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IL CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI A GRAVINA
Sembra
che gli Agostiniani incominciassero ad abitare a Gravina nel 1553 in un luogo
distante dalla città, e che nel 1633 si trasferissero in un vecchio monastero
benedettino, in una zona pure essa solitaria e mancante di conforti, dove
officiarono la chiesa dei santi Rocco e Vito. La comunità, in quel convento,
ebbe vita grama e difficile a causa soprattutto dell’insalubrità del luogo e
della presenza dei malviventi, che il più delle volte si rifugiavano nel
convento per trascorrervi la notte. Determinarono quindi di abbandonare quel
luogo per sceglierne uno all’interno della città. Fu scelta la località detta
“porta di basso” entro la città, non troppo lontana dal centro cittadino. Il
luogo prescelto possedeva una vecchia chiesa, dedicata a S. Antonio da Vienna.
Gli agostiniani, prima di trasferirsi, pensarono di costruire una sede
dignitosa. Rifecero la chiesa, che si chiamò “chiesa di S. Agostino”, e lì
vicino fu costruito, col tempo e secondo le disponibilità economiche, un grande
convento. Ad aumentare il prestigio della comunità contribuì la nomina a
vescovo della città di Gravina del Padre Generale dell’Ordine, padre Domenico
Valvassori di Milano. I frati agostiniani furono costretti ad abbandonare la
loro sede di Gravina nell’anno 1810. Nel 1819 Ferdinando IV permise il ritorno
dei frati nelle loro sedi, ma gli Agostiniani non ritornarono più a Gravina.
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