsorum conscientiam R. P. Mag. Iosephum Pezzella confirmavimus ad tres annos in munere Prioris in conventu civitatis Neapolim cum facultatibus hunc officio adnessis”. Nello stesso archivio nella cartella segnata Aa. 26-2 riguardante la Provincia di Napoli troviamo la seguente lettera: “Rev.mo Padre. Le facoltà spirituali a me accordate per la quiete di coscienza de’ nostri ex Religiosi, perchè limitate, sono prossime a spirare nel principio dell’entrante anno. Sono perciò nella necessità di presentarvele con questa per eseguire un dovere, pregandovi nel tempo stesso a non privarci della missione, comunicandole con maggiore estensione a chi le sembrerà espediente, e non solo per la soppressa famiglia, ma per altri nostri ex religiosi, che nelle circostanze desiderano la benedizione. Ci facciamo un dovere di baciarle la mano, e chiedendole la Santa Benedizione con pienezza di stima mi ripeto. Di S. P. R.

Napoli 20 novembre 1812

Nella soprascritta si degnerà dire = Strada S. Agostino alla Zecca N. 72 terzo piano = così mi sarà portata la risposta sino alla casa, dove facciamo domicilio 5 de’ nostri, vivendo unanimiter. Umilis. servo obllig. F. Giuseppe Pezzella ex agostiniano”.

Sullo stesso foglio, in alto, da mano aliena, troviamo scritto: “die 10 decembris 1812 fuit constitutus Vicarius Generalis in Regno”.

(25) A.S.N., Intendenza Borbonica fondo culto, fascio 811.

(26) A.G.R., Dd. 244, dove leggiamo: “die 24 ianuarii 1817. - Per nostras privatas litteras confirmavimus P. Mag. F. Iosephi Pezzella facultates spirituales ad annum, reservata tamen nobis potestate eas moderandi vel etiam revocandi casu quo intra annum decerneret in eo Regno ripristinationem nostrorum conventuum”. – “Die 7 maii 1817. Nostrum Commissarium Generalem constituimus P. F. Mag. Iosephum Pezzella in Regno duorum Siciliarum pro agendis in ripristinatione nostrorum conventuum”. – “Die 7 ianuarii 1818. Confirmavimus P. I. Pezzella facultates nostro Vicario Generali pro Regno Neapolitano ad annum”.

(27) vedi Capitulum Generale ... 1822 in Analecta Augustiniana, vol. XIII, n. 6, 1930.

(28) In appendice pubblichiamo alcune lettere dirette al P. Generale.

 

 

4. LA RESTAURAZIONE DELL’ORDINE

Alla firma del Concordato nel 1818 gli ex religiosi agostiniani iscriti a ricevere la pensione erano 593 e cioè 418 Sacerdoti e 175 fratelli laici (29) mentre i beni appartenuti agli antichi conventi e non ancora venduti ascendevano alla somma di ducati 51.324 e grana 31 (30). [P. 231] Per la sorte degli antichi conventi basta rileggere la nota n. 9. Qui aggiungiamo che il convento di S. Agostino in Napoli era caserma, mentre il convento della Speranzella in Napoli e quello di Posillipo erano stati venduti (31). Per la norma del Concordato non tutti i conventi potevano riaprirsi, e non tutti i religiosi potevano rivestire l’abito: bisognava solo salvare il salvabile. Il P. Pezzella che, con occhio vigile, seguiva a Napoli lo svolgersi degli avvenimenti, si mise in contatto con gli ex religiosi dispersi per le provincie ed appena possibile fece pervenire al Re la seguente supplica:

“S.R.M. Li Religiosi Agostiniani Calzati avendo preinteso, che saranno per Sovrana Vostra clemenza per ripristinarsi alcuni Ordini Regolari, prostrati umilmente al Real Trono pregano non escluderli, ma ad aver presente anche il di loro Ordine sì per il loro attaccamento alla Real Corona, sì perchè l’Ordine Agostiniano è uno dei quattro Ordini Mendicanti, ed ha per oggetto nella sua istituzione la pubblica morale istruzione ne’ catechismi, nelle prediche e nelle Sacramentali Confessioni. I supplicanti mentre non han lasciato, nè desisteranno di pregare il Signore Iddio per la salute e prosperità della M. V. sperano di essere esauditi nella loro supplica. A grazia ut Deus ...” (32). Il 9 novembre 1818 con la seguente lettera metteva al corrente della situazione il P. Generale:

“Rev.mo Padre. Accuso d’aver ricevuta l’ultima vostra coll’acclusami lettera Ministeriale dell’Eminentissimo Consalvi. E poichè la ricevei per mano dell’Eminentissimo Caracciolo, si compiacque sbollarla, e leggere l’una e l’altra con molta soddisfazione, assicurando V. P. Rev.ma del suo cordiale impegno per il nostro Ordine. Alle premure di questo porporato sono obligati gli Ordini che si repristineranno. I sentimenti espressi nel biglietto del Card. Consalvi sono li stessi, che più e più volte nelle nostre oziose ore del giorno mi ha comunicati personalmente il Card. Caracciolo. Ringrazio la P. V. Rev.ma della carica, che m’ha conferita. Esigge prudenza, carità, e tempo. Da se più volte mi ha detto il surriferito Caracciolo, che facessi secolui conferenza [P. 232] su de’ soggetti da presciegliersi. L’ho ringraziato dell’incomodo, ed amore per la mia quiete. Intanto tostochè avremo il Dispaccio, cercherò di raccogliere de’ Padri di garbo, e fatto e formato come un Difinitorio, penseremo alla scelta de’ soggetti, e la trascriverò a V. P. Rev.ma per formarne un più esatto giudizio, e darci l’approvazione. Vi prevengo che le nostre Congregazioni non sono state considerate. Che perciò dandosi l’opportunità di ricevere qualche buon soggetto de’ Scalzi, poichè ve ne sono degli ottimi, e miei conoscenti, credo, che no dispiacerà a V. P. Rev.ma, come ne ho fatto peranche discorso coll’Eminentissimo Caracciolo, cui ne sono noti alcuni. Abbiamo perduto e confessori Napolitani, e soggetti abili a predicare, per cui abbiamo bisogno di qualche soggetto delle Congregazioni, massime per il Convento di Napoli. Io non ho mancato di premurare Mons. Caccamo. Ieri mattina fui a baciargli la mano. L’interrogai sull’assunto. Mi rispose, che dandosegli occasione, ne avrebbe rinnovato le premure a S. M. ma fuori di una volta, che ce ne parlò, non ce ne aveva fatto più parola. Ebbe premura di farmi sapere essere stato fatto dal Papa Vicario Generale de’ suoi Conventi di riforma, e che dopo Pasca sarebbe partito col Re per Palermo. Assicuro V. P. Rev.ma, che ogni giorno essendo a tavola col Card. Caracciolo, e Mons. Giustiniani, raro è quel giorno, che non raccomando nella confidenza il nostro Ordine. Anzi lorchè ne feci al Re la supplica, si compiacque il detto Caracciolo di darla al Ministro Tommasi colle proprie mani nella sessione. Fu ammessa, e ne aspettiamo il Decreto. Non tralascio di scrivere agli amici di Provincie per ottenere le petizioni de’ Vescovi, che si ammettono per la restaurazione de’ Conventi, ma pochi se ne potranno dotare. Confidiamo in Dio, e nella protezione del nostro S. P. Agostino, e de’ Santi dell’Ordine. Bacio la mano alla P. V. Rev.ma. Come avrò cosa d’avvisare non mancherò. Vi presento l’ossequi del citato Card. Caracciolo, e colla dovuta stima mi rassegno. Di V. P. Rev.ma. Napoli 9 novembre 1818. Umilissimo obligatissimo servo F. Giuseppe Maria Pezzella agostiniano” (33).

Con altra lettera del 20 novembre comunica che si è ottenuto la restaurazione del convento di S. Agostino alla Zecca in Napoli con la grancia di Gravina in Puglia, e con altra lunga lettera [P. 233] del 20 gennaio 1819 fa il punto su quanto si può sperare riguardo alla riapertura dei Conventi in tutto il Regno (34). Condizione essenziale per la riapertura dei Conventi era la domanda da parte del Vescovo diocesano e dell’amministrazione comunale. Per quanto riguarda il nostro Ordine furono presentate 30 richieste, mentre il Pezzella aveva avuto assicurazione per la dotazione di solo 8 o 9 conventi oltre quello di S. Agostino in Napoli (35). Bisognava fare delle scelte sulle domande presentate, ed egli allora cercò di ottenere almeno un convento delle antiche provincie monastiche per non costringere i religiosi desiderosi di rivestire l’abito a lasciare le regioni dove erano vissuti e portarsi a vivere in conventi lontani. Solo per la Provincia degli Abruzzi non gli riuscì ad ottenere alcun convento. Come era limitato il numero dei conventi da potersi dotare e riaprire così, di conseguenza, era limitato il numero di religiosi ammessi a rivestire l’abito. Non tutti quelli che chiesero furono ammessi a rientrare, ed il rimanente fu costretto, per non perdere la pensione, a chiedere il Breve o Indulto di secolarizzazione. Di quelli che non rientrarono, alcuni erano di età avanzata; alcuni anche se di età non molto avanzata erano ammalati gravi; alcuni avendo un campo di apostolato furono tentennanti ai richiami; alcuni nella speranza di veder riaperto il loro antico convento non risposero all’invito del Pezzella e potettero rientrare solo più tardi o rimasero fuori per sempre (36); alcuni non ritenuti idonei a vivere in comunità per i loro precedenti furono invitati a chiedere subito l’indulto di secolarizzazione. Alcuni di quelli che non rientrarono per vecchiaia o per malattia continuarono a mantenere buoni rapporti con coloro che erano rientrati ed aiutarono i conventi riaperti con donazioni e legati (37). [P. 234] Delle 150 domande di secolarizzazione che abbiamo potuto esaminare risulta che solo 4 dichiararono di non voler rientrare, mentre gli altri motivarono la domanda dicendo di essere vecchi o ammalati, o perchè avevano dei parenti in estrema miseria, o perchè non vi era più posto nei pochi conventi riaperti. In queste domande per la quasi totalità le relazioni rilasciate dai Vescovi o dai Parroci circa la loro condotta morale e religiosa erano ottime (38). Di uno solo sappiamo che durante il periodo della soppressione aveva menato una vita scandalosa e si era unito in matrimonio (39). Degli ex provinciali rivestirono l’abito il P. Maffione di Puglia, il P. Rosei dell’Aquila ed il P. Credennino degli Abruzzi. Il P. Amendola di Calabria Citra ottenne il breve di secolarizzazione “sia per l’età molto avanzata, come pure per i gravi incomodi di sua salute per cui è reso incapace a compiere regolarmente le stesse funzioni animali” (40). Non siamo riusciti a trovare notizie del P. Rosano di Terra di Lavoro e del P. Florimo di Calabria Ultra, come pure del P. Gentile della Congregazione (41).

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(29) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 840. - Ci sembra che in questi 593 religiosi siano compresi anche gli Agostiniani Scalzi perchè più di una volta accanto ad alcune domande di secolarizzazione rimesse al P. Pezzella affinchè avesse dato il suo parere, egli scrisse: appartiene agli Scalzi.

(30) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 953. - Oltre la somma totale dei beni appartenuti all’Ordine e non ancora venduti, sappiamo anche in quale provincie civili si trovavano, e cioè:

in provincia di Napoli per ducati 2.571.61

in provincia di Terra di Lavoro 3.868.06

in provincia di Principato Citra 4.181.90

in provincia di Principato Ultra 2.558.05

in provincia di Capitanata 2.926.92

in provincia di Terra di Bari 9.384.32

in provincia di Terra di Otranto 7.432.83

in provincia di Basilicata 2.689.81

in provincia di Molise 1.126.71

in provincia di Calabria Citra 2.061.07

in provincia di Calabria Ultra 5.176.45

in provincia di Abruzzo Citra 2.652.63

in provincia di dell’Aquila 3.683.54

in provincia di Teramo 1.342.02

in provincia di Napoli (Cong.ne Carbonara) 230.10

in provincia di Terra di Lavoro 95.05

in provincia di Terra di Lavoro (Scalzi) 124.21

(31) A.S.N., Intendenza Borbonica fondo culto, fascio 811, e lettere del P. Pezzella al P. Generale. Per quanto riguarda la Speranzella e Posillipo vedere Patrimonio Ecclesiastico, fasci 857 e 953.

(32) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio, 822. Questo fascio, senza numerazione, contiene esclusivamente documenti riguardanti la restaurazione del convento di S. Agostino alla Zecca e degli altri conventi dell’Ordine.

(33) A.G.R., Aa. 26-2.

(34) Questa lettera viene riportata in appendice.

(35) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 954. I paesi per cui furono richiesti i conventi furono: Acquaviva delle Fonti, Giovinazzo, Bisceglie, Modugno, Gravina, Matera, Montescaglioso, Cursi, Sogliano, Massafra, Ascoli in Puglia, Montecalvo, Solofra, Arienzo, Frattapiccola, Soccorso a S. Giovanni a Teduccio, Buccino, Filadelfia, Terranova, Gioiosa Ionica, Petrizzi, Melissa, Posta, Cantalice, Leonessa, Montereale, S. Valentino, Tagliacozzo, l’Aquila e Chieti.

(36) A.Pr.N., Atti capitolari del convento di S. Agostino alla Zecca. Da questi atti ci risulta che il P. Pasquale Mosca rientrò nel 1827, mentre il P. Felice Carrella nel 1842. - Atti capitolari del convento della Maddalenella degli Spagnuoli in Napoli, dai quali atti ci risulta che il P. Agostino Castrilli rientrò il 1834 ed il P. Ferdinando Cosenza il 1837.

(37) A.Pr.N.; Dagli atti capitolari del convento di S. Agostino alla Zecca risulta che: il P. Fulgenzio Sollazzo, alla morte avvenuta nel 1829, lasciò tutto quello che possedeva; il P. Giuseppe Castaldo lasciò 954 ducati; il P. Gaetano Maturanzio lasciò 450 ducati; il P. Giuseppe Giannuzzi lasciò una casa che possedeva ad Altamura, ed il P. Gaetano Sica nel 1838 fondò due cappellanie. - Dagli atti del convento della Maddalenella risulta che il convento fu aiutato con generose offerte dai Padri Giuseppe Genzano e Pietro Germano, mentre il P. Luigi Delicteris oltre ad aiutarlo con offerte, morendo lasciò la sua ricca biblioteca. Dalla Platea dello stesso convento risulta che due religiosi morti nel convento di S. Carlo alle Mortelle in Napoli, prima di poter rivestire l’abito, lasciarono quello che possedevano e cioè: il P. Innocenzo Nusco 250 ducati ed il P. Antonino Nascè 1458 ducati. - Dagli atti capitolari della Congregazione di S. Giovanni a Carbonara risulta che il 1852 l’ex religioso Mons. Raffaele Svizzeri donò alla stessa Congregazione una masseria di sua proprietà nel comune di Foggia di 10 versure, pari a 187 moggia legali. - Nel 1839 il Provinciale P. Giancrisostomo Martemucci ordinò che in tutta la Provincia fossero soddisfatti i suffragi per gli ex religiosi P. Raffaele Papadia e P. Lazzaro Vergine perchè benefattori del convento di Sogliano.

(38) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 528, 529, 530, 952, 953. - A.G.R., Regesto del Procuratore Generale, Bb. 99.

(39) A.G.R., Bb. 100. Questo ex religioso fu il P. Luigi Zacco che già prima della soppressione aveva avuto una vita avventurosa ed aveva procurato fastidi ai superiori, come appare da atti conservati in A.S.N., Ministero Ecclesiastico, fascio 1651.

(40) A.G.R., Bb. 99. Il Procuratore Generale dell’Ordine alla domanda diede il suo parere favorevole.

(41) Del P. Gentile sappiamo che nel 1810 si trasferì in Corsica insieme ad un fratello.

 

 

5. DOTAZIONE ED APERTURA DEI CONVENTI

Fra le 30 domande presentate e richiedenti l’apertura di conventi dell’Ordine il P. Pezzella fu costretto a fare una scelta. La scelta fu fatta in base alle possibilità di reperire le rendite sul posto o nei paesi vicini, ed in base anche alle pressioni dei religiosi che [P. 235] erano rimasti quali custodi delle antiche chiese o erano riusciti ad ottenere qualche abitazione negli antichi conventi. Richiese ufficialmente l’apertura di Buccino, Giovinazzo, Bisceglie, Matera, Sogliano, Terranova in Calabria Citra e Filadelfia in Calabria Ultra, Chieti, l’Aquila, Leonessa, S. Valentino negli Abruzzi ed il Soccorso. Solo per Chieti sorsero delle serie difficoltà e lo si potette ottenere soltanto nel 1823, non quale convento a se stante ma solo quale grancia di S. Valentino. Anche il Soccorso fu ottenuto quale grancia di S. Agostino di Napoli. Oltre quanto richiesto riuscì ad ottenere anche Montescaglioso in Basilicata quale grancia di Matera ed il Santuario di S. Restituta di Lacco Ameno nell’isola d’Ischia quale grancia di S. Agostino di Napoli.

 

 

6. Il convento di S. Agostino alla Zecca in Napoli.

Il 18 novembre 1818 fu dotato questo convento e decisa l’apertura. Il giorno 19 egli pieno di gioia scrive al P. Generale:

“Rev.mo Padre. Ieri sera vi fu congresso col Ministro avanti al Card. Caracciolo, e questa mattina nel ricevere la vostra il suddetto Cardinale mi ha detto che in Sessione aveva finalizzato la nostra remissione colla sua firma, dopo essere stata firmata dal Re e Ministro. Ci sarà dato dunque il nostro Monastero di S. Agostino alla Zecca, la sua grancia è stabilita in Gravina, ove sono parte delle rendite assegnateci, essendo l’altra in Montepeloso ed Altamura. In tutto ducati 8.400 circa lordi. Noi fummo approvati dopo la data del giovedì. Ora si attende il Dispaccio ordinativo per lo sfratto di tutti i locali stabiliti per l’Ordini da ripristinarsi. Dopo questo si spera qualche somma anticipata per la riattazione. Si deve mandar persona a verificare l’esistenza de’ Corpi assegnati. Interinalmente io avendo in mano la Chiesa, dopo aver fatto la ricevuta, la dovrò mantenere, accomodare, ecc. Lo stato di questa, come quello del Convento non posso esprimerlo in carta. E’ caduta finanche tutta la finta volta del gran salone. Le camere sono bucate al di dentro a modo di camerate. Porte pochissime: vetrate in chiesa poche, in convento nessuna. Dunque per mantenere il culto pregherò i buoni Religiosi ad intervenire alla Chiesa, a Confessare, a Celebrare, e predicare, come si potrà. Almeno 5 o 6 cercherò di ritirarli in convento, accomodandoci alla meglio per essere sempre al servizio del publico. Ho bisogno, e l’ho pronti, di buoni Religiosi, Confessori, umili, pazienti, e che si accontentano di vivere in tale mortificazione finchè si ordinano le officine, rame, refettorio, che deve farsi tutto, dalle tavole, ecc. che potrete argomentare. [P. 236] Per fare tutto questo si suppone la grazia di aver qualche somma dalla Corte. Finita una tal opera coll’aiuto di Dio, pietà dei fedeli (che stanno fervorosi), e nostra industria, si potrà pensare, e stabilire il rimanente della famiglia, per eseguir con essa lo che appartiene all’osservanza, la quale non può darsi exclusa pietantia. Mi contento per sei mesi di tempo, poichè la rovina è grande, e le somme per ripararla sono incerte. Il fervore del popolo che ci conosce, mi fa sperare molto. Ecco il piano in confuso. V. P. Rev.ma sarà da me avvisata di tutto come le circostanze l’esiggeranno. Per ora sono sufficienti, ed adatti alla gente del nostro quartiere dozzinale, e goffo, quei pochi religiosi da essa gente conosciuti e di loro clientela. Appresso coll’aiuto di Dio si rinforzerà la famiglia, che dovrà entrare stabilita la rendita, e Refettorio, e comodi religiosi. Questo stesso metodo si dovrà adottare necessariamente da tutti i ripristinanti. Non si può a prima entrata aprire osservanza. Coll’aiuto di Dio spero veder questo Monastero in buono stato dato tempore. Tutta l’obligazione però si deve al Card. Caracciolo, e l’ho sensibilmente ringraziato a nome vostro. Io vi bacio la mano, e colla dovuta stima mi ripeto Di V. P. Rev.ma. Napoli 20 novembre 1818. Umilissimo servo etc. fr. Giuseppe Pezzella agostiniano”. (42).

Per prendere possesso dei beni il Pezzella nominò suo delegato il Maestro P. Giovanni Mastroleo per Altamura, il Maestro P. Giovancrisostomo Martemucci per Gravina e Montepeloso, ed il P. Luigi Arena per Napoli. La rendita avrebbe dovuto essere di circa 8400 ducati, ma in realtà se ne trovò solo poco più della metà. Presentò reclami e riuscì ad ottenere altri beni in Calabria dove mandò a prenderne possesso il Maestro P. Giuseppe Cerbone. Per poter fare le necessarie riparazioni alla parte del convento ceduto ottenne dalla corte la somma di 1500 ducati (43). Venti Sacerdoti e dieci fratelli laici rivestirono solennemente l’abito il 9 gennaio 1820, ed egli due giorni dopo con commozione scrive al P. Generale: “Piangete di consolazione. Alli 9 di questo per procura del popolo seguì la vestizione. E’ inesprimibile il contento di ogni ceto. E’ inenarrabile il concorso del popolo fedele; ed è indicibile la gala pomposa, divota e lagrimante della Sacra Funzione. Laus Deo. [P. 237] Tratto i Religiosi meglio di prima e nel cibo, e nel vestiario (Nuces ostendis puero et trahis illum). Basta così. Sono contentissimi i Padri dello stabilimento fatto da V. P. Rev.ma. Io però non sono contento, poichè aut senex, aut puer mi sembra tutto onus grave. La Commissione Generale della restaurazione m’è d’un gran peso. Sino a che potrò mi sottometto, poi pregherò, scongiurerò V. P. Rev.ma, e spero essere esaudito. L’osservanza è rimessa ... Il Noviziato è in restaurazione: le premure sono numerose. Tutto si eseguirà secondo il vostro desiderio coll’intervento de’ Padri del Consiglio ...” (44).

Il motivo per cui, nonostante la gioia per la vestizione, egli si lamenta e dice di non essere contento va ricercato nella lettera che il P. Generale gli aveva inviato pochi giorni prima scrivendogli:

“Rev. Padre salute. Non abbiamo motivi bastanti per esprimere la nostra esultazione per i felici progressi del nostro Ordine in cotesti felicissimi stati, e per l’indicata rivestizione dell’Abito, che avverrà in cotesto Convento nel 10 entrante gennaio. Il Padre delle Misericordie benedica quella sospirata ora, e faccia che sia di sua maggior gloria, e spirituale vantaggio, ed edificazione del popolo fedele. Noi intanto in vigore di questa nostra non solo confermiamo V. Paternità Commissario Generale, ma l’eleggiamo inoltre, e costituiamo PRIORE di cotesto convento di S. Agostino fino a nostra nuova disposizione, dandole, e comunicandole a tale effetto, tanto nello spirituale, quanto nel temporale le necessarie facoltà; vogliamo che, vestito l’Abito, faccia nota tale sua elezione a cotesta Religiosa Famiglia, acciò la riconosca, quale è stato da Noi costituita, e le presti la dovuta sommissione ed ubbidienza. Procuri di presto adottare cotesto Professorio almeno interinalmente a Noviziato, onde formarne nuove piante alla Religione, e soddisfare alle richieste de’ supplicanti. Noi fino da questo punto la autorizziamo a ricevere nell’Ordine quelli, che fatte le dovute diligenze, rileverà che vengono al chiostro condotti dallo spirito di Dio, e che sono forniti de’ necessari requisiti. Per ora non ci pare doverne maggiormente estendere in risposta alla sua del 17 cadente dicembre, come occorrendo faremo in seguito secondo l’uberiori cognizioni, che sarà per darci. Le riaffermiamo intanto la nostra speciale benevolenza, e con tutta l’effusione del nostro cuore la benediciamo unitamente a tutta cotesta rivestienda Famiglia. Aff.mo di tutto cuore Fr. Settimio Rotelli Vic. Generale” (45). [P. 238]

Benchè riluttante accettò il Priorato ed il 12 febbraio radunò la Comunità per la nomina degli uffici previsti dalle Costituzioni (46). Avrebbe voluto subito riaprire il Noviziato, ma varie circostanze fecero ritardare questo desiderio che fu possibile mandare ad effetto [P. 239] solo nel luglio 1822 quando fu nominato Maestro il P. Aurelio Cerbone e fu ammesso al noviziato il giovane Giuseppe Gallucci (47). Lo studentato o Professorio fu aperto nel 1825 e fu nominato Reggente il Maestro Stefano Baldassarre (48). La rendita originaria di 8.400 ducati fu aumentata di altri 1350 ducati nel 1820 con l’obbligo di mantenere 8 Religiosi nella grancia di S. Maria del Soccorso, e fu aumentata ancora di altri 370 ducati nel 1823 quando fu accettata la grancia di S. Restituta nell’isola d’Ischia (49). Nel settembre del 1828 la comunità era composta di 15 Padri, otto Padri studenti e 15 fratelli conversi, mentre la comunità del Soccorso aveva tre Padri e due fratelli conversi (50).

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(42) A.G.R., Aa. 26-2.

(43) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 822. - In questo fascio vi è una nota per cui sappiamo che tutti gli altri conventi dell’Ordine restaurati ottennero dalla Corte ducati 200 ciascuno per le riparazioni alle fabbriche.

(44) A.G.R., Aa. 26-2.

(45) A.Pr.N., Registro Atti Capitolari del convento di S. Agostino alla Zecca, pag. 1.

(46) A.Pr.N., Atti capitolari del convento di S. Agostino, a pag. 2, leggiamo: “A dì 12 feb. 1820.- Per aversi il buon ordine in questo Venerabile Convento di S. Agostino Maggiore di questa Città di Napoli s’è provveduto all’elezione degl’Ufficiali interni, previo il consiglio de’ PP. Maestri, e provetti della Famiglia, indi radunati tutti i Religiosi Sacerdoti e Conversi nel luogo solito al suono del campanello tre volte battuto, uti moris est, si propose dal M. R. P. Maestro Giuseppe Pezzella Commissario Generale, ed attuale Priore, se si contentavano d’accettare per Ufficiali interni, fino al giorno di S. Pietro e Paolo di quest’anno, in cui si procederà all’elezione de’ nuovi ufficiali, i seguenti, e cioè:

Depositari il P. Maestro Barbati ed il P. Maestro Iovine

Sottopriore il P. Baccelliere Amalfi

Sagrestano Maggiore il P. Bacc. Iovene, e suo Assistente il P. Lettor Fazio

Organista il P. Lett. Fazio, e suo aiutante il P. Gervasio

Infermieri il P. Bacc. Orefice, e suo compagno Fr. Bernardo de Siervo

Foresterari il P. Bacc. Nunziata, e suo compagno Fr. Mariano Capogrosso

Sottosagrestani Fr. Bernardo e Fr. Giuseppe Riccardi

Scribente il libro delle Proposte il P. Bacc. Silvestri

Scribente della Cibaria il P. Bacc. Capone

Procuratore della Cibaria Fr. Luigi Guadagno

Cuoco Fr. Tommaso Pizzorusso

Cannavaro Fr. Michelangelo Guida

Portinari Fr. Luigi de Angelis e Fr. Mariano

Campanarista Fr. Niccola di Giuseppe

Procuratore per gl’affari del Convento P. Beltrano.

Di più si propose la vestizione di due giovani oblati per ottenersi servizio maggiore in detto convento. Fatta una tal Proposta tutti si contentarono per verbum placet, siccome apparisce dalle rispettive firme.

P. Maestro Giuseppe Pezzella Priore propose e si contentò

Maestro Nicolangelo Iovene si contentò

Maestro Giuseppe M.a Chianese si è contentato

Maestro Francesco Saverio Caputo si contentò

Maestro Fr. Diodato La Rocca si contentò

Fr. Giuseppe Giannuzzi si contentò

Fr. Diodato Iovene si contentò

Fr. Fedele Amalfi

Fr. Agostino Novelli si contentò

Fr. Antonio Nunziata si contentò

Fr. Fulgenzio Capone si contentò

Fr. Tommaso Orefice si contentò

Fr. Felice Beltrano si contentò

Fr. Giuseppe Fazio si contentò

Fr. Raffaele Pinto si contentò

Fr. Ambrogio Iammartino si contentò

Fr. Giustino Gervasio si contentò.

(47) A.Pr.N., Atti capitolari del convento di S. Agostino, pag. 13. - Il P. Aurelio Cerbone da Afragola, Maestro in Teologia, dal 1800 al 1803 era stato Provinciale della Provincia degli Abruzzi di cui era figlio. Alla soppressione del 1809 era Priore del convento di Atri. Rivestì l’abito a S. Agostino e qui morì il 14 aprile 1828, all’età di 64 anni.

(48) A.G.R., Dd. 247, nella parte riguardante la disposizione degli Studi.

(49) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 822. Monasteri soppressi 6472.

(50) A.S.N., Intendenza Borbonica fondo culto, fascio 839.

 

 

7. Convento di Buccino (Salerno)

In data 14 gennaio 1819 fu dotato il convento di Buccino con una rendita di ducati 1230 e grana 80 (51). Quando il 2 luglio don Giovanni Uva, speciale procuratore del P. Pezzella, andò a prendere possesso dei beni, si ebbe la sgradita sorpresa di trovare una rendita effettiva di solo ducati 466 e grana 56. Nel presentare ricorso il Pezzella fece notare che tale differenza era dovuto oltre all’inesistenza di alcuni fondi e case, principalmente al fatto che si era dato ai generi di campagna un valore superiore a quello reale, come per esempio il grano era stato valutato al prezzo di 20 carlini al tomolo, somma che si raggiungeva solo in tempo di carestia, mentre il prezzo corrente era di 10 carlini. Si riuscì ad ottenere altra assegnazione di beni, ma nel 1827 la rendita non era stata ancora completata, per cui il 15 dicembre di quell’anno il P. Provinciale Donnanno sporgeva ancora una volta domanda alla Commissione del Concordato affinchè la rendita venisse completata con l’assegno di nuovi beni. Il convento ricco di 3 chiostri e 72 stanze oltre i locali accessori, era occupato dai gendarmi e dagli uffici comunali e le autorità cittadine avevano difficoltà a trovare altri locali adatti ai bisogni e fecero ricorso all’Intendente a Salerno per procrastinare lo sgombro [P. 240] e farne la consegna ai frati. Intervenne con insistenza il Ministro del Culto e nel mese di luglio del 1819 furono lasciati liberi dai soldati e dalle autorità comunali tutto fu consegnato ai frati (52). Questi ne presero subito possesso e dopo i necessari ed indispensabili accomodi vi rivestirono l’abito nel gennaio 1820 con a capo il Maestro P. Giovanbattista Castaldi (53). Ben presto vi fu aperto il noviziato (54) e nel 1827 vi fu stabilito uno dei due studentati della Provincia.

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(51) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 409 e 822. G. CUOMO, Le leggi eversive ecc., pagg. 297, 298, 299.

(52) G. CUOMO, Le leggi eversive ecc., pagg. 298, 299.

(53) Il P. Giovanbattista Castaldi da Afragola, Maestro in Teologia, fu più volte definitore e Priore del convento di Buccino. Morì nel 1824 ad 86 anni. Oltre che al P. Pezzella, si dovette al suo vivo interessamento la riapertura di questo convento.

(54) A.G.R., Dd 247, p. 68; Bb. 100. Nel 1825 i Novizi fra Carmine Villani di anni 25 e fra Aurelio Garofalo di anni 30 chiesero ed ottennero la dispensa di sei mesi per poter professare.

 

 

8. Convento di Giovinazzo (Bari)

Il 15 maggio 1819 fu fatta assegnazione di beni e firmato il decreto per la restaurazione del convento di S. Agostino di Giovinazzo con una rendita di ducati 1824 e grana 91 (55). La consegna dei beni fu fatta il 5 agosto al P. Girolamo Maffione, procuratore del P. Pezzella, e la rendita fu trovata mancante di ducati 139 e grana 57, mancanza che fu colmata con altro assegno di beni fatto il 3 giugno 1820. Il Sabato Santo del 1820 dieci religiosi rivestirono l’abito, ed il nuovo Priore P. Luigi Donnanno il giorno 7 aprile ne dava notizia al P. Generale scrivendo:

“Rev.mo Padre. Nel Sabato Santo fu ripristinato questo Suo Convento, con giubilo e commozione de’ buoni cittadini. Il popolo nel vedere entrare i Religiosi processionalmente in Chiesa, cantando l’inno del S. Padre, proruppe in pianto di tenerezza, e tutti correvano a baciare il nostro santo abito. Questa Communità composta di 10 religiosi è lieta, e contentissima, ed altro non desidera, se non la Sua Paterna Benedizione, che divotamente imploro. La dotazione di questo Convento fu di docati 1824 in Censi e beni fondi, e tra i beni fondi ci furono assegnate case vendute, per la cui dotazione è mancante in docati 140, e non posso ancora averne il compenso dall’Alta Commissione; la gran attività del Commissario Generale non è giunta ancora a farci ottenere l’intento … [P. 241] Prego la P. V. Rev.ma in nome di questa Religiosa Famiglia a prestarci tutti quegl’aiuti spirituali, che temporali, e non defraudarci di qualche consolante notizia concernente la nostra Religione, giacchè Iddio ci ha consolati a farci ritornare sotto il nostro legittimo Superiore” (56).

Il convento abbastanza vasto, ben presto fu adibito a casa di Noviziato così come lo era stato prima della soppressione, ed alla costituzione della Provincia nel 1827 divenne l’unica casa di Noviziato. Essendo situato alla periferia del paese non aveva chiesa, ma una semplice cappella che durante il periodo della soppressione era stata trasformata in stalla. Siccome però la popolazione andava trasferendosi nelle vicinanze, i Padri, incoraggiati e sostenuti dal Vescovo diocesano, Mons. Filippo del Giudice, ben presto gettarono le fondamenta per una grande chiesa. Pur avendo ottenuto un sussidio di 6.000 ducati dal Governo, i lavori andarono a rilento e vi bisognarono circa 30 anni per essere portati a termine.

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(55) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 409 e 822.

(56) A.G.R., Aa. 26-2. - Il P. Luigi Donnanno da Giovinazzo (30 aprile 1756 - 19 aprile 1844), Maestro in Teologia, nel 1802 fu nominato Priore del patrio convento. Dopo la bufera napoleonica si mise a disposizione dei superiori e collaborò attivamente per la restaurazione del convento di Giovinazzo. Nel 1827 fu eletto Provinciale, e poi fu per alcuni anni Priore del convento di Benevento.

 

 

9. Convento di Terranova (Cosenza)

Il 4 dicembre 1819, con la rendita di ducati 1906 e grana 58, fu dotato il convento di Terranova di Sibari in Calabria Citra (57). Quando il 20 aprile 1820 il P. Guglielmo Lancellotti prese possesso dei beni, la rendita fu trovata mancante di soli ducati 6 e grana 59. Poichè l’antico convento era piccolo, quasi diruto, situato in posizione non buona e con aria insalubre, il 18 maggio 1820 gli esecutori del Concordato cedettero l’ex convento dei Paolotti più grande, situato nel centro del paese ed in luogo ameno. L’abito religioso vi fu rivestito il primo luglio 1820.

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(57) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 411 e 822.

 

 

10. Convento di S. Valentino e sua grancia di Chieti

Nello stesso giorno, 4 dicembre 1819, fu dotato il convento di S. Valentino in provincia di Teramo e diocesi di Chieti con una rendita di ducati 1439 e grana 58 (58). L’abito fu rivestito il 25 marzo 1821 e fu nominato Priore il Maestro P. Giuseppe Rosei. [P. 242] Fra i beni concessi in dotazione al convento di S. Valentino vi erano quelli dell’ex convento del Terz’Ordine di S. Francesco in Bolognano (Pescara) compreso l’abitazione dei Frati e la Chiesa nella quale si conservava l’immagine di S. Maria del Monte molto venerata dal popolo. Il Parroco ed il Sindaco più volte chiesero alla Commissione del Concordato che alcuni religiosi si trasferissero da S. Valentino a Bolognano per mantenere aperta la chiesa ed aiutare il Parroco nell’amministrazione dei Sacramenti. I religiosi però non potettero assecondare i pii desideri del popolo e per la scarsezza di frati e perchè accettarono di mantenere aperto il convento e la chiesa di Chieti ad essi ceduta, quale grancia, il 23 giugno 1823. L’Arcivescovo di Chieti, Mons. Saverio Bassi, in data 22 dicembre 1818 chiese all’Alta Commissione del Concordato la restaurazione del convento di S. Agostino in Chieti dicendo che “la Chiesa vasta e centrale è necessaria per il popolo e perché non sono pochi gl’individui che sospirano il loro ritorno nel chiostro”. Non ricevendo alcuna risposta, il 29 maggio 1819 rinnova la domanda e propone che “qualora non si passa dare agli Agostiniani il loro antico convento, si potrebbe dare quello dei Celestini che è anche rinomato santuario”. Anche questa proposta cadde nel vuoto. Il vecchio Arcivescovo ne rimase amareggiato e con lui i religiosi decisi a rivestire l’abito. Questi, amareggiati e delusi, chiesero il decreto di secolarizzazione motivando la domanda “perché non è stato ripristinato alcun convento della Provincia”. Fra essi troviamo anche l’ex-provinciale P. Tommaso Credenino che, non rassegnandosi a vivere fuori convento, ben presto si recò a Napoli, e, nonostante il decreto ricevuto, riprese l’abito religioso nel convento di S. Agostino alla Zecca (58bis). Da qui continuò a mantenere i contatti con gli amici di Chieti, e d’accordo col P. Pezzella propose al nuovo Arcivescovo Mons. Carlo Cervelli di aprire S. Agostino di Chieti facendolo aggregare, quale grancia, al convento di S. Valentino. Mons. Cervelli accettò la proposta, la fece sua, ed il primo febbraio 1823 presentò alla Commissione del Concordato la domanda in tal senso. Siccome la richiesta non imponeva onere finanziario, fu accolta ed il 23 giugno 1823 fu dato ordine all’amministratore diocesano del Patrimonio ecclesiastico di consegnare immediatamente al Delegato Generale [P. 243] P. Pezzella la chiesa ed i locali che nel solo piano superiore avevano 24 stanze abitabili. Il P. Credennino, a nome del Pezzella, ne prese possesso il 19 luglio, ed il 29 ottobre vi fu rivestito l’abito religioso. Il possesso pacifico e definitivo costò molte liti con le autorità locali che non volevano privarsi di uno stabile centrale ed adibito ad usi di pubblica utilità. All’inizio la comunità dovette affrontare anche delle liti giuridiche con la congrega di S. Monica alla quale la chiesa era stata ceduta nel periodo della soppressione.

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(58). A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 410 e 822. - A.G.R., Aa. 26-2.

(58bis) Il P. Tommaso Credennino da Afragola, figlio della Provincia dell’Aquila, passò a quella degli Abruzzi dove lo troviamo nel 1809, come Provinciale. Nel 1818 iniziò le pratiche per poter riaprire il convento di Chieti, ma vistole fallire chiese il decreto di secolarizzazione. Il 22 giugno 1820 l’Arcivescovo Mons. Bassi dice che ha “menato sempre vita esemplare e condotta edificante ed è vissuto sempre ecclesiasticamente”. Rivestì l’abito a Napoli. Nel 1835 fu eletto Generale dell’Ordine, ufficio a cui rinunziò nel 1838. Dopo essere stato alcuni anni a Chieti, morì nel convento di S. Agostino alla Zecca la sera del 9 marzo 1849 all’età di 85 anni.

 

 

11. Convento di Sogliano (Lecce)

Il 29 dicembre 1819 fu assegnata la rendita di ducati 1318 e grana 80 per la riapertura del convento di Sogliano (oggi Sogliano Cavour) in provincia di Terra di Otranto (59). Quando il 6 marzo 1820 il P. Nicola Vergine ne prese possesso, la rendita si trovò mancante di ducati 118. Ai reclami del P. Pezzella il 22 luglio 1822 fu fatto altro assegni di beni e consegnati al Priore P. Agostino Domenico Turchi. Ma nel 1834 la rendita non era ancora completa perchè la comunità fece ricorso per ricevere quello che mancava.

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(59) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 409 e 822.

 

 

12. Convento di Matera e grancia di Montescaglioso

Nello stesso giorno, 29 dicembre 1819, con una rendita di ducati 1887 e grana 60 fu dotato il convento di Matera (60). Quando l’11 aprile 1820 il P. Giovancrisostomo Martemucci, a mezzo del signor Luigi Atella, ne prese possesso, la rendita fu trovata di soli ducati 1253 e grana 87. Ai ripetuti ricorsi il 4 luglio 1822 furono fatti altri assegni fruttanti una rendita di ducati 599 e grana 22, ma non fu mai portata alla somma originaria perchè la Commissione Concordataria pretese che alcuni beni, usurpati dal comune di Matera, dovevano essere rivendicati direttamente dai frati senza che la stessa Commissione si fosse immischiata nella faccenda. Per lo zelo pastorale del P. Martemucci, per la personalità del primo Priore, P. Innocenzo Briganti (61), e per la serietà di vita dei membri della risorta comunità, il convento acquistò un alto prestigio morale e nel 1822 vide offrirsi dal comune di Montescaglioso [P. 244] l’antico convento e chiesa e nel 1828 il clero, le autorità cittadine ed il popolo di Ginosa chiesero che alcuni religiosi aprissero un convento e non potendosi cedere l’antico convento e chiesa, si offriva col consenso del Vescovo l’ex convento e chiesa dei Cappuccini. Per Montescaglioso la cosa fu possibile ed il verbale di consegna della chiesa e del locale del convento che disponeva di 40 stanze fu fatto il 13 maggio 1823. Per Ginosa invece non fu possibile accettare la proposta per mancanza di religiosi.

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(60) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 410 e 822.

(61) Il P. Innocenzo Briganti (Grassano 1758 - Matera 1833) Maestro in Teologia, più volte Priore di Matera, definitore, nel 1806 fu eletto Provinciale della sua Provincia di Puglia. Avrebbe dovuto rivestire l’abito a S. Agostino alla Zecca in Napoli, ma lo rivestì a Matera di cui fu nominato Priore. Il P. Giovancrisostomo Martemucci da Matera (1763-1847), Maestro in Teologia, buon predicatore, fu più volte priore del patrio convento e nel 1838 fu eletto Provinciale.

 

13. Convento di Monteleone (Catanzaro)

A seguito della supplica umiliata al Re da 8 religiosi e dal comune di Filadelfia in Calabria Ultra, l’11 gennaio 1820 fu firmato il decreto per la riapertura dell’antico convento di S. Maria della Croce con la rendita di ducati 1221 e grana 19 (62). Perché il convento si trovava in aperta campagna, in zona malarica, soggetto a scorrerie e ricatti da parte dei briganti (63), con le fabbriche quasi dirute, le autorità cittadine chiesero che i frati si sistemassero in un locale messo a loro disposizione nel centro abitato. Il trasferimento costituiva un bene per i frati e per la popolazione di Filadelfia, mentre veniva a costituire una perdita per la popolazione del vicino comune di Francavilla. Difatti S. Maria della Croce era situato a metà strada tra i due paesi che nei tempi passati avevano beneficiato ambedue dell’apostolato dei frati. Alla notizia del trasferimento del convento nel centro di Filadelfia, il popolo e le autorità di Francavilla si ribellarono e chiesero al Re la fondazione del convento nel loro paese. Tra i due paesi si accesero polemiche e risse. Gli stessi frati erano divisi. Il P. Pezzella ne fu amareggiato e con lui il vescovo di Mileto, Mons. Enrico Minutolo, ed in conseguenza d’accordo chiesero che anzichè a Filadelfia venisse aperto un convento a Monteleone. L’Alta Commissione del Concordato accolse la domanda e con dispaccio del 24 maggio 1821 ordinò il trasferimento “nel locale una volta delle monache di S. Chiara”. La consegna di questo locale “consistente in cinque picciole stanze e moltissime fabbriche dirute” fu fatta il 23 giugno 1821 al P. Giuseppe Fazio. A questa decisione parecchi dei frati si ribellarono, fecero ricorso al Re, chiesero ed ottennero l’indulto di secolarizzazione, [P. 245] ma poi si trasferirono a Monteleone. Qui per poter rendere abitabili le cadenti fabbriche, per diversi anni si imposero non pochi sacrifici.

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(62) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 411 e 822. In appendice vedi due lettere per l’apertura del convento.

(63) A.S.N., Ministero Ecclesiastico, fascio 1599. - Nel 1803 alcuni briganti assalirono il convento, lo spogliarono, tennero sotto controllo i frati. Fu accusato presso il governo il Provinciale P. Maestro Agostino de Stefano, che carcerato vi rimase alcuni mesi fino a quando fu riconosciuto innocente. In seguito a questo fatto i frati passarono ad abitare nel centro abitato in una casa messa a loro disposizione.

 

 

14. Convento di Leonessa (Rieti)

Il 31 gennaio 1820 fu ripristinato l’antico convento di S. Pietro a Leonessa (64) con la rendita di ducati 1250 e grana 6, ma quando il 18 aprile il P. Manfredo Giudice ne prese possesso, si trovò solo una rendita di ducati 741 e grana 58. Ai reclami presentati dal P. Pezzella, sia a novembre del 1820 che ad aprile 1823 si ebbero assegni di altri beni, ma nel 1827 il P. Donnanno ancora scriveva alla Commissione del Concordato affinchè la rendita originaria venisse completata. Cinque religiosi rivestirono l’abito il 5 giugno 1820, ed il 7 dicembre si ottenne il permesso della Congregazione per l’apertura del Noviziato (65). Due terzi dei beni assegnati a questo convento si trovavano nel comune di Cantalice, e fra i detti beni si trovava anche l’antico convento dell’Ordine. Ben presto il popolo cominciò a chiedere alla Corte che alcuni frati di Leonessa si fossero stabiliti a Cantalice per aiutare il Parroco nel lavoro pastorale. La comunità non potette assecondare le richieste per mancanza di religiosi.

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(64) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 410 e 822.

(65) A.G.R., Bb. 100.

 

 

15. Convento di Bisceglie (Bari)

Nonostante che fin dal 1818 il P. Girolamo Maffione avesse assicurato il P. Generale che sperava la riapertura del convento, solo il 21 gennaio 1820 si riuscì ad ottenere la restaurazione (66) con una rendita di ducati 1928 e grana 8, rendita che all’atto del possesso fu trovata mancante di ducati 231 e grana 97. Solo dopo diversi ricorsi si riuscì ad ottenere, il 3 gennaio 1823, altri beni per una rendita di ducati 202 e grana 7. Il locale del convento fu consegnato nel maggio del 1821 ed il 10 giugno vi fu rivestito l’abito. Il 3 luglio il P. Maffione ne dava avviso al P. Generale con la seguente lettera:

“Rev.mo Padre. Il giorno di Pentecoste 10 dello scorso mese venne istallata fra le lagrime di tenerezza de’ buoni e religiosi cittadini questa Comunità; si fece una commovente funzione con una orazione analoga da un zelante Canonico. Non posso esprimere il giubilo da me provato [P. 246] nel rivestirmi del nostro S. Abito, tanto da me desiderato, per cui non lasciai mezzo alcuno per la ripristinazione di questo Convento. Posso ora dire col vecchio Simeone = nunc dimittis servum tuum in pace = perché finisco i miei giorni nelle braccia della nostra S. Madre. Ma il giubilo viene amareggiato dal vedermi solo con quattro conversi, gl’altri religiosi situati in famiglia, ingrati alla loro madre, hanno ricusato ritirarsi in chiostro, per cui mi vedo nella necessità, per soddisfare al desiderio di questo publico, e specialmente del Vicario Capitolare ed altri zelanti Sacerdoti, chiamare il P. Lazzaro Cinquepalmi, il quale coi religiosi costumi s’attirò la stima de’ buoni in tempo, che predicò qui nell’antipassata quaresima. Prego per ciò V. P. Rev.ma ad accordarmi il permesso di riceverlo, e vestirlo del nostro S. Abito, e chiedere alla Sacra Congregazione la dispensa dal Noviziato in caso, ch’abbia il breve di secolarizzazione, e non avendolo, cercare il passaggio dai Scalzi a noi, facile ad ottenersi non essendosi repristinato convento alcuno di detta Congregazione. Il P. Bacc. Rutigliani si ritirò subito in convento ma nel tempo dell’istallazione della Comunità fu costretto uscirne per una infermità sopravvenutali, che minaccia la di lui vita. Questo pubblico fin dalla repristinazione del Convento fece supplica al Real Trono per farci passare al locale de’ soppressi Osservanti situato in mezzo al Borgo abitato da sei mila anime. Il Re, D. G., accordò la richiesta grazia, ma gl’impegni d’alcuni Carbonari impedì l’esecuzione, poi venne la rivoluzione, che non permise più parlarne. Ora hanno rinnovato le suppliche, e si spera ottenerlo. In caso, che succeda la traslocazione vorrebbero che s’aprisse un educandato per riceversi de’ ragazzi ed educarli per avere buoni allievi alla Religione. Ne cerco il permesso dalla P. V. Rev.ma, con adisarmi le circostanze, che debbono accompagnare i detti ragazzi. Io sono di parere di ricevere ragazzi civilmente nati. Io fui provvisoriamente confirmato Provinciale, ora il mio dovere porta di dipendere totalmente dal Delegato Generale Maestro Pezzella, il quale con zelo disimpegna la carica addossateli, e se abbiamo de’ conventi repristinati è stata tutta opera sua. In questa Provincia abbiamo quattro conventi e si spera averne degl’altri onde è necessario che vi sia un religioso, che possa regolarli colla dipendenza dal detto Delegato. E con sincera stima baciando la sagra mano mi raffermo…” (67). [P. 247] Il passaggio nel convento degli Osservanti a cui il P. Maffione accenna era di una duplice utilità: 1) utilità per il popolo che poteva beneficiare dell’apostolato dei frati; 2) utilità per i frati che potevano avere un convento comodo e spazioso che, oltre i locali a piano terra, nel piano superiore aveva ben 16 stanze abitabili, mentre l’antico convento dell’Ordine aveva poche stanze, poco comode per i religiosi e circondate da civili abitazioni. Il passaggio si effettuò solo nel 1828 perché il locale degli Osservanti era stato concesso in dotazione ai Domenicani di Trani. La pratica per il passaggio fu portata a termine, con regolare contratto firmato il 28 maggio 1828, dal Provinciale P. Donnanno. E da allora il convento di Bisceglie lasciò l’antico titolo di S. Agostino o S. Maria dell’Incoronata e prese il nuovo titolo di S. Maria delle Grazie (68).

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(66) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 410 e 822.

(67) A.G.R., An. 26-2. - Il P. Girolamo Maffione (Bisceglie 1755-1828) Maestro in Teologia, Professore per 12 anni nel Seminario diocesano di Bisceglie, Esaminatore Sinodale, Predicatore, più volte Priore del patrio convento, nel 1809 fu eletto Provinciale. Fu un ottimo religioso, zelante, amante del proprio Ordine. Nel 1818 riprese i contatti col P. Generale interrotti a causa delle vicende politiche e divenne subito il più fedele e valido collaboratore del P. Pezzella per la rinascita dei conventi in Puglia.

(68) A.Pr.N., Atti capitolari del 1827 e 1829.

 

 

16. Convento dell’Aquila

Se l’Ordine potette riaprire un convento in questa città lo si deve all’interessamento del P. Luigi Fiorelii ed allo zelo pastorale del Vescovo diocesano Mons. Girolamo Manieri (69). Questi il 3 marzo 1820 chiese la restaurazione del convento e non potendosi in S. Agostino perchè adibito ad altri usi, proponeva di darsi il convento e la chiesa di S. Bernardo e scriveva alla Commissione del Concordato così: “Questa popolazione desidera la ripristinazione di detti Religiosi essendovene tuttora alcuni di somma pietà, dottrina e indefessi al vantaggio spirituale delle anime ... Io posso assicurare che ripristinandosi i suddetti PP. Agostiniani in questa città, potranno avere una rendita di circa ducati 200. Oltre di questa rendita vi è un’insigne benefattore il Signor Conte di Thurn, il quale assegnerà la valuta di tanti beni fondi circa di ducati 2.000 per la rendita annuale di circa ducati 100 e più, ed è molto commendabile la di lui devozione pel Beato Antonio Turriani dell’Ordine Agostiniano il cui corpo si venera in questa città, ed essendo il suddetto Beato della famiglia di detto signor Conte, per onorare il suddetto Beato ogni anno con una festa è determinato di concorrere a questa opera pia della ripristinazione de’ PP. Agostiniani in questa città, assegnando tanti beni fondi in queste vicinanze una volta addetti a vari Monisteri soppressi, [P. 248] i quali furono concessi al suddetto signor Conte nell’occupazione militare. Per questa favorevole circostanza io imploro di ripristinare essi PP. Agostiniani in questa città in preferenza di qualsiasi altra religione”. Anche per S. Bernardo vi erano delle difficoltà perché il locale era adibito per un piccolo orfanatrofio e le autorità locali dicevano che era più necessario l’orfanatrofio anziché pochi frati. La commissione però cedette alle reiterate pressioni del Vescovo ed il 17 settembre 1821 assegnò la dotazione di una rendita di 1003 ducati, ed il 17 novembre diede ordine di consegnare ai frati il locale di S. Bernardo. Siccome non si riusciva ad ottenerne il possesso, il P. Pezzella in data 8 gennaio dichiarò che era sua ferma intenzione di portare la comunità dell’Aquila a 12 religiosi e stabilirvi il Noviziato ed educandato come vi era sempre stato prima della soppressione. Dopo questa dichiarazione la Commissione del Concordato fece intervenire il Re in persona che, da Vienna dove si trovava, diede ordini perentori di consegnare il convento ai frati, cosa che avvenne il 18 giugno 1823. Quando si andò a prendere possesso dei beni, alla rendita assegnata mancavano 233 ducati che si ebbero in assegni susseguenti. Alla rivestizione dell’abito, 5 luglio 1823, il P. Fiorelli fu nominato Priore, carica che tenne fino al 1832. Anziché del Noviziato, all’Aquila fu aperto il professorio per i chierici studenti dell’Ordine. Le reliquie del Beato Antonio Turriani furono solennemente trasferite nella chiesa di S. Bernardo il 1848 (70).

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(69) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fasci 411 e 822. - Il P. Luigi Fiorelli da Ariano Irpino, nel 1780 dalla Provincia di Terra di Lavoro passò a quella dell’Aquila. Fu un buon religioso, amante dell’Ordine, dedito all’apostolato e ricercato direttore di coscienza. Nel 1793 fu eletto Provinciale. Morì all’Aquila il 3 maggio 1833.

(70) Romolo Trinchera, L’Ordine Agostiniano nell’Abruzzo Aquilano, in “Bollettino della Deputazione Abruzzese di storia patria”, serie V, anno 32, 34, vol. 3, 5, 1941, 1943.

 

 

17. Convento di Benevento

Il convento di Benevento come era stato il primo ad essere chiuso nel 1806, all’arrivo delle truppe francesi nell’Italia Meridionale, così fu anche il primo ad essere riaperto dopo la caduta di Napoleone. Essendo Benevento parte dello Stato Pontificio, la restaurazione dipendeva dall’Arcivescovo della città e dal Governatore. In conseguenza il P. Generale prese contatti direttamente a Roma e il 16 luglio 1816 nominò un suo delegato per la restaurazione, scegliendo un superstite dell’antica comunità: il P. Fulgenzo Saviano (71). [P. 249] Questi appena ricevuta la nomina, da S. Giovanni a Teduccio, dove era Rettore della chiesa, si portò a Benevento per prendere contatto con l’Arcivescovo Card. Domenico Spinucci e con le autorità locali, ed il 30 luglio 1816 scriveva al P. Generale in questi termini: “Rev.mo Padre Colendissimo. - Ho ricevuto gli ordini di V. P. Rev.ma, e spero con la grazia di Dio impiegarvi tutti quei pochi talenti che dalla sua divina mano ho ricevuto, e tutto per la sua gloria, e per il bene della Religione e adempimento di quanto mi ha ordinato la P. V. Rev.ma, e colla dovuta prontezza mi ricondurrò in Benevento, ma non posso mandare via gli abitanti del convento prima de’ 28 agosto poiché così si è convenuto col compratore del suddetto convento. Ho scritto di quanto si doveva, acciò nel mio arrivo in tempo non mi resta errato, e colà farò quanto mi ha ordinato con quell’Eminentissimo Cardinale il quale è molto benevolo al nostro S. Ordine. Nel convento ho ritrovato non pochi guasti, specialmente perché levato via tutte le catene nel chiostro e nel campanile, come pure la cancellata nella Sagrestia e alcune crociere nelle fenestre della Chiesa dove si addattano le vetrate, con altre piccole cose parimenti di ferro. I pezzi d’Opera come a dire porte e fenestre tutte fracassate, ma spero a tutto rimediare acciò i Religiosi stimo col dovuto commodo religioso ..., più manca l’organo e la campana piccola. Spero che Iddio mi mandi quei religiosi adatti secondo il volere di V. P. Rev.ma e secondo il piacere del Cardinale e della popolazione, onde possono servire a Dio e corrispondere alla loro vocazione religiosa” (72). Il lavoro fu lungo, ma la pazienza del P. Saviano che rimase Priore fino al 1826 riuscì a sistemare tutto e superare delle difficoltà sorte con la Congrega di S. Antonio Abate a cui la chiesa era stata concessa nel periodo della soppressione del convento. Nel 1821 vi era il Noviziato (73). Oltre la dotazione che era riuscito ad ottenere a Benevento, nel 1818 dalla Corte di Napoli ottenne alcune rendite [P. 250] nei comuni di S. Giorgio La Molara, Casalduni, Molinara, Paduli, Apolosa e Vitulano, rendite che aveva già prima della soppressione del 1806 (74). Il convento rimase sotto l’immediata giurisdizione del P. Generale, ma nel 1832, a richiesta del P. Provinciale Cerbone, fu restituito alla Provincia (75).

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(71) A.G.R., Dd. 245: “die 16 iulii 1816. Deputavimus nostrum Commissarium Generalem R. P. F. Saviano pro repristinatione nostri Beneventi conventus et simul constituimus eum Vic. Priorem supradicti conventus usque ad aliam nostram dispositionem”. Il P. Fulgenzo Saviano nato a Palma Campana il 1763 e morto nel convento del Soccorso il 4 gennaio 1853, fu un buon religioso, amante dell’Ordine e zelante per la salvezza delle anime. Nella professione religiosa era stato affiliato al convento di Tarsia in Calabria Citra, ma nel 1802 fu affiliato a quello di Benevento. Nominato Priore nel 1816 continuò nella carica fino al 1826. Per tre anni rimase presso Mons. Pezzella a Teramo ed a Teano. Fu Maestro dei novizi a S. Agostino alla Zecca e dal 1842 al 1846 Priore del convento del Soccorso.

(72) A.G.R., Aa. 26-2.

(73) A.G.R., Bb. 100. Il 29 novembre 1821 il Priore di Benevento chiese alla S. Congregazione il permesso affinchè i novizi Agostino Palomba, Antonio e Pasquale Lombardi ed Agostino Granieri potessero fare la professione dopo solo 8 mesi di noviziato.

(74) A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico fascio 411.

(75) A.G.R., Dd. 251. In appendice riportiamo il decreto relativo.

 

 

18. La costituzione della Provincia.

A sostituire il P. Pezzella nominato Vescovo, il P. Generale, dopo maturo esame, il 31 dicembre 1823 nominò il nuovo Delegato nel Regno nella persona del Maestro P. GIUSEPPE CERBONE (76). Questi, che era stato fido compagno del Pezzella e lo aveva coadiuvato attivamente per i problemi economici, dovette affrontare il problema della costituzione giuridica della Provincia. Con i circa 160 religiosi che vivevano negli 11 conventi e 5 grancie, con i religiosi della Congregazione già pronti per rivestire l’abito a S. Carlo alle Mortelle era il caso di formare due o una sola Provincia? Ognuna delle due soluzioni aveva i suoi lati positivi e negativi. Dato il numero dei conventi e dei religiosi se ne poteva benissimo formare una sola, ma tenuto conto della vastità del territorio in cui i conventi erano sparsi e della enorme distanza che li separava, poteva sembrare conveniente formarne due. Si optò per questa seconda soluzione ed in tal senso il P. Generale si mosse. Ottenne il permesso della Sacra Congregazione per la creazione di due Provincie e spedì il decreto a Napoli per averne il Regio exequatur. Trovandosi il P. Cerbone in Calabria per i problemi di quei conventi, il decreto fu spedito al P. Fedele Amalfi, Vicario Priore di S. Agostino alla Zecca e sostituto del Cerbone. Il decreto non fu presentato per l’exequatur perché, avendo il P. Amalfi manifestato il contenuto, immediatamente sorsero dei malumori ed agitazione tra i frati di Napoli. I Religiosi di S. Agostino volevano ad ogni costo conservare i privilegi di convento generalizio indipendente dal Provinciale, e quelli della Congregazione volevano anch’essi conservare la propria autonomia. Il P. Amalfi, pur protestando di essere pronto ad ubbidire a qualunque decisione, difese i diritti da secoli acquisiti [P. 251] dal convento di S. Agostino e riconosciuti nel momento della ripristinazione, mentre il P. Giovanni Michele Quaranta fece notare che i religiosi di S. Carlo non avrebbero rivestito l’abito qualora il convento fosse stato posto sotto la giurisdizione del Provinciale (77). Mons. Pezzella da Teramo ed il P. Amalfi presero le difese del P. Quaranta e compagni. Il P. Generale amareggiato sospese il decreto e si convinse che per conservare la pace e la concordia era più conveniente la formazione di una sola Provincia, lasciando però quali conventi generalizi sia S. Agostino che S. Carlo. Il 4 febbraio 1825, in una udienza, espose al Papa le cose, ed il 15 febbraio impetrava dalla Sacra Congregazione il relativo decreto (78). Quando il 18 agosto questo gli fu consegnato, il Sottosegretario Mons. Pietro Adinolfi gli scriveva: “Si compiacerà pertanto di dichiarare e far conoscere al suo P. Delegato in Napoli queste disposizioni, ed esigerne l’esecuzione, trattandosi di affare troppo interessante per l’Ordine. Tanto Le rassegna il Sottosegretario della Congregazione de’ Vescovi e Regolari, perché Le possa servire di governo” (79). Il P. Generale nel mandare a Napoli il Decreto per il Regio exequatur, il 25 settembre scriveva al P. Cerbone: “M.R.P. Delegato Generale, salute. Dopo i concerti tra noi presi, e la S. Congregazione de’ Vescovi e Regolari, intesa la relazione del P. Procuratore Generale dell’Ordine, ed il Consiglio della Congregazione Generalizia, e dopo l’udienza del Sommo Pontefice sotto il dì 4 febbraio del corrente infrascritto anno, abbiamo decretato, ed in vigore della presente decretiamo che tutti i Conventi del nostro Istituto ripristinati nel continente del Regno di Napoli debbano formare, e formino una sola Provincia con un solo Provinciale dipendente dal Superiore Generale dell’Ordine, [P. 252] la quale assuma il nome di Provincia di Napoli colle seguenti condizioni:

Il convento di S. Agostino Maggiore di Napoli sotto l’immediata giurisdizione del P. Rev.mo Generale;

Che dalla Famiglia, previa la terna del P. Rev.mo Generale, si elegga il Priore. A questo convento restano unite le tre grancie del Soccorso presso Napoli, e Gravina in Puglia, e Lacco nell’isola d’Ischia, colle stesse Leggi, e per modum unius come anticamente, cioè, che siino sotto l’immediata giurisdizione del P. Priore di esso convento, ed eletti dalla sua famiglia essendo il convento medesimo di S. Agostino di Napoli obbligato a norma dei Reali rescritti, in virtù de’ quali li sono state concesse le sopradette tre grancie, di mantenere, e sostenere nelle medesime equalmente che i Religiosi stanzianti nel cennato convento, quel numero di Religiosi, che la varietà delle circostanze, e la prudenza del medesimo P. Priore stimerà opportuno per l’esercizio del Culto Divino.

Finalmente che il detto Convento goda voce attiva e passiva ne’ Capitoli Provinciali.

Il Convento di S. Carlo alle Mortelle dentro Napoli, parimenti Generalizio, e sotto l’immediata giurisdizione del P. Generale colla grancia di Pardinola, ossia Frattamaggiore. Questa grancia puranche dovrà essere mantenuta dal convento di S. Carlo con cui forma un sol corpo, come le altre tre unite al convento di S. Agostino in Napoli colle stesse Leggi.

Convento di Buccino sotto l’immediata giurisdizione del P. Provinciale.

Convento di Monte Milone (bisogna leggere Monteleone) idem.

Convento di Terranova sotto l’immediata giurisdizione del Provinciale.

Convento di Bisceglia idem.

Convento di Giovenazzo idem.

10° Convento di Matera idem.

11° Convento di Montescaglioso idem.

12° Convento di Sogliano idem.

13° Convento di Aquila idem.

14° Convento di Leonessa idem.

15° Convento di S. Valentino idem.

16° Il convento di Chieti, quale grancia di S. Valentino, resta soggetto a quel Priore e al Provinciale.

[P. 253] Previe queste condizioni intimerete a tutti i Padri Vocali tanto de’ Conventi Generalizi, che dell’anzidetta Provincia, affinché ognuno mandi a Noi una scheda sigillata ove esprima nome e cognome del P. Provinciale, che vorrà eletto, ed i sei Diffinitori, e questa schedola unitamente a tutte le altre si dovrà aprire alla presenza nostra, e della Congregazione Generalizia, acciò riconosciuto il Provinciale eletto, ed i Deffinitori, questi si adunino in un Convento da destinarsi da Noi, ed eleggano tutti i Priori, ed altri Officiali a norma delle nostre S. Costituzioni, con che peraltro il P. Provinciale e tutti gli altri eletti abbiano per questa volta a continuare nell’impiego sino al tempo del Capitolo Generale, cioè fino alla Vigilia di Pentecoste dell’anno 1828. Ne inculchiamo pertanto a V. P. l’adempimento e riaffermandovi la nostra particolare benevolenza, preghiamo il Signore, che felicemente vi conservi. Dal Convento di S. Agostino di Roma, 25 settembre 1825. Reg. libro secondo.

F. Giuseppe Mistretta Gen.le Agostiniano

Fr. Petrus Tonarini Ord. Secr. (80).

Il Regio exequatur fu concesso dopo 14 mesi e cioè il 17 dicembre 1826 (81), e con esso l’Ordine, finalmente, dopo oltre 17 anni, riacquistava la sua figura giuridica nel Regno di Napoli.

___________________________________

(76) A.G.R., Dd. 247. Il P. Giuseppe Cerbone (Afragola 1759 - Napoli 13 aprile 1835) fece gli studi a S. Agostino alla Zecca. Insegnò a Foggia, Buccino e S. Agostino. Creato Maestro il 1798, al momento della soppressione lo troviamo Priore del convento di Gragnano. Rivestito l’abito, fu fedele collaboratore del Pezzella. Oltre che Delegato Generale, dal 1825 al 1828 fu Priore di S. Agostino. Quando nel 1829 fu nominato Provinciale era ammalato, ciò nonostante il suo fu un governo saggio e proficuo.

(77) A.G.R., Aa. 26-2. - Le lettere vengono riportate in appendice. Il P. Fedele Amalfi (Lagonegro 14 marzo 1762 - Napoli 2 aprile 1839) nella professione fu affiliato al convento di Fuscaldo in Calabria Citra, ma con la soppressione di questo convento fu affiliato a S. Agostino. Durante il periodo della soppressione visse col P. Pezzella e con lui rivestì l’abito. Eletto vice priore il 12 febbraio 1820, collaborò generosamente per il buon funzionamento delle cose. Si trovò ad essere Priore nel momento delicato della ricostituzione della Provincia e seppe con pazienza evitare prese di posizioni dannose per l’Ordine. Il suo nome è legato alla fondazione delle “Suore Mantellate Calze di S. Agostino”, stabilite nell’antico monastero di S. Monica in Napoli. Uomo di santa vita, alla sua morte si verificarono avvenimenti straordinari. Sepolto in un luogo separato del comune cimitero, il 16 settembre 1845 il suo corpo fu trasportato nella chiesa di S. Agostino. Nel mese di giugno del 1960 dall’Arcivescovo di Napoli, Card. Alfonso Castaldo, fu fatta la ricognizione canonica.

(78) Questo decreto si può leggere in Analecta Augustiniana, vol. XIII, n. 6,

1930.

(79) A.G.R., Aa. 26-2.

(80) A.G.R., Aa. 26-2.

(81) A.G.R., Dd. 248, p. 84.- December 1826, die 19. - Factum est D.O.M. benignitate, ut dies iste periucundus Nobis adveniret, quo certiores per Litteras facti sumus, nostrae immediate iurisdictioni iterum restitutum, ac remissum insignem Conventum S. P. Augustini Neapolis, idque religiosissimi Siciliarum Regis clementia vigore seguentis Regii Diplomatis. = La Consulta dei Domini di qua del Faro = Veduta la carta Generalizia spedita in Roma il dì 25 settembre 1825, colla quale il Generale dell’Ordine degli Agostiniani manifesta al Delegato Generale in Napoli la determinazione presa di concerto della S. Congregazione de’ Vescovi e Regolari, e coll’approvazione di S. S. che tutti i Conventi ripristinati dell’Istituto Agostiniano esistenti nei Reali Domini di qua del Faro formino una sola Provincia dipendente da un solo Provinciale col nome di Provinciale di Napoli, che il Convento di S. Agostino Maggiore di Napoli, sia sotto l’immediata giurisdizione del Generale; che dalla di lui famiglia, previa la terna del Generale, si elegga il Priore; che allo stesso Convento restano unite le tre Grancie del Soccorso, di Gravina, e del Lacco sotto l’immediata giurisdizione di quel Priore: che l’accennato Convento goda voce attiva e passiva nei Capitoli Provinciali; che il Convento di S. Carlo alle Mortelle sia parimenti Generalizio, ed allo stesso unita la Grancia di Pardinola; e che sotto l’immediata giurisdizione del Provinciale siano tutti gli altri Conventi in detta carta Generalizia espressi. In oltre il Generale medesimo annunzia ad esso Delegato Generale di far sentire a tutt’i Padri Vocali, che ciascuno di essi gli rimetta una schedula sigillata colla nomina del Provinciale, e di sei Definitori, onde venirsi all’elezione dei medesimi, ed indi da costoro procedersi alla destinazione dei Priori con dovere bensì tanto il Provinciale, quanto tutti gli altri eletti continuare per questa volta nelle rispettive cariche fino al tempo del Capitolo Generale, o sia della Vigilia di Pentecoste dell’anno 1828. Veduto altresì il R. Rescritto dei 25 novembre ultimo rimesso dalla R. Segreteria di Stato degli affari Ecclesiastici, con cui si è degnata S. M. ordinare che s’impartisca il R. Exequatur alla suaccennata Carta colla quale vien dichiarato Generalizio il Convento di S. Agostino Maggiore di Napoli, salvo il diritto del Reale Padronato. Si esegua l’indicata Carta Generalizia a termini della prefata Sovrana risoluzione.

Il Vice Presidente della Consulta dei R. Domini di qua del Faro: Il Duca di Carignano

Il Consultor Delegato: Domenico Criteni

Il Segretario Marchese Bisogni

Lo spedizioniere Pietro Frenna

Il controloro Luigi Ventre

Reg. Lib. 3, N. 57.

 

 

19. Il primo Capitolo Provinciale.

[P. 254] Appena ricevuto l’exequatur dalla Corte di Napoli, il P. Generale si affrettò a dare precise disposizioni al P. Cerbone per la celebrazione del Capitolo e gli inviò la minuta di una lettera da spedire per i conventi (82). I 27 religiosi aventi diritto al voto fecero pervenire a Roma le loro schede dalle quali i voti per l’elezione del Provinciale risultarono così distribuiti: N. 16 per il Maestro P. Luigi Donnanno, N. 9 per il P. Giuseppe Cerbone, N. 1 per il Maestro P. Aurelio Cerbone e N. 1 per il Maestro P. Giuseppe Chianese. Fu riconosciuto canonicamente eletto il P. DONNANNO. Come Definitori risultarono eletti i Padri: Maestro Giuseppe Messiniti con 21 voti, Maestro Giuseppe Chianese con 15 voti, Maestro Giovancrisostomo Martemucci con 13 voti, Maestro Manfredo Giudice con 12 voti, Baccelliere Luigi Romeo con 12 voti, Baccelliere Agostino Rutigliani con 12 voti (83). Il P. Generale con lettera del giorno 13 febbraio 1827 notificava al P. Cerbone i risultati e mentre lo assolveva dall’ufficio di Delegato, lo confermava fino a nuove disposizioni Priore di S. Agostino, e con lettera del 17 febbraio confermava il P. Donnanno nell’ufficio di Provinciale. Nello stesso giorno spediva a Napoli il Decreto per riceverne l’exequatur che fu concesso il 27 aprile (84). [P. 255] La Congregazione capitolare si radunò nel convento di S. Agostino in Napoli sotto la presidenza dello stesso P. Generale il 19 maggio. Dopo la formazione delle famiglie dei conventi, furono discussi i problemi disciplinari ed amministrativi, e furono emanate diverse disposizioni. La prima riguarda la vita spirituale ed è del seguente tenore: “E per cominciare da Dio, da cui ogni bene ha il suo inizio, e senza del quale non possiamo far niente di bene, e affinchè le cose sante siano santamente trattate, comandiamo ai singoli Priori in virtù di santa ubbidienza che per quanto riguarda il culto divino curino alla lettera l’osservanza dei Decreti dei Capitoli Generali sia per quanto riguarda la recita delle ore canoniche, sia per la degna celebrazione dei divini misteri e specialmente della S. Messa. Nessun Priore si permetta di tralasciare l’orazione serotina che si è solito recitare per i nostri benefattori. Inoltre raccomandiamo a tutti i membri di questa nostra Provincia una singolare pietà e culto verso lo Sposo della Santissima Vergine, S. Giuseppe, che scegliamo e dichiariamo quale speciale protettore di questa nostra Provincia” (85). Anche se non se ne parla negli atti ufficiali, i Padri del Definitorio dovettero fermare la loro considerazione sulla formazione dei novizi e professi. Con l’apertura dei conventi in ognuno di essi si era aperto il noviziato, cosa che mentre aveva favorito l’accettazione di molti giovani, non aveva certamente favorito una seria formazione religiosa e non favoriva l’unione nella Provincia. Anche riguardo agli studi ed alla formazione dei professi le cose si erano lasciate un po’ correre alla buona. Fu deciso di aprire un solo noviziato a Giovinazzo e fu nominato Maestro un venerando religioso: il P. Celestino Trani. Riguardo al Professorio ne furono mantenuti due, a Buccino e all’Aquila, e fu pregato il P. Generale di provvedere per un Reggente degli Studi (86).

Le FAMIGLIE dei conventi furono così stabilite (87).

 

1. Convento di S. Agostino di Giovinazzo:

Maestro P. Luigi Donnanno Provinciale

Maestro P. Zaccaria Donnanno Priore

Maestro exprovinciale P. Celestino Trani Maestro dei Novizi e Sacrista [P. 256]

Baccelliere P. Giovanni Carlo Mancini collettore

Baccelliere P. Filippo Santulli Socio e Secretario del Provinciale

Baccelliere P. Giuseppe Derella sottopriore

Laici:

fr. Giuseppe Mastrorillo

fr. Agostino Di Feo

fr. Luigi Sportella

fr. Agostino Muscelli novizio

fr. Giuseppe Volpe oblato

fr. Giuseppe Scolozio oblato

 

2. Convento di S. Maria delle Grazie di Matera

Maestro P. Giovancrisostomo Martemucci Priore

Maestro ex provinciale P. Innocenzo Briganti

P. Giuseppe Tatulli sottopriore

P. Adeodato Miccoli

P. Beniamino Antodaro

Professo fr. Raffaele Martemucci, diacono

Professo fr. Domenico Mianulli

Laici:

fr. Giovanni Pinto

fr. Giuseppe Verghino

fr. Michele de Gregorio

fr. Pietro Chiarelli

fr. Tommaso Campanile

 

3. Convento dell’Incoronata di Bisceglie

Maestro ex provinciale P. Girolamo Maffione Priore

Maestro P. Nicola Stradiota Sacrista

Bacc. P. Agostino Rutigliani collettore

P. Emilio Silvestris sottopriore

P. Celestino Palma

Laici:

fr. Adeodato Priore

fr. Rocco Ciancia

fr. Luigi Quatela

fr. Emilio Martelli oblato

 

4. Convento di S. Maria del Riposo di Sogliano

Bacc. P. Agostino De Monte Priore

Maestro P. Agostino Turchi

Bacc. P. Luigi Mastromattei

Laici:

fr. Nicola Di Lauro

fr. Prospero Puntillo

fr. Nicola Stefanizzi

L’ufficio di Collettore è riservato ad nutum del P. Provinciale [P. 257]

 

5. Convento di S. Pietro apostolo di Leonessa

Maestro P. Manfredo Giudice Priore

Bacc. P. Gioacchino Mezzetti

P. Carmelo Villani collettore

Il professo Fr. Antonio Liberatori sarà promosso agli ordini sacri dopo aver dato prova della sua resipiscenza e si rimette alla prudenza del P. Priore di concedere le lettere dimissoriali.

Laici:

fr. Giacomo Cecca

fr. Antonio Salvatore

fr. Nicola Cervelli novizio

fr. Raffaele Forino oblato

 

6. Convento di S. Bernardo dell’Aquila

Bacc. ex provinciale P. Luigi Fiorelli Priore

Bacc. P. Luigi Civarroni predicatore generale

P. Aurelio Garofalo collettore

P. Giovanni De Sanctis lettore dei Professi

Professi:

fr. Luigi Angelici, sia promosso agli ordini sacri

fr. Vincenzo Terzini

fr. Alberto Sangiuliano

Laici:

fr. Giacinto Nicoletti

fr. Antonio Martelli

fr. Filippo Ferrante oblato

 

7. Convento di S. Maria delle Grazie di S. Valentino

Bacc. P. Andrea Baiocco Priore

Bacc. P. Carlo Costantini collettore

Laici:

fr. Giovanni Eleuteri

fr. Agostino Capanna

fr. Luigi Stromei

fr. Raffaele Rosati novizio

 

8. Convento di S. Agostino di Chieti

P. Agostino Saviano Vicario Priore

P. Emerico Trombetta

P. Michele Iambelli sagrista

Laici:

fr. Paolo Boni

fr. Pietro Subranni oblato

fr. Luigi Mastrodicasa oblato

 

9. Convento di S. Antonio Abate di Buccino

Bacc. P. Luigi Romeo Priore

Bacc. P. Antonio Palma sottopriore [P. 258]

Bacc. P. Ambrogio

P. Giuseppe Gallucci

Professi:

fr. Antonio Gallucci

fr. Antonio Siciliani

fr. Lorenzo Ferrara

Laici:

fr. Michele Ruotolo

fr. Clemente di Stefano

fr. Lorenzo di Clemente

fr. Giuseppe Verderese

fr. Tommaso Romeo

fr. Domenico Porzio oblato

L’ufficio del Collettore ad nutum del P. Provinciale.

 

10. Convento di S. Chiara di Monteleone

Maestro P. Agostino Bertucci Priore

Maestro P. Giuseppe Fazio collettore

Maestro P. Tommaso de Francia

Lettore P. Emilio Sardanelli

Lettore P. Agostino Stanganelli

Laici:

fr. Tommaso Mezzotta

fr. Agostino Bilotta

fr. Giuseppe Michienzi

 

11. Convento di S. Michele Arcangelo di Terranova

Maestro P. Giuseppe Messiniti Priore

Bacc. P. Guglielmo Lancellotti sottopriore

P. Giovanni Ciffone collettore

P. Giuseppe Antonio Berardi Sacrista

P. Agostino de Rosis

P. Giuseppe Lelio

Laici:

fr. Guglielmo Bruno

fr. Tommaso Vilella

fr. Vincenzo Saracina oblato

fr. Domenico Ciliberto oblato.

 

Il P. Provinciale Donnanno, i Definitori, i Priori e gli altri ufficiali incaricati sarebbero dovuto rimanere in carica fino alla Pentecoste del 1828 quando doveva celebrarsi il Capitolo Generale. Questo però, per disposizione della S. Sede, non fu celebrato, ed in conseguenza tutti rimasero in carica fino al 30 giugno 1829. In tale data il nuovo Vicario Generale dell’Ordine, P. Tommaso Antolini, elesse il nuovo Provinciale P. Giuseppe Cerbone (88).

_____________________________________

(82) A.G.R., Dd. 248. Copia di questa lettera viene riportata in appendice.

(83) A.G.R., Dd. 248, pp. 94-95.

(84) A.G.R., Dd. 248. Le due lettere vengono riportate in appendice. - A.Pr.N., Atti della Congregazione Capitolare del 1827, pag. 1 e 2.

(85) A.Pr.N., Atti della Congregazione Capitolare del 1827, pag. 8.

(86) A.G.R., Dd. 249. Nella parte che riguarda la sistemazione delle famiglie degli Studi troviamo che a Buccino fu mandato col titolo di pro-Reggente il P. Gennaro Marasco, ed all’Aquila fu mandato il Reggente P. Giuseppe Castellano proveniente dallo studio di Tolentino.

(87) A.Pr.N., Atti della Congregazione Capitolare del 1827, da pag. 3 ad 8.

(88) A.Pr.N., Atti della Congregazione Capitolare del 1829, pag. 1.

 

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APPENDICE

 

A. LETTERE DEL P. GIUSEPPE PEZZELLA AL REV.MO P. VICARIO GENERALE

     DELL’ORDINE, P. SETTIMIO ROTELLI.

     (Estratto dall’Archivio Generale di Roma, Aa. 26-2).

 

1

[P. 259] Rev.mo Padre. Il P. Maestro Maffione ex Provinciale di Puglia mi fa noto, che il Converso Novizio F. Luigi Sportella nell’anno 1806, stanziante in Barletta ottenne il permesso (come appare dalla lettera di V. P. Rev.ma a me acclusa dal detto Maffione) da Roma di fare il Noviziato in Barletta, come pure la dispensa Pontificia di sei mesi. Terminò il Noviziato di sei mesi, e benchè approvato da’ Padri non potè Professare per la proibizione di quel governo Militare. Seguita l’abolizione, non avendo egli mai lasciato l’abito, è vissuto sempre tra i Religiosi di Giovinazzo, dove fu chiamato da quei Padri Maestri Donnanno, ed altri, e colà si ritrova tuttavia, avendo dato sempre costanti segni di sua vera vocazione. Ora il detto Maffione, come i mentovati Padri di Giovinazzo pregano la P. V. Rev.ma a fargli solennizzare la Professione in Giovinazzo, che era anche Convento di Noviziato. Fo sapere alla P. V. Rev.ma che il Convento di Giovinazzo si formerà in Comunità forse alla fine di quest’anno. Per ora vivono ancora cosi in Convento. Ordinatemi che devo fare per contentare ed i Padri, ed il Novizio desideroso di Professare. In questo Convento si travaglia assai. Va ripigliando l’antico suo lustro. Le vetrate mi spaventano. Ho fatigato assai per farmi accrescere la rendita. Con fondamento vi dico, che mi sarà accresciuta sino a docati diecimila in circa coll’aggiunta di mantenere il Convento del Soccorso come Grancia. La promessa non puote eseguirsi se non quando mi si darà il compenso di fondi, che mancano alla prima dotazione, della quale non ho trovato altro, che 4 mila docati lordi. Per quest’anno mi si darà il compenso de’ docati ottomila e 400 prima dotazione in contanti, dedotto il quinto per la fondiaria, e mi si darà dal Patrimonio Regolare. Nell’assegnamento poi in fondi coll’accrescimento s’includerà la suddetta Grancia. Questo succederà tra giorno, poichè io sono sempre alle prese. Ho fatto una particolar nota per altri 8 o 9 Conventi scelti tra li tanti richiesti da Vescovi, Università, ecc. Lasciamo fare a Dio, e spero in esso. [P. 260] Ma P. Rev.mo mio è un morire per il possesso, spese e verifica di rendite, non che per i Religiosi amanti del loro comodo, e sempre diffidenti. Il S. Padre ci penserà. Non ho altro da dirvi per ora. Vi bacio umilmente la mano. Vi chiedo la S. Benedizione e mi raffermo. Di V.P.Rev.ma. Napoli 28 ottobre 1819. Umilissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

2

(Lettera senza data, ma sicuramente scritta prima del 4 dicembre 1819, perchè in data dalla Corte furno dati altri 500 ducati per la riparazione delle fabbriche del convento di S. Agostino alla Zecca).

 

“Rev.mo Padre. Ora per grazia di Dio posso darvi certezza di qualche verità. Dopo la battaglia di otto mesi, alla fine nel giorno 10 di questo fu sgravato intieramente questo Convento de’ soldati. Abbiamo dovuto ricevere 5 Basiliani, nel convento de’ quali sono passati. E ciò provvisoriamente poichè saranno provveduti di Convento. In questo ha conferito Mons. Caccamo, che da me sempre pregato, ha parlato e presentata Supplica al Re tre volte. Io lo sto ringraziando. Laus Deo. A S. Domenico succede lo stesso. Ora si sta fatigando, accomodando l’officine, le camere. Mancano moltissime porte, tutte le vetrate, pavimenti, ed il Salone è caduto. Fatigo per sussidio, e finora ho avuto 500 docati con la promessa di altrettanti. Rendita trovata è circa 4.000. Per il supplemento per tutto ottobre scaduto la dotazione mi si darà in denaro, ed intanto mi si assegneranno nuovi fondi. Scrivo per raccogliere la Famiglia. Ne trovo di pronti di spirito, e ne trovo de’ diffidenti. Lasciate che veggano il Monastero ristaurato, l’officine, e le provviste fatte, e siate sicuro del concorso. Mi consolo in vedere pulitissima

la nostra Chiesa, come se fosse fatta nuova, e corredata di tutti l’antichi nobilissimi arredi sacri da me conservati, lo che ha recato stupore al Capitolo, a’ Gerolomini, ed a tutta Napoli che è concorsa affollatamente ne’ giorni delle 40 ore. Son finite 2 statue del S. Padre e S. Nicola a mezzo busto inargentate. Finita la Chiesa ebbi il locale. (Ordine di Provvidenza). Il convento di Buccino ha avuto il supplemento. Il convento di Giovinazzo ha trovato mancante docati 140 da 1800 e più di dotazione. Nel darmisi il supplemento spero avere qualche cosa dippiù coll’obligo di mantenere il convento di S. Maria del Soccorso in Portici. Fatigo su ciò, perchè è un gran comodo. La Congregazione di S. Giovanni a Carbonara per impegno della Regina di Sardegna, non avendo potuto avere S. Giovanni perchè scuola di Marte, si è destinato per loro il Collegio di S. Carlo alle Mortelle, ch’era de’ Barnabiti. Essi non vorrebbero: ma la prudenza, ed il tempo lo vogliono, per cui si è preso già possesso [P. 261] del locale, e la dotazione si avrà tra giorni e sarà diretta a me per essere un corpo. Saremo quasi soli (se ne eccettuate i pochi Crociferi) ad aver due Conventi. Confido in Dio, poichè le pene sono continue, attese le contrarietà. Avrò tra giorni il Convento di Terranova in Calabria. Queste sono le promesse. Prego la P. V. Rev.ma con tutto l’impegno ad ottenere un breve, che abiliti il Sacerdote D. Biagio Gervasio, nipote del fu nostro degnissimo Mons. Gervasio, a riprendere nuovamente il nostro S. Abito, giacchè in mano del zio ebbe da Roma il breve di secolarizzazione. Tutta la spesa che occorrerà sono io garante. E’ giovane, di ottimi costumi, cresciuto tra noi da Educando a Solofra. Fa delle gran premure, e riscuote il comun piacere. Ve ne prego con sollecitudine, poichè smania di ottenere la grazia, sottomettendosi alle leggi analoghe alla grazia. Egli era figlio di questo Convento. V’è un Religioso Agostiniano Scalzo Pugliese, chiamato Vincenzo Cinquepalmi, il quale brama passare tra noi. Di ciò ve ne prega l’ex provinciale di Puglia il Maestro Maffione, per essere un buon soggetto. Provvedete a quest’altra petizione. Perdonate del tedio. Beneditemi perchè il tutto riesca a Gloria di Dio, ed onore dell’abito. Vi bacio umilmente la mano. Mi sottoscrivo con ogni venerazione. Di V. P. Rev.ma. Il Cardinal Caracciolo è fuori Napoli a respirare aria analoga a’ suoi mali. Diriggetemi la risposta per la posta in S. Agostino alla Zecca. Li poveri Domenicani sono nostri compagni, e per rendita, e per locale, che ora incomincia ad evacuarsi dai soldati. Umilissimo servo. F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

3

“Rev.mo Padre. L’affari nostri non vanno addietro. Caminano però stentatamente per l’ingordigia degli Amministratori delle Provincie, per cui tutto l’uomo in Napoli deve essere impiegato, e fatigare, e spendere, e soffrire molto. P. Rev.mo, lo spirito mio non regge a tante minutezze economiche, ed a tante laboriose fatighe. Voglio con piacere essere ubbidiente, e servire la Religione dove sono per peso di natura inclinato. Non credevo, che questi affari riuscissero tanto penosi per chi specialmente è ad altro disposto e da Dio, e dalla Natura. A me piace la solitudine, ed invece devo trattare. Piacemi la semplicità, e poi bisogna essere tutto talento, per non dire altro; tutto scaltrezza, quale io non l’ho, e basta a burlarmi un ragazzo. A tali riflessioni prego la P. V. Rev.ma a dissimpegnarmi da tale penosa carica. Ed intanto o stabilire uno scaltro da Roma, o pure spedire la credenziale a questo degno P. Maestro Adeodato La Rocca, che è prossimo a ritirarsi in questo Convento, come uomo più di talento, più forte, capace [P. 262] a resistere a tanti urti, opposizioni, e contrarietà, e come scovro da altri spirituali negozi, a quali sono io addetto, e sagrificato intus et foris. Son sicuro, che esaudirete le mie preghiere, e baciandovi con umiltà la mano mi segno. Di V. P. Rev.ma. Napoli 9 novembre 1819. Umilissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

4

“Rev.mo Padre. Ringrazio la bontà di V. P. Rev.ma, che col merito della salutare obedienza ha calmato la grande ripugnanza, che avevo contratta nell’esecuzione dell’impresa incaricatami. Obedisco, e spero, che sia questa virtù la mia guida. Quel che più m’affligge a la disinvoltura e diffidenza de’ Frati i più bravi. Ma io ho insinuazione da S. Eminenza di metterli in nota perchè servibili, e così la mancanza della pensione, li spronerà e corpo, e volontà. Questo Convento è in attività. Spero dopo Natale, ricevuto che avrò il compenso mancante alla primigenia dotazione, vederlo disposto a formarlo Clausura. Confido in Dio, e nel grande affetto, e premura, che avranno e S. Eminenza e Giustiniani, che viene a trovarmi per il suo spirito, e con i quali sono giornalmente. Oggi appunto a tavola ho ricevuto la ripristinazione di 2 altri Monasteri. Il primo in S. Valentino Diocesi di Chieti colla dotazione di docati 1429 e 58. (A questo è concorso Mons. Caccamo). Il secondo in Terranova di Calabria Diocesi di Rossano colla dotazione di docati 1906 e 58. Ora devo trovare i Procuratori Religiosi dell’una e l’altra Provincia per dargli la Commessa del Possesso. L’ho in mente però, e mi sono in amicizia. Faccia Dio. Non potete figurarvi che fastidio, incomodo, e spesa sia un tal possesso, che deve strappare dalle mani un dolce frutto. Si tarda, ma si arriverà ad averne il possesso. Più male quando la rendita non si trova tutta; poichè allora per il compenso v’è molto travaglio e ancora dispendio. Ricevei il Decreto per il Novizio di Giovinazzo, e ringrazio la bontà di V. P. Rev.ma. Quel Monastero è quasi a portata per unirvi la Comunità, e così Buccino, per il quale sarebbe buono fargli riacquistare la rendita che aveva ne’ luoghi di codesti Monti, come è noto al Maestro Rabù, che l’esiggeva. Quel Monastero non ha più carte da mostrarle per titolo, poichè l’Archivio fu tolto, come di tutti i luoghi soppressi. Aspetto la ripristinazione di altri Monasteri. Vi bacio umilmente la mano. Mi raccomando alle vostre orazioni. Vi auguro anticipatamente il S. Natale come può desiderarlo un figlio verso il Padre, e colla dovuta stima, e venerazione mi riprotesto. Di V. P. Rev.ma - Napoli 7 decembre 1819. [P. 263] P. S. Non ancora ho avuto la dotazione per i Padri di S. Giovanni a Carbonara. Verrà: ma vi sarà mutazione di locale in melius. Umilissimo obbligatissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

5

“Rev.mo Padre. Mi fò un dovere darvi notizia, che noi al 10 del 1820 vestiremo l’abito con publica funzione, ed apriremo nello stesso giorno la porta dell’osservanza, ed atti comuni. Tutto è preparato. Il Convento è in assetto di Chiostro pulito, e se non fosse caduta la volta del Salone, sarebbe allo stato antico. Si farà coll’aiuto di Dio. Restano moltissime camere da rifarsi. Il Professorio si accomoderà subito per darsi mano alla nuova piantagione secondo l’ordine, mi darà la P. V. Rev.ma, giacchè moltissime sono le petizioni. La Famiglia notata e già presente è di 24 Sacerdoti, 10 Conversi, e 2 Terziari, all’infuori del P. Gervasio. Vogliamo, e cerchiamo la vostra benedizione, benedite tutta la Famiglia benedictionibus coeli desuper, de rore coeli, et de pinguedine terrae: onde unanimiter serviamo a Dio, e benediteci dall’altare nell’indicato giorno. Mi rincresce che alcuni buoni religiosi, ed un Confessore non sono entrati, dicono, per loro indisposizioni. Il Maestro Baldassarre non cede alle mie vocali preghiere dicendo di aspettarlo in altro tempo, dopo aver situate le sue cose. Ora però il numero è stabilito sulla dotazione, e non puote alterarsi, senza dannificare e l’individui, ed il Convento. Si deve aspettare l’accrescimento della rendita (non ancora assodata). Eccovi la famiglia:

Confessori Napoletani: Maestro Pezzella, Maestro Caputo, Baccelliere Amalfi, Baccelliere Orefice minore

Maestri: Chianese, Sabatino, Iovene, La Rocca, Giannuzzi, Barbati, Briganti.

Baccellieri: Novelli, Iovine, Nunziata, Pinto Iammartino, Santulli, Fazio, Capone, De Filippis, Setola, Silvestri, D’Aria, Beltrano.

Conversi: fr. Giuseppe Riccardi, fr. Luigi Guadagno, fr. Luigi de Angelis, fr. Mariano Capogrosso, fr. Gregorio de Angelis, fr. Bernardo di Siervio, fr. Michelangelo Guida, fr. Tommaso Pagliuca, fr. Nicola di Giuseppe, fr. Tommaso Pizzorusso. Due Terziari.

Avremo i Conventi di Matera e Sogliano in Puglia. Il Soccorso non ancora. Vi bacio umilmente la mano. Vi chiedo la S. B. Mi riserbo avvisarvi il dippiù per sentire i vostri oracoli. Napoli 27 dicembre 1819. Umilissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

6

[P. 264] “Rev.mo Padre. L’occasione, che mi si presenta della dolorosa divisione dell’ottimo e caro D. Pietro Baldassarre Segretario del fu C. Cardinale, mi forza ad infastidirla. Le fo noto d’aver ricevuta l’ultima sua. La famiglia di Buccino è per ora di 4 Sacerdoti, e non più. Non vedo esser canonica per accogliere, e dar voto a Professione, se non si vuole dar luogo ad una dispensa che attese le presenti circostanze di necessità, è providenza. L’accludo questa del P. Maestro Castaldi. Sappia la P. S. Rev.ma, che ora sono occupatissimo e per le Famiglie, che impazzisco a stabilire ne’ Conventi dotati, e per le tante relazioni, che devo fare a Monsignor Giustiniani per li ricorrenti nostri Religiosi per il Breve. Per ora ne ho avuto 60, oltre le altre fatte prima. Non tutti possono aver luogo, e conseguentemente cercano non perder la pensione. Questa è l’unica ragione, de cui mi servo, per non aggravarmi la coscienza. Non so se faccia bene. Mi è dispiaciuto molto la perdita del Maestro Rabù nostro Procuratore Generale. Iddio è il nostro Padrone. Duro piegar la fronte alle sue divine disposizioni. Le bacio umilmente la mano, e colla dovuta soggezione mi ripeto. Di S.P.Rev.ma. Napoli 6 marzo 1820. Umilissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

7

“Rev.mo Padre. V’accludo una supplica per la S. Penitenzeria, già presentata due anni sono senza averne avuta mai decisione, per un nostro Fratello Religioso. Siete pregato a farla disimpegnare, e tutta la spesa occorrerà sia notata per soddisfarla, basta che se ne vegga l’effetto. V’accludo pure la procura mandatami dal Convento di Buccino per i luoghi di Monte da esiggersi. Quei Padri e signatamente il Priore di colà Maestro Castaldi, che vi bacia la mano, prega la P. V. Rev.ma a fargli ottenere la grazia di far fare il Noviziato in Buccino ad un bravo, e buono Sacerdote chiamato D. Nunziante Florentino. La famiglia di quel Convento è di 7 Sacerdoti e Laici, e vi sono dippiù altri 2 Laici colla pensione. Se lo stima la P. V. Rev.ma, desidera quella famiglia di vestire il suddetto Sacerdote, dicendo, che apporterebbe a quel Convento il bene e per la chiesa, e per qualche vantaggio pel Convento medesimo. N’aspettano con ansia la decisione. Oggi appunto ho ricevuto la tanto desiderata, e fatigata grazia, del supplemento alla mancanza della rendita primitiva assegnata a questo Monastero. Il mancante era in docati 1.500. L’ho avuti assegnati in Calabria Ultra in Diocesi di Mileto. Dippiù le mie continue suppliche anno avuto luogo. La rendita di qui primitiva era di 8.301 e più. L’ho fatta [P. 265] arrivare a docati diecimila coll’obligo di tenere aperto il Convento del Soccorso con 8 di famiglia, come Grancia dipendente da questo Convento di Napoli, aggiungendo li detti 8 alla già consegnata famiglia di Napoli. L’ho ottenuto oggi appunto mangiando da Giustiniani me n’ha dato le carte corrispondenti. Ora devo trovare Religiosi, che vogliono andare in Calabria. Tutti i Conventi di qui utriusque sexus abbiamo avuto le rendite in rimote Provincie, poichè in questa tutto è venduto. Una delle pene è trovar persone adattate, e Religiose. La grazia non è piccola; ci deve costare. A buon conto la rendita in Calabria in oliveti e Censi è di docati 3mila duecento cinquanta. Tra giorno avremo l’altro Convento in Napoli per i nostri Padri Carbonari, e sarà la famiglia di circa venti. Si dibatte per il locale. Per ora hanno S. Carlo alle Mortelle; ma è mezzo. Si travaglia per ottenere il resto. La dotazione verrà in testa mia, essendo un’Ordine. E questa è grazia anche singolare. Dippiù sono quasi assicurato per il Convento degli Agostiniani Scalzi nella Capitale. Per le Provincie poi eccovi i Conventi ottenuti = S. Croce di Filadelfia o Francavilla in Calabria Ultra; Terranova in Calabria Citra; Leonessa e S. Valentino in Abruzzo; Sogliano, Matera, Bisceglia, Giovinazzo, e la Grancia di Gravina, Buccino, Soccorso, Napoli. In Buccino, Gravina, Giovinazzo e Napoli si sono attivate le Comunità. Nell’altri Conventi si sta prendendo il possesso, ed in taluni mancanti di rendita assegnate. Si patisce è vero: ma col tempo il tutto sperasi superare. Ecco quanto v’è fino alla giornata che scrivo. Qui ho messo in buon stato il Professorio, ma il solo dormitorio di sotto grande, poicchè il Superiore di 6 stanze è mancante anche di mura. Ho dovuto fare di nuovo tutto il tetto lungo Superiore per cautelare le camere del Dormitorio di sotto. Vi sono delle numerose richieste. Si spera la vestizione: ma prima la P. V. Rev.ma mi deve prevenire, ed assegnare questo Convento, luogo di Novizio, e poi si darà mano alla recezione. Sto’ io a questo oggetto aspettando qui tra giorni il P. Maestro Mistretta, colla sua presenza, e col vostro oracolo, si potrebbe dar principio a vestire circa 8 o 10. Ritorna il P. M. Gianni, il quale ha goduto di tutto. Per lo stesso mando questo plico, e aspetto vostra risposta su de’ punti essenziali per mio regolamento. Vi bacio umilmente la mano, e coll’aspettativa de’ venerati vostri comandi umilmente mi ripeto. Di V. P. Rev.ma - Napoli 15 maggio 1820. Tutti i Religiosi finora situati tra Laici e Sacerdoti sono circa 125. Noi in tutto il Regno non siamo rimasti che circa 330.. Umilissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

8

[P. 266] “Rev.mo Padre. Nella ricorrenza della Solennità del S. Natale, non ho voluto mancare al mio dovere, augurandocelo felice colla piena de’ divini favori, quali riverberando nel cuore di tutti i Religiosi alla sua cura affidati, spero che abbiano a produrre frutti salutari di perfezione, e di santità. Qui siamo nel medesimo stato di cose, sì fuori, come in convento. E’ questo un quartiere militare, e tanto basta a conoscere le fattezze. Si fa qualche cosa da questi Esecutori, ma lentissimamente. Abbiamo tempo tutti i Regolari, di assodare le rendite assegnate. Il compenso per questo Convento l’ebbi, se ne prese in Calabria il possesso, è colà un nostro Religioso: ma nulla nulla se ne percepisce ancora; giacchè quell’amministratore Diocesano a fronte di 2 ordini fattigli da me presentare per organo di Giustiniani, non si degna rimettere il deconto, e l’aggiustamento delle rate. Lo spero. In Sogliano sono vestiti, in Matera succederà tra breve: in Leonessa lo stesso, in S. Valentino ho scritto che si vestissero, Buccino e Giovinazzo sono in Comunità da quasi un’anno. Il Soccorso mentre pensavo di accomodarlo, venne la tempesta. La dotazione di S. Croce di Francavilla, ho fatto premura, che si passasse in Monteleone, giacchè S. Croce è irrimidiabile, e forse avrò la casa in Monteleone, perchè ne parlai anticipatamente a Mons. Giustiniani. In Bisceglie non potranno vestirsi, che a maggio giacchè quella casa trovasi affittata dal Demanio sin a tal tempo. In Terranova sono vestiti. Fatigano tutti per rappezzare robba franta. Quasi tutti i conventi devono avere il compenso della rendita non trovata. Chi più e chi meno. Ho presentati i rispettivi reclami da prima della tempesta; ma nulla si vede, nonostante la mia familiarità con Mons. Giustiniani, e ciò per l’anzidetta occasione. Sulla nostra consistenza stiamo tutti tra il timore, e la speranza. Si propose in Parlamento tal mozione: resterebbe l’approvazione del Principe Reggente a consolidare il decreto. Stiamo in mano della Provvidenza. Sinora sembra spirare un’aura di speranza, perchè siamo pochi, e l’assegnazioni sono di bene guasti. (Aspetteremo, che prima si - segue parola illegibile - per averli più vantaggiosi.) Le circostanze delli confini ingombrati non mi fanno adempire ad un’altro dovere. Me lo riserbo in tempo più allegro, ed in perfetta quiete coll’aiuto di Dio. Questa Comunità tutta presenta alla P. S. Rev.ma gli atti più sinceri della venerazione dovutale, ed ubbidienza. Prevengo la P. S. Rev.ma, che molti posti in nota di famiglie de nostri Religiosi, e già passate in mano degli Alti Esecutori, hanno in tal turbolenza chiesto il Breve. Nel dare il voto, io ho dovuto dire, che erano situati. Altri bramerebbero entrare, rinunciando al Breve domandato: ma io non situerò i secondi, se i primi non restino esclusi col breve richiesto, ed ottenuto; altrimenti si aggraverebbero li conventi, che or nascono. E dato che ottenessero il Breve i già situati (che sarebbe cosa ottima, onde non disturbino la Comunità) per fare poi tal permuta di nomi, [P. 267], oh che imbrogli. Prima bisogna far’io la supplica agli Esecutori, questi devono fare il loro rapporto: questo passa nella Segreteria dell’Ecclesiastico, da questa alle Finanze, da questa al gran Libro delle pensioni, dove si deve cassare un nome, e situarvi un’altro. Impiccio grande per situare uno novello, giacchè le famiglie sono consegnate, ed il loro nome è cassato dal gran libro suddetto per togliergli la pensione. Da ciò, e con ciò altro non desidero, che prevenire la P. S. Rev.ma, onde se qualche Religioso le scrivesse che vuole entrare in qualche Monastero, me ne dia avviso, a solo oggetto per renderla consapevole del suo stato. Ogni convento ha dovuto avere la famiglia proporzionata alla rendita, e rendita nascente, non tutta trovata, aggravata di pesi, ed in parte maggiore guasta, massime le Case e le Vigne. Perdoni la lungagine. Era per me un dovere, e regolamento, tal avviso. Le bacio umilm. la mano, e colla dovuta stima mi ripeto. Di S.P.Rev.ma. Napoli 22 Xbre 1820. Umilissimo servo F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

 

9

“Rev.mo Padre. E’ universale la lagnanza della ritrosia de’ Religiosi posti in famiglia. L’armatura, che l’obligherà non è la censura, o la pena Costituzionale. A questa non tutti obbediscono, ne tutti ne tremano. E’ il Decreto che non hanno più pensione quelli che non presenteranno il Breve. Questo non lo possono avere i sitoati ne’ Conventi, dunque dovranno ritirarsi per fame. Ed ecco la vera censura, che oggi da molti si teme. Ciò posto non abbiamo fretta, che faremo la giornata. Così ho scritto al M. Maffione quale ho autorizzato prima di ricevere la vostra, a solo oggetto di formare un piano per il vestiario, tavola, ed osservanza, e rimetterlo ne’ Conventi rimessi. Ho eseguito dunque preventivamente l’idea di V. P. Rev.ma. Tanto può, e deve bastare nello stato presente, P. Rev.mo mio. I Conventi tutti sono mancanti di fondi non trovati nell’assegno, e chi di 300, chi di 400, e chi fino a 500 docati è mancante di rendita. Non tutti i Religiosi sono ritirati. Questa è una Provvidenza, giacchè non potrebbero sostentarsi. Il piano da me presentato per li compensi si sta eseguendo. Questo mi costa. L’operazione non è tanto facile. Devonsi trovare tanti fondi, che diano la rendita rispettiva. La botte va terminando. Dunque ci vuol pazienza. L’ambizione di tutti i Delegati dell’Ordine di veder finita l’opera è grande, ed è diversa da quella che chiamasi passione. Pazienza ci vuole, assistenza, e con i Religiosi del tempo ci vuole il mele, e non l’aceto, altrimenti si perde e non si guadagna. Di ciò ne abbiamo un grande esempio nel S. Pastore Pio VII, il quale nelle tempeste della Chiesa ci ha dato esempio di dolcezza, di prudenza, e pazienza. Così ha pratticato la f.m. del Cardinal Caracciolo: così Mons. Giustiniani. Il tempo è a noi contrario. [P. 268]. A questo proposito sono nel dovere di farvi sapere, che le facoltà accordate da V. P. Rev.ma al P. Bacc. Nascè della Congregazione di S. Giovanni, hanno suscitato un gran fuoco, e contrarietà all’animo de’ suoi Religiosi. Io niente sapevo. Il detto venne da me pochi giorni addietro. Non mi mostrò veruna carta. Mi confidò soltanto d’aver avuto una carta. Ha posto l’imparo nella Curia di Napoli per li voti dati. Ha fuminato censure. E la conseguenza? Si sono inaspriti talmente i suoi Religiosi, che venuti da me, non ho dovuto far poco a trattenerli a non ricorrere al Ministero, e mettere in veduta tutte l’antiche galanterie della Congregazione, e sue (seguono due segni inintelligibili). Che fuoco, che tempesta. Il peggio, che in tempo, che già da Giustiniani si sta formando la dotazione per un Convento in Napoli, dopo due anni di mie fatighe e del P. Quaranta. P. Rev.mo per carità, sappiate, che, ogni Ordine, benchè comprenda varie Congregazioni, un solo Delegato tiene per la restaurazione. Un solo è stato autorizzato dal Governo in virtù delle Credenziali. Un solo riconosciuto da Ministri Esecutori. Ad un solo è commessa la responsabilità di tutto: ad un solo debbono diriggere e diriggono dotazioni, lettere di officio, sussidii, pensioni, explorazioni di volontà nei formarsi le famiglie (seguono tre segni inintelligibili) che è un perder il cervello; specialmente ne’ possessi, nelle mancanze, nell’aggiustamento delle rate, nelle iscrizioni, coscrizioni, platee: ... sempre ad un conosciuto Delegato si diriggono, basta che le Congregazioni siano ad un solo Generale soggette, como lo sono le nostre de’ Calzi, e quelle varie de Domenicani. Si presentò Nascè a Mons. Giustiniani, disse il suo. Quegli rispose, intendetevela col P. Maestro Pezzella. Egli da noi è conosciuto, ed a lui noi ci diriggiamo, ed egli è responsabile. Ora si dovrà formare, dopo ricevuta la dotazione, che spero venga a porto, la famiglia. Molti sono incaminati per il Breve, e lo dovevano fare, perchè restavano in mezzo ad una strada, ed irregolari. Non sono nelle famiglie ripristinate. L’affare della dotazione è andato a lungo. Alle promesse non han voluto prestar credito, urge il Decreto Reale, che chi non ha il Breve resta senza pensione. Mi ho dovuto dunque regolare come gli altri Ordini, con dare cioè il voto in questi termini: N.N. non è nelle famiglie ripristinate, nè è stato da me ammesso per la non capienza. - Il Fiscale di questa Curia, mio amico, e da me pregato a smorsare il fuoco acceso dalla … del P. Nascè, mi ha fatto lettera d’officio per sapere da me con documenti se io era il Commissario Generale degli Agostiniani Calzi, che sono ad un Generale soggetto. Ho risposto con documenti, e con fatti. Ed ecco lo scompiglio che ha portato l’affare. Ogni Delegato Generale ha dovuto esser autorizzato qui, e riconosciuto giuridicamente. Che ne sarà in appresso non lo so. So che i Religiosi della Congregazione ricorrono a me, e dicono, che essi non vogliono riconoscere che quel Delegato che è costituito dal P. Generale e riconosciuto dal Governo, altrimenti non intendono concorrere, giacchè conoscono le conseguenze se altrimenti si stabilirà. Staremo a vedere, e concorrerò ad una sessione, che vogliono essi meco in nome vostro tenere e risolversi. Pensateci bene su questo delicato articolo, che conchiude la particolare [P. 269]. dilezione

d’aver in Napoli 2 Chiese e quindi anche i Scalzi. Son 2 anni che vi si lavora. Poco ci vuole per ottenere un Convento. Da varie parti mi vien chiesto il Noviziato. In nessuna parte v’è la regolarità del numero della famiglia. Matera vuole Educandato, Bisceglia, Sugliano, Lionessa e S. Valentino. A tutti ho risposto che per ora non si può; raccolta poi sarà tutta la famiglia, si prenderà dal Superiore Generale il dovuto oracolo. L’educandato (compite le famiglie) si potrebbe tenere per onore dell’abito, per raccor (segue parola illegibiie) e per aiuto: ma il Noviziato è stabilito in Napoli dalla P. V. Rev.ma. La disgrazia è che siamo pieni pieni di soldatesche. Un Religioso qui desidera una Reliquia del nostro S. P. Agostino, ed un’altra della nostra M. S. Monaca. Potrebbe favorirlo il P. Salvatore Di Leo col suo ritorno. Circa al P. Cinquepalmi, dissi io a Maffione, che n’avesse scritto a V. P. Rev.ma. Per questo solo, perchè sò essere ottimo soggetto, servibile molto per quella nostra chiesa, le potrebbe V. P. Rev.ma accordar la grazia di fargli vestire l’abito in Bisceglie. P. Rev.mo: ho scritto molto, e vi sarò stato importuno. Così esiggeva la materia. Siate sicuro, che io soffro tutto per terminar l’opera di Dio. Se Egli la benedice, come spero, non altro desidero, che pace, pace, quiete. Veggo però a chiaro giorno, che il demonio fatiga per opporsi, e specialmente in questa fatiga della restaurazione d’un altro convento in Napoli. So però che mordere non potest nisi volentem. Ho comunicato a V. P. i lumi. La risoluzione sta in mano vostra. Perdonate tanto fastidio Vi bacio umilmente la mano, e con rispetto, ed ossequio mi ripeto. Di V. P. Rev.ma. Napoli 13 luglio 1821. Umil.mo servo e suddito F. Giuseppe Pezzella agostiniano”.

 

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B. DOMANDA PER LA RIPRISTINAZIONE DEL CONVENTO DI FILADELFIA (senza data).

S.R.M. Signore. Li qui sottoscritti Padri e Religiosi dell’Ordine Eremitano di S. Agostino, che o per ragione di Figliolanza, o di residenza appertenevano al suppresso monastero di S. Maria della Croce, sito ne’ confini di Filadelfia, e di Francavilla, diocesi di Mileto, prostrati a piè del Trono di V. M. umilmente la supplicano, affinchè tra’ i monasteri dello stesso Ordine, che si benignerà di ripristinare, fosse annoverato l’indicato Monastero di S. Maria della Croce, essendo il primo; della Provincia, di antica fonidazione, che ha avuto dal P. B. Francesco da Zumpano, che è stato sempre convento di Studio e Noviziato, e residenza di Padri per pietà e per dottrina più celebri, [P. 270]. per cui in ogni tempo s’è mantenuta la più esatta regolare osservanza. Di più ad oggetto di muovere la pietà e clemenza della M. V. gl’oratori si fan coraggio d’esporle, che sebbene porzione di beni dello stesso Monastero sia stata alienata, quelli che esistono potrebbero bastare al mantenimento d’una competente famiglia, che gl’oratori concordemente concorreranno a formare, se la M. V. si benignerà esaudire li supplichevoli loro voti, mentre essi pregheranno incessantemente l’Altissimo affinchè di continuo diffondesse sopra la Sacra Sua Reale Persona, e Sua Reale Famiglia, le Sue celesti Divine Benedizioni. E l’avranno etc.

P. Maestro Giuseppe Maria Fazio Agostiniano Calzo supplica come sopra

P. Fulgenzo Jommelli Agostiniano Calzo supplica come sopra

P. Maestro Domenico Bertucci Agostiniano ‘Calzo supplica come sopra fra Tommaso Mezzotta supplica come sopra

fra Agostino Bigotta supplica come sopra

fra Tommaso Michienzi supplica come sopra

fra Giuseppe Michienzi supplica come sopra

fra Antonio Bruni supplica come sopra

(A. S. N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 822)

 

***

C. RICORSO AL RE CONTRO L’APERTURA DI MONTELIONE.

Addi 1 settembre 1821. S.R.M. Sire. I qui sottonotati Padri e Fratelli dell’Ordine Agostiniani Calzi del Monistero di S. Croce ... stabiliti ed annotati a formare la famiglia, eretto con Regal Decreto di V. R. M. del dì 1 ottobre 1819, supplichevoli rassegnano che avendo aderito a ritornare a vestire l’abito Religioso nel detto convento di Filadelfia, gli stessi fuori di ogni aspettativa videro traslocato il detto Convento in Montelione e ciò per manovre e ragiri del di loro Superiore P. M. Fazio, di unita al P. M. Francia per ingoiarsi essi due tutte le rendite assegnate. Sire. I supplicanti non sono in stato ne possono portarsi fino in Montelione, distante da Filadelfia, per li seguenti motivi. Primo perchè giurarono essere membri del monistero di Filadelfia; 2° Che in Montelione non essendoci locale sufficiente perchè composto di sole quattro celle, una famiglia di dieci individui non ci può abitare. Che dette quattro celle vengono circondate da case particolare, e perciò non vi è speranza di dilatare. I supplicanti fino ad ora furono mensualmente soccorsi dalle benefiche cure della M. V., con aver percepito la mesata, ma per lo avvenire non sarà così di loro, poichè non tenendo più mesate son costretti perir dalla fame. S. R. M., tutto questo è stata opera del P. M. Fazio, d’accordo col Francia. [P. 271]. I medesimi conoscendo l’impossibilità di potersi cola radunare la famiglia per la strettezza del locale, essi solo ingoiano e stravizzano le rendite, come fecero nello passato anno 1820. Supplicano pertanto la M. V. ordinare che detto Monistero colla Famiglia ripristinato si fosse in Filadelfia, in dove nei passati tempi commodamente si dimorarono per lo spazio di anni quattro, e in dove vi sono i poderi assegnati in dotazione. Come ancora vi supplicano di essere amosso il P. M. Fazio, come inimico spietato della religione e come sfacciato predatore delle rendite, ed in sua vece esser posto l’exprovinciale P. M. De Stefano, uomo di spirito, e di ottima morale, quale si presta tutto a vantaggio della religione, la sua attività è notissima tanto a radunare la Famiglia che ben governarla, e l’avranno come grazia da Dio.

P. Maestro Domenico Bertucci

P. Maestro Agostino Signorelli

P. Carlo Casalinuovo

fra Tommaso Mezzotta

fra Agostino Bilotta

fra Tommaso Michienzi

fra Giuseppe Michienzi

fra Antonio Bruni

(A. S. N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 822).

 

***

D. LETTERE DEL P. AMALFI PER LA COSTITUZIONE DELLA PROVINCIA.

 

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“Rev.mo Padre. Subito portai l’acclusami lettera a S. Ecc. Rev.ma il Nunzio Apostolico, ma trovandolo moltissimo occupato, non potei aver udienza, la consegnai e raccomandai al suo Secretario, e questa mattina vi sono ritornato, e neppure, essendo giornata di posta, ho potuto avere udienza; vi tornerò lunedì, e martedì, se mi dice cosa necessaria, e di qualunque risposta, ne renderò avvisato la P. S. Rev.ma, ed il nostro Delegato, siccome ne avete ordinato. Ho letto la lettera diretta al nostro Delegato, siccome ne avete comandato; Rev.mo Padre per dire una cosa, ma la giudico necessaria, ed è riguardo alle due Provincie da stabilirsi: primieramente avendo stabilito questo vostro Convento di S. Agostino Generalizio colle tre sue grancie, dovete decorarlo dell’antichi suoi privilegi, che godeva una volta sotto al governo del Rev.mo P. Generale, cioè, che il Provinciale non v’aveva alcuna ingerenza, siccome ben ne ricordate che l’elezione del Priore si proponeva dal Rev.mo Generale in tre soggetti, e la famiglia eleggeva per via di voti secreti; che i Vicari Priori delle Grancie, s’eleggevano, dal Priore proposti, e dalla Famiglia di S. Agostino convocati in Capitolo. 2° Il Convento di S. Carlo dato alla Congregazione di S. Giovanni a Carbonara, e che vogliono servare la vita comune: certamente che vorranno [P. 272] dipendere dalla P. S. Rev.ma e non già dal Provinciale. Scrivo questo Rev.mo Padre per una pura e semplice mia opinione, acciò si evitasse qualunque lagnanza, che potrebbe darsi: del resto mi protesto sempre contento, ed ubbidiente a qualunque vostra determinazione. Ho subito inviata per la posta la lettera diretta al nostro Delegato: qui acclusa v’è la risposta del Maestro Nusco. Il nostro Delegato Maestro Cerbone ha mandato a chiamare F. Vincenzo che sta al Soccorso, di portarsi colà per tutta la fine del corrente ottobre; ora mi pare che voglia disporsi per ritornare in Napoli, ma io mi contento per Natale. Il P. Quaranta è stato ammalato, e si trova in Portici, nell’entrante settimana ritorna, e così li parlerò del converso de Stefano per situarlo in Pardinola. Ho fatto le vostre parti col Superiore e Fratelli della Buona morte; e tanto, tanto vi ringraziano. Il nostro Credennino le bacia le mani, e subito avuta la notifica de li Breviari le scriverà. Le bacio le mani, lo stesso fanno Madre Giuseppa colle sue Monacelle, chiedendole la S. Benedizione. Di V. P. Rev.ma. Napoli 9 ottobre 1824.Umilissimo ed obbligatissimo suddito F. Fedele Amalfi Agostiniano”.

 

2

“Rev.mo Padre. Rinovo con questa dando riscontro alla venerabiss.a della P. sua R.ma de’ 16 dell’andante da Bracciano, mi fo premura, e dovere farle sapere che prontissimamente fu spedito il noto Rescritto Pontificio al Maestro Cerbone in Calabria, senza però dare allo stesso il Regio exequatur per mia inavvertenza, ed ignoranza, credendo che a tale Rescritto non vi bisognasse Regio exequatur. Esso nostro Delegato m.tro Cerbone in effetto di tal carta, ne ha incaminate le circolari corrispondenti d’invito, e nel tempo medesimo nè restituì detto Rescritto per farlo munire di detto Regio exequatur. Avutasi conoscenza di tutto ciò, ho inteso sorgere un vespaio rabbioso con minacce d’imparo per di Regio exequatur. Li motivi forti di detto mormorio si sentono presso li Padri di S. Carlo alle Mortelle, e questi di S. Agostino ancora si risentono. Li primi sono decisi assolutamente, di rinunziare piuttosto la ripristinazione, e dotazione del loro Convento, e Grancia, che sottomettersi al governo de’ Provinciali, non potendo sotto tale governo, dicono, menare vita comune, anzi quelli che godono il Breve Pontificio, ed erano già risoluti ritornare in S. Carlo con la pensione, ora sento, che sono ritroceduti. Li secondi pretendono, e vogliono sostenuti i diritti antichissimi, di questa vostra Casa, e grancie inerenti; quelli del Regio Padronato per la med.a casa, e sue grancie, nonchè il disposto de’ Reali Decreti di ripristinazione, co’ quali si vuole, che le grancie formino la medesima comunità, famiglia, ed amministrazione colla casa principale. Le medesime Grancie non possono altrimenti smembrarsi, che con un nuovo Real Decreto, e se le stesse formano parte integrale [P. 273] col Convento principale, e da mantenersi dalla sua dote, non possono, che contro ogni giustizia esser dismembrate. Veramente per la riflessione di garantire il numero de’ Conventi alla formazione delle Provincie, non è regolare, nè giusto, che si ledano li dritti essenziali di dette grancie e Convento principale. Perchè fortemente mi duole il cuore di veder senza meno premesse liti, e reclami nelle Segreterie (secondo queste cose che sento) nel caso, che si portassero avanti le già date disposizioni della P. S. R.ma; in tale stato di cose ho stimato subbitamente far correre altra circolare, che richiama la detta prima, per togliere ogni criminalità, ed accusa al nostro Delegato Cerbone, ho sospeso incaminar detta Carta pel Regio exequatur, per non dar motivo di mormorazioni con poco onore dell’abito ... La soprad. risoluzione l’ho fatta con consiglio de’ PP. intrinseci e nell’istesso tempo dò parte alla P. sua R.ma di detta posizione attuale per le più regolari, ed analoghe disposizioni: protestandomi d’ubbidire ciecamente a quanto ne ordinerete. Qualora la P. sua R.ma trovasi decisa per la formazione di due Provincie monastiche in questo Regno, e salvare la capra, ed i cavoli, potrebbe formarne una, co’ Conventi di Benevento, Buccino, e coi tre degl’Abruzzi; e l’altra con i conventi di Puglia, e delle Calabrie; se poi le piacesse potrebbe formarne una per magior espedienza. R.mo Padre: Ho stimato mio dovere, ed obligo notificarvi tutto questo, e baciandovi le S. mani, chiedendovi la benedizione mi raffermo. D.P.S. R.ma. Napoli 28 8bre 1824. Ubbidientissimo ed obbligatissimo suddito F. Fedele Amalfi Ago.no”

 

3

“Rev.mo Padre. Il foglio di V. P. Rev.ma, che porta la data 31 ottobre ha ricondotto tutti gl’animi alla tranquillità, alla gioia, ed alla riconoscenza, e gratitudine verso il suo animo Paterno, ed ha tolto me da una inquetitudine, ed amarezza di cuore. Quindi mi fo un dovere, ed un piacere d’essere in simile circostanza l’organo degl’altri sentimenti, e di venirle a rassegnare, e sottoporre umilmente il progetto combinato. Qualora V. P. Rev.ma si compiacerà approvarlo, si procurerà qui farlo aggradire a magistrati del regno, ed indi la P. V. Rev.ma procurerà costì la conferma dalla Sagra Congregazione. Si è stimato perciò sospendere adesso di parlarne al sopradetto Magistrato, e di eseguire, quello mi avete ordinato colla lettera di V. P. Rev.ma, essendo meglio avvicinarlo una volta sola, con un piano fatto di comune accordo, onde ottenere la di lui approvazione. Di questa per altro non possiamo dubitarne, poiché da suoi sentimenti espressi al P. Quaranta, si è dimostrato tutto rimessivo, e compiacevole a quanto si opererà da noi di concerto con V. P. Rev.ma, e sarà poi approvato costì dalla Sagra Congregazione. [P. 274] Intanto se V. P. Rev.ma brama d’avere due Provincie nel Regno di Napoli, affin d’agevolare l’accesso al Provinciale a’ Monasteri di sua dipendenza, se ne potrà fare una di Calabria coi Monasteri di Puglia, avendo il mare per comunicazione, e l’altra degl’Apruzzi col Monastero di Buccino. Se poi stima diversamente, potrà di tutti formarne una Provincia sola. Il monastero di S. Agostino resterà colle sue Grancie, e Generalizio cogli antichi suoi privilegi. Per li PP. di S. Giovanni a Carbonara si avrà un’altra Congregazione, o Provincia composta del Monastero di S. Carlo, della sua Grancia di Pardinola, e quello di Benevento, potendosi ottenere, mercè l’impegno di V. P. Rev.ma d’aggregarvelo, a riguardo della vita comune. Non è difficile d’avere in seguito qualche altro Monistero, come sarebbe quello di Sorrento. Ad ogni modo, se può sussistere in Sicilia la Congregazione di S. Maria della Consolazione, lo può benanche quella de’ PP. di S. Giov. a Carbonara. Quantunque il Santuario del Crocifisso di Gaeta si conservi da’ PP. di S. Giov. a Carbonara, non bisogna però richiamarvi l’attenzione della Corte, che non vuole Monasteri nelle piazze d’armi. Meglio è continuarne il possesso, ma con silenzio. Che si chiami Provincia o Congregazione poco importa; ma l’opinione publica è attaccata all’antica nomenclatura e bisogna per quanto si può conservare tutte quelle idee, che sono vantaggiose al ristabilimento dell’Ordine. Bisogna pure avere innanzi agl’occhi che l’impegno preso dalla Maestà della Regina di Sardegna, fu espressamente pel ristabilimento della Cong.ne di S. Giov. a Carbonara; e conseguentemente gl’ordini della Corte di Napoli, tanto per la casa di S. Carlo, e di Pardinola, quanto per i fondi di rendita, sono stati con precisione emanati a favore de’ PP. di S. Giov. a Carbonara. Tanto doveva rassegnare a V. P. Rev.ma e specialmente i ringraziamenti di tutti i PP. di questo vostro Monastero di S. Agostino, quali conserveranno eterna memoria del vostro buon cuore, poichè la lettera della P. V. Rev.ma l’ha posti in calma e piacere: resto baciandovi le mani. Suor Maria Giuseppa con tutte le sue monacelle le chiedono la S. Benedizione, e non lasciano mai pregare Dio per V. P. Rev.ma. Di V. P. Rev.ma. Napoli 4 novembre 1824. Umilissimo ed obligatissimo servo e suddito F. Fedele Amalfi Agostiniano

 

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E. LETTERA DEL P. QUARANTA

“In mancanza del P. Nascè, il quale trovasi in Palermo, con licenza, mi avanzo umilmente a pregare V. P. R.ma, che con pena ho sentito, come ancora li miei compagni, che il N. Monistero di S. Carlo è stato posto in nota nei Monisteri della Provincia, come ancora quello di Pardinola. Dunque la N. Congregazione non ha più alcuna distinzione fra gli altri, nel mentre, che la Nostra ripristinazione fu decretata particolarmente [P. 275] per li PP. Ag.ni della Congregazione di S. Giov. a Carbonara. La vita comune perfetta era quella osservanza che ci distingueva tra gli altri Monisteri, e per mantener questa si è cercato particolarmente la ripristinazione parziale. Questa sotto li Superiori, che non la osservano, non è possibile, che possa essere ben regolata. Per tale oggetto ne fu pregata, ed informata la P. V. R.ma, stando in Napoli. Adesso ne avanzo in nome di tutti altre suppliche, acciò voglia benignarsi di dichiarare il N.ro Monistero Generalizio, e che la Congregazione sia tutta sotto la sua dipendenza, e non già del Provinciale. Tanto più, che già sono 3 Monisteri che sono sotto la N. dipendenza, cioè S. Carlo, Pardinola, ed il Santuario del Crocifisso di Gaeta, che sempre è stato, ed è assistito da uno dei Nostri Religiosi, attualmente in esistenza, ed è stato così esistito in ogni epoca dei tempi. Credo bene, che 3 Monisteri possono formare Congregazione e stare sotto la dipendenza del Generale. Trovasi nelle Costituzioni un solo Monist. pure Congregazione. Ne avanzerò preghiere a Mons. Giustiniani perchè credo, sarà la P. V. Rma in tutto condiscendente alle giuste premure, che debbo presentare in tale occasioni. Tutti li miei Compagni le baciano le mani e chiedono la S. bened. come fò io umilmente. Con umile costante rispetto vengo a dirmi. Di V.P.Rma. Napoli da S. Carlo a Mortelle li 13 ottobre 1824. Umiliss. Obb. Ser. V.e sud. F. Giovan Michele Quaranta”.

 

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F. LETTERA DI MONS. PEZZELLA DA TERAMO

“Re.mo Padre. Sono stato pregato da nostri Religiosi non ancora vestiti di S. Carlo alle Mortelle di scrivere alla P. V. R.ma impegnandovi a ritirarvi il decreto fatto, sostituendo quel futuro convento membro, o capo della Provincia di Terra di Lavoro. Io ve ne presento ragionevole supplica, poichè quella Congregazione è stata sempre generalizia, quella Congregazione è stata di Comunità perfetta, e coll’aiuto di Dio, e colla buona volontà de’ Religiosi e tra li riscavati da me per quella famiglia colla Grancia di Pardinola, e tra altri secolarizzati, che mi promisero di rientrare, e tra la dotazione di ducati 4200 potrebbe animarsi la suddetta Comunità perfetta. Così non si disturberebbe la loro professione, e voi avreste in Napoli un Convento e Grancia. Lo meritano, poichè so i Padri e conversi, che sono in nota. Il contrario potrebbe occasionare una conseguenza già preveduta, quale è che niuno vi entrerà, almeno per quanto so. Qual sia poi la disposizione per quella corporazione non ve la saprei indicare. Io mi sono contentato offerirmi sacrificio a Dio in tante contrarietà, e presunzioni Fratine dopo incrassato le di loro disseccate viscere, per non far nominare l’abito Agostiniano nelle Seg.rie. Sapienti pauca. [P. 276] Permettetemi presentarvi un debole mio sentimento. Avete costituito S. Agostino alla Zecca vostro convento. Ottima decisione: ma fuori tempo. Per formar quella famiglia, e salvarmi dalla continua richiesta de’ Superiori a presto portarla per togliersi le presioni, dopo il rifiuto di varii buoni Religiosi di tutto il Regno, a’ quali mi diressi chiamandoli, dovei raccorre alla Cena del Figlio del Re sposato, e preparata Cecos, claudos, et debiles. Ciò posto vi pare quella famiglia degna di godere e la figliolanza di Napoli, ed i privilegi de’ Conventi Generalizii; o piuttosto, ora che vi sono de’ Conventi in varie Provincie, massime nell’Apruzzi, che scarseggiano, andare ad occuparli per non farli perdere, e massime Chieti, che mi costa 2 anni e più di faccia rossa, ed ora non so se vi sia qualche Religioso, per cui v’è motivo di ricorso? Lasciate, che prima quel convento si provegga di buoni Maestri e Padri capaci di prendere la Confessione a somiglianza di taluni Maestri e Padri, ma sono pochi, che già si sono esposti all’esame, e poi non perdendo Voi mai l’autorità, lo potrete onorare della Generalizia protezione. Mi son fatto ardito presentarvi queste due cose, chiedendovi scusa se mi sono avanzato. Voi siete saggio e prudente, sapete la Religione ed i Religiosi. Vi ricordo il tempo nostro, lorchè si fece quel convento Regio, come già ànno fatto da tempo i Carmelitani, facendo la terna del Priorato, e presentandola al Sovrano, secondo l’antico costume, e così ànno scosso appena nati ogni giogo Monastico. Perdonate, ripeto. Parlo per affetto al mio Ordine, e perchè da vostro coetaneo ho veduto dove i puntigli ànno trasportato le Religioni. Vi trascrivo una notarella qui sotto de’ Conti, e case acquistate. (segue la lista che non trascriviamo). Tutte le dotazioni ascendono di prima origine a circa doc. 30000. Ora sono avanzati. Che abbiano giudizio li Frati, ad custodire la Divina misericordia, e non voler vestiario che mai li sodisfa, come i Frati di Napoli, che mi presero per assalto per l’avanzo del vestiario, e Messe franche, oltre dell’avanzo alla quotidiana elemosina che si lascia in Sagrestia per Carità. V’ab. col cuore. Ossequio tutti codesti degnis. Rev.mi Padri e sono il vostro sempre fedel servo. Teramo 5 nov. 1824. Il povero afflittissimo per le fatiche F. Pezzella”.

 

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G. DOCUMENTO PER IL PASSAGGIO DEL CONVENTO DI BENEVENTO ALLA PROVINCIA

(estratto dal Regesto del P. Generale Tardj Dd. 251, pp. 130, 131).

 

A P. Provinciali Provinciae Neapolitanae Mag. Josepho Cerbone habuimus seguentem supplicem libellum pro restitutione Conventus S. Augustini Beneventi, cumque preces veritati, et iustitiae inniti cognovissemus, predictum conventum immediate iterum Provincialium Provinciae Neapolitanae iurisdictioni restituimus, ac subicimus, prout constat ex rescripto in calce apposito.

 

[P. 277] Rev.mo Padre. Fr. Giuseppe Cerbone Priore Provinciale di questa Provincia Napoletana oratore umilissimo di V. P. Rev.ma devotamente l’espone, che il Convento di S. Agostino di Benevento ha sempre fatto parte di questa Provincia Napoletana ne fu che nell’anno 1788, cioè circa il tempo della nota separazione, e prescritta indipendenza dei Regolari dai respettivi loro Generali, che il suddetto Convento siccome esistente in una sessione dello Stato Pontificio passò sotto l’immediata Giurisdizione Generalizia. Essendosi poi ora stabilita l’antica dipendenza dai Generali, sembra cosa troppo conveniente ed equa, che sia ancora ripristinata la dipendenza del suddetto Convento alla immediata Giurisdizione del Provinciale, tanto più poi perchè trovandosi Benevento nel seno del Regno, e non lungi da Napoli, ed alla comoda portata delle S. Visite Provinciali, che nei passati secoli prima della separazione si facevano al detto Convento prima ogni anno, poi due volte per ciascun triennio, laddove dopo la suddetta epoca del 1788 fino al presente non andò più lo stesso Convento soggetto a visita alcuna. Pertanto l’oratore a scanso di tali incovenienti, ed a fine di rientrare negli antichi diritti, implora dalla P. V. Rev.ma la grazia della restituzione ad pristinum del suddetto Convento alla Provincia, ed alla immediata giurisdizione de’ respettivi Provinciali. Che della grazia etc.

Precum retroscriptarum aequitate permoti, ac devicti auctoritate ipsa Apostolica, qua ceu Commissarii Apostolici munere in hac Neapolitanae Provinciae S. Visitatione prediti sumus, huius virtute Rescripti iuxta petita Conventum nostrum S. Augustini Beneventi ... (due parole illegibili) vix lustris pro illius temporis adiunctis nunc immutatis, atque ad pristina revocatis ab hac Neapolitana Provincia avulsum, ac immediate P. Prioris Generalis iurisdictioni suppositum, eidem predictae Neapolitanae Provinciae restituimus atque ipsius oratoris, eiusque successorum in munere immediate reddidimus, et subiecimus iurisdictioni in Nomine Patris et Filii et Spinitus Sancti Amen. Dat. ex Conventu nostro S. Augustini Neapolis in actu S. Visitationis die 17 Februarii 1832. Fr. Laurentius Tardì Vic. Generalis et Commissarius Apostolicus. Mag. Fr. Augustinus Aquilani Ord. Secretarius

 

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H. DOCUMENTI RELATIVI AL CAPITOLO PROVINCIALE 1827

 

1

Lettera del P. Cerbone ai Religiosi della Provincia

Fr. Giuseppe Cerbone Maestro in Sacra Teologia dell’Ordine Eremitano di S. Agostino per Regno di Napoli Delegato Generale. A tutti i PP. Priori e Vocali del medesimo Ordine in questo Regno esistenti Salute nel Signore. [P. 278] Nel doversi erigere oramai, ed organizzare in Provincia i nostri ripristinati Conventi di questo Regno, riguardiamo qual nostro indispensabile dovere, il rendere a voi note e palesi per vostra norma, e regolamento le provide disposizioni, e misure dal nostro P. Rev.mo Generale credute espedienti all’uopo, in conformità di quanto S. M. (D.G.) il Re Nostro Signore si è degnato per tratto di sua Sovrana clemenza di autorizzare con Reale Dispaccio. - Nella presente Circolare inserito, come a tergo è stato fedelmente da Noi riportato. A norma pertanto di quanto ci viene ordinato dal nostro P. Rev.mo Generale, in conformità, e a termini del qui riportato Reale Dispaccio, dovendosi devenire all’elezione del nuovo P. Provinciale, ecco quanto noi crediamo dover far noto a voi R. P. Priore, e per voi a tutti, e singoli votanti a scanso di qualunque irregolarità.

1) Chiunque dei Religiosi cui il diritto legittimo convengasi di votare per detta elezione, dovrà in una Schedula esprimere Nome e Cognome del P. Provinciale, che vorrà eletto, come anche dei Definitori n. sei, e quindi sigillerà detta schedola, e l’accluderà in altro distinto foglio, ove non dovrà fare alcuna menzione delle persone nominate nella sigillata schedola, e per esso indirizzarla al P. Rev.mo Generale, quale insieme con tutte le altre schedole dovrà aprirla alla presenza della Congregazione Generalizia; acciò poi riconosciuto il Provinciale eletto, ed i sei Definitori, questi si adunino in un Convento da destinarsi dallo stesso P. Rev.mo, ed eleggano tutti i Priori, ed altri officiali a norma delle nostre S. Costituzioni; beninteso che tutti i Priori, e tutti gli altri eletti abbiano per questa volta a continuare nell’impiego respettivo sino all’epoca del Generale Capitolo, cioè alla Vigilia di Pentecoste dell’anno 1828.

2) Sarà carico di ciascuno dei Priori, nella lettera d’indirizzo, in cui manderà acclusa al P. Rev.mo la sua scheda, di render noto il titolo per cui ciascuno dei votanti dimorante nel suo Convento, goda del dritto del voto.

3) Dobbiamo prevenire tutti, e ciascuno dei Votanti essere espresso volere del P. Rev.mo Generale, che niuno di essi abbia a rimettere, e rilasciare ad arbitrio di esso P. Rev.mo il proprio voto riguardo alla elezione di qualsiasi dei sopra indicati Superiori, non volendo in conto alcuno il detto P. Rev.mo far uso di una tal deferenza, ma che resti in arbitrio de’ rispettivi votanti la scelta, sotto pena di nullità.

4) Ciascuno finalmente si faccia una premura in vista della presente, di far la sua particolare nomina, ed elezione, e di rimetterla nel modo e forma prescritta al P. Rev.mo Generale; quale assegna a tal’uopo lo spazio di un mese da contarsi dalla data della presente, spirato il quale si procederà all’elezioni secondo il risultato delle pervenute schedole, senza riguardo alle non giunte.

Di tutto ne inculchiamo a voi R. P. Priore l’adempimento, e pronta esecuzione, e pregandovi dal Signore Iddio ogni bene, con sentimenti di parziale stima, ed affetto ci raffermiamo.”.

 

 

2

Lettera del P. Generale Mistretta al P. Cerbone in data 13 febbraio 1827

[P. 279] “R. P. Delegato salute. A tenore delle Istruzioni da noi preventivamente date, e a Lei ben note, essendo a Noi pervenute le Schedole dei Padri Vocali dei rispettivi ripristinati Conventi di codesto Regno di Napoli per la elezione del nuovo Provinciale, e dei sei Defintori da farsi ad mentem, ed a termini della Dispensa dalla Santità di Leone XII felicemente regnate con tanta benignità a Noi concessa, e per tratto Real clemenza autorizzata con suo Regio Diploma dalla M. di Francesco I, D.G., Re delle due Sicilie; ed essendo state aperte le dette Schedole (quali tutte erano sigillate) alla presenza di questi MM. RR. PP. a Noi Assistenti, e ben riconosciute, ed esaminate, risultando da esse, che il P. Maestro Luigi Donnanno riportò n. sedici voti per il Provincialato, e conseguentemente cadendo in Lui la canonica elezione ad una tal carica, fu da Noi riconosciuto canonicamente eletto in Provinciale di codesta nuova Provincia di Napoli, e come tale vogliamo che sia da tutti i nostri sudditi nel Signore riconosciuto e rispettato. Quindi affinchè, come è di dovere, di tale atto autentico e solenne, ne siano cerziorati i PP. Priori de’ rispettivi Conventi, e per essi i Religiosi tutti di codesta nostra Provincia, Ella in vigore della presente d’officio, dovrà di ciò indispensabilmente incaricarsi per mezzo sua Circolare diretta a tutti e singoli Priori anzidetti. Conseguentemente a un tal’avviso restando Lei assoluto dalla da Noi affidatagli Delegazione Generale sui ripristinati Conventi di codesto Regno, entrar dovendo al possesso di codesta nuova Provincia di Napoli il detto P. Provinciale eletto; Ella però rimanerà nelle funzioni del Priorato di codesto Convento di S. Agostino della Zecca sino a tanto che nel debito tempo dalle nostre S. Costituzioni prefisso si dovrà fare la terna per l’elezione del nuovo Priore”.

 

 

3

Lettera del P. Generale al Provinciale P. Luigi Donnanno in data 17 febbraio 1827

Fr. Ioseph Mistretta Salem ecc. ecc. Dilecto Nobis in Christo filio R. P. Mag. Fr. Aloysio Donnanno S. Theol. Mag. ac Provinciae Regni Neapolis Ord. Eremitarum S.P. Augustini Priori Provinciali electo Salutem in Domino. Cum iuxta dispensationem a SS.mo D.no Nostro Leone Divina Providentia Papa XII feliciter regnante, per organum Sac. Congregationis Episcoporum et Regularium Nobis benigne concessam, et Regio confirmatam Diplomate, per Schedas sigillo obsignatas ad Nos transmittendas, et prefixo a Nobis temporis spatio revera transmissas, deveniendum inde esset ad electionem novi Prioris Provincialis istius Eremiticae nostrae Augustinianae Provinciae Regni Neapolis; ut omnia debita forma procederent ad normam praefatae Pontificiae Dispensationis, indincta a Nobis fuit, et expresse convocata Congregatio Generalis, ut coram Adm. RR. PP. [P. 280] Nobis Assistentibus resignarentur schedas. Quibus de facto resignatis, diligenterque recensitis, atque recognitis; cum ex his compertum fuerit Te R. P. Mag. Aloysium Donnanno maiori prae ceteris pluralitate suffragiorum, etiam ultra numerum pro canonica electione requisitum praestasse; Nos veluti canonice electum Te recognoscimus, declaramus, et constituimus Priorem Provincialem dictae Provinciae, ac ita recognitum, declaratum, et constitutum ab omnibus haberi volumus, et mandamus usque ad futurum Generalem Capitulum iuxta mentem, et ad terminos praefatae Pontificiae Dispensationis. Mandamus interim per has nostras omnibus, ac singulis Patribus, ac Fratribus istius nostrae Provinciae, in meritum salutaris obedientiae, et sub poenis contra inobedientes a nostris Sac. Constitutionibus statutis, ut post harum Literarum publicationem Te praefatum R. P. Mag. Aloysium Donnanno in Provincialem recognoscant, eamque Tibi reverentiam, et observantiam prestent, quae ceteris Prionibus Provincialibus exhiberi de iure ac more solet et debet”.

 

***

I. LETTERA DEL P. GENERALE MISTRETTA AL P. PROVINCIALE DONNANNO E APPROVAZIONE DA PARTE DELLA CORTE DI NAPOLI

(estratta dagli “Atti del Capitolo Provinciale del 1827” - Archivio della Provincia di Napoli)

 

“Fr. Ioseph Mistretta a Salem Sacrae Theologiae Magister, totius Ordinis Eremitarum S. P. Augustini Prior Generalis. Dilectis nobis in Christo Filiis, R. R. Patribus Magistris, Aloysio Donnanno, Provinciali electo, ac Definitoribus Provinciae Regni Neapolis, nostri eiusdem Ordinis, Salutem in Domino. Cum iuxta dispositionem a SS. D.no Leone, Divina Providentia, Papa XII, feliciter regnate, per organum S. Congregationis Episcoporum et Regularium nobis benigniter concessa, ac Regio confirmata diplomate, progrediendum nobis est ad electionem novi Prioris Provincialis et Definitorum istius Provinciae Regni Neapolis per schedolas ad nos transmittendas sigillo obsignatas, sicuti de facto taliter obsignatae statuto tempore intervallo fuerunt ad nos transmissae, ut omnia inde debita peragerentur forma ad normam praefatae Pontificiae dispensationis, Regisque Diplomatis, indicta a nobis fuit, et congregata Congregatio Generalis, ut coram PP. nobis Assistentibus, ea, qua par erat, cautione, resignarentur schaedae. Cum itaque resignatae in primis fuerint, quae ad Prioris Provincialis electionem attinebant, singulisque diligenter recensitis, constiterit te R. P. Magistrum ALOYSIUM DONNANNO, maiori prae ceteria pluralitate suffragionum, etiam ultra numerum ad canonicam electionem requisitum, praestasse, ac proinde in Priorem Provincialem electum; cumque pari forma tenore atque cautione servatis pro Definitorum electione, haec iuxta respectivum suffragiorum numerum, tali ordine emanaverit, ut primo loco electus in Definitorem evaseri R. P. Magister Fr. Ioseph Messiniti, 2° R. P. Magister Fr. Ioseph Chianese, 3° R. P. Magister Fr. Ioannes Crisostomus Mantemucci, [P. 281] R. P. Magister Fr. Manfredus Giudici, 5° R. P. Baccalaureus Fr. Aloysius Romeo, 6° R. P. Baccalaureus Fr. Augustinus Rotigliani. Definitores vero in Defectu: 1° R. P. Magister Fr. Thomas Francia, 2° R. P. Magister Fr. Xaverius Caputo, R. P. Magister Fr. Aurelius Cerbone. Ideo nos veluti canonice electos recognoscimus, declaramus, et constituimus, Te praedictum R. P. Mag. Fr. Aloysium Donnanno in Priorem Provincialem, ac caeteros modo nominatos descripto ordine, in Definitores istius Pnovinciae nostrae Regni Neapolis, cum omnibus honoribus, iuribus et praerogativis, quibus omnes Priores Provinciales ac Definitores uti et frui solent, ac debent, et ita recognoscitos, constitutos, et declaratos ab omnibus haberi vomumus et mandamus. Restat ad hoc, ut vos admoneamus, quatenus opportuno loco ac tempore a nobis designandis, atque indicandis pro celebratione Congregationis Capitularis in unum convenire debeatis, ut a nobis ita coactis, ad electionem Priorum, et officialium respectivorum Conventuum. Mandamus tandem per has nostras pluribus, ac singulis Patribus ac Fratribus in meritum salutaris obediaentiae, ac sub poena contra inobedientes a nostris SS. Constitutionibus statutis, ut Te Praefatum R. P. Magistrum Fr. Aloysium Donnanno in Priorem Provincialem et vos suprannominatos Patres in Definitores post has litterarum publicationem recognoscant eamque vobis observantiam et obedientiam praestent, quae ceteris Provincialibus ac Definitoribus de iure ac more exhiberi solet ac debet. Datum in conventu nostro S. P. Augustini de Urbe hac die 17 februarii 1827. Mag. Fr. Patritius Merello Ordinis Secretarius. Fr. Ioseph Maria Mistretta Generalis

 

Copia del Regio Exequatur

“Il Consultore Delegato per l’impartizione del Regio Exequatur de’ Reali Domini di qua del Faro. Veduta la carta Genenalizia spedita in Roma il dì 17 febbraio ultimo colla quale il Generale dell’Ordine degli Agostiniani dietro le schedole rimesse dai Religiosi vocali della Monastica Provincia degli Agostiniani di Napoli per la elezione del Provinciale e de’ sei Definitori ha dichiarato in Priore Provinciale di detta Provincia il P. Luigi Donnanno, e in Definitori i Religiosi P. Giuseppe Messiniti, P. Giuseppe Chianese, P. Giov. Crisostomo Martemucci, P. Manfredo Giudici, P. Luigi Romeo ed il P. Agostino Rotigliano, ed in mancanza di detti Definitori il P. Tommaso Francia, il P. Saverio Caputo, ed il P. Aurelio Cerbone con tutti gli onori, diritti e prerogative annesse. Veduto altresì il Real Decreto de’ 25 novembre 1826, nonchè la Regia esecutoria accordata nel dì 7 dicembre 1826 alla Carta Genenalizia concernente l’elezione degli accennati Superiori Monastici da farsi per via di schedole. Si accorda il Real beneplacito salvi i reali diritti di S. M., la Polizia del Regno, ed il ricorso alla Maestà Sua in caso di abuso. Napoli il dì 27 aprile 1827. Domenico Criteri. Lo spedizioniere Domenico Frenna.