MONTELEONE
(CZ)
C. TESTA, Ricerche
sulla restaurazione dell’Ordine agostiniano nel regno di Napoli 1819-1838
13. Convento
di Monteleone (Catanzaro)
A seguito
della supplica umiliata al Re da 8 religiosi e dal comune di Filadelfia in
Calabria Ultra, l’11 gennaio 1820 fu firmato il decreto per la riapertura
dell’antico convento di S. Maria della Croce con la rendita di ducati 1221 e
grana 19 (62).
Perché il convento si trovava in aperta campagna, in zona malarica, soggetto a
scorrerie e ricatti da parte dei briganti (63), con le fabbriche quasi dirute, le autorità
cittadine chiesero che i frati si sistemassero in un locale messo a loro
disposizione nel centro abitato. Il trasferimento costituiva un bene per i
frati e per la popolazione di Filadelfia, mentre veniva a costituire una
perdita per la popolazione del vicino comune di Francavilla. Difatti S. Maria
della Croce era situato a metà strada tra i due paesi che nei tempi passati
avevano beneficiato ambedue dell’apostolato dei frati. Alla notizia del
trasferimento del convento nel centro di Filadelfia, il popolo e le autorità di
Francavilla si ribellarono e chiesero al Re la fondazione del convento nel loro
paese. Tra i due paesi si accesero polemiche e risse. Gli stessi frati erano
divisi. Il P. Pezzella ne fu amareggiato e con lui il vescovo di Mileto, Mons.
Enrico Minutolo, ed in conseguenza d’accordo chiesero che anzichè a Filadelfia
venisse aperto un convento a Monteleone. L’Alta Commissione del Concordato
accolse la domanda e con dispaccio del 24 maggio 1821 ordinò il trasferimento
“nel locale una volta delle monache di S. Chiara”. La consegna di questo locale
“consistente in cinque picciole stanze e moltissime fabbriche dirute” fu fatta
il 23 giugno 1821 al P. Giuseppe Fazio. A questa decisione parecchi dei frati
si ribellarono, fecero ricorso al Re, chiesero ed ottennero l’indulto di
secolarizzazione, [P. 245] ma poi si trasferirono a Monteleone.
Qui per poter rendere abitabili le cadenti fabbriche, per diversi anni si
imposero non pochi sacrifici.
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(62) A.S.N.,
Patrimonio Ecclesiastico, fasci 411 e 822. In appendice vedi due lettere per
l’apertura del convento.
(63) A.S.N.,
Ministero Ecclesiastico, fascio 1599. - Nel 1803 alcuni briganti assalirono il
convento, lo spogliarono, tennero sotto controllo i frati. Fu accusato presso
il governo il Provinciale P. Maestro Agostino de Stefano, che carcerato vi
rimase alcuni mesi fino a quando fu riconosciuto innocente. In seguito a questo
fatto i frati passarono ad abitare nel centro abitato in una casa messa a loro
disposizione.