da C. TESTA, Ricerche sulla restaurazione
dell’Ordine agostiniano nel regno di Napoli 1819-1838
6. Riapertura
del convento di S. Agostino alla Zecca in Napoli.
Il 18
novembre 1818 fu dotato questo convento e decisa l’apertura. Il giorno 19 P.
Pezzella pieno di gioia scrive al P. Generale:
“Rev.mo Padre. Ieri sera vi fu congresso
col Ministro avanti al Card. Caracciolo, e questa mattina nel ricevere la
vostra il suddetto Cardinale mi ha detto che in Sessione aveva finalizzato la
nostra remissione colla sua firma, dopo essere stata firmata dal Re e Ministro.
Ci sarà dato dunque il nostro Monastero di S. Agostino alla Zecca, la sua
grancia è stabilita in Gravina, ove sono parte delle rendite assegnateci,
essendo l’altra in Montepeloso ed Altamura. In tutto ducati 8.400 circa lordi.
Noi fummo approvati dopo la data del giovedì. Ora si attende il Dispaccio
ordinativo per lo sfratto di tutti i locali stabiliti per l’Ordini da
ripristinarsi. Dopo questo si spera qualche somma anticipata per la
riattazione. Si deve mandar persona a verificare l’esistenza de’ Corpi
assegnati. Interinalmente io avendo in mano la Chiesa, dopo aver fatto la ricevuta,
la dovrò mantenere, accomodare, ecc. Lo stato di questa, come quello del
Convento non posso esprimerlo in carta. E’ caduta finanche tutta la finta volta
del gran salone. Le camere sono bucate al di dentro a modo di camerate. Porte
pochissime: vetrate in chiesa poche, in convento nessuna. Dunque per mantenere
il culto pregherò i buoni Religiosi ad intervenire alla Chiesa, a Confessare, a
Celebrare, e predicare, come si potrà. Almeno 5 o 6 cercherò di ritirarli in
convento, accomodandoci alla meglio per essere sempre al servizio del publico.
Ho bisogno, e l’ho pronti, di buoni Religiosi, Confessori, umili, pazienti, e
che si accontentano di vivere in tale mortificazione finchè si ordinano le
officine, rame, refettorio, che deve farsi tutto, dalle tavole, ecc. che
potrete argomentare. [P. 236] Per fare tutto questo si
suppone la grazia di aver qualche somma dalla Corte. Finita una tal opera
coll’aiuto di Dio, pietà dei fedeli (che stanno fervorosi), e nostra industria,
si potrà pensare, e stabilire il rimanente della famiglia, per eseguir con essa
lo che appartiene all’osservanza, la quale non può darsi exclusa pietantia. Mi
contento per sei mesi di tempo, poichè la rovina è grande, e le somme per
ripararla sono incerte. Il fervore del popolo che ci conosce, mi fa sperare
molto. Ecco il piano in confuso. V. P. Rev.ma sarà da me avvisata di tutto come
le circostanze l’esiggeranno. Per ora sono sufficienti, ed adatti alla gente
del nostro quartiere dozzinale, e goffo, quei pochi religiosi da essa gente conosciuti
e di loro clientela. Appresso coll’aiuto di Dio si rinforzerà la famiglia, che
dovrà entrare stabilita la rendita, e Refettorio, e comodi religiosi. Questo
stesso metodo si dovrà adottare necessariamente da tutti i ripristinanti. Non
si può a prima entrata aprire osservanza. Coll’aiuto di Dio spero veder questo
Monastero in buono stato dato tempore. Tutta l’obligazione però si deve al
Card. Caracciolo, e l’ho sensibilmente ringraziato a nome vostro. Io vi bacio
la mano, e colla dovuta stima mi ripeto Di V. P. Rev.ma. Napoli 20 novembre
1818. Umilissimo servo etc. fr. Giuseppe Pezzella agostiniano”. (42).
Per prendere
possesso dei beni il Pezzella nominò suo delegato il Maestro P. Giovanni
Mastroleo per Altamura, il Maestro P. Giovancrisostomo Martemucci per Gravina e
Montepeloso, ed il P. Luigi Arena per Napoli. La rendita avrebbe dovuto essere
di circa 8400 ducati, ma in realtà se ne trovò solo poco più della metà.
Presentò reclami e riuscì ad ottenere altri beni in Calabria dove mandò a
prenderne possesso il Maestro P. Giuseppe Cerbone. Per poter fare le necessarie
riparazioni alla parte del convento ceduto ottenne dalla corte la somma di 1500
ducati (43).
Venti Sacerdoti e dieci fratelli laici rivestirono solennemente l’abito il 9
gennaio 1820, ed egli due giorni dopo con commozione scrive al P. Generale: “Piangete di
consolazione. Alli 9 di questo per procura del popolo seguì la vestizione. E’
inesprimibile il contento di ogni ceto. E’ inenarrabile il concorso del popolo
fedele; ed è indicibile la gala pomposa, divota e lagrimante della Sacra
Funzione. Laus Deo. [P. 237] Tratto i Religiosi meglio di prima e nel cibo, e nel
vestiario (Nuces ostendis puero et trahis illum). Basta così. Sono
contentissimi i Padri dello stabilimento fatto da V. P. Rev.ma. Io però non
sono contento, poichè aut senex, aut puer mi sembra tutto onus grave. La
Commissione Generale della restaurazione m’è d’un gran peso. Sino a che potrò
mi sottometto, poi pregherò, scongiurerò V. P. Rev.ma, e spero essere esaudito.
L’osservanza è rimessa ... Il Noviziato è in restaurazione: le premure sono
numerose. Tutto si eseguirà secondo il vostro desiderio coll’intervento de’
Padri del Consiglio ...” (44).
Il motivo per
cui, nonostante la gioia per la vestizione, egli si lamenta e dice di non
essere contento va ricercato nella lettera che il P. Generale gli aveva inviato
pochi giorni prima scrivendogli:
“Rev. Padre salute. Non abbiamo motivi
bastanti per esprimere la nostra esultazione per i felici progressi del nostro
Ordine in cotesti felicissimi stati, e per l’indicata rivestizione dell’Abito,
che avverrà in cotesto Convento nel 10 entrante gennaio. Il Padre delle
Misericordie benedica quella sospirata ora, e faccia che sia di sua maggior
gloria, e spirituale vantaggio, ed edificazione del popolo fedele. Noi intanto
in vigore di questa nostra non solo confermiamo V. Paternità Commissario
Generale, ma l’eleggiamo inoltre, e costituiamo PRIORE di cotesto convento di
S. Agostino fino a nostra nuova disposizione, dandole, e comunicandole a tale
effetto, tanto nello spirituale, quanto nel temporale le necessarie facoltà;
vogliamo che, vestito l’Abito, faccia nota tale sua elezione a cotesta
Religiosa Famiglia, acciò la riconosca, quale è stato da Noi costituita, e le
presti la dovuta sommissione ed ubbidienza. Procuri di presto adottare cotesto
Professorio almeno interinalmente a Noviziato, onde formarne nuove piante alla
Religione, e soddisfare alle richieste de’ supplicanti. Noi fino da questo
punto la autorizziamo a ricevere nell’Ordine quelli, che fatte le dovute
diligenze, rileverà che vengono al chiostro condotti dallo spirito di Dio, e
che sono forniti de’ necessari requisiti. Per ora non ci pare doverne
maggiormente estendere in risposta alla sua del 17 cadente dicembre, come
occorrendo faremo in seguito secondo l’uberiori cognizioni, che sarà per darci.
Le riaffermiamo intanto la nostra speciale benevolenza, e con tutta l’effusione
del nostro cuore la benediciamo unitamente a tutta cotesta rivestienda
Famiglia. Aff.mo di tutto cuore Fr. Settimio Rotelli Vic. Generale” (45). [P. 238]
Benchè
riluttante accettò il Priorato ed il 12 febbraio radunò la Comunità per la
nomina degli uffici previsti dalle Costituzioni (46). Avrebbe voluto subito riaprire
il Noviziato, ma varie circostanze fecero ritardare questo desiderio che fu
possibile mandare ad effetto [P. 239] solo nel luglio 1822 quando fu
nominato Maestro il P. Aurelio Cerbone e fu ammesso al noviziato il giovane
Giuseppe Gallucci (47). Lo studentato o Professorio fu aperto nel
1825 e fu nominato Reggente il Maestro Stefano Baldassarre (48). La rendita originaria di 8.400
ducati fu aumentata di altri 1350 ducati nel 1820 con l’obbligo di mantenere 8
Religiosi nella grancia di S. Maria del Soccorso, e fu aumentata ancora di
altri 370 ducati nel 1823 quando fu accettata la grancia di S. Restituta
nell’isola d’Ischia (49). Nel settembre del 1828 la comunità era
composta di 15 Padri, otto Padri studenti e 15 fratelli conversi, mentre la
comunità del Soccorso aveva tre Padri e due fratelli conversi (50).
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(42) A.G.R., Aa. 26-2.
(43) A.S.N.,
Patrimonio Ecclesiastico, fascio 822. - In questo fascio vi è una nota per cui
sappiamo che tutti gli altri conventi dell’Ordine restaurati ottennero dalla
Corte ducati 200 ciascuno per le riparazioni alle fabbriche.
(44) A.G.R., Aa. 26-2.
(45) A.Pr.N.,
Registro Atti Capitolari del convento di S. Agostino alla Zecca, pag. 1.
(46) A.Pr.N.,
Atti capitolari del convento di S. Agostino, a pag. 2, leggiamo: “A dì 12 feb.
1820.- Per aversi il buon ordine in questo Venerabile Convento di S. Agostino
Maggiore di questa Città di Napoli s’è provveduto all’elezione degl’Ufficiali
interni, previo il consiglio de’ PP. Maestri, e provetti della Famiglia, indi
radunati tutti i Religiosi Sacerdoti e Conversi nel luogo solito al suono del
campanello tre volte battuto, uti moris est, si propose dal M. R. P. Maestro
Giuseppe Pezzella Commissario Generale, ed attuale Priore, se si contentavano
d’accettare per Ufficiali interni, fino al giorno di S. Pietro e Paolo di
quest’anno, in cui si procederà all’elezione de’ nuovi ufficiali, i seguenti, e
cioè:
Depositari il P. Maestro Barbati ed il
P. Maestro Iovine
Sottopriore il P. Baccelliere Amalfi
Sagrestano Maggiore il P. Bacc. Iovene,
e suo Assistente il P. Lettor Fazio
Organista il P. Lett. Fazio, e suo
aiutante il P. Gervasio
Infermieri il P. Bacc. Orefice, e suo
compagno Fr. Bernardo de Siervo
Foresterari il P. Bacc. Nunziata, e suo
compagno Fr. Mariano Capogrosso
Sottosagrestani Fr. Bernardo e Fr.
Giuseppe Riccardi
Scribente il libro delle Proposte il P.
Bacc. Silvestri
Scribente della Cibaria il P. Bacc.
Capone
Procuratore della Cibaria Fr. Luigi
Guadagno
Cuoco Fr. Tommaso Pizzorusso
Cannavaro Fr. Michelangelo Guida
Portinari Fr. Luigi de Angelis e Fr.
Mariano
Campanarista Fr. Niccola di Giuseppe
Procuratore per gl’affari del Convento
P. Beltrano.
Di più si
propose la vestizione di due giovani oblati per ottenersi servizio maggiore in
detto convento. Fatta una tal Proposta tutti si contentarono per verbum placet,
siccome apparisce dalle rispettive firme.
P. Maestro Giuseppe Pezzella Priore
propose e si contentò
Maestro Nicolangelo Iovene si contentò
Maestro Giuseppe M.a Chianese si è
contentato
Maestro Francesco Saverio Caputo si
contentò
Maestro Fr. Diodato La Rocca si contentò
Fr. Giuseppe Giannuzzi si contentò
Fr. Diodato Iovene si contentò
Fr. Fedele Amalfi
Fr. Agostino Novelli si contentò
Fr. Antonio Nunziata si contentò
Fr. Fulgenzio Capone si contentò
Fr. Tommaso Orefice si contentò
Fr. Felice Beltrano si contentò
Fr. Giuseppe Fazio si contentò
Fr. Raffaele Pinto si contentò
Fr. Ambrogio Iammartino si contentò
Fr. Giustino Gervasio si contentò.
(47)
A.Pr.N., Atti capitolari del convento di S. Agostino, pag. 13. - Il P. Aurelio
Cerbone da Afragola, Maestro in Teologia, dal 1800 al 1803 era stato
Provinciale della Provincia degli Abruzzi di cui era figlio. Alla soppressione
del 1809 era Priore del convento di Atri. Rivestì l’abito a S. Agostino e qui
morì il 14 aprile 1828, all’età di 64 anni.
(48)
A.G.R., Dd. 247, nella parte riguardante la disposizione degli Studi.
(49)
A.S.N., Patrimonio Ecclesiastico, fascio 822. Monasteri soppressi 6472.
(50)
A.S.N., Intendenza Borbonica fondo culto, fascio 839.