da ROMOLO
TRINCHIERI, L’Ordine di Sant’Agostino
nell’Abruzzo Aquilano, Estratto dal “Bollettino della Deputazione
Abbruzzese di Storia Patria, serie V, a. XXXII-XXXIV, vol. 3-5 (1941-1943), pp.
115-201.
La
città dell’Aquila, lo ricordiamo, era stata fondata nel 1254, attuandosi, come
ricorda la tradizione, un disegno di Federico II per ordine del figlio di lui,
Corrado IV di Svevia (1). Ad essa sempre più affluivano gli abitanti
dei castelli allora esistenti nella zona circonvicina. Fu così che dal convento
Agostiniano, sito sul colle omonimo di S. Onofrio, presso l’attuale villaggio
di S. Giacomo, in territorio di Collebrincioni, non distante e a nord della
città, i Padri Eremitani umili nei
primi mesi del 1282 vennero ad abitare entro le mura dell’Aquila (2).
Al
tempo di Re Carlo I d’Angiò, il Vescovo Niccolò Sinizzo (1267-1294), già Abate
cisterciense di S. Anastasio in Roma, autorizzava gli Eremitani di S. Agostino
ad edificare nell’Aquila una Chiesa ed un Convento sotto il titolo del loro
Santo. Il convento sorse in terreno donato dal Re e, vuole la tradizione, che
prima vi dimorassero i Benedettini. La prima pietra veniva benedetta dal
medesimo Vescovo aquilano Sinizzo il 21 marzo 1282. (3). Nel 1287 il Convento fu sotto
la giurisdizione della Provincia agostiniana di Valle Spoleto con sede a Spoleto. Successivamente detta Provincia
fu denominata Umbra o Spoletina (4). Nel 1295 al Convento di S.
Agostino fu aggregata la Chiesa di S. Tussio e l’annesso convento esistente nella frazione di Bagno. La Chiesa andò
distrutta nel terremoto del 1703. Il culto di S. Tussio passò nella Chiesa di
San Marco nell’Aquila con un altare, oggi a destra di quello maggiore (5).
Dopo essere stato prescelto nel 1400 come sede di un Capitolo generale
dell’Ordine, l’importanza del Convento aumentò quando ad esso fu riunito nel
1454 il Priorato di S. Onofrio, Monastero dell’Ordine Romitano che era sito,
come si è detto, in contrada di Collebrincioni (6). Nei terribili terremoti del
1461 e del 1462 tanto il Convento quanto la chiesa subirono sensibili danni, ma
dopo i solleciti restauri essi tornarono all’antico lustro. Detto Convento si
chiamò anche Collegio dell’Umiltà e
ad esso fu pure attribuito il titolo di Collegio
reale in memoria del Re Carlo I d’Angiò. Nel 1472 il Convento passò a far
parte della Congregazione Perugina con
sede a Perugia (e ciò durò fino al 18 gennaio 1770, quando si creò la Provincia
Aquilana). Nel 1478 per volere del Magistrato Aquilano vi passarono i Religiosi
dell’Osservanza (cioè quelli appartenenti alla Congregazione Perugina) (7).
Come costruzione il convento dovette essere sontuoso. Aveva 56 camere, tra
abitazioni per i Religiosi e sale comuni, compreso il refettorio. Disponeva
anche di un grandioso chiostro, e il Magistrato cittadino nel 1622 commise al
pittore Aquilano Francesco Antonio Setta l’incarico della sua decorazione (8).
Anche questo convento rimase oltremodo danneggiato dai terremoti. Successivamente
abbellito per le ricche elargizioni del Vescovo Agostiniano Giuseppe Eusanio
dell’Aquila, al tempo di Papa Innocenzo XI (Odescalchi, 1676-1689), divenne
sede di Noviziato e, come vedremo,
poi (1769) anche sede del rinomato Studio
di Scienze sacre. Nel periodo del regime Napoleonico, essendo state
istituite con la legge 8 agosto 1806 le Intendenze per l’amministrazione
politica delle provincie del Regno di Napoli, fu nel 1807 inviato all’Aquila un
Regio Commissario che scelse il Convento di Sant’Agostino come dimora. Fu così
che gli Agostiniani furono trasferiti al Convento di Collemaggio già dei
Celestini, rimasto sgombro per la soppressione di quell’Ordine (9), ed
ivi rimasero fino a che non fu pubblicato il R. d. 7 agosto 1809 che dispose la
soppressione di tutti gli Ordini Religiosi possidenti. Intervenuta nel 1815 la
restaurazione politica del dominio dei Borboni, furono anche ripristinati gli
Ordini religiosi ed allora, ad opera del patrizio aquilano Girolamo Manieri,
eletto Vescovo dell’Aquila nel 1818, e come uno dei primi suoi atti richiamò in
città gli Agostiniani, assegnando loro il convento e la chiesa Cisterciense di
S. Bernardo. Ciò fu in seguito sanzionato dall’autorità governativa con decreto
4 aprile 1823. Ma, soppresso nuovamente l’Ordine nel 1866, gli Agostiniani
lasciarono il Convento e la chiesa di S. Bernardo, oggi occupato dalle Suore
Stinimatine. Fino al 1844, in cui fu demolita, vi era stata nell’ex Convento di
S. Agostino una sala Olimpica (10), o teatro, di cui rimane un modello nel Museo
Civico. Intanto il convento di S. Agostino, che dal 1809 era divenuto dello
Stato quale sede dell’Intendenza della Provincia, passò poi (1860) a sede della
Prefettura, con annessa anche l’Amministrazione della Provincia e con
l’Archivio Provinciale di Stato. Nel soppresso Convento fu pure un’importante
biblioteca dell’Ordine, con annesso Archivio. Ambedue erano a carattere
Provinciale; ma l’una e l’altra andarono dispersi con la soppressione (11).
Quanto all’Archivio, ricorderemo che vi si conservava, oltre l’atto di
fondazione del Convento (1282), quello dell’aggregazione della Chiesa di S.
Tussio di Bagno (1295), una pergamena relativa ad una sentenza interlocutoria a
favore degli Agostiniani (1332), il martirologio detto di Usuardo e l’obituario
della chiesa (12),
oltre a documenti che riguardavano i monasteri di S. Onofrio di Collebrincioni,
di S. Nicola di Tempera (poi in S. Amico)
e l’altro di S. Andrea di Bagno nell’Aquila. Si conservava pure nello stesso
Archivio il ms. dell’anno 1695, intitolato Origine
di tutti gli Statuti che possiede il R. Collegio di S. Agostino della città di
Aquila, compilato su diversi
protocolli e libri del detto Collegio dal p. Colantonio Lucidi (13). Di
altri documenti dà notizia l’Antinori (14). Quanto alla Biblioteca si conosce che nel
1646 Matteo dell’Aquila, Priore del Convento, la iniziò e l’arricchì,
comminando la scomunica per coloro che ne avessero asportati i libri (15).
All’epoca della soppressione la Biblioteca era composta di oltre 120 volumi che
probabilmente furono concentrati nella Provinciale dell’Aquila. Oggi negli
spaziosi sotterranei dell’ex convento fu allogato il deposito dei documenti
dell’Archivio Provinciale, istituito con gli altri a norma del disegno di legge
dell’ex regno di Napoli del 22 ottobre 1812, n. 1524, che peraltro ebbe effetto
solo dopo il decennio di dominio francese (Murat), quando cioè tornò sul trono
il Borbone Ferdinando IV. Ora tale Archivio, fin dall’origine, ebbe sede
nell’ex Convento, nei locali lasciati liberi dalla Gran Corte Criminale,
trasferita altrove (16).
La primitiva chiesa di
S. Agostino, come le tante altre che furono erette dagli Agostiniani
nell’Abruzzo e come quelle del finitimo Reatino, era intonata allo stile romanico
con influenze gotiche. La facciata, le pareti laterali, l’abside di dette
Chiese per lo più erano a piccole pietre rettangolari sovrapposte (cortina)
prese da cave locali. Correva in alto un fregio ad archetti più o meno in
rilievo. Un portale o più portali secondo la grandezza e l’importanza della
chiesa, i cui stipiti erano adorni di colonnine semplici ovvero di colonnine e
di nicchiette con statuette di Santi. Lunette sopra l’architrave con entro in
affresco Madonne e Santi. In alto uno o più rose, formate da colonnine ad
archetti poggiate su d’un anello centrale. Porte e soffitti lignei. L’antica
Chiesa di S. Agostino dell’Aquila sorse nel 1282 (17) e rimase in piedi fino al 1703,
anno in cui fu distrutta dal terremoto. Aveva un lungltezza di 165 canne “di
sito”. In detta Chiesa era stata benedetta il 29 settembre 1462 una Cappella Alemannorum Aquilae degentium, fatta costruire da quei mercanti
tedeschi che fin dal 1445 si eratto stabiliti in Aquila per il commnercio dello
zafferano (18).
Sempre nell’antica chiesa si ricordano, tra i sepolcri già allora esistenti,
quelli della patrizia famiglia Rivera nella cappella della Natività del
Redentore; il sepolcro di Giuliano Pacelli, quello di Giovanni Vrombaut
fiammingo, nato in Guantes (Gand), organista di Madama Margherita d’Austria,
Governatrice dell’Aquila (sec. XVI) (19), l’epigrafe del medico Giulio Cesura,
aquilano, peraltro morto in Roma e quivi sepolto in nella Basilica di S.
Crisogono in Trastevere, infine l’epitafio di Ottavio Nardis, patrizio Aquilano
(sec. XVII), quest’ultimo nella Cappella gentilizia dei Nardis (20).
Distrutta l’antica Chiesa di stile romanico-gotico, risorse la nuova con stile
barocco e ne acquistò in grandiosità e magnificenza. Il disegno della
ricostruzione, sia della Chiesa che del Convento, è opera dell’architetto Fuga (21).
Costui elevò una maestosa ed artistica facciata, divisa in due parti. La
inferiore termina con un attico; la superiore è situata molto più indietro e vi
campeggia, in alto, in un grande ovale, il busto del Vescovo d’Ippona. Sotto,
in una cartello, si legge l’epigrafe: “SAPIENTIAM EIUS ENARRABUNT GENTES / ET LAUDEM EIUS ENUNTIABIT ECCLESIA”.
La cupola che sovrasta la Chiesa è elittica, come tutto l’interno che è a
quattro bracci: detto interno è imbiancato. Intorno al Coro, ed in altrettante
nicchie, sono collocate le statue dei quattro Dottori della Chiesa, tra cui
quella di S. Agostino, opera di Agostino Cornacchini da Pescia (22).
Vincenzo Damini da Venezia, pittore del XVIII secolo, raffigurò S. Nicola da
Tolentino nella terza Cappella a destra (quella attualmente della famiglia dei
marchesi Spaventa); mentre nella terza Cappella a sinistra dipinse la Madonna
coi Santi Agostino e Monica, e nella Sacrestia, sulla volta, S. Agostino che
scrive contro gli eresiarchi. Notevole il quadro centrale, rappresentante S.
Agostino, di Giov. Battista Bedeschini dall’Aquila (sec. XVI-XVII). Il quadro
del Beato Antonio che assiste un morente trovasi nella cappella marmorea
dedicata al Beato ed è di Pier Leone Ghezzi; quello degli Apostoli S. Pietro e S Paolo è dell’aquilano Giov. Paolo
Cardone (23).
Per le vicissitudini della Chiesa ricorderemo che, rimasta chiusa per la
soppressione di Murat, fu col decreto 15 luglio 1826 dell’autorità del tempo
affidata alla Congregazione del Sangue Preziosissimo di N. S. Gesù Cristo.
Prima vi erano altre due opere pie: l’una dal titolo di S. Barbara dei
Teutonici, fondata nel 1480 (già abbiam visto sopra che i tedeschi s’erano
qualche tempo prima stabiliti in città per ragione di commerci), l’altra
chiamata delle Ammantellate di
Sant’Agostino, fondata dal B. Antonio e che ebbe vita fino alla soppressione
dell’Ordine del 1809 (24). Dal 1915 al 1921 la chiesa a motivo della
guerra venne adibita per uso di magazzino del Consorzio Agrario. Nel 1927
l’Arcivescovo Turchi vi trasferì la sede della Cattedrale che si stava
restaurando. Nell’agosto 1942 per desiderio dell’Arcivescovo Manuelli fu
riaperta al culto dai Padri dell’Ordine dei Minori del Convento di S. Giuliano
presso l’Aquila.
D) RELIGIOSI AGOSTINIANI CHE
VISSERO NEL CONVENTO DI S. AGOSTINO DELL’AQUILA
Tra i religiosi
Agostiniani che vissero nel convento di S. Agostino dell’Aquila,
ricordiamo:
a) Fr. Filippo Delci
di Lucca, Vescovo dell’Aquila (1312-1327);
b) Fr. Valentino dell’Aquila,
Penitenziere Pontificio nel 1392 (25);
c) P. Maestro Fr. Nicola Saracini
da Cascia, Priore Generale dell’Ordine (1400-1412);
d) Fr. Giacomo Oliva, Priore Generale dell’Ordine nel 1470;
e) Fr. Antonio della
Torre (Beato Turriani);
f) Fr. Giuseppe
Eusanio, Sacrista dei Sacri Palazzi Apostolici, morto nel 1692.
Dei suddetti sette
personaggi (eccetto del secondo di cui nulla di più abbiamo potuto conoscere),
avremo occasione di trattare in appresso;
g) Fr. Carlo
Ciminelli. Vicario Generale degli Agostiniani a Perugia. Scrisse una vita del
Beato Antonio Turriani testè menzionato e fu autore di un tratto di canto
Gregoriano (26);
h) Fr. Antonio Agostino Giorgi
(Rimini 1711-1797), poliglotta, che fu reggente dello Studio Generale
dell’Aquila (27);
i) Fr. Spirito
dell’Aquila (1572-1630), latinista e teologo (28). Ha pubblicato orazioni e
prediche, e nella Biblioteca del Convento si conservavano di lui un repertorio
di insegnamenti vari (Eruditiones variae, ms. in 16°) ed un altro di insegnamenti
teologici, tutti a commento dei libri di Pietro di Novara (Eruditiones Theologicae, ms. in 4°).
l) Fr. Gio. Paolo
Caprini dall’Aquila, fratello del p. Giov. Antonio gesuita, appartenente
dapprima anch’egli alla Compagnia di Gesù, si rese poi Agostiniano. Pubblicò in
Aquila nel 1680 due opere di soggetto religioso, in latino, l’una intitolata “Praeceptum de audienda Missa diebus festis”, l’altra “Requesenius ad examen sive contritio et attritio” celandosi in
questa col nome di Anania Celineo. Morì nell’Aquila il 21 luglio 1681 (29); m)
Fr. Pietro Scacchi che lasciò ms. una storia sacra dell’Aquila ed una vita
del B. Antonio Turriani (30).
E) BEATO ANTONIO DELLA TORRE
(Milano 1424 - Aquila 1494)
Fu
noto poi col nome di Turriano o Turriani. Venne per la prima volta ad
Aquila nel 1474, invitatovi dal Priore generale dell’Ordine Eremitano di S.
Agostino fra Giacomo Oliva, per comporvi alcuni dissidi sorti in Convento. Fu
un religioso di vita piena di zelo apostolico e di carità e si rese celebre in
Italia e altrove per santità di vita e per i prodigi che operava. Fr. Antonio,
che era esperto in chirurgia e medicina, come tale si prodigò nella peste che
infierì anche nell’Aquila e che egli aveva predetta (31). La sua effigie trovasi nella
sede civica dell’Aquila (32). Morì nell’Aquila e fu seppellito nella
menzionata Chiesa di S. Agostino il 24 luglio 1494. Per il terremoto del 1703
insieme alla quasi distruzione della Chiesa, restò anche gravemente danneggiata
l’urna del Beato, ma le di Lui sacre spoglie non subirono menomazioni e,
fattasene canonica ricognizione, furono rinchiuse con sigillo in altra urna da
Mons. Tani, Vicario Apostolico, succeduto al dotto e Santo Vescovo dell’Aquila
Fr. Ignazio Della Zerda, Agostiniano di Lima (Perù). Nell’occasione in cui gli
Agostiniani dovettero lasciare il Convento di S. Agostino in città e passare
nel Convento di Collemaggio, già dei Celestini, fuori di città, il 4 novembre
1808 trasportarono colà nella Chiesa contigua l’urna di marmo, in cui si
conservavano chiuse e sigillate le ossa del Beato. Ma poichè l’urna per la sua
grandezza non potè essere collocata nella nicchia sotto l’altare maggiore, si
dovettero rompere i sigilli e collocare i sacri resti in altra piccola
custodia, foderata all’infuori di panno rosso, e nella quale fin dal 6
settembre 1759 erano conservate le vesti, tele, cuscini ed altro di detto
Beato. Detti oggetti furono a loro volta trasferiti in altro bauletto di pelle
che venne pur esso sigillato, alla presenza sempre del Vicario Generale, che
poi fu Fr. Emidio Marchetti (33). Così la chiesa, come il convento, furono in
seguito conosciuti con la denominazione del Beato Antonio dell’Aquila.
Successivamente la venerata salma fu trasferita (34) nella Chiesa di S. Bernardo,
già Madonna del Rifugio, quando gli Agostiniani furono dal Vescovo Manieri,
come si è detto sopra, richiamati all’Aquila. Partiti nuovamente nel 1866, in
seguito alla nuova soppressione religiosa, la venerata salma rimase a S.
Bernardo. Fr. Antonio Turriani venne proclamato Beato dal Pontefice Clemente
XIII (il veneziano Rezzonico, 1758-1769). Fu postulatore della causa il p.
Felice Antonio Romanelli (35).
___________________________________
(1) Cfr. S.
MASSONIO, Dialogo dell’origine della
città dell’Aquila, Aquila 1594; A.
CHIAPPINI, Intorno alla fondazione della città dell’Aquila, in Bullettino della R. Deputazione Abruzzese di Storia
Patria, serie 3, XXVII, 1936, p.
21-31.
(2) Si scrive che detto convento fosse quello di S. Onofrio;
altri menziona invece un convento di S. Silvestro, che era il patrono di
Collebrincioni. Nei tremendi terremoti degli anni 1461 e 1462 tanto il
convento, quante la Chiesa subirono sensibili danni, ma dopo i solleciti
restauri tornarono all’antico lustro.
(3) T. HERRERA, Alphabetum
Augustinianum, vol. I, p. 72. Per l’atto di fondazione del 1282 in copia
sincrona; cfr. anche: Catalogus
Pontificum Aquilanorum in L.
Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, tomo VI. col. 951-952, n. 50;
col. 957, n. 55.
(4) Archivio
Generale dell’Ordine in Roma: Dd, n.
1, p. 71. Circa 50 conventi Agostiniani facevano capo alla Provincia di Valle
Spoleto: appartenevano non ad una sola, ma a più regioni contigue. Tra questi
figuravano per la nostra zona i Conventi di Accumoli, Amatrice, Antrodoco,
Cantalice, Cascia, Cittaducale, Leonessa, Norcia, Posta, Sigillo, Turano e
Visso. L’esistenza di detti Conventi segna in certo modo il cammino dell’Ordine
nell’Abruzzo Aquilano.
(5) Cfr. L.
MURATORI, Antiquitates Italicae Medii
Aevi, cit. XVII, 39, 54sg, 56sg, 67sg; L.
CASSESE, Guida storica, cit., VI, p. 66.
(6) L. MURATORI, Antiquitates
Italicae Medii Aevi, cit. VI, 39, 54sg, 56sg, 67sg. Relativamente a detto
Priorato cfr. pure G. RIVERA, Catalogo delle scritture appartenenti alla
Confraternita di S. Mariadella Pietà nell’Aquila, in Bollettino cit., a.
XIII, 1901, II, p. 53-54, nota 125.
(7) Cfr. Archivio
Generale dell’Ordine in Roma Ii 7, p. 361: Relazione al papa Innocenzo X; L. CASSESE, Guida storica, cit., VI,
p. 66. Notizie degli Agostiniani nell’Aquila si trovano anche nel Regesto ms. di Collemaggio, compilato
nel secolo XVII da L. Zanotto, monaco celestino. Tale Regesto è ora posseduto
dal Dr. Pittoni di Sulmona: questi è erede del menzionato Giovanni Pansa,
chiaro scrittore e bibliografo.
(8) A. LEOSINI, Monumenti
storici artistici dello città di Aquila e suoi contorni, Aquila
1848, p. 88, nota 1.
(9) Cfr. L. RIVERA,
Le Scuole Universitarie cit., in l. c., p. 64-65; L. CASSESE, Guida storica, cit., I, p. 62 e 65-87, voce “Comune
dell’Aquila”. Nello stesso anno 1809 avvenne anche il trasferimento a
Collemaggio della salma del Beato Turriani, di cui appresso.
(10) G. RIVERA, La città
dell’Aquila negli ultimi anni della Monarchia Napoletana, vol. II, Aquila
1918, pp. 57-61, 66-69.
(11) Archivio Prov.
di Stato, Atti Amministrativi,
cit., serie I, cat. X, b. 1182. Ma degli Inventari si conserva solo quello
della Biblioteca.
(12) In alcune residue carte esistenti nel detto Archivio Provinciale
di Stato (serie I, cat. X, b. 1185), sotto la voce: Archivio del Monastero degli Agostiniani, esiste una pergamena che riguarda la fondazione della Chiesa di S.
Agostino dell’Aquila; in essa la fondazione è fatta rimontare al 1282.
Pertanto, allo stato delle ricerche, deve ritenersi che la costruzione del
convento sia stata coeva. E’ noto che all’atto della soppressione, come nel
verificarsi di terremoti che la precedettero, le carte di questo Archivio
conventuale andarono in gran parte disperse e solo di tanto in tanto vennero
alla luce documenti e codici. Per l’atto di fondazione del 20 marzo 1282, cfr. G. PANSA, Un manoscritto appartenente alla Compagnia dei Disciplinati di S. Leonardo
di Aquila, in Rassegna Abruzzese di Storia e d’Arte, Sulmona (Casalbordino) 1899 (III), n.
7, pp. 71-82; O. SABATINI, Documenti Aquilani dei secoli XIII, XIV e XV, in Bullettino della R. Deputazione Abruzzese di
Storia Patria, serie III, a.
IX-X, 1918-1919, pp. 187-190, 206-207; per il doc. dell’8 dicembre 1332, cfr.
lo stesso O. SABATINI, cit. pp.
190-192; 207-210; per il III doc. del 25 marzo 1368, riguardante la fondazione
del monastero di S. Andrea (nell’atto si inserisce il testamento di Giovanni di
Matteo di Pietro di Egidio di S. Maria di Forfona dell’Aquila, del 19 giugno
1357). Cf.
ID., ibid., pp. 192-195, 210-213, 213-220. Per
il martirologio detto di Usuardo, più volte menzionato dall’Antinori,
cfr., tra l’altro, Monumenti cit.,
vol. 49, p. 398 e per l’Obituario degli Agostìniani nell’Aquila, cfr. E. CARUSI, Notizie di un Martirologio e
di un Obituario degli Agostinioni di
Aquila, in Bullettino cit, serie III, a. III, 1912, I-II, p. 83-109. Il
Martirologio è contenuto in un codice membranaceo del sec. XIV, di cui era
proprietaria la famiglia De Attiliis di Chieti. Detto codice, che in un
fascicolo aggiunto contiene anche un calendario e l’obituario, fu poi
accquistato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana (Cfr. Bullettino cit, serie III, a. V, 1914, p. 265). Infine per
l’archivio di S. Agostino in Aquila, cfr. U.
SPERANZA, Gli Archivi in Abruzzo e le
ricerche storiche (Estratto dagli Atti
del Convegno storico Abruzzese-Molisano del 1931), 1935, vol. II, p.
781-849; L. CASSESE, Guida Storica cit., VI, 66.
(13) Trovasi nell’Archivio dell’Ufficio del Registro dell’Aquila,
tra gli atti ivi rimasti degli Ordini Religiosi soppressi.
(14) Cfr. L.
MURATORI, Antiquitates Italicae Medii
Aevi, cit. XVII, col. 26-27, 38-39, 48, 54 e 74; L. ANTINORI, Monumenti cit.,
vo.. 47, p. 12sg.
(15) Liber
propos., p. 96sg. citato dall’Antinori,
Monumenti, vol. 47, p. 49; L. CASSESE, Guida storica, cit., I, p. 67; Aquila Sacra
cit., p. 17.
(16) A. PANELLA, Relazione sul
riordinamento dell’Archivio Provinciale (agosto-novembre 1928), Aquila
1931; L. CASSESE, Guida storica cit., I, 29sg. L’Archivio
Provinciale di Stato dell’Aquila oggi occupa 19 stanze, in gran parte nei
setterranei dell’ex Convento, con una scaffalatura di 5067 metri lineari
contenente 33.362 pezzi cartacei e 1.282 pergamene; oltre tutto l’Archivio
antico del Comune di Aquila. Tutto il materiale, diviso in quattro sezioni, è
elencato in 21 distinti inventari, per la massima parte compilati dal Panella
summenzionato; vi è inoltre una filza di elenchi di consegna.
(17) A. LEOSINI, op. cit., p. 152
sg.; A. SIGNORINI, La Diocesi di Aquila descritta ed illustrata, Aquila 1868, I, p. 284-289, ove si
tratta degli Agostiniani, con l’origine delle chiese e dei conventi di S.
Agostino e di S. Bernardo.
(18) B. CIRILLO, Annali della
città dell’Aquila, Roma 1570, c.
70; L. MURATORI, Antiquitates cit.,
Torno VI, col. 74.
(19)
Per tale personaggio, cfr. T. VALENTI,
Notizie di personnagi Fiaminghi alla
Corte di Margherita d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza durante la sua dimora in Abruzzo (Extrait da Bulletin de l’institute Historique Belge de
Rome, fasc. XIV, 1934],
Bruxelles-Roma, 1934), p. 149: ivi è menzionato tal Vrombanot Giovanni di Gand.
E’ omessa la sua qualifica di organista. Vi figura morto nel 1572, mentre il
suo testamento, che si conserva nell’Archivio notarile di Aquila, è del 1578.
(20)
Per gli epitafi dell’antica Chiesa, poi trasformata nell’attuale, dopo il
terremoto del 1703, cfr. l’articolo susseguente a questa nostra monografia.
Notiamo che le Cappelle, pur esse trasformate, non corrispondono a quelle
primitive, perchè assegnate canonicamente a famiglie moderne che vi hanno
apposti i loro stemmi in segno di giuspatronato.
(21)
L’Architetto Ferdinando Fuga (Firenze 1699-1780) fu tra i più valorosi
architetti del ‘700. A Roma costruiva la facciata a due ordini di S. Maria
Maggiore tutta classica, massiccia ed imponente; ma baroccheggiava con eleganza
nel Palazzo della Consulta. Nell’Aquila, oltre della Chiesa di S. Agostino,
curò il disegno di quelle di S. Caterina martire, della Concezione, nonché del Palazzo
Franchi (oggi Persichetti).
(22)
Del Cornacchini esiste nell’Aquila, nella chiesa dell’Immacolata Concezione,
un’altra statua di S. Agostino (1579) che fa parte del gruppo dei quattro
Dottori della Chiesa, posti nei corrispondenti lati, in altrettante nicchie, e
cioè: S. Agostino, S. Girolamo, S.
Gregorio, S. Ambrogio. Detta Chiesa aveva un prospetto disegnato, come quello
di S. Agostino, dal Fuga; ma con la
creazione dei Portici (1883), l’antica chiesa fu abbattuta e il disegno interno
fu ridotto nelle dimensioni attuali: vi si accede dai portici stessi.
(23) A. LEOSINI, op. cit., p.
152-154. Nella sacrestia si osserva pure un quadro del Bedeschini con le figure
della Madonna, di S. Matteo e S. Giovanni (cfr. anche Guida-Album dell’Aquila, Aquila
1908, p. 64).
(24)
Cfr. T. BONANNI, La Guida storica della città dell’Aquila e dei suoi contorni, Aquila 1874, p.
35-36; L. CASSESE, Guida storica cit., XI, 66.
(25)
T. HERRERA, Alphabetum, cit., vol. I,
p. 72.
(26) A. SIGNORINI, La Diocesi di
Aquila, cit., vol. II, pp. 19-20, nota 3; D. A. PERINI, Bibliographia
Augustiniana, vol. I, Firenze
1929, p. 232.
(27) D. A. PERINI, Bibliographia
Augustiniana, vol. II, p.
114.120.
(28)
A. DRAGONETTI, Le vite degli illustri
Aquilani, Aquila 1847, p.
202-203; D. A. PERINI, Bibliographia Augustiniana, cit., II, p.
48.
(29) A. DRAGONETTI, Le vite degli illustri Aquilani, cit. p. 209; D. A. PERINI, Bibliographia Augustiniana, cit., II, p. 197; L. RIVERA, Le Scuole
Universitarie, cit,, p. 58-59,
nota 13.
(30) A. DRAGONETTI, Le vite degli illustri Aquilani, cit. p. 229;
(31) GIO.
BATTISTA COTTA, Vita del Beato Antonio
Turriani, I, 29. E’ questa la più
interessante delle Vite scritte sul Beato. Il Cotta (Tenda, 1668-1737) fu un
chiaro letterato e in Roma tra i fondatori dell’Accademia di storia
ecclesiastica, istituita presso la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano nel 1710.
Amico dei maggiori letterati del suo tempo e membro delle più rinomate
Accademie d’Italia, scrisse molte opere in italiano e in latino. Fu uno dei migliori
poeti lirici italiani. La sua raccolta di sonetti ed inni a Dio ebbe l’onore di
parecchie edizioni. Dovette risiedere alcun tempo in Aquila ed in Montereale,
consultandovi le memorie sì del Beato Turrianì che quelle del Beato Andrea;
altrimenti non avrebbe petuto scrivere mirabilmente le vite dei due Beati. Tra
i biografi secondari del B. Turriani, ricordiamo l’EUGENIO, il CIMINELLI e lo
SCACCHI. Il Ciminelli aveva tratto materia per la Vita del Beato dall’opera ms.
dallo scrittore Aquilano CLAUDIO EUGENI
(+1603), Storia generale dai Santi e
Beati Aquilani, come scrisse A. DRAGONETTI, op. cit., p. 213. Il
Beato è anche menzionato dai seguenti autori: T. HERRERA, Alphabetum,
I, p. 17; JACOBILLI, (ed. 1661), II
(data 23 luglio); P. DOMENICO DI
SANT’EUSANIO, L’Abruzzo Aquilano
Santo, II (ed. 1849), p. 85; e
infine E. CARUSI, Notizie cit., in l. cit., pp. 88, 91
nota 5, e 92 nota 2.
(32) Per l’effigie del Beato che si conserva nella sede civica, essa è una tela ovale (m. 0,89
x 0,67), dipinta ad olio. Cfr. P.
DOMENICO DI SANT’EUSANIO, L’Aquila
Santa, Aquila 1846, p. 17.
(33) Nell’Archivio del monastero di Sant’Amico si conserva
l’autentica 20 maggio 1809, munita di sigillo, relativa a tale trasporto,
redatta dal menzionato Vicario Generale Fr. Emidio Marchetti. In ordine poi
all’ultimo trasferimento della venerata salma nella Chiesa di S. Bernardo di
Aquila, cfr. G. RIVERA, La città dell’Aquila cit., vol. II, p.
155-162. Altri ricordi del Beato si conservano nel monastero di S. Amico.
(34) Il SIGNORINI ne La
Diocesi dell’Aquila cit., narra che il trasferimento avvenne il 25 agosto
1838. La notizia peraltro, se è attendibile
come data, non lo è là dove l’A. scrive che la salma fu trasferita nel
monastero di S. Lucia, in quanto le
Suore nel 1808 avevano lasciato tale monastero, riunendosi alle consorelle di
S. Amico, secondo or ora esporremo.
(35) Analecta Augustiniana, XVI, 1937-38, p. 397.